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Autore: audry_ enne    04/05/2020    0 recensioni
In questi giorni di clausura forzata è difficile concentrarsi realmente su qualcosa. E’ difficile persino prevedere come sarà, quando sarà, la normalità. Se mai ce ne sarà una. Se questa è una guerra, ci aspetta un lungo e pericoloso dopoguerra, dove il pericolo maggiore è perdere la nostra umanità. Ci servirà una dose di coraggio da veri Grifoni! E le Serpi, come faranno mai? Nessuno si salva da solo. Bisognerà che anche loro imparino a portrarne il peso.
Buona lettura
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitlo III
 
Con le belle giornate per lo spirito degli studenti di Hogwarts era iniziata la fase della ribellione: volevano uscire dal castello! Il richiamo di Hogsmeade era forte: la burrobirra, gli scherzi di Zonko e dei Weasley per far impazzire Gazza, i dolci di Mielandia…c’era chi avrebbe ucciso per un paio di manciate di api frizzole!
Ogni casa organizzava il suo dissenso al dover rimanere confinati nelle quattro mura del castello secondo le proprie attitudini, ma tutte concordavano nell’azione comune che si esplicava nella prestar poca o nulla attenzione a lezione. Inoltre, ora avevano anche un buon motivo: spettegolare su quanto Cormac McLaggen aveva fatto ad Hermione Granger!
Chissà perché ancora la notizia non era arrivata alla Gazzetta del Profeta…
I Tassorosso, che - parola di Serpeverde - sembravano essere nati col solo scopo di spettegolare, ci sguazzavano come non mai!
La battaglia fu vinta in quel fine settimana, quando finalmente la Preside li lasciò fluire per le vie del paese, liberi e festanti.
Non tutti, però, erano festanti.
Draco Malfoy avrebbe di gran lunga preferito restare al castello e, magari, approfittando del deserto che si era creato, scivolare lungo quel corridoio isolato del terzo piano, nelle vicinanze di quella misera, insulsa, lurida e maledetta porticina stregata che divideva la sua bacchetta dalla vita di Cormac McLaggen!
Purtroppo però quella megera della McGranitt lo aveva sorpreso qualche giorno prima mentre cercava di trovare nella moltitudine degli incantesimi  da lui conosciuti (alcuni non proprio “legali”) quello adatto a spalancare la porticina di cui sopra e a porre fine alla rabbia che lo stava tormentando. Perché un trauma cranico, due costole incrinate e una spalla rotta non potevano bastare come punizione per quello che aveva compiuto, nemmeno se Madama Chips pareva aver scelto le cure più lente e dolorose per guarirlo prima di trasferirlo in un reparto di eccellenza del S. Mungo, quello destinato a chi aveva manifestato problemi di ordine psicologico dopo la guerra, e tentarne il recupero.
Hermione non aveva voluto saperne di denunciarlo e farlo sbattere ad Azkaban…  Infinito buon cuore o deficienza acuta Grifondoro? A parer suo, sicuramente la seconda!
Comunque sia, la McGranitt lo aveva graziato solo a patto che Blaise gli rimanesse attaccato e lo tenesse lontano dal terzo piano. Pure la Granger lo aveva rimproverato (“Non essere sciocco, Draco! Se fosse stato in sé non l’avrebbe mai fatto!”). E ora, dal momento che il suo amico voleva andare a passeggio, doveva passeggiare pure lui… Salazar!
Meglio non chiedersi cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto questo!
  • E smettila con questo broncio! Sembra di esser tornati al primo anno, quando Potter non ti ha voluto stringere la mano. Dai, adesso ce ne andiamo ai Tre manici di scopa e ci prendiamo una bella burrobirra. Poi, magari, cerchiamo un regalino per la Granger, che dici?
Il tono dell’amico si era fatto improvvisamente ricco di sottintesi e ironia… Draco lo mandò a farsi un giro a Tassorosso con lo sguardo e s’imbronciò ancor di più.
Ecco, se fosse rimasto al castello, sarebbe potuto andare da Hermione e farle compagnia. Ma la megera non ne voleva sapere: o con Blaise al villaggio o con Blaise al castello, nei sotterranei di Serpeverde. Non si fidava!
