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Autore: Nina Ninetta    06/05/2020    4 recensioni
Le vite di Draco Malfoy e quella di suo figlio Scorpius sono minacciate dai pochi Mangiamorte rimasti liberi dopo la disfatta di Voldemort. Per proteggere Scorpius, Draco chiede il supporto del Primo Ministro della Magia Harry Potter, il quale decide di affidare al suo Auror migliore quella missione: la sua amica Hermione Granger. Hermione ha già un piano: nascondere Draco Malfoy nel suo mondo Babbano.
Nona classificata al Contest "Tarocchi Narranti" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Odore di bruciato,
vernice e…
 

 

1.
Odore di bruciato

 

 
«Che succede?»
Ron Weasley si materializzò all’interno dell’ufficio del Primo Ministro della Magia Harry Potter. Hermione Granger era poco distante, proprio dinnanzi alla scrivania dove il Ministro sedeva. Quando Ron comparve davanti a lui – suo vecchio amico, nonché cognato dopo aver sposato la sorella Ginny – si alzò in piedi e gli si avvicinò. Ron aveva addosso il pantalone del pigiama, di un brutto e sbiadito blu, e un maglioncino a collo alto color arancio che sembrava partire direttamente dalla testa, senza staccarsi dai capelli.
«Che succede?» Ripeté Ron, notando lo scambio imbarazzato tra Harry e sua moglie Hermione.
«I Mangiamorte sono tornati» disse tutto d’un fiato il Primo Ministro, aveva la barbetta ispida di qualche giorno e occhiaie profonde.
«Tornati? Non se ne sono mai andati» controbatté Weasley con tono sarcastico, abbozzò un sorriso che nessuno gli restituì.
«Questa notte hanno attaccato Villa Malfoy…»
«Non c’è nessuno di indispensabile laggiù…» di nuovo Ron provò a sorridere, guardando sua moglie Hermione, la quale teneva lo sguardo fisso sul pavimento. Seria.
«… Draco è riuscito a fuggire appena prima che il fuoco distruggesse l’intera abitazione, portando suo figlio Scorpius in salvo. Come sapete Lucius e Narcissa sono in un luogo segreto, sotto la protezione degli Auror» spiegò Harry Potter.
Da quando la guerra contro Voldemort si era conclusa, i Malfoy avevano annunciato di voler collaborare con il Ministero della Magia, rivelando i nomi di coloro che si erano schierati con il Signore Oscuro ed eventuale nascondiglio. Questa collaborazione aveva ovviamente scatenato una caccia all’uomo che aveva permesso di scovare e arrestare diversi maghi, ora prigionieri di Azkaban e in attesa di giudizio. D’altro canto la famiglia Malfoy era stata etichettata quale traditrice dell’ordine e i pochi maghi oscuri rimasti in libertà avevano promesso che gliel’avrebbero fatta pagare. In particolare negli ultimi mesi, la vita dei Malfoy era diventata un inferno. Le continue minacce di morte avevano portato Lucius e Narcissa ad accettare la protezione del Ministero, trasferendosi in un luogo assolutamente segreto e sorvegliato dagli Auror. Tuttavia Draco aveva rifiutato di nascondersi con i genitori, preferendo restare a Villa Manor con suo figlio Scorpius. Dopo la morte prematura di sua moglie Astoria, a causa di una malattia che neanche la magia era stata in grado di guarire, Draco si era dichiarato incurante del proprio destino. A Harry Potter e agli Auror che si erano presentati a casa sua per portare con sé i propri genitori, aveva detto che se i Mangiamorte lo avessero scovato si sarebbe divertito un po’ con loro. Inoltre, accettare di trasferirsi nel luogo segreto designato dal Ministero avrebbe significato sacrificare la sua vicinanza a Scorpius, unico figlio nato da quel matrimonio maledetto. Hogwarts si era detta ben lieta di accogliere e accudire Scorpius, già studente di magia da circa un anno, ma Draco si era opposto. Dopo la morte della madre tutto ciò che non giovava al povero ragazzo era sentirsi abbandonato anche dal padre, nonostante il rapporto fra i due non fosse dei migliori. In fondo era Astoria quella che ci sapeva fare.
Eppure, quando quella notte i Mangiamorte avevano attaccato Villa Malfoy e Draco era riuscito appena in tempo a correre nella camera di Scorpius – già raggiunta dalle fiamme – per afferrarlo e smaterializzarsi nella piazza antistante il Ministero, aveva capito che a essere minacciata non era solo la sua vita, ma anche quella del figlio.
Svegliato nel cuore della notte, Harry Potter era corso in suo aiuto, come si farebbe per un vecchio amico. Lui e Draco non erano propriamente compagni, ma gli anni avevano attutito gli screzi del passato, per di più Potter adesso ricopriva un ruolo fondamentale e non poteva certo lasciarsi sopraffare dai sentimenti.
«Scommetto che ora vuole andare da mammina e papino» sghignazzò Ron, ma ancora una volta nessuno sembrò divertito dalle sue battute.
«No, va protetto individualmente» spiegò Harry, sapendo che la parte difficile – ossia far capire le ragioni della sua scelta a Ron – era imminente.
«Quindi dovremmo sprecare un Auror solo per quello?» Ron Weasley allargò le braccia. «Perché?».
«Perché se i Mangiamorte decidessero di attaccare lo farebbero su più fronti e per noi sarebbe più facile affrontarli» era stata Hermione a rispondere e il Primo Ministro annuì, non avrebbe potuto spiegarlo meglio. Ron la guardò, ma lei non ricambiò lo sguardo. Le cose tra loro si erano incrinate da mesi ormai, nonostante la nascita del secondo figlio Hugo nulla era tornato come ai vecchi tempi. Ron aveva sperato con tutto sé stesso che l’arrivo di Hugo colmasse il vuoto tra loro, peccato che le speranze fossero rimaste tali. Più per assecondare la moglie che per convinzione, Ron disse di avere capito, che si trattava di un ragionamento “geniale” e si proclamò pronto ad assumersi quell’incarico in qualità di Auror. Nessuno rispose.
«Che c’è adesso?» chiese.
«Scusa Ron, ma ho scelto Hermione per questo compito» prima o poi doveva dirglielo e Harry non trovò parole gentili per farlo.
«CO-SA?» Il volto di Ron divenne paonazzo. «Tu rischieresti la vita di Hermione per difendere quella di Draco Malfoy? Stiamo parlando di uno spregevole, misero, sleale, vigliacco, fottuto Malfoy! E tu? TU!» Gli puntò un indice contro. «Metteresti in pericolo la vita di mia moglie per-per».
«È proprio per questo motivo che ho scelto Hermione» lo interruppe Harry. «So che lei porterebbe a termine il suo lavoro nonostante il pericolo, nonostante sia uno come Draco Malfoy da dover difendere. E ha già un piano».
Ron fece per riprendere le sue ingiurie, ma Hermione fu più lesta nel precederlo e chiedere:
«Lui dov’è?».
 
