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Autore: Voglioungufo    04/05/2020    10 recensioni
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«Malattia di Hanahaki (花 吐 き 病): Vomitare fiori.
La vittima tossisce petali di fiori quando soffre di amore unilaterale. Più si avvicina a un fiore sbocciato, più ci si avvicina alla morte. Oltre al ricambio dei sentimenti da parte dell’amato, non esiste una cura nota per questa malattia
Sasuke alza lo sguardo dal testo polveroso e guarda Sakura, il suo volto pallido e gli occhi gonfi dal pianto, la cornea macchiata rosso.
“Non esiste nulla del genere” dice.
Ma il mucchio di fiori che gli porge con un singhiozzo dice il contrario.
Ha una fitta al petto, un dolore che si mischia al senso di colpa e gli blocca il respiro. Perché vorrebbe, ma non può amare Sakura come vuole lei, non ci riesce.
“Sakura…”
Scuote la testa, gli occhi umidi. “Non sono miei…”
Sono di Naruto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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«Malattia di Hanahaki ( ) : Vomitare fiori.
La vittima tossisce petali di fiori quando soffre di amore unilaterale. Più si avvicina a un fiore sbocciato, più ci si avvicina alla morte. Oltre al ricambio dei sentimenti da parte dell’amato, non esiste una cura nota per questa malattia
 
Sasuke alza lo sguardo dal testo polveroso e guarda Sakura, il suo volto pallido e gli occhi gonfi dal pianto, la cornea macchiata rosso.
“Non esiste nulla del genere” dice.
 Ma il mucchio di fiori che gli porge con un singhiozzo dice il contrario.
Ha una fitta al petto, un dolore che si mischia al senso di colpa e gli blocca il respiro. Perché vorrebbe, ma non può amare Sakura come vuole lei, non ci riesce.
“Sakura…”
Scuote la testa, gli occhi umidi. “Non sono miei…”
Sono di Naruto.
 

 

 

 

Soffocato

 

 

 

 

1

Tulipano giallo

 

 