Ovviamente, aveva scelto il villaggio. Anche perché, se no, chi lo sentiva Blaise!
 
Quando la notizia ufficiosa di quanto accaduto era giunta al quartier generale degli Auror, Harry e Ron praticamente si sarebbero smaterializzati senza neppure chiedere il permesso se Shackelbot non li avesse trattenuti per la collottola: eroi del mondo magico – ok! - ma sempre matricole erano e dovevano rispettare le regole!
Si ritrovarono, furenti, a infilarsi nel primo camino disponibile al ministero con destinazione Hogwarts solo nel fine settimana successivo, quello che coincideva con l’uscita degli alunni ad Hogsmeade.
Avevano due priorità: primo, vedere Hermione e rassicurarsi che stesse bene; secondo, fare due chiacchiere con McLaggen prima della sua espulsione da scuola e conseguente inserimento “altrove”, magari lasciato alle loro amorevoli cure. Due chiacchiere molto calorose, soprattutto Ron…
La preside, avvisata del loro arrivo, aveva provveduto a svuotare la scuola: non voleva rischiare un incontro tra i due salvatori, quello del “mondo magico” e quello “della Granger”. Meglio prevenire che curare, si era detta.
All’apertura del camino, venne investita da uno spostamento d’aria e polveri portentoso che la sbalzò via mentre i due ragazzi si avventavano di corsa sulla porta dello studio.
  • Signor Potter! Signor Weasley!
  • Scusi professoressa, andiamo un po’ di fretta. Non dubiti che ci fermeremo a parlare con lei prima di andarcene.
  • E invece, vi fermerete ora.
La preside si sistemò gli occhiali sul naso e con la bacchetta si ripulì le vesti, prima di riprendere.
  • Credo sia mio dovere informarvi che le condizioni di salute generali della signorina Granger sono piuttosto buone sebbene a prima vista l’impatto possa risultare, ehm,… diverso, se così si può dire.
I due ragazzi si rabbuiarono e iniziarono a seguire la loro vecchia professoressa che faceva strada verso l’infermeria.
  • Professoressa, perché non siamo stati avvertiti prima di quel che è successo? Lo sa che ormai noi siamo la sola famiglia che Hermione abbia!
  • E’ stata una richiesta della signorina Granger. Non voleva vi preoccupaste, ha detto, inutilmente.
  • INUTILMENTE! HARRY, HAI SENTITO?
  • Signor Weasley, abbassi la voce! Credo abbiano sentito tutti i quadri della scuola…”
  • Professoressa ci scusi ma Ron ha ragione… lei doveva informarci subito! E poi, una simile aggressione… come è stato possibile?
  • E, soprattutto, ora dove si trova McLaggen, eh? Miseriaccia, se gli metto le mani addosso…
  • Signor Weasley! Farò finta di non aver sentito!
Ron sbuffò guardando Harry che, al momento era molto più preoccupato del senso che poteva avere l’espressione “impatto diverso” usata dalla McGranitt prima. Il resto della strada venne percorso in silenzio, si sentiva solo il leggero bisbiglio dei quadri, decisamente emozionati dal rivedere in quei corridoi Harry Potter.
  • Siamo arrivati. Madama Chips vi accompagnerà dalla signorina Granger. Prima di lasciarvi andare, però, vi raccomando di non urlare – e così dicendo guardò in maniera eloquente Ron, che arrossì – di non stancarla troppo con le vostre domande – stavolta guardò Harry che improvvisamente trovò interessantissime le punte delle sue scarpe – e di cercare di essere comprensivi, di guardare oltre le apparenze… ultimamente in questa scuola ha fatto troppi danni il non voler vedere ciò che è, preferendo rimuginare su quel che era, quel che sarebbe stato e su quel che non sarà mai.
Gli occhi della donna erano tristi, scuriti da un velo che Harry conosceva molto bene, il senso di colpa.
L’infermiera non era molto contenta di lasciarli passare ma, vista la presenza della preside e viste le promesse - su tutti i maghi – dei due ragazzi, si decise a guidarli attraverso i candidi letti fino al capezzale della ragazza.
Hermione stava studiando,  con i libri sparsi sul letto e la testa china a cercar di capire qualcosa di una difficilissima pozione dagli ingredienti rari e delicati, le cui proporzioni dovevano essere rispettate alla perfezione onde evitare incidenti catastrofici.
