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Autore: Imperialit    06/05/2020    0 recensioni
Una serie di storie brevi, ambientate in un universo ancora in costruzione, scritte per la Writing Week (27 Aprile - 3 Aprile, 2020, Hurt/Comfort). Ogni giorno personaggi differenti, storie differenti e tematiche differenti, in un mondo in cui la sopravvivenza è il primo dei problemi per molti.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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The Writing Week/Day 1

 

Cecità

 

Fortezza Nera, 35:50 Aurantiacus

 

Uno, due, tre, svolta a destra. Camminare per i corridoi della fortezza è sempre un'esperienza divertente. Non sai mai chi incontrerai, molto spesso non si incontra nessuno, a meno che non sia un momento di emergenza.

Quattro, cinque, sei, svolta a sinistra. A volte mi domando a cosa serva una fortezza così grande per un manipolo di soldati come noi. Il Sognatore deve aver visto qualcosa, quando l'ha costruita, che gli ha fatto pensare a questa grandezza. Eppure per me rimane uno spreco...

Sette, otto, nove. Passi che vengono verso di me da destra. Faccio ticchettare il mio bastone da passeggio sul pavimento. Mi piace che gli altri Corvi sappiano che sto passando. Mi diverte stuzzicarli, in special modo le reclute.

Dieci, undici, dodici, i passi si sono fermati dopo aver sentito il bastone. E... “Buongiorno First Scholar Andrej” una voce nuova. Che cosa intrigante. A giudicare dal passo e dal rumore di metallo devono essere o Protettori o Forgeron. Ma la voce mi è nuova. E il metallo stava sbattendo, quindi... “Buongiorno a voi, giovani Protettori” dico tranquillamente, continuando la mia passeggiata.

Tredici, quattordici, quindici, mi allontano senza fretta dalla loro visuale. Riesco a sentirli mentre tirano un leggero sospiro di sollievo. Eheheh... Che bello mettere in agitazione le reclute.

Mentre finisco il mio solito giro, rifletto su che cosa potrei fare appena tornato in stanza. Ho ancora una decina di libri da analizzare e un paio di rapporti da stilare. Uff... Tante cose da fare, e poco tempo per farle...

Arrivo alla sezione della fortezza che contiene le camere dei Superiori e seguo il corridoio per arrivare alla mia stanza. Questa giornata è stata troppo tranquilla. L'ultima emergenza è avvenuta quattro giorni fa e gli attacchi dei Càosses si fanno più frequenti man mano che il tempo passa...

Colpisco il pavimento un paio di volte con il bastone e mi avvicino alla porta della mia stanza.

Entro senza troppi problemi e mi avvicino alla scrivania per mettermi al lavoro. Rumore di una porta che si apre, passi nel corridoio... Stivali con sperone...Alzo gli occhi al cielo e mi preparo...

Tre, due, uno... Come volevasi dimostrare. I passi si sono fermati di fronte alla mia porta. Non gli do il tempo di bussare. “Avanti Primo Protettore Carell” lo sento aprire la porta con la sua solita sicurezza da soldato. Se non fosse un soggetto così austero nei rapporti con gli altri, sarebbe anche interessante averci a che fare, ma purtroppo non è così.

“A cosa devo la sua visita?” percepisco che si accomoda su una delle sedie della mia stanza spostando alcuni libri che ci sono poggiati sopra “Prima che lei faccia o dica altro, la pregherei di segnarsi mentalmente di mettere in ordine, prima di andarsene. Odio che la stanza sia in disordine”.

“Non si preoccupi Andrej, non rimarrò a lungo, sono venuto solo a chiederle consiglio” conclude con il suo solito tono composto. A volte non lo sopporto, ma se è qua per chiedermi consiglio deve essere qualcosa di grosso.

“Cosa le dice che la aiuterò, Carell? Non mi sembra di essere suo amico. E non mi pare che lei abbia mai avuto, o abbia bisogno, dei consigli di un vecchio Scholar come me” concludo pacato, andando a sedermi dietro la mia scrivania e poggiando il bastone su uno dei braccioli della sedia.

“Non prendiamoci in giro Andrej” inizia, mentre si siede. Sarà una cosa lunga, lo so già “Oppure preferisce che la chiami Ex-Primo Protettore Andrej?” mi vuole mettere in agitazione. Tsk, pivello.

“È venuto da me per un consiglio, giusto Carell? Allora gliene darò uno” assumo il tono più serio che riesco a produrre “Lasci il passato al passato e si concentri su presente e futuro. Rivangare ciò che è stato la porterà solo nell'Abyss” lascio che le mie parole aleggino nella stanza ancora un po', prima di rilassarmi sulla sedia e riprendere il mio solito tono pacato. Penso di essere stato abbastanza chiaro “Ora. Di che tipo di consiglio aveva bisogno?” sorrido.

Rimane in silenzio a lungo e sento il peso del suo sguardo addosso. Sospira stanco, prima di iniziare a parlare “Sono venuto per chiederle consiglio su come gestire la perdita della vista...”

Rimango in silenzio. Mi aspettavo tutto tranne questo “Posso chiederle come mai questa domanda?” chiedo, immaginando già la risposta.

Dopo un momento di silenzio, inizia a parlare “Quattro giorni fa ho partecipato allo scontro contro il Càosses, apparso all'improvviso dall'Abyss” fa una pausa come cercando le parole adatte. Questa è la prima volta, da quando lo conosco, che non riesce a formulare chiaramente un discorso “Il suddetto Càosses possedeva un particolare veleno nei suoi artigli... E anche se pare che il mio sistema immunitario abbia vinto, come noi abbiamo vinto contro quel mostro...” sospira un secondo “... Sembra che gli effetti collaterali si faranno sentire presto, e la vista sarà il pagamento della vittoria...”