Draco era nella stanza adiacente all’ufficio del Primo Ministro. Probabilmente aveva ascoltato ogni singola parola che si erano scambiati i tre compagni d’avventura. Chiedere aiuto ad Harry Potter, doveva esser caduto proprio in disgrazia per fare una cosa simile. Guardò Scorpius addormentato sul divano, un lembo della maglia del pigiama era bruciacchiato, i capelli biondi pieni di fuliggine e il volto arrossato a causa della vicinanza alle fiamme. Non che lui avesse un aspetto migliore a dirla tutta. Si specchiò nel riflesso della libreria: i capelli scompigliati, il volto sporco in più parti, la camicia scura abbottonata alla bell’e meglio. Tentò di slacciare i bottoni per chiuderli correttamente, ma si accorse che le dita tremavano troppo. Strinse le mani a pugno e ne sferrò uno contro il muro, digrignando i denti e mantenendo a stento una maledizione. Proprio in quel momento la porta si aprì, piano, rivelando il famoso trio di Hogwarts che tanto aveva detestato una vita fa. Harry fu il primo a entrare, seguito da Hermione Granger e infine Ron Weasley, quest’ultimo con la testa bassa e rosso di rabbia. Draco si porto le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, sebbene fosse in evidente disagio e vestito alla stregua di un mendicante teneva ben saldo quel suo incrollabile fare saccente, come se gli altri fossero sempre e comunque essere inferiori.
«Draco» Harry si schiarì la voce, se far entrare nella zucca di Ron le motivazioni che lo avevano spinto a scegliere Hermione fra i tanti Auror, farlo con l’ex studente di Serpeverde sarebbe stata un’impresa più che ardua.
«No» disse Draco. Accettare l’aiuto del Ministero era un conto, essere protetto da un Weasley equivaleva a un disonore pubblico.
«No?» Ripeté Harry, aggrottando la fronte.
«È ciò che ho detto. Che c’è, sei sordo? No».
«Ehi, damerino, guarda che è con il Primo Ministro della Magia che stai parlando» intervenne Ron, ma Harry lo tenne indietro toccandogli un braccio. Un litigio fra quei due, stile Hogwarts, non sarebbe servito a niente.
«Oh Weasley, ci sei anche tu».
Ron tentò di saltargli addosso, ma questa volta fu Hermione a mettersi fra i due, letteralmente. Si piazzò di fronte a Draco, il quale la sovrastava di diversi centimetri, senza tuttavia lasciarsi sopraffare dalla differenza di altezza o dal suo sguardo di ghiaccio che la scrutava manco fosse un insetto.
«Non sei tu a decidere, Malfoy. Hai chiesto l’aiuto del Ministero e questo ti ha dato la sua piena disponibilità. Tuttavia, non hai l’autorità di poter scegliere l’Auror o il luogo che ti è stato assegnato».
«Non posso sce-».
«Inoltre» continuò Hermione notando solo allora il piccolo Scorpius addormentato sul divano, «poiché non sei nelle condizioni di difendere tuo figlio da eventuali attacchi nemici e dato che il Ministero della Magia tiene molto all’incolumità dei giovani maghi, se dovessi rifiutare ora il supporto del Ministero, Scorpius verrà affidato a un tutore che se ne prenderà cura fino al conseguimento dell’età adulta».
«Ma che… ?»
«Articolo 25, comma 3 del paragrafo VI: Minori e…».
«Per Merlino, va bene! Non mi serve una lezione di studi giuridici» Draco sbuffò, sempre la solita saputella quella Granger.
Ron si accostò ad Harry e gli chiese se esistesse davvero quella legge e quando lui gli rispose che non ne era certo, gli fece notare che avrebbe dovuto saperlo in qualità di Primo Ministro.
«Papà» Scorpius si svegliò, così conciato sembrava anche più piccolo della sua età. Era coetaneo di Rose – primogenita di Ron ed Hermione – e anche di Albus, figlio di Harry e Ginny. Draco si inginocchiò di fronte a lui, l’espressione gli si era addolcita. Solo allora i tre amici sembrarono notare i segni evidenti dell’incendio dal quale erano scampati. Abiti stracciati e bruciacchiati, capelli spettinati e scuriti dal fumo, la pelle arrossata e sporca di fuliggine.
«Papà» ripeté Scorpius guardandosi attorno, l’aria frastornata. «C’era un incendio, non riuscivo più a respirare e…» all’improvviso comparve un bicchiere di succo di carota davanti al suo viso. Scorpius alzò lo sguardo e incontrò quello di Hermione. Anche Draco la osservò dal basso, chiedendosi perché fosse così cordiale con suo figlio. Lei si chinò in avanti, verso il ragazzino.
«Adesso sei al sicuro. Il tuo papà ti ha portato in salvo giusto in tempo» la ragazza gli porse la bevanda color arancio. «Spero ti piaccia. È la preferita di mia figlia».
«Lei è la signora Weasley? La mamma di Rose?» Scorpius parve illuminarsi.
«Si, sono io. Ma chiamami Hermione.»
«Ok, signora Hermione. Rose sta bene?» Finalmente bevve un sorso di succo e quando Hermione lo tranquillizzò sulle condizioni di Rose, Scorpius parve rasserenarsi.
Draco Malfoy osservò suo figlio bere lunghe sorsate, perché non ci aveva pensato lui? A quelle cose pensava Astoria, era lei quella brava.
Capì in quel momento di doverlo a sua moglie morta: accettare l’aiuto del Ministero della Magia equivaleva non solo a proteggere la vita di suo figlio, ma anche permettere che non rimanesse orfano. Aveva passato l’intera giovinezza a prendere in giro Harry Potter per il fatto che i suoi genitori fossero morti, e adesso suo figlio rischiava di fare la stessa fine. Senza guardare Hermione alla sua sinistra, chiese dove fosse il luogo predisposto per la sua clandestinità.
«Casa mia» rispose l’Auror con fare serio. «Il mondo dei babbani».
«CO-SA?» Le voci di Draco e di Ron si sovrastarono, mentre Harry Potter se la rideva di sottecchi.
«Fiiicooo!» Esclamò Scorpius beccandosi un’occhiata perplessa del padre.
  