Naturalmente Hermione riconobbe subito dal rumore dei passi i due ragazzi.
- Harry! Ron! Voi, qui? - Gli occhi brillavano – Che bello! Siete venuti!
Gli ematomi si stavano assorbendo e avevano preso una leggera colorazione violacea e verdastra, l’occhio era ancora un po’ gonfio ma si apriva e anche il labbro ormai era guarito. Eppure Harry e Ron non riuscirono a non mostrare la “sorpresa” nel vedere la loro amica in quelle condizioni.
  • Merlino… Hermione! Come stai?
 Riuscì a dire Harry a mezza voce, riprendendosi appena dalla vista di lei.
  • ’Mione…
Ron sembrava quasi piangere.
La McGranitt li aveva avvisati, ma lo shock era stato duro ugualmente.
  • Ehi! Sto bene… non sarò un grande spettacolo, ma madama Chips mi sta rimettendo in sesto alla grande! Sto molto meglio di quel che sembra, solo gli ematomi ci mettono un po’ a scomparire! Non fate quelle facce…
Come una secchiata d’acqua gelida, le parole e la voce di Hermione, specie quel tono che sembrava essersi rattristato rispetto alla felicità espressa dalla luce degli occhi quando li aveva visti arrivare, fecero riprendere i due.
- Miseriaccia, ‘Mione! Non possiamo lasciarti che ti cacci in qualche guaio?
  • Quella non sono io, Ron. In genere siete tu ed Harry a finire nei guai. E non chiamarmi ‘Mione…
  • Si, si…scusa! E’ che non riesco a capire… perché non ci hai detto nulla?
La ragazza abbassò gli occhi sulle mani che torturavano  il libro.
  • Ve lo avrei detto appena fossi stata un po’ più … presentabile, ecco! Non volevo mi vedeste così… non volevo vi preoccupaste troppo!
  • Così? Troppo? Hai idea del coccolone che ci siamo presi quando lo abbiamo saputo? Stavamo scappando dall’accademia! Shacklelbot ci ha ripreso e ci ha fatto una lavata di testa memorabile e noi eravamo morti di paura e di pensiero e non sapevamo come stavi e…
  • Harry! Prendi fiato… Quel che Harry prova a dire è che ti vogliamo bene e preoccuparci per te è una costante. Anche se di solito sei tu che devi preoccuparti per noi… Raccontaci cosa è successo: come è stato possibile?
Hermione alzò gli occhi sul suo rosso amico. Le sarebbe venuto di chiedergli da dove gli veniva ora tutta quella preoccupazione, quell’affetto che non si era degnato di mostrarle quando, prima dell’inizio della scuola, le aveva urlato contro che sarebbe rimasta sola se insisteva nel voler tornare a scuola invece di andare in accademia con loro. Poi lo guardò. La furia che presto si era impossessata dei suoi occhi altrettanto presto li aveva abbandonati. O forse un lampo di quella stizza tipica dei Serpeverde (“inizio a frequentare troppo Draco”) doveva essere passata attraverso i suoi occhi perché lo vide arrossire e abbassare gli occhi. Ron, che ora si sentiva in colpa per averla lasciata con parole traditrici perché si era sentito abbandonato quando lei era tornata a scuola invece di seguirli in accademia; che le voleva tanto bene da non saperle dire che non l’amava per paura di farla soffrire e aveva lasciato che le cose rovinassero da sé; semplicemente, Ron.
Una storia d’altri tempi, ormai. Tempi defunti. Sorrise mentre Harry li fissava, ancora eternamente preoccupato. Chissà se e quando avrebbe smesso di incolparsi per ogni pena o lacrima che vedeva.