“Ehi!”
Naruto apre gli occhi e sorride, guarda la figura capovolta di Sakura contro il cielo e resta disteso sul prato smeraldo. Fa un movimento con la testa che potrebbe dire tutto e niente, ma Sakura capisce ugualmente e si stende accanto a lui, le spalle che si sfiorano, i capelli che si aprono come un ventaglio e macchiano l’erba di rosa.
Restano in silenzio per alcuni minuti, il cuore le rimbomba nelle orecchie mentre si chiede come domandarlo. Forse non è il momento giusto, una parte di lei non vuole rompere questo pacifico silenzio di un qualsiasi pomeriggio di primavera. È così raro il silenzio attorno a Naruto che sarebbe un crimine interromperlo.
Ma ha una missione. Deve farlo, Sasuke conta su di lei, è lei l’unica che può farlo ora.
“Naruto…” inizia e si morde subito le labbra con gli incisivi.
Ma ormai ha fatto il danno e Naruto ronza con quieto mmh con le bocca chiusa per spronarla.
Con le dita si aggrappa ai fili d’erba e inizia a strapparli, in gesti nervosi e inconsci.
“Noi due siamo migliori amici, vero?”
Naruto apre ancora gli occhi, ma questa volta sposta le iridi a fissare il suo profilo con una luce calda e affettuosa.
“Ma certo, dattebayo!”
Fa un sorriso, tranquillizzata dall’espressione squillante che riconduce alla loro infanzia, quando erano genin imbranati e l’unica preoccupazione era quel maledetto gatto fuggitivo. Sakura è felice dov’è ora, ma quei giorni continueranno a mancarle per sempre.
Il suo sorriso trema mentre pensa a quello che deve dire. La presa sui maltrattati fili d’erba si fa più serrata, nervosa.
“E… se fossimo più che migliori amici?”
L’espressione radiosa sfuma fino a corrucciarsi in esitazione e rammarico. Naruto non ha da dire altro mentre chiede scusa con lo sguardo e Sakura non può intimamente che sospirare di sollievo – non è lei che lo sta uccidendo – che di paura – chi è?
“Ti… c’è qualcuno che ti piace?” chiede arginando l’angoscia per tenere la voce asciutta.
Naruto la guarda triste. “Non mi piaci, Sakura” precisa.
“Lo so” replica suo malgrado stizzita, poi esita: “Intendo… in generale”.
Ora Naruto la guarda curioso, ma riesce a vedere anche il pizzico di preoccupazione che si muove tra le ombre degli occhi blu. Poi scuote la testa, un nuovo sorriso sulle labbra.
Sakura conosce quel sorriso: è quello finto che odia con tutta se stessa.
“No, Sakura. Non c’è nessuno!”
La voce squillante viene interrotta bruscamente da un colpo di tosse. Naruto strabuzza gli occhi e si porta una mano alle labbra, la tosse che scuote tutto il suo corpo mentre si mette a sedere. Sakura lo segue nel movimento, allarmata e terrorizzata. Appoggia una mano sulla sua schiena e cerca di aiutarlo in quel movimento, la tosse sembra dolorosa. Lentamente diminuisce, fino a diventare solo piccoli colpi e rantoli soffocati. Apre gli occhi guardandola esitante e lentamente allontana la mano dalla bocca.
Sakura sente il cuore riempirsi di sollievo quando vede che non ci sono petali. Con il pugno chiuso, Naruto si asciuga le labbra dalla saliva.
“Forse è meglio che vada” dice, la voce ancora strozzata e gli occhi lucidi. Li strizza un paio di volte mentre si alza. “Sì, direi di sì. Kakashi-sensei mi aspetta”.
Sakura prova a protestare, ma non riesce a dire nulla. I suoi occhi vengono distratti dal pugno chiuso di Naruto, ancora chiuso come se trattenesse qualcosa.
“Naruto…” lo chiama con il cuore in gola.
Ma lui si è già allontanato, tossendo ancora con forza a ogni passo, piegato su se stesso.
“Sto bene, Sakura-chan” promette. “Mi è andata solo della saliva di traverso”.
Gli occhi le cadono su un petalo viola, inzuppato di saliva, caduto sul prato. Lo afferra e il sollievo che provava fino a pochi minuti fa si annichilisce nell’angoscia.
 
Quella sera, dopo aver consultato dei libri, scopre che quel petalo viola appartiene alla digitalis purpurea, conosciuta comunemente come digitale, e che nel linguaggio dei fiori significa menzogna.

 

*

 

Naruto continua a tossire petali. Di nascosto, senza dirlo a nessuno, ogni volta che un attacco di tosse lo coglie si allontana da tutti e sparisce dove lo sanno solo gli dei. Sakura sente la tosse soffocata da dietro le porte degli uffici del palazzo e trova i petali di camelia spiegazzati nascosti nei cestini. A volte può vedere le nuance sulle labbra, lì dove i petali si sono premuti con così tanta forza da rilasciare il loro colore, come un rossetto sbavato in una bocca che desidera essere baciata.
Naruto è molte cose, ma non è sottile, non è in grado di nascondersi. Soprattutto non a lei, che lo conosce così bene. Cerca di essere discreto, fugge alle sue domande insistenti con una risata e ha sempre una buona scusa per la tosse. Non riesce mai a fermarlo, a smuoverlo dal mutismo in cui si è barricato.
“Sono il miglior medinin del continente”.
“Lo so, Sakura-chan”. E le sorride con orgoglio.
“Sono il medico della nostra squadra”.
Continua a guardarla sorridendo.
“Se hai un problema… devi dirmelo!” insiste e si sente sull’orlo del pianto.
Naruto continua a sorridere sereno, lo sguardo più morbido e dolce.
“Certo che te lo direi, se ci fosse un problema”.
“La tua tosse…”
“Non c’è niente di sbagliato in me” le assicura. “Ti prego, credimi”.
Lei gli crede, perché non può fare altrimenti. Ma ogni volta lascia sempre una scia di petali che Sakura raccoglie con cura e conserva, appuntando il tipo e il significato di ognuno.
C’è il ciclamino per l’addio e la rassegnazione, il garofano rosso per l’ammirazione,  la calendula per la crudeltà e la pena, il nontiscordardime per la fedeltà perpetua,
la camelia del sacrificio, l’erica della solitudine, la ruta per il rimpianto e l’achillea per la guerra.
Ma c’è un fiore che ricorre più degli altri, dai petali lunghi e sottili come le zampe dei ragni che sembrano essere stati intrisi nel sangue. Sakura non ci mette molto a riconoscerli, non dopo tutti quelli che ha portato al cimitero per Sandaime-sama, per Asuma-sensei e Neji.
Sono petali di higanbana.
Il suo nome specifico sarebbe lycoris radiata, ma i nomi più comuni sono altri: giglio ragno rosso per la morfologia atipica dei suoi petali,  fiore dell’equinozio poiché sboccia in autunno o giglio uragano –come un Uzumaki. Ma c’è un nome per cui è molto più famoso, che le fa accapponare la pelle in un presagio macabro e terribile.
Quello è il fiore dei morti.
Il fiore che, secondo la leggenda, sboccia quando incontri una persona che sei destinato a non rivedere mai più.

