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Autore: Ayumi Yoshida    06/05/2020    2 recensioni
Tina comunica alla sua padrona di casa che presto lascerà l'appartamento.
"Le stavo dicendo, signora Esposito, che entro la fine del mese lascerò l'appartamento. Mi trasferisco in Gran Bretagna."
"Così lontano?" le chiese la donna in risposta "Come mai?"
"Mi sposo."
Newt si sentì il petto pieno di orgoglio non appena udì quelle parole, chiare attraverso la porta. Seguì un momento di silenzio incredulo, poi Tina aggiunse con un sorriso: "Il mio fidanzato è inglese."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Newt Scamander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mrs. Esposito

 

 

"Io vorrei sposarti."

Newt buttò lì quelle parole mentre continuava a spostare metodicamente le fialette sul piano di lavoro: a destra quelle piene, a sinistra quelle vuote. Per un momento tutto tacque nel suo sottoscala, anche gli animali all'improvviso sembrarono non esserci più, se ne stavano in silenzio come se avessero compreso la delicatezza del momento. Preoccupato, si girò e vide Tina, incredula, fissarlo con gli occhi spalancati, con il cucciolo di Occamy ancora in mano.

"Si sta innervosendo perché non ti muovi." le suggerì non del tutto tranquillo. Lei sbatté un paio di volte le palpebre e poi mormorò: "Scusami." riposizionando l'Occamy nel suo nido.

Newt si voltò di nuovo, concentrandosi sulle sue fiale. Notò che le dita gli temevano leggermente mentre spostava le fiale da una parte all'altra del piano da lavoro: non riusciva a non pensare alla cosa che le aveva detto. Era da un po' che quei viaggi oltreoceano continuavano, sostituitisi ad uno scambio fitto di lettere, lui andava da lei, lei da lui, e separarsi era sempre più difficile. Ogni volta vedeva la tristezza crescere negli occhi di Tina e sentiva esattamente lo stesso dolore farsi spazio dentro di sé. Tina sarebbe ripartita l'indomani, ma non voleva separarsi da lei. Sentiva che non avrebbe potuto più sopportarlo.

Un paio di braccia gli cinse la vita. Tina posò piano il viso al centro della sua schiena affondandoci dentro la fronte.

"Dicevi davvero?" gli chiese, semplicemente. Nella sua voce albergavano mille emozioni: sorpresa, paura, speranza.

"Sì. Non sopporto più di vederti andare via." Newt si accorse che le dita non gli tremavano più. Tina trattenne il respiro.

“Neanch’io.” mormorò mentre le labbra gli sfioravano la camicia. Lo strinse più forte per sottolineare quelle parole mentre finalmente svelava i pensieri che, ogni volta che  ripartiva, teneva dentro di sé con un sorriso malcelato. “Non ce la faccio più. Ogni volta che salgo su quella nave penso: “E se succede qualcosa? E se non riuscissimo più a vederci?” Sono diventata impaziente. Mi sembra assurdo pensare che ho aspettato per mesi le tue lettere.”

Newt non riuscì a non sorridere.

“È lo stesso per me.” ammise. Smise di spostare le fiale e poso le mani su quelle di lei, accarezzandole per riscoprire quanto fossero lisce. Poi si liberò dolcemente dalla sua presa e finalmente si voltò per guardarla negli occhi: erano lucidi. Tina tirò su con il naso cercando di trattenere le lacrime e si giustificò: “Non-sto-piangendo! Sono solo-”

“Incredula? Devi crederci.” Newt completò la sua frase esattamente come avrebbe fatto lei. “Voglio sposarti davvero.” Fece per inginocchiarsi davanti a lei, ma Tina lo guardò, piena di orrore, e lo tirò per un braccio per farlo rimettere in piedi.

“Se ti inginocchi potrei piangere da un momento all’altro!” disse in tono severo, mentre già alcune lacrime le bagnavano gli angoli degli occhi.

“Siccome si tratta di lacrime di felicità, corro questo rischio.” replicò lui con un largo sorriso e si inginocchiò di nuovo, senza lasciarle la mano. Tracciò con l’indice la linea del suo anulare; lei trattenne il respiro.

 

Anche se non aveva un anello, Tina aveva detto .

Avevano convenuto che non aveva senso aspettare: si sarebbero sposati il prima possibile per mettere fine al loro pellegrinaggio e avrebbero compiuto l’ultimo viaggio verso l’America insieme per recuperare tutte le cose di Tina e per comunicare alla sua padrona di casa che avrebbe lasciato l’appartamento.

Quando la costa americana aveva cominciato ad intravedersi, lontanissima, dal pontile della nave Tina gli aveva stretto forte la mano e sul suo viso era comparso un sorriso larghissimo. Non vedeva l’ora di compiere quel passo, di stare con lui.

Avevano passato la prima mattinata successiva al loro arrivo ad ammucchiare abiti e libri nella camera da letto e, dopo aver mangiato qualcosa, si erano recati dalla padrona di casa.