  • Non so come abbia fatto a sorprendermi. Stavo tornando dalle serre, ero andata ad aiutare Neville a trapiantare alcune mandragore e altre piante medicinali e a ripassare con lui alcune tecniche di coltivazione. Ero tranquilla e non pensavo a nulla, forse avevo abbassato troppo la guardia, non mi permettevo questo lusso da tempo… - Sospirò - Lo avevo pure visto! Stava lì, fermo, appoggiato al platano che si trova vicino al vialetto che porta alle serre e l’ho pure salutato!! Lui mi ha fatto un cenno col capo e io sono andata oltre, avevo fretta di tornare alla torre. E, improvvisamente, mi sono ritrovata senza bacchetta, con una mano sulla bocca e trascinata verso la foresta. Non sapevo neppure fosse lui, non capivo niente. So solo che mi sono accorta che era lui quando mi ha buttato a terra e a preso a schiaffeggiarmi e a dire cose senza senso … poi sono svenuta. Quando mi sono svegliata Madama Chips mi ha detto che per fortuna è arrivato Malfoy e mi ha salvato.
Harry nascose il volto tra le mani mentre scuoteva la testa, Ron si girò di spalle portandosi una mano alla nuca… non riuscivano a collegare il racconto di Hermione al loro compagno di casa che, sì, era sempre stato un gran fanfarone ma mai, mai, aveva fatto nulla del genere: mai uno scatto d’ira, un gesto di troppo… diceva che non si addicevano ad un mago di classe superiore come lui!
In un gesto ormai automatico, le dita di Harry corsero a massaggiare la cicatrice. Un’infinita tristezza fece capolino nelle sue iridi verdi: quando sarebbe finita?
  • Harry, non fare così! Tu non c’entri nulla … è la guerra. Ognuno di noi ha riportato le sue ferite e alcune non sono visibili ad occhio nudo.
 Quella di Hermione non era che una constatazione reale. Anche in accademia era stata dura, molti avevano avuto problemi a rientrare o ad entrare in servizio…
Fu Ron ad interrompere quel silenzio.
  • E così ci toccherà di dire di nuovo grazie a quel furetto di Malfoy, miseriaccia! Per fortuna che si trovava a passare di là!
  • Ehm… non è che passasse proprio di là… diciamochecièvenutoapposta!
Sputò tutto ad un fiato…
  • In che senso? Scusa ma credo di non aver capito bene…
Ron iniziava a perdersi!
Hermione allora allungò una mano sotto al cuscino e tirò fuori un vecchio galeone, uno di quelli dei tempi dell’ES.
  • Ho conservato i nostri galeoni, pensavo ci sarebbero tornati utili. Ginny ha il suo e quello di Harry, io il mio e quello di Ron. L’ho dato a Draco, per essere sempre raggiungibile…
Gli occhi Harry erano diventati finestre, il viso di Ron un punto interrogativo. Aveva ragione Draco; non doveva parlare se non interrogata! E ora che gli raccontava?
  • La guerra ha cambiato tante cose, qui a scuola intendo. All’inizio è stata dura, nessuno voleva parlarne e nessuno voleva ricordare. Mi sono ritrovata spesso in un isolamento quasi totale: tutti mi adoravano e mi stimavano ma mi evitavano perché la mia persona riportava troppi tristi ricordi alle loro già provate memorie. Ma se c’era qualcuno messo peggio di me, beh quello era Draco Malfoy! Ha avuto coraggio a tornare a scuola ma non era per niente semplice, specie senza i suoi gorilla alle spalle. E così, poco prima di Halloween, qualcuno ha pensato di organizzare un’imboscata: lo hanno pestato senza pietà, è stato orribile…
Hermione ancora tremava al solo ricordo, le sembrava di sentire l’odore acre e pungente del sangue misto all’umidità del corridoio, le urla dei vigliacchi che  fuggivano, l’ansia di sapere cosa gli avevano fatto e la rabbia, cieca e furente, di fronte ad un atto di tale vigliaccheria… e pensare che c’era anche un “nobile Grifondoro” mischiato a quel ciarpame! Il solo pensiero le fece stringere ancor di più il lenzuolo tra le dita.
  • Dopo le vacanze, la McGranitt ha voluto che intorno a lui si organizzasse una sorta di barriera difensiva, una scorta invisibile ma costante formata da professori, fantasmi, quadri e me. Così abbiamo iniziato a studiare insieme e gli ho dato il galeone…per mia fortuna!
Quando rialzò la testa capì subito che Ron aveva ascoltato tutto e creduto ad ogni singola virgola; Harry, invece, aveva capito anche che lei gli aveva raccontato solo una mezza verità ma, con un po’ di buonsenso, avrebbe aspettato di essere da soli per chiederle la parte che mancava. Infatti il suo sguardo cadeva su alcuni fogli sparpagliati sul letto, fogli di appunti vergati con una grafia elegante e precisa che lui conosceva bene, la grafia di Draco Malfoy.