***
 
 
Quella stessa notte Draco e suo figlio Scorpius furono ospitati a Hogwarts, dove la mattina seguente li avrebbero raggiunti l’Auror Hermione Granger e il Primo Ministro della Magia Harry Potter. Com’era facile intuire Draco non chiuse occhio, mentre suo figlio si appisolò quasi subito dopo essersi dato una ripulita. L’alba pareva non voler più sorgere in quella notte infinita, mentre il vento gelido sferzava il castello facendo scricchiolare le vecchie mura. Anche a occhio nudo il giovane Malfoy poteva vedere le barriere protettive che avvolgevano l’intero perimetro della zona. Si era deciso di tenerle sempre innalzate e attive dopo la Seconda Guerra Magica, ma quella notte in particolare erano state intensificate e il motivo era facile da intuire: cautelare loro.
Acconsentire di essere protetto da Ron Weasley era già un brutto rospo da ingoiare, addirittura essere protetto da una Sanguesporco come la Granger era un sacrificio bello e buono. E cosa si era inventata quella strega? Vivere nel suo mondo babbano, fra esseri inferiori e irritanti. L’aveva fatto di proposito, per fargli pagare tutti gli affronti che le aveva riservato negli anni, ne era certo!
L’esile corpicino di Scorpius al suo fianco si mosse, pur continuando a dormire. Draco gli scostò i capelli dalla fronte, non doveva perdere di vista l’obiettivo: difendere lui. Il resto contava poco.  