Newt non l’aveva mai vista, e Tina non gliene aveva parlato bene. Aveva inteso che doveva essere accaduto qualcosa tra di loro che doveva aver incrinato i rapporti, ma non aveva voluto approfondire. Mentre scendevano le scale mano nella mano Tina sussurrò: “Sai che non dovrei portare uomini in casa, magari all’inizio è meglio se non ti fai vedere o non aprirà mai la porta.”

Newt annuì trattenendo a stento un sorriso. Se solo la signora Esposito avesse potuto sapere quante volte aveva era stato in quell’appartamento, e tutto quello che avevano fatto!

Tina sembrò aver intuito i suoi pensieri perché le sue labbra si aprirono in un sogghigno.

“So che potremmo incantarla e risolvere tutto in un minuto,” cercò di spigargli, pratica “ma ci tengo troppo a dirglielo di persona, voglio proprio vedere la sua faccia quando..!”

Newt la fissò, interrogativo, senza riuscire a capire il motivo di tutta quella ostilità mentre la voce della ragazza si bloccava persa in chissà quali pensieri, trasognata. Tina esibì il suo sorriso migliore e bussò alla porta che si trovava al centro del pianerottolo sotto il suo.

"Signora Esposito, sono Tina!" annunciò: sapeva che la sua padrona di casa era una persona tremendamente paranoica e non voleva che non le aprisse per timore che ci fosse qualcun altro. Newt si spostò di lato alla porta in modo tale che lei fosse l'unica a poter essere notata quando la porta si sarebbe aperta e attese con un sospiro finché la porta non fu socchiusa da un paio di mani grosse e  segnate. La signora Esposito infilò il naso nel  minuscolo spazio tra la porta e lo stipite e, cercando senza successo di guardarsi intorno più del necessario, chiese in tono inquisitorio: "Sei davvero tu, Tina?"

Lei annuì trattenendo a stento una risata. "Sempre io."

"Cosa vuoi?"  

"Vorrei parlarle. Mi trasferisco."

A quelle parole la porta di richiuse di scatto e cominciarono a sentire una serie di rumori metallici di numerose serrature che venivano sbloccate dietro la porta. Stringendo a sua volta le labbra per non ridere, Newt si spostò ancora più di lato, quasi sullo zerbino dell'appartamento vicino, ma fu inutile perché era certo che la signora Esposito non l'avrebbe comunque notato: aprì di scatto la porta e velocemente fece segno a Tina di entrare, lasciandolo in attesa sul pianerottolo.

Tina restò immobile nell'ingresso dell'appartamento: la signora Esposito non le aveva detto di accomodarsi. Se lo aspettava, dopotutto, tutto quello che le interessava era soltanto avere i soldi dell'affitto appena possibile e ficcanasare nelle faccende altrui. Avrebbe ripensato per mesi a quello che stava per dirle, bruciando dentro perché non l’aveva notato prima da sé.

"Le stavo dicendo, signora Esposito, che entro la fine del mese lascerò l'appartamento. Mi trasferisco in Gran Bretagna."

"Così lontano?" le chiese la donna in risposta "Come mai?"

"Mi sposo."

Newt si sentì il petto pieno di orgoglio non appena udì quelle parole, chiare attraverso la porta. Seguì un momento di silenzio incredulo, poi Tina aggiunse con un sorriso: "Il mio fidanzato è inglese."

La signora Esposito la guardò, non troppo convinta.

"E come l'hai conosciuto?"

"Al lavoro."

"E cosa ci faceva un inglese qui a New York nella tavola calda dove lavori?"

"Sa, viaggiano molto, i britannici." mentì lei con voce pratica "Specialmente il mio fidanzato. Da tavola calda a tavola calda. E così ci siamo conosciuti."

Newt poté cogliere perfettamente la nota di sarcasmo nella sua voce e si lasciò scappare un sospiro, scuotendo la testa senza speranza: Tina gli aveva detto che si sarebbe sbizzarrita prendendola un po' in giro, ma non ci aveva creduto fino a che non aveva ascoltato quelle parole. Sentì la signora Esposito restare ancora un po' in silenzio, finché non proruppe: "Ma è mai venuto... in casa da te?" non appena si rese conto che Tina aveva forse trasgredito alle sue regole.

"Assolutamente no!" esclamò lei con voce un po' troppo alta per sembrare convincente. "Mai, glielo giuro!"

"Solo un milione di volte." pensò Newt senza riuscire a trattenere un sorriso. Ed era meglio soprassedere su quello che avevano fatto.

"Ah." La signora Esposito indugiò per un momento sul sorriso largo e convincente della ragazza e poi si lasciò scappare: "Temevo non ci fosse speranza per te Tina, alla tua età."

I suoi occhi la scrutarono velocemente da capo a piedi, e videro una trentenne finalmente con gli occhi ridenti, non più quella accigliata e silenziosa che ricordava.

"E invece." Il sorriso di Tina si allargò ancora di più. "Il mio fidanzato ci terrebbe a conoscerla, signora Esposito. È qui fuori."

Dal tono di voce, Newt capì che Tina si stava divertendo un mondo nonostante la cosa spiacevole che la sua padrona di casa le aveva detto. La porta si aprì ed il sorriso largo di Tina lo invitò dentro. Newt si trovò finalmente di fronte alla signora Esposito, una donna piccola e bruna che cominciò a  fissarlo con aria severa.