Mi abbandono sulla sedia e, mentre lo ascolto finire il discorso, mi passo una mano sulla ferita che mi prende l'intero capo.

Sento ogni singola imperfezione della mia testa ormai senza capelli, composta solo da carne lacera e tenuta insieme da cicatrici chiuse da tempo.

Ovviamente è venuto da me. Chiunque altro avrebbe perso la voglia di vivere dopo aver perso la vista, eppure io al posto di buttarmi giù mi sono dato un obiettivo e ho preso posto nell'ordine degli Scholar.

Mi metto a sedere dritto e tiro fuori quel poco di soldato che è rimasto in me “Sarò brutalmente onesto con te, Carell. Non puoi gestirla” anche senza vederlo riesco a sentire il sospiro di dolore che gli sfugge. Mi chiedo che espressione stia facendo ora... “La cecità non è una condizione che si gestisce. È una condizione che si accetta e con cui si convive”.

Lascio che le parole gli entrino in testa. So che lo faranno. Perché lui è un soldato e io l'ho tirato su quando era appena arrivato qua nel Maelstrom.

“Fare il soldato è la mia ragione di vita... Ed era anche la tua, Andrej... Come ci si abitua ad una vita lontana dal fronte? Ad una vita dietro una scrivania...” sospiro appena finisce di parlare.

“Sapevo che avrei dovuto insegnarvi meglio durante il vostro addestramento” mi avvicino alla scrivania e appoggio i gomiti sul tavolo “Dimmi Carell... Secondo te, per cosa combattiamo?”

Senza un attimo di esitazione lo sento sedersi bene sulla sedia ed esclamare “Per sopravvivere”.

Sospiro affranto. Avrei dovuto addestrarli di più dal punto di vista umano, durante la loro preparazione come Protettori... Mi ricompongo.

“Ora ti insegnerò una lezione che avrei dovuto impartirvi prima” faccio una pausa per lasciargli il tempo di prepararsi “Combattere solo per sopravvivere è sicuramente una base fondamentale dell'ordine dei Corvi. Ma a questo punto, secondo te, perché le persone comuni vivono al di fuori delle nostre mura?” non gli do il tempo di rispondere. So che non saprebbe farlo. È un Primo Protettore, ma è arrivato dov'è solo per le sue battaglie, non per la sua morale “Noi non combattiamo per sopravvivere e basta. Combattiamo per poter dare un futuro a tutti coloro che arriveranno qua nel Maelstrom” lascio che le mie parole vengano recepite e nel mentre mi lascio andare sulla sedia. Non ricordavo fosse così stancante fare da mentore.

“... È come se avesse abbandonato un campo di battaglia per passare ad un altro in sostanza... Giusto?” mi chiede con tono dubbioso.

“Sì. Esattamente” faccio una pausa e poi continuo a parlare “Prima che tu me lo chieda... La cecità è una cosa con cui si vive senza problemi, l'importante è mantenere una propria routine e un proprio ordine mentale”.

“In che senso?” muovo le mani ad indicargli la mia stanza.

“Dal tuo punto di vista, immagino ci sia un enorme devasto nelle mie stanze, vero? Beh, devi sapere che in realtà qua dentro, come in tutta la fortezza, c'è un ordine preciso che non cambia mai a meno che io non lo desideri. Non ho ovviamente controllo sulla fortezza, ma nelle mie stanze sì” concludo, per poi aggiungere un secondo dopo “È per questo che ti ho chiesto prima di rimettere in ordine quei libri. Li devo analizzare entro stasera” sento che si alza in fretta per rimetterli in ordine. Meno male che gli insegnai il rispetto per i suoi superiori...

Dopo un secondo di silenzio inizia a parlare piano “... Ora devo andare” dice con poco entusiasmo “Posso tornare da lei in futuro per avere altro aiuto?” sorrido un poco. E pensare che mi aspettavo una delle solite discussioni, che nascono sempre con lui, quando è entrato...

“Se si tratta di parlare di questa situazione, puoi tornare quando vuoi Carell” sa che cosa sto lasciando sottintendere. Non tornare a meno che non sia per questo.

“... Ok...” sento che inizia ad allontanarsi. Appena prima della porta si ferma “Se... Se per caso in futuro il mio comportamento dovesse migliorare... Potrei tornare per chiederle aiuto anche per altro?” lascio che passino i secondi prima di tirare un enorme sospiro.

“Perdere un'abitudine è dura, Carell... Ma se davvero ci tieni tanto, d'accordo... Ma sappi che dovrà impegnarti. Sei davvero insopportabile quando ti punti sulle cose”.

“Farò del mio meglio. Giuro” sorrido leggermente. Speriamo bene...

“Buona serata, Primo Protettore Andor Carell” lo saluto senza fretta.

“Buona serata a voi, First Scholar Tavos Andrej” mi saluta iniziando ad uscire “... E grazie per l'aiuto” lo sento sussurrare mentre chiude.

Mi rilasso sulla sedia. Non credevo che affrontare un discorso del genere mi avrebbe tolto tutte queste energie... Santo cielo...

Uff... Mi viene quasi da ridere al pensiero che la cecità non è solo una condizione fisica, ma anche mentale... Peccato che potrei essere stato io ad instillarla nelle menti dei soldati...

Sospiro e mi metto al lavoro prendendo alcuni libri e iniziando a leggerli. Speriamo che il futuro ci riservi solo tranquillità...

   
 
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