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Autore: Jordan Hemingway    06/05/2020    4 recensioni
“Non voglio continuare la lezione.”
Sospirando, No’ona Sethra posò le mani sul tavolo. “Vostra altezza non è più una bambina: quando sarete Sultana avrete bisogno di conoscere l’arte della magia.”
Storia partecipante al contest "Tarocchi Narranti" indetto da _Vintage_ su EFP Forum
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Arte della Magia

 

Non sono capace.” La Sultanina batté i piedi sul pavimento, facendo saltare via qualche tessera del prezioso mosaico che lo decorava. “Non voglio continuare la lezione.”

Sospirando, No’ona Sethra posò le mani sul tavolo. “Vostra Altezza non è più una bambina: quando sarete Sultana avrete bisogno di conoscere l’arte della magia.”

“La magia da sola non serve a governare un regno: lo hai sempre detto, No’ona, eppure continui a opprimermi con queste lezioni inutili!” Scocciata, la Sultanina si lasciò cadere sui cuscini ricamati. “Se avessi il talento di mia madre sarebbe diverso, ma non lo avrò mai. Non mi servirà a nulla imparare a memoria incantesimi che riesco a far funzionare solo in parte o per nulla. Dovresti insegnarmi qualcosa di più utile, come le lingue straniere o la tattica militare.”

“Per quelle cose ci sono già altri insegnanti.”
“Esatto.” La ragazza raddrizzò la schiena. “Quindi potresti anche andartene: sei qui solo perché piaci a mia madre, che è convinta che tu sia in grado di fare emergere il talento anche in chi non ce l’ha. Ovviamente si sbaglia.”

Sethra trattenne l’impulso di prendere a schiaffi la sua allieva – un impulso che le veniva parecchie volte al giorno. “Nessuno può dire di non avere talento magico,” replicò a denti stretti, “perché la magia è parte di tutto: è nelle parole, nelle piante, nell’aria che respiriamo.”

“Di certo non dentro di me.”
“Se Vostra Altezza si impegnasse di più nello studio…”

“Basta così!” La Sultanina si alzò e si diresse verso la porta. “Non intendo continuare con queste stupide lezioni: credi che non abbia mai visto mia madre praticare la magia? Lei sa tessere incantesimi come se fosse la cosa più naturale del mondo perché il suo talento è immenso. Se io avessi anche solo un decimo di quel che ha lei sarei già riuscita a combinare qualcosa in quest’aula, invece no. Non ha senso andare avanti.”

Stava per uscire quando la mano di Sethra le piombò sulla spalla, bloccandola.
“Credete davvero che quello della Sultana sia un talento innato?” Le domandò seccamente.

“Sì.”
“Venite con me.” Senza badare al cerimoniale, Sethra afferrò la Sultanina per un braccio e la trascinò lungo gli stretti corridoi del palazzo, fino a raggiungere un portone di legno traforato.

“Non possiamo entrare qui!” Si dibatté la Sultanina. “Questi sono gli appartamenti privati di mia madre: nemmeno io posso…” La voce le morì in gola vedendo che Sethra estraeva dalla tasca della tunica una piccola chiave e la infilava nella serratura. “Perché hai quella chiave? Chi te l’ha data?”
“Non sono affari vostri.”

Si ritrovarono in un giardino dove le siepi cariche di fiori formavano sentieri che portavano a decine di porte e cancelli diversi. Sethra ne imboccò uno senza esitazioni, con la Sultanina che faticava a starle dietro.
Arrivarono infine a una piccola porta in ferro battuto.

“Guardate attraverso la serratura” ordinò Sethra.
“Se ci scoprono le nostre teste cadranno sotto l’ascia del boia entro stasera” sussurrò la Sultanina, ma obbedì, curiosa nonostante la paura. “Ma… è mia madre!”