 
***
 
 
«È in ritardo» sbuffò Draco.
«Di solito è puntuale» rispose Hermione Granger con un po’ di apprensione, nonostante si trattasse solo di pochi minuti, Harry Potter era sempre stato uno puntuale. Ron le si avvicinò di soppiatto, attento a non farsi sentire da Malfoy. Sebbene lei gli avesse detto che non c’era davvero bisogno che l’accompagnasse, lui aveva insistito.
«Puoi ancora tirarti indietro, Hermione. Nessuno ti sta costringendo a fare questa cosa».
«Lo so».
«E allora non farlo. Torna a casa da Rose e Hugo… e da me.» Ron le posò una mano alla base della schiena, lei si allontanò infastidita. Lo detestava quando usava i suoi figli per farla sentire in colpa delle proprie scelte.
«Signora Hermione» Scorpius pulito e pettinato era la copia sputata di suo padre, ma con lo sguardo decisamente meno cinico. «Rose quando torna a scuola?»
«Dopo le vacanze» gli sorrise Hermione, quando finalmente scorse Harry Potter risalire lungo la strada che portava alla Foresta Proibita e con lui c’era Hagrid. I capelli e la folta barba del Mezzogigante erano diventati quasi del tutto bianchi, eppure restava l’omone buono e gentile che avevano imparato a conoscere e ad amare.
«Scorpius, Hagrid sarà il tuo tutore» proclamò Harry.
«Siii!» Il piccolo Malfoy corse ad abbracciarlo e l’ex guardiaccia parve commosso da quell’improvvisa manifestazione d’affetto.
«Hagrid come tutore di mio figlio? E cosa dovrebbe insegnargli? A tagliare legna? Oh, andiamo Potter, è ridicolo!».
Hermione Granger tossì e con una sola occhiataccia gli sembrò dire che lui non aveva autorità decisionale in quella faccenda.
«Bene» il Primo Ministro batté le mani, «nessun contatto fino a quando non riterremo Draco fuori pericolo. Nessuno!» Guardò Ron sottolineando l’ultima parola e l’amico parve incupirsi ancor di più.
«Ricevuto» rispose Hermione, quando suo marito le fece cenno di doverle parlare si scostarono qualche metro più in là. La Granger scosse la testa più volte, in realtà non parlò mai, era un monologo alla Weasley, e nel momento in cui le accarezzò la guancia lei si tirò indietro, dandogli un buffetto sul dorso della mano. Quindi raggiunse Draco, il quale si stava congedando da suo figlio Scorpius, l’unico felice di tutto ciò.
«Siamo pronti» affermò Hermione. «Effettuerò io la smaterializzazione poiché tu non conosci la zona da raggiungere.» Draco si chiese ancora una volta come avesse fatto a trovarsi in quella situazione paradossale, come se non bastasse l’aiuto dei vecchi nemici ora sarebbe stato costretto a vivere con Hermione Granger nel suo mondo ripugnante.
«Signora Hermione, dice a Rose che l’aspetto trepidante?».
«Ma certo che glielo dico» Hermione gli fece l’occhiolino, ovviamente non avrebbe avuto occasione di dire a sua figlia che un Malfoy l’aspettava trepidante, ma aveva la sensazione che lei lo sapesse già.
Certe cose le donne le sanno e basta…
Con un cenno del capo salutò Harry e Hangrid, poi si posizionò alla destra di Draco:
«A quanto pare tuo figlio ha una cotta per la mia» Hermione a stento trattenne un sorrisetto beffardo.
«Un Malfoy e una Granger? Impossibile» fu la risposta di Draco, poi lei lo afferrò per un avambraccio e senza neanche avvertirlo effettuò la smaterializzazione.
Harry Potter sospirò rumorosamente e senza rivolgersi a nessuno in particolare si augurò di non aver fatto una grande cazzata.
«Questa volta Harry, mi sa che l’hai fatta proprio grossa. Miseriaccia!» Gli fece eco Ron.

 

***
 
 
  
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