Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: bonnidolly    05/05/2020    1 recensioni
«When the morning comes, you're still in my bed, but it's so, so cold...»
Frammenti di un passato lontano si congiungono con un presente fin troppo diverso.
(Jimin point of view)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È l'inizio di maggio, fuori fa caldo. I primi raggi solari filtrano dalla finestra della tua stanza: la tenda scura non è bastata a nasconderli.
Corrono alla ricerca di ogni minimo spiraglio per inondare di luci l'intero abitacolo e toccare i nostri visi, ancora stanchi; ma io non voglio alzarmi.
Stanotte non ho chiuso occhio: sono rimasto a fissare la tua schiena, grande e chiara, dipinta unicamente dai tatuaggi che porti fieramente dal liceo.

Ricordo il giorno in cui mi mostrasti il primo: pioveva. Una pioggia scrosciante e insistente, riuscì a inzupparmi per intero. Ti presentasti in ritardo di due ore, con un grosso ghigno compiaciuto stampato sulle labbra. Ero pronto ad arrabbiarmi, volevo farlo davvero, eppure, contro ogni mia difesa, mi mostrasti quel sorriso e il muro che avevo alzato pochi secondi prima cedette, senza fatica.
"Sono in ritardo, lo so, lo so! Ma guarda... Guarda cosa ho fatto per te, Jimin".
All'epoca rimasi immobile, incapace di ribattere, guardando quei disegni, stampati come ricordi indelebili sulla tua pelle diafana.
"È il tuo nome", dicesti, indicando l'indice della mano destra.
Due lettere: JM.
Ti dissi che era stata un'idea stupida e insensata ma dentro fremevo di gioia.
Una felicità viscerale e dolorosa: nero su bianco, portavi scritto il mio nome.
Pensai fosse il tuo pegno d'amore per me.

Mi giro nel letto incontrando il tuo viso. Stai ancora dormendo, non voglio svegliarti.
Sei docile e calmo a occhi chiusi, una visione eterea, quasi divina.
Ma io voglio stare sveglio.
Ho paura che spostando lo sguardo tu possa scomparire come un sogno, un miraggio. Forse un incubo.
Quindi rimango a fissarti, concedimelo solo per un altro po'.

Le cose non sono state semplici in questi anni: l'età adulta non è per nulla come la immaginavo.
Pochi diritti, tante responsabilità... Speravo in una vita più semplice.
Non ho ragione? Ma ti prego, non rispondere ora. Non svegliarti. Continua a dormire.
Il mondo del lavoro ha investito entrambi come un terremoto.
Magnitudo 7,2. Non lo credevo possibile.
Così, da un giorno all'altro, sono partito da Busan verso Seoul e da lì per Tokyo.
Sulla soglia dell'aeroporto, mentre mi tendevi la valigia, piangendo, ti promisi ci saremmo rivisti.
Mentivo.
Sono passati sette anni da allora.

Bloccai ogni tuo contatto, cancellai ogni messaggio, ogni chiamata.
Non so neppure perché ma lo feci. Le relazioni a distanza non facevano per me.
Avrei dovuto parlartene prima? Certo. L'ho fatto? No, mai.
Forse me ne sto pentendo adesso, Jungkook.
Forse... Forse è proprio per questo che te lo sto raccontando ora.

Basta segreti, abbiamo detto. Va bene. D'ora in poi, non voglio più averne.

Ricordo il nostro primo bacio, sui gradini della scuola.
A quei tempi eri più basso e più fragile di me. Guardati adesso.
Ti baciai senza neppure sapere cosa fosse un bacio.
Fu dolce e bello. Da quel momento ne diventai dipendente.
Si dice che in media si diano 7.300 baci in un anno. Se dovessimo vivere fino a ottant'anni, Jungkook, sarebbero 29.200. Quasi 30.000 baci.
Una bella cifra.
Penso di avertene dati così tanti solo ieri notte. Qui, in questo letto ancora caldo dei nostri corpi.
Chiedilo alla luna, c'era lei a guardarci.

L'ultimo bacio te lo diedi all'entrata del gate per Tokyo. Sapeva di lacrime.
"Ti chiamo appena atterro", dissi allora. Ma non ti richiamai più.
Non dirò che mi dispiace, ormai sarebbero scuse inutili.
Vorrei il tuo perdono ma non sono in grado di chiedertelo. Il mio orgoglio sovrasta ogni cosa: te, me, noi. Ma non oggi, oggi no.

È stato strano tornare a Busan, otto mesi fa. Non credevo ti avrei più rivisto, sinceramente.
O meglio, non pensavo mi avresti più voluto rivedere dopo quello che ti avevo fatto.
Non ti avrei biasimato, anzi, avrei capito.
Invece mi guardasti con gli stessi occhi di quando ti conobbi: pieni d'amore. Davanti a me, nonostante gli anni in più e l'aspetto diverso, avevo ancora lo stesso ragazzino innamorato di un tempo.