 

*

 
Sasuke è più discreto nell’indagare. C’è uno strato di persistente scetticismo nella sua mente, che gli impedisce di credere all’esistenza di quella malattia che sembra essere uscita da una delle fiaba che gli raccontava la mamma. Continua a ripetersi che Sakura si sbaglia, che quei petali che gli porta ogni giorno sono altro e non i sentimenti del suo migliore amico che hanno messo radici nei suoi polmoni per soffocarlo.
Deve vederlo con i suoi occhi per crederci.
Una notte in cui Naruto si è trattenuto con Kakashi fino a tardi e per le strade del villaggio non c’è nessuno, fatto per eccezione delle pattuglie lungo le mura. Sasuke lo segue a distanza, rendendo il proprio chakra impercettibile. Naruto fa solo pochi passi prima di piegarsi contro una casa e iniziare a tossire così forte che sembra stia per vomitare il suo stesso cuore. I singhiozzi echeggiano nella via vuota come rantoli di un moribondo. Sasuke guarda quelle spalle così forti – le spalle di qualcuno che ha preso carico di tutto il suo dolore – e desidera solo andare al suo fianco per sostenerlo, aiutarlo. Ma resta immobile nelle ombre, le ossa che stridono al ritmo della tosse.
Non è sorpreso come dovrebbe quando vede petali svolazzare a terra, uscire direttamente dalle sue labbra umidi di saliva.
L’hanahaki esiste davvero e sta uccidendo Naruto.
 
Il suo primo sospetto è che si tratti di Kakashi. Del resto si trovava con lui appena pochi minuti prima di essere colpito da quell’attacco di tosse floreale. Ma la scarta subito: se fosse Kakashi, Sakura se ne sarebbe accorta. Naruto ha gli occhi più espressivi che conosca, sarebbe impossibile per lui nascondere il desiderio nello sguardo. Se fosse Kakashi, chiunque stando nella stanza con loro se ne sarebbe accorto.
Ma allora chi? Sakura si è fatta avanti inutilmente e Naruto ha sempre chiarito di non amare romanticamente Sasuke.
Continua a seguirlo per scoprirlo. A differenza di Sakura, sa che Naruto piuttosto che ammettere il problema si lascerà soffocare da esso.
Vorrebbe così tanto poterlo affrontare, costringerlo a sputare fuori la verità come sputa quei petali; vorrebbe che smettesse di immolarsi in quel modo per non far preoccupare gli altri. Ma, soprattutto, prova un odio sottopelle che brucia le sue vene, sobilla al pensiero di quella persona che ha rifiutato l’amore di Naruto. Desidera capire chi è stato così folle da farlo, così crudele da lasciarlo soffocare con fiori nei polmoni, solo per costringerlo a ingoiare quei petali uno a uno.
Comincia a essere più attento al modo in cui Naruto si rapporta agli altri, paragona i suoi sorrisi a seconda di chi siano i destinatari. Ma non coglie niente, non trova quella persona che fa brillare gli occhi di Naruto di desiderio e amore. Anche attendere la delegazione di Suna con il Kazekage si rivela un buco nell’acqua.
O Naruto è diventato un esperto dissimulatore, o la persona che ama non è tra quelle che incontra abitualmente.
È così che capisce.