La fissò dritto negli occhi prima di passarsi una mano tra i capelli e cambiare discorso.
“Perché non lo hai denunciato?”
“Perché ha bisogno di cure, non di Azkaban. Chissà che poi non ci dica i nomi anche degli altri “eroi”…”
“Ho fame!” L’appetito di Ron era sempre provvidenziale.
“RON!” esclamarono all’unisono gli altri.
“E se ho fame che ci posso fare? E poi questi discorsi…”
Risero di gusto. Erano di nuovo loro, il “Magico trio” in quella risata. Ron andò a recuperare qualcosa dalle cucine per tutti: in fondo gli elfi non erano andati in vacanza, no?
Rimasti soli, Hermione capì che era arrivato il momento della Verità.
Ma perché farsi tutti questi problemi, in fondo tra lei e Draco non c’era nulla, no?
Eppure, in quella stanza, Hermione cercava le parole per iniziare a spiegare a colui che era a tutti gli effetti la sua famiglia ciò che stava succedendo. Con gli occhi bassi sulle mani che si contorcevano, Hermione per la prima volta si sentì come una bimba impreparata durante un’interrogazione e senza il coraggio di guardare negli occhi il suo interlocutore.
In effetti che c’era da dire? Non aveva fatto nulla, da quando avere un amico era una colpa? Da quando lei e Draco erano amici? E perché le sembrava di non dire la verità prima di tutti a se stessa nel definirlo “amico”? Cos’era Draco, chi era Draco per lei?
 Iniziarono a scorrerle davanti le immagini degli ultimi mesi, della solitudine dei primi tempi quando il senso di “essere di troppo” era quasi tangibile, quando la lontananza e il sentirsi tradita e abbandonata dai suoi amici la distruggevano, quando era divorata dalla necessità di un abbraccio che solo Draco le aveva dato; risentì in bocca il sapore della cioccolata, sulla pelle il calore della cucina della scuola, la dolcezza di un regalo di Natale inatteso e speciale, nelle orecchie l’urlo della sera in guferia, nei muscoli il terrore nell’averlo visto in una pozza, riverso nel suo stesso sangue, e in bilico sul baratro dell’esistenza… No, non era decisamente solo un amico. O comunque lo era in modo diverso da Harry e, soprattutto, da Ron.
Non aveva cancellato il passato. Solo, dopo aver combattuto con i sensi di colpa e la paura, dopo aver preso coscienza e aver accettato i segni che tutto quel che aveva passato, aveva deciso di guardare avanti, di risalire la china e riprendersi i propri sogni senza più guardare indietro. E lui aveva fatto lo stesso, con grande dolore e fatica perché perdonarsi e scendere a patti con la sua natura e il suo passato per Draco era stato molto più difficile di quanto non lo fosse stato per lei. Era stato coraggioso, anche nell’accettarla. E lei ne era orgogliosa! Ed era orgogliosa del loro cambiamento e credeva, si lo credeva profondamente, che tutto questo non poteva che essere una cosa buona. Anche se, o forse proprio perché, alla fine restavano sempre loro, Draco ed Hermione, Serpeverde e Grifondoro, e le regole non erano cambiate, non potevano cambiare, ma loro non potevano spegnersi.
Sentì nuovamente il ruggito del leone nel suo cuore e una nuova forza invaderle le membra. Sembrava passata un’eternità.
Alzò gli occhi su Harry. Lo guardò profondamente e con forza, come a voler capire se e cosa  nascondesse dietro quelle iridi verdi. Vi lesse solo preoccupazione e fiducia, e sensi di colpa: Harry era sempre Harry. Sicuramente ora pensava che tutto quel che le era accaduto fosse colpa sua, come sempre…
“Draco è un amico. E’ molto meglio di ciò che volevano diventasse, è molto di più di quello che sembra…”
Non ci fu bisogno di continuare, le braccia forti di Harry la stavano circondando, il suo fiato caldo le sfiorava i capelli mentre con una dolcezza infinita le sussurrava di perdonarlo, perdono per averla lasciata sola e non esserci stato, e che no, non voleva giudicare nessuno.