Riusciva a vedere solo una parte della stanza al di là della porta: sua madre era in piedi davanti a un lungo tavolo coperto di libri, codici, pergamene, tutti aperti e ammassati in confusione. La Sultana era molto diversa da come sua figlia l’aveva sempre vista: le vesti raffinate e i capelli erano in disordine, sembrava scoraggiata e sfogliava pagine su pagine, ripetendo frasi e muovendo le mani senza che succedesse nulla.
Alla fine si sedette, tenendo la testa tra le mani.

“Cosa sta facendo? Non capisco.” La Sultanina guardò No’ona Sethra, che da parte sua aveva appoggiato la schiena contro la porta e si era seduta a guardare il giardino.
“Vostra madre è chiusa qui da tre giorni: sta cercando un modo di fermare la siccità nelle regioni settentrionali.”

“Stai mentendo: a mia madre basta uno schiocco delle dita per fare una cosa così semplice. E poi, potrebbe benissimo risolvere ordinando la costruzione di dighe o di pozzi.”
“Un buon ragionamento,” ammise Sethra, “peccato che per costruire una diga serva molto tempo: i contadini del nord non sopravvivranno all’estate senza acqua. Guardate ancora.”

La Sultanina riportò gli occhi alla serratura: “Si è rialzata e ha ricominciato. Nessun risultato. Si risiede… sta piangendo?”
“Eppure non smette di provare, vero?”

“Ma è stupido!” Sedendosi accanto a Sethra, la ragazza scosse la testa. “E’ solo una perdita di tempo: se non ci riesce dovrebbe smettere.”

“Vostra madre è sempre stata testarda.” Sethra fissò il pezzo di cielo sopra il giardino: le nuvole si inseguivano tra loro come dei bambini. “Quando iniziò a studiare la magia fu subito chiaro che sarebbe stato più facile estrarre acqua dalla sabbia che far uscire un incantesimo da lei. Non riusciva a pronunciare correttamente neppure una parola.”

“Impossibile.”
“Volevo lasciare l’incarico: avevo paura che, non vedendo risultati, la Sultana vostra nonna decidesse di condannarmi a morte. Ma vostra madre continuava a provare, giorno e notte, finché non riuscì a eseguire il suo primo incantesimo, la levitazione di un sasso. Ci mise più di un anno.”

La Sultanina era sbalordita. “Perfino io sono riuscita a far levitare un sasso in qualche settimana!” Fissò Sethra: “Non capisco.”

“A volte dobbiamo continuare a fare quello che non sappiamo se vogliamo imparare come farlo: vostra madre per un anno intero ha provato quell’incantesimo in tutti i modi possibili, sbagliando fino a quando non riuscì a capire dove stava l’errore. Gli errori, dovrei dire.” Sethra sorrise. “Vedete, Vostra Altezza, come molte altre cose nella vita, la magia è una questione di volontà. Nessuno avrebbe detto che la Sultana sarebbe diventata la maga più potente di questa generazione, a meno di osservare con quanta tenacia si dedicasse a essa.”

“Stai dicendo che perfino io potrei diventare come mia madre?” La Sultanina sembrava ancora scettica.
“Voi siete ancora più testarda di vostra madre: se invece di lamentarvi vi impegnerete a fondo non ho dubbi che finirete per superarla.”

Si udì un tuono in lontananza, seguito da molti altri.
“Sembra che la Sultana ce l’abbia fatta, di nuovo.”  Sethra rise piano: non importava quanti anni fossero passati, a ogni incantesimo riuscito poteva vedere di nuovo il viso radioso della Sultana mentre faceva galleggiare il sassolino nell’aula. “Meglio che torniamo nelle vostre stanze, Altezza: l’arte della magia si pratica meglio all’asciutto.”

N.d.A. La storia partecipa al contest "Tarocchi Narranti" indetto da _Vintage_ su EFP Forum.
Il pacchetto scelto era:
L'imperatrice
Prompt: Forza di volontà
Frase: Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo (Picasso)

  
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