Sette anni sparirono in un secondo sotto le tue carezze.
All'inizio pensai fosse per colpa della solitudine: era da più di un anno che non mi lasciavo toccare da un altro uomo. Il lavoro mi aveva risucchiato ogni momento libero, ogni spiraglio di intimità con chiunque. Un oblio scuro senza ritorno. Pensavo di non averne bisogno: mentivo, ancora.

Sono un bravo attore quando voglio, Jungkook.

Sotto le tue mani, però, mi sciolsi come ghiaccio.
Affondo dopo affondo, eri come lava in me. Caldo e appagante.
Quella notte mi chiesi perché ti abbandonai. Con che coraggio fui così stupido?

Sono mesi che non facciamo altro che toccarci.
Ieri ho voluto donarti me stesso, ancora e ancora, senza sosta.
Come magneti, ci siamo uniti e staccati, il tempo di riprendere fiato, un secondo soltanto.
Ho perso il conto delle volte in cui ti sei insinuato in me, dolce e umido, fin nel mio "io" più profondo.
Hai percorso l'intero mio corpo con le tue mani, le tue labbra... Ne hai fatto il tuo tempio. Ormai sono tuo.

Il sole sta sorgendo e non voglio. Perché non possiamo rimanere in questo letto per sempre?
Da questa prospettiva la vita sarebbe molto più semplice.
Ho ancora il tuo sapore sulle labbra, non voglio che se ne vada.
Vorrei svegliarti per baciarti ancora. Questo fa di me un ingordo?
Sì, sono avido, Jungkook: insaziabile dei tuo tocchi.

Lancio un'occhiata all'orologio: sono le 6.10, oggi è il 3 maggio.
Abbiamo ancora due ore di tempo, non c'è alcuna fretta.
La tua casa è calma e familiare sotto questa luce mattutina: ho passato la giornata di ieri a sistemare le piante sul terrazzo, spero fioriranno.

Ti rigiri nel letto, tirando le coperte. Le tue mani mi afferrano i fianchi e mi trascini verso di te: sai di buono.
Sorridi, affondando il viso nel mio collo, prima ancora che possa ribattere qualcosa.
«Jimin, che ore sono?» mi sussurri all'orecchio. Fremo.
«Presto. Dormi ancora» rispondo.
Annuisci e rimani così, stretto a me, stretto alla mia vita.
Vorrei fosse così per sempre, penso. Già, vorrei.

Poggio una mano sulla tua testa, accarezzandoti i folti capelli neri. Finalmente sei riuscito a farli crescere come volevi.
Un aroma di vaniglia mi invade le narici: hai usato il mio shampoo stavolta. Mi piace come lo porti.
Questi sono i piccoli momenti di quotidianità ai quali mi aggrappo da mesi.
Alla ricerca di nuovo di te, di me, di noi. Mi cibo di ricordo svaniti e cerco di crearne di nuovi.

Lo smoking nero ci guarda dalla sedia, sul fondo della stanza. Lo riesco a vedere, illuminato dai raggi del sole. Ti ho aiutato io a sceglierlo, due mesi dopo il mio ritorno in Corea.
Ci siamo baciati anche lì, nel camerino di quell'atelier, nascosti da ogni occhio indiscreto.

Credi nel karma, Jungkook? Prima di oggi non ci avevo mai pensato davvero. Credevo fosse un modo infantile per non incolparci delle nostre scelte sbagliate. È semplice puntare il dito verso qualcun altro: Dio, il destino... Nessuna responsabilità. Quello era il senso.
Ora, però, non ne sono più così sicuro.
Oggi, voglio incolpare il karma perché sto pagando le conseguenze delle mie azioni.
In questo modo sentirò meno dolore.

Ti guardo ancora una volta. Ti desidero così tanto, fa così male ammetterlo.

Oggi è un giorno speciale, forse il più importante della tua intera vita e io sono qui, agognante di te.
Mi sento così patetico.
Adesso, guardandoti dormire placido fra le mie braccia, mi accorgo di quanto ti ami.

Ti amo davvero, Jungkook.
E vorrei dirtelo in un sussurro all'orecchio per poi urlarlo ripetutamente ad alta voce, fino a svegliare l'intero vicino.

Oggi, vorrei percorrere quell'altare con te, mano nella mano, come farai con lei.
Invece rimarrò in disparte con il mio orgoglio, muto, ancora una volta; raccoglierò in silenzio i petali caduti dei tuoi fiori d'arancio.

Solo un testimone, mai il tuo sposo.

__________________________________

*Note d'autore: grazie se siete arrivat* fino a qui!

È dall'uscita della canzone "Who" che volevo scrivere questa oneshot, ma non sapevo bene come... Oggi però mi sentivo particolarmente ispirata ed ecco cosa ne è uscito!
Non sono solita scrivere in prima persona (non è molto nel mio stile) ma spero vi sia piaciuta comunque!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: bonnidolly