Si abbracciarono come solo un fratello e una sorella sanno fare, in quel sentimento così forte da non poter essere né spezzato né frainteso.
 
Intanto ad un tavolo dei Tre manici di scopa due ragazzi che sembravano diversi come il giorno e la notte, ma che poi così diversi non erano, avevano iniziato il loro giro di burrobirre mentre aspettavano di poter pranzare sotto lo sguardo infastidito e preoccupato di Madama Rosmerta.
Blaise sapeva che Draco aveva bisogno di parlare, ma senza un valido incentivo la sua lingua non si sarebbe mai sciolta. Lo aveva osservato lungo tutto il tragitto dalla scuola al villaggio e anche mentre osservava svogliato le vetrine dei negozi. Poteva quasi sentire il rumore del suo cervello che lavorava incessantemente, accumulando pensieri su pensieri che poi scivolavano come una valanga sui suoi lineamenti alteri per fermarsi nei pugni chiusi, nelle unghie che segnavano i palmi, dentro le tasche dei pantaloni eleganti. Se avesse potuto, forse avrebbe letto qualcosa attraverso i suoi occhi che, però, teneva costantemente abbassati o nascosti sotto una ciocca di capelli. Chi avrebbe mai detto che un giorno un Malfoy avrebbe camminato con lo sguardo basso? Al vecchio Lucius sarebbe venuto un colpo. Ma il vecchio Lucius ormai era lontano anni luce da quel ragazzo, dalla sua vita; e se mai Salazar l’avesse fatto tornare dal buco in cui l’avevano cacciato, sicuramente Draco ce lo avrebbe rispedito senza tanti complimenti, tale era la sua rabbia.
Ma Draco non pensava a suo padre…no. Pensava a quella sensazione scomoda e opprimente che gli occupava la mente da quando si  era allontanato dalla scuola: non gli piaceva l’dea di lasciare da sola Hermione al castello, con quei professori inetti che si ritrovavano…e se McLaggen ci avesse riprovato? Preoccupazione stupida, visto che il soggetto in questione stava chiuso in una stanza sigillata dalla magia, sotto incantesimi che lo facevano dormire profondamente… Ma lui sarebbe stato più tranquillo al suo fianco, ecco!
Blaise trovava estremamente divertente vederlo fare le smorfie come un bimbo capriccioso, convinto che nessuno se ne accorgesse! Come quando lo aveva costretto a scegliere tra gli ultimi ritrovati per il quidditch qualcosa che potesse esser utile alla solita causa: battere i Grifoni e vincere la coppa delle case…un’utopia, senza Draco in squadra! E anche ora al tavolo, con il labbro sporco di schiumetta…
Solo al Ghirigoro si era veramente impegnato: aveva scelto con cura un volume di storia e tradizioni del mondo magico, un testo raro e antico che, quasi certamente, la Granger non aveva avuto modo di leggere. E poi veniva a raccontargli che non gli interessava: ma a chi pensava di darla a bere!
Avevano chiesto a madama Rosmerta un posto tranquillo e nascosto, dove poter parlare in pace senza essere dare troppo nell’occhio; la donna li aveva accompagnati ad un tavolino riparato da una tenda e li aveva lasciati in compagnia di burrobirra e un bel pranzetto. Si sa che le serpi non amano avere compagnia nelle loro chiacchierate, per quanto nessuno fuori dal loro gruppo riuscirebbe a capire di cosa parlino o che cosa pensino.
- Carino il tuo acquisto! Anche se non mi pare il tuo genere…
- Zabini, non credo di aver bevuto ancora abbastanza per rendere conto a te di quel che faccio!
- Siamo nervosetti, eh? Quindi chiederti dove sparisci certe volte è fuori discussione?
La sola risposta che ottenne fu una sorta di grugnito.
- E dai, Draco! Solo tu puoi credere che nessuno si sia accorto dei “nuovi rapporti” che si sono creati a scuola… Io sono il tuo miglior amico, puoi darmi qualche esclusiva!
- Così, poi, ti fai un giro di scommesse da vincere facile coi Tassi?
- Quelle le abbiamo già fatte…
- Allora fatti bastare le tue fantasie! E, amico, spero che tu perda fino all’ultimo zellino!
