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Autore: MC_Gramma    04/05/2020    0 recensioni
In tre anni gli erano passati tanti corpi sotto gli occhi e tra le mani, nessuno gli era mai interessato al di là della fedele riproduzione su carta eppure, appena l’aveva vista entrare, la domanda era sorta spontanea: «Chi è quella?» tuttavia si era imposto di non darle voce e gli era rimasta incastrata in gola, procurandogli un fastidioso grattino.
Sapeva benissimo che era la sostituta...

Hunter Clarington e Marley Rose si incontrano così: lui studente della succursale di belle arti, lei modella di nudo. Le loro vite si intrecciano, in classe e fuori, ma si congiungeranno in un'unica strada o sarà solo un susseguirsi di incroci?
(Nota sul titolo: equivale al nostro "col senno di poi", 2020 è il modo inglese per dire dieci decimi. Non fatevi trarre in inganno!)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Hunter Clarington, Marley Rose, Rachel Berry, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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You don't know your time is something that I need to have
I'm breaking all the rules because I've got to have you bad
And you became the reason for the season in my life
And you fucked up my thinking, now I'm thinking more than twice

(Nick Murphy - Your Time)



 

In tre anni gli erano passati tanti corpi sotto gli occhi e tra le mani, nessuno gli era mai interessato al di là della fedele riproduzione su carta eppure, appena l’aveva vista entrare, la domanda era sorta spontanea: «Chi è quella?» tuttavia si era imposto di non darle voce e gli era rimasta incastrata in gola, procurandogli un fastidioso grattino. 

Sapeva benissimo che era la sostituta di Samantha Jones. Omonima della celeberrima PR ninfomane, era il minore dei suoi problemi! Il nome, esattamente come la professione, non identifica la persona. Sam, come la chiamavano tutti, prendeva tutto sul personale e nel contempo era incapace di difendersi persino da un innocente scambio di battute.

Tutto partì da un commento di Dakota Stanley, che sputava sentenze su tutto e tutti.

“Le donne che usano le pinze sono infelici.”

“Ah, io pensavo avessero caldo!” ribatté Chandler Kiehl. 

La risata generale non cancellò il fatto che lei avesse subito sciolto i capelli. Sparì, letteralmente, la settimana prima di Halloween. Non fu una gran perdita dal momento che si mangiava ininterrottamente le unghie e le sputacchiava in giro per l’aula! La nuova modella invece si presentò con le unghie corte, smaltate, senza una sbavatura. 

Hunter Clarington aveva un’autentica passione per le mani (non in termini sessuali). 

Potevi dire molto di una persona semplicemente osservandole: tutti si concentrano sull’importanza degli occhi, specchio dell’anima, eppure le persone possono mentire spudoratamente senza battere ciglio; le mani invece sono la prima cosa che ti viene offerta quando ci si presenta, non puoi nasconderle. Per questo avevano destato il suo interesse! Suo padre, per esempio, le teneva sempre agganciate dietro la schiena. La sua gestualità era misurata e precisa, come ci si aspetta da un uomo di politica. Sua madre invece le riempiva di anelli che non toglieva mai, nemmeno per suonare il pianoforte. 

Prima le mani, poi gli occhi. Ormai gli veniva automatico. 

Gli fu subito chiaro che quella ragazza aveva la capacità di rendere interessante qualsiasi cosa toccasse, persino la cintura della vestaglia che attorcigliava con l’indice. Solo guardandola si riusciva a percepire la morbidezza del tessuto che era all’origine di quel movimento ipnotico. Perché lei non era affatto nervosa. Si muoveva con scioltezza e disinvoltura, priva di volgarità, mentre lasciava cadere la vestaglia abbandonandosi alla nudità completa. Verrebbe da chiedersi se nel suo passato ci sia dello sporco, come per l’ex camboy le cui mani sembravano uscire dal chiaroscuro de La vocazione di San Matteo. Non ci sarebbe nulla di male! O, semplicemente, veniva da servizi fotografici come le altre ma rifiutò l’idea. Lei non era affatto come le altre! Trovò subito la giusta posizione, senza bisogno di secondi aggiustamenti: si sdraiò sulla schiena, sollevando le braccia e immergendo le dita tra i capelli. 