"Buonasera signora Esposito, sono Newt Scamander, il fidanzato di Tina."

Le porse la mano mente lei studiava il suo cappotto di colore così vivace per la moda di New York; lei la strinse velocemente.

"Tina mi ha detto che vi siete conosciuti mentre lei era in viaggio qui a New York, che lavoro fa?"

"Io sono uno, ehm, ma... zoologo." replicò Newt senza riuscire ad inventare qualcosa di diverso all'improvviso.

"Mi scusi?"

"Mi occupo di animali."

"Ah." La signora Esposito lo fissò con un brivido: odiava tutto ciò che poteva distruggere i suoi appartamenti, animali, uomini, donne lascive. "Non ne ha portati in casa, vero?"

"Assolutamente no." ripeté lui a sua volta, scuotendo la testa compunto e pensando alla valigia che aveva lasciato al piano di sopra nell'ingresso. "Tina mi ha avvertito subito delle regole. Lasceremo l'appartamento perfettamente pulito, anche prima della fine del mese se possibile."

"Non è prevista la restituzione dell'affitto del mese se Tina va via prima" si affrettò a dire la donna, ma Newt le sorrise, pietoso. Cominciava a capire perché Tina si divertiva tanto a testare la pazienza della sua padrona di casa: sembrava che non le importasse di nulla se non del suo tornaconto personale.

"Non ce n'è bisogno, signora Esposito. Si dà il caso che io provenga da una famiglia ricca del Dorsetshire, l'affitto non è un problema."

Per un momento poterono leggere il disappunto sul suo viso per il denaro che avrebbe potuto guardare se avessero deciso di vivere nel suo appartamento e Newt pensò che era molto difficile non scoppiare a ridere. Tina gli lanciò un'occhiata fugace e scoprì che aveva sua stessa espressione. Gli prese la mano e la spinse con forza in avanti così che lei potesse vederla bene.

"Se è tutto, signora Esposito, noi andremmo. Ci vediamo appena possibile per la consegna delle chiavi."

Stringendosi forte la mano, presero a salire le scale velocemente, senza riuscire a smettere di sghignazzare.

"Pensa che soddisfazione quando aprirà la porta dell'appartamento per fare un controllo per la cauzione pensando che l'abbiamo distrutto e lo troverà immacolato!" disse Tina con tono sognante "Ho imparato un incantesimo Gratta e Netta che-"

"Siamo stati un po' duri, forse." le fece notare lui  in tono casuale mentre aprivano la porta di casa, ma lei scosse la testa con foga.

"Le sta bene, per Deliverance Dane!" esclamò non appena si richiuse la porta alle spalle "Non sai quante volte mi ha presa in giro chiedendomi se tornavo da sola. Sapeva benissimo che ero da sola. Diceva che non mi avrebbe voluta nessuno perché sono piatta."

Newt la guardò, incredulo, ma senza riuscire a trattenere un sorriso.

"Te lo giuro!" protestò lei sbuffando.

"Non sono così bravo con gli umani, ma credo che soltanto sia invidiosa di te, Tina." Newt le si avvicinò con un passo, cingendole la vita con la braccia senza smettere di sorridere. Spostò poi lo sguardo sul suo seno, coperto da una camicetta bianca che lasciava il giusto all’immaginazione, e continuò, senza imbarazzo: “E comunque non sono d’accordo con lei. Mi sembra che tu sia messa bene qui sopra.”

Lei sfoggiò un sorriso ironico e provocatore.

“Forse devi fare qualche ricerca sul campo.”

“Ma non posso effettuare queste attività nell’appartamento.” gli ricordò lui continuando a sorridere.

"Una regola che abbiamo sempre rispettato con fervore!” Tina alzò gli occhi al cielo ripensando a quante volte gli Snasi erano scappati dalla valigia e si erano nascosti dappertutto in casa sua rubacchiando tutti ciò che luccicava e disseminando oggetti qua e là. E a tutte le volte in cui i loro corpi si erano avvinghiati silenziosamente sul divano per ore.

“Possiamo dire almeno di averci provato?” la canzonò Newt con una simulata speranza.

“Da quando ti ho conosciuto, io non posso dire di averlo fatto.” Tina gli sorrise  intrecciando le dita dietro la sua nuca, attirandolo più vicino a sé. Lui sollevò le spalle, disinteressato.

“Se un Auror così rispettoso delle regole come la signorina Tina Goldstein, presto Scamander” sottolineò, indugiando sul suo cognome “ha compiuto una tale effrazione, direi che io posso di certo procedere a tutte le verifiche del caso.”

Tina scoppiò a ridere e lo baciò sonoramente. Voleva essere così rumorosa da farsi sentire persino dalla signora Esposito.

Al diavolo lei e le sue stupide regole.

 

 

 


 

 

Note:

sono ritornata prima di quanto pensassi XD Questi due personaggi mi fanno venire un sacco di idee, ad esempio la scena dell’incontro con la signora Esposito l’