-  E’ inutile che fai così, tanto quella vecchiaccia oggi non ti ci faceva restare da lei… pare le servisse la scuola libera, perciò ha deciso di farci uscire.
- Ah si! E tu che ne sai?
- Voci di corridoio…un quadro qui, un fantasma lì…
- Sei come le pettegole della peggior specie!
- E me ne vanto! Nobile arte dei Zabini: raccogliere notizie prima di tutti, meglio di tutti! E poi saperle usare al meglio: venderle al miglior offerente, ricattare, usarle per salvarsi la pelle…
- In questo tua madre è un’artista!
- Non te la puoi prendere con me se lei è stata più lungimirante di Lucius! Ottimo l’arrosto, dovresti mangiarlo prima che si raffreddi…
- Lo sai che ti puoi permettere di parlare così solo perché sei mio amico, vero?
- E allora, se siamo amici, parla! Ti farà bene, ti chiarirà le idee!
Un respiro profondo nascosto da un boccone di arrosto… chiarire le idee? Lui non voleva neppure pensarci! Perché farlo avrebbe significato dover pensare a quando la scuola sarebbe finita e lei non ci sarebbe stata più, sarebbe tornata da Potter; avrebbe significato progettare un futuro triste e grigio, da solo in quel Manor destinato a rimanere sempre più vuoto…almeno lui era l’ultimo erede di quella stirpe maledetta che erano i Malfoy e si sarebbe ben guardato dal continuarla!
Pensare: a che pro? Mettere fine a quel barlume di speranza che faceva finta di vivere fin quando la realtà stava ben distante da lui… Maledetto Blaise! Che voleva che facesse? Che gli confessasse il suo fallimento davanti ad un arrosto e ad una burrobirra da Madama Rosmerta? Tutto sommato era abbastanza squallido e meritato!
- Blaise, già mi hai costretto seguirti in questa uscita oggi, non tentare la fortuna ulteriormente!
Il moro alzò gli occhi dal piatto e si guardò intorno, strizzando gli occhi e mordendosi il labbro. Era troppo … affezionato?...a quello sbruffone biondo che gli sedeva davanti per vederlo così! Che disonore per la casa di Salazar, non approfittare delle occasioni, specie quelle buone (e questa era ottima sotto diversi punti di vista) che ti vengono messe gratis et amore Dei sotto il naso!
- Sei la Serpe più codarda che conosca! E se te lo dice uno che ha fatto della ritirata un’arte, puoi crederci!
- Non. Azzardarti! - Draco era furioso, i suoi occhi erano pozzi d’ira.
- Oh, io mi azzardo! E come! Ma di che hai paura? Non può certo essere peggio di Tu sai chi!
Ancora non riuscivano a pronunciare o a sentire il suo nome. Draco, in particolar modo, aveva sempre il timore di sentir di nuovo bruciare il marchio sul suo braccio, a volte questa paura lo svegliava la notte.
- Blaise…-
- Blaise, Blaise, Blaise…Blaise un corno! Non mi faccio raggirare da te! Tu hai paura! Ma di cosa, per Salazar? Non stiamo parlando di una specie di Circe Serpeverde!
- Non voglio illudermi! Lei è lei… tornerà dai suoi amici, alla vita che le spetta e che si è guadagnata e non posso rovinarle tutto io. Forse dovrei darci un taglio, ma non ci riesco. Sono terribilmente egoista, sto bene e non voglio privarmene finché dura. A volte mi pare pure di poter cambiare direzione alla mia esistenza ma poi mi basta guardare qui – e indicò il braccio marchiato – e rimetto i piedi per terra. Potrò anche essere tollerato nel nuovo mondo dei maghi, ma per un Malfoy non ci può essere redenzione. E ce lo siamo meritato.
Blaise non era pronto a sentire tutta quella verità insieme, tra Serpi non è usuale tanta chiarezza e crudezza… Per un attimo intravide l’abisso nell’anima del suo amico ma vi vide pure quello che lui non riusciva a scorgere, l’ancora della sua salvezza e doveva impedirgli di non aggrapparvisi.
- Tu la sottovaluti!