Le mani erano una delle cose più difficili da disegnare e la maggior parte delle volte venivano nascoste, ma era anche imputabile alla generale trasandatezza di modelle e modelli. 

Marley Rose non aveva niente da nascondere. 

La tonalità magenta faceva comunque capolino, evidenziando il suo incarnato e intensificando il colore delle sue iridi. Hunter si sentì travolgere, inghiottire, sprofondare in quel mare azzurro. Doveva lasciarsi trascinare via oppure salvarsi? 

Il pensiero lo sorprese. Da dove veniva quell’assurda idea di salvezza

“Capisco perché Schiele faceva stare le sue modelle mezze vestite!” commentò Ryan Bryan, a cui lo smalto ai piedi faceva ribrezzo “Il tempo di sfilarsi un calzino ed è passata da eterea fanciulla di Waterhouse ad acerba ninfetta di Nabokof!”

Hunter si scambiò un’occhiata col suo vicino, che diede voce alla perplessità di entrambi.

“Vladimir Nabokov non era uno scrittore?”

“Grazie di averlo detto, Walter, non posso essere sempre io a correggerlo.” intervenne William Schuester “Amico mio, se non ti conoscessi direi che frequenti questo corso solo per ricordarti com'è fatta una donna nuda!”

“Non tutti dividiamo il letto con una dea incarnata, Will!”

“Senti, è dall’82 che sbavi dietro a mia moglie, dovresti proprio...”

“Perché non risolvete le vostre divergenze da veri uomini? Nel parcheggio. A suon di cazzotti!” intervenne la professoressa Stevens, che tutti chiamavano Liz ma quando alzava la voce diventava La Tedesca “Nella mia classe mi aspetto professionalità e rispetto nei confronti di chi sta lavorando, ancor più se si tratta di una ragazza giovane. E ora credo le dobbiate delle scuse!” 

“Non importa dal momento che mancano entrambi di valenza ontologica.” commentò la ninfetta, tenendo la bocca appena socchiusa, come se le labbra fossero restie a separarsi.

Avendo cambiato spesso scuola, Paese e lingua, Hunter prestava sempre molta attenzione alle prime parole e quelle fecero sembrare una carezza quello che voleva essere uno schiaffo. 

“Significa che per lei non esistete proprio.” sghignazzò la vedova Carlisle, insegnante di filosofia ormai in pensione “Bella e colta, fortunato chi ti sposa!”

E lui era stato sul punto di mettersi in ginocchio e prometterle il mondo, o almeno la sua versione di esso, ma avrebbe fatto la figura dell’imbecille abbandonandosi all’audacia di Pigmalione.

A fine ora Leroy Berry le mostrò il risultato delle sue fatiche e Marley Rose ne approfittò per passare in rassegna tutti gli altri disegni, stringendosi nella vestaglia. Quando arrivò il suo turno Hunter le fece spazio perché potesse avvicinarsi.

“Non sembro nemmeno io.” commentò tra sé e sé.

Il suo vicino le si accostò, per confortarla, e sorprendentemente lei accettò quella vicinanza. 

Questo, più dell’ignota natura del loro rapporto, gli scatenò un tumulto nel petto come non ne sperimentava da molto tempo. Non credeva di poter provare ancora tanta frustrazione! E all’origine c’era il semplice fatto che quei due si conoscevano. Lei trascorreva il suo tempo, poco o tanto che fosse, con quell’uomo. Forse posava per lui! Il pensiero lo mandava in bestia e continuava a schiarirsi la gola per quel maledetto grattino.

“Non voleva essere una critica.” gli assicurò lei.

Hunter la guardò e si abbandonò alla marea di quegli occhi azzurri. 

“Lo so.” ed era sincero “Posso dirti una cosa? Il tuo seno ha una forma meravigliosa.”

  
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