 

*

 
“So chi è”.
Sakura sussulta e la cartella clinica quasi le scivola dalle dita. Si volta e vede il compagno di squadra guardarla in modo quasi febbrile.
“Sa… Sasuke!” sibila a bassa voce. “Non puoi teletrasportarti così in ospedale”.
Lui non l’ascolta nemmeno, preme solo la mano sulla sua spalla con così tanta forza da farle fare una smorfia.
“So chi è, Sakura” ripete, più incisivo. “So chi è che ama”.
Ci vogliono pochi secondi perché capisca e gli occhi verdi si spalanchino di meraviglia e sorpresa.
“Chi?” sussurra.
Ha quasi paura a sapere la risposta. Si aggrappa alla cartella clinica con forza, come se fosse un’ancora di salvezza. Più secondi passano nel silenzio più il cuore le batte in gola. Chi è, che Sasuke è così riluttante a dirlo?
Aumenta la stretta sulla spalla.
“Adesso è da lui, vieni”.
Dovrebbe protestare, perché sta lavorando e ci sono medici alla sua dipendenza che aspettano ordini, ci sono pazienti che devono essere curati, shinobi che aspettano solo lei per poter uscire da lì. Ma tutto questo impallidisce fino a svanire, tutto viene inghiottito in secondo piano. In primo piano ci sarà per sempre e solo la sua squadra e non importa in quanti altri abbiano bisogno di lei.
Naruto e Sasuke vengono prima di tutto.
Sasuke non aspetta che annuisca, con il rinnegan viaggia tra lo spazio portando la ragazza con sé.
Sakura sbatte le palpebre quando si trova la luce del sole negli occhi. Le ci vogliono alcuni secondi di accecamento per riconoscere lo spazio aperto che ha davanti. Il luogo dove anni prima erano stati promossi a genin, lo spazio aperto dove è stato eretto il monumento commemorativo. Quello che Kakashi a guadava mentre dava loro la prima lezione, quella che ognuno di loro si porta ancora dentro come un mantra.
Naruto è davanti a esso, come molte altre volte. Naruto visita spesso quel luogo per salutare i suoi genitori, non capisce cosa ci sia di diverso questa volta.
Finché non inizia a tossire.
Inizialmente è solo un colpo di bocca che diventa un crescendo e si piega in se stesso, la schiena curva e la testa china sotto quei colpi. Petali gialli escono dalla bocca aperta, la mano che si tiene il petto come se stesse soffrendo. Sakura ultimamente ha passato abbastanza tempo sui libri di botanica da riconoscere il fiore a cui appartengono.
Tulipano giallo, amore disperato.
L’altra mano resta aggrappata alla pietra commemorativa, i polpastrelli che seguono un nome inciso in una carezza ugualmente disperata.
Sasuke sospira sconsolata e Sakura sente il cuore sanguinare.
Oh no, Naruto…
Il nome che sta accarezzando mentre i petali continuano a vomitare dalle sue labbra è quello di Uchiha Obito.
 
 
 

 

 

 

 
Note dell’autrice.
Immagino che chi mi conosce sapeva che sarebbe finita con quel nome. Well, fingerò comunque di avervi sorpreso.
Insomma, vengo con questa nuova idea molto angst che, vi avviso subito, non finirà a rose e fiori (per restare in tema). Mi è entrata in testa due settimane fa e ho sentito l’impulso di scriverla, Rekichan e Iky hanno poi spinto perché la sviluppassi ed è diventata una mini-long (sui sei-sette capitoli. E questa volta lo dico sul serio perché è praticamente finita, devo vedere se mi servono ancora due capitoli o invece di uno per terminarla hahaha).
Spero possa piacervi, l’hanahaki è un trope che mi affascina tantissimo e sarei molto felice se, per esempio, ispirasse qualcun altro a scriverci sopra c: perfavore.
Se mi lascerete un commentino vi regalerò un biscotto <3
Hatta.
   
 
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