E il discorso serio finì lì. I due amici ripresero a battibeccare su infiniti sciocchezze e pettegolezzi che Blaise andava raccogliendo e l’atmosfera si rilassò: Blaise voleva addirittura far credere all’amico che un quadro gli aveva riferto che aveva saputo da un fantasma che lo aveva sentito da un elfo a cui lo aveva detto …boh?! Insomma, da una fonte attendibilissima aveva saputo che la vecchia si era decisa a dar loro la libera uscita per permettere a Potter e Weasley di far visita alla loro amica senza farsi veder da nessuno a scuola!
Draco alzò gli occhi al cielo: ma come si fa a creder a una tale assurdità!
Avevano quasi finito di pranzare quando nell’osteria entrarono Potter e Weasley. Per l’appunto: nomini il diavolo e spuntano le…zampe? La puzza? Le corna? Detti babbani…uff!
Senza dir nulla, i due si accomodarono ad un tavolino vicino alla finestra, accanto ad una tenda dietro la quale sembrava non ci fosse nessuno. Sembrava.
- Allora?
- Allora cosa, Ron?
- Che ti ha detto Hermione mentre ero fuori?
- Dai, Ron…
- Non sono stupido, Harry! Le ho viste pure io le pergamene di Malfoy sul letto di Hermione!
La Granger aveva pergamene di Malfoy sul letto! Interessante! Lo sguardo ironico, malizioso e trionfante di Blaise si fissò sul volto di Draco che, in due secondi, era passato dal bianco luna al rosso fuoco e ritorno.
  • Harry, non dirmi che sono diventati “amici”?!
  • E anche se così fosse?
Ron stava per strozzarsi con un sorso di burrobirra.
Amici? Oh, Salazar! E da quando la Granger era un’amica? (Hermione, ricorda Draco, Hermione!)
Salazar, Salazar…ma quando può scendere in basso un Serpeverde?? Se poi tutto questo si può definire “scendere in basso”…
Draco si fermò un attimo ad osservarsi: stava facendo quello che era la specialità di ogni serpe che si rispetti: spiare di soppiatto il nemico ( e Potter era Il Nemico!) per curare un proprio interesse personale, anzi personalissimo. E fin qui, tutto ok: poteva promuoversi, era ancora degno della casa di Salazar!
E poi non stava proprio spiando: non era colpa sua se quei due idioti si erano messi a parlare dei fatti loro vicino al suo orecchio, no?  E anche qui, come serpe poteva promuoversi.
L’interesse in questione, però, era la Granger, anzi Hermione … Salazar!
Gli interessava Hermione!
La chiarezza e la consapevolezza di quel pensiero furono un ceffone in pieno viso. In un attimo gli fu chiaro tutto: i risolini di Blaise, i passi accelerati per andare a lezione, il sollievo di trovar libero in classe solo il posto accanto a lei, lo star ad origliare dietro ad una tenda  solo per esser certo che il suo interesse fosse protetto… Salazar! Un inconsapevole sorriso gli addolcì per un attimo il viso. Poi si rimise all’ascolto di una voce che pareva quella di un bimbo capriccioso a cui hanno rotto il giocattolo preferito (Weasley) e che – stranamente- Draco scoprì essere quella che odiava di più. Lo infastidiva a morte.
  • Harry stiamo parlando di Malfoy. Hai presente?
Harry prese un lungo sorso.
Ecco…era arrivato il momento in cui S. Potty avrebbe raccontato allo straccione quello che gli aveva detto la loro amica. Un senso di panico si impossessò del ragazzo: voleva veramente sapere cosa pensava la ragazza?
Draco non ce la faceva a sostenere una brutta verità, preferì andarsene e continuare a pensare che tra lui ed Hermione le cose fossero tranquille, che non c’erano ne ci sarebbero stati problemi... più o meno. Del resto, non era educato origliare le conversazioni altrui, no? Ottima giustificazione da serpe vigliacca.
Strattonò Blaise e uscirono, lasciando una lauta mancia sul tavolo.
Non sentì Harry rispondere all’amico che dovevano fidarsi di Hermione ma che ciò non gli avrebbe impedito di far due chiacchiere col biondastro alla prima occasione utile.
Le labbra di Ron si piegarono in sorriso, uguale a quello che si aprì sul volto di Harry Potter, che era tutto un programma!
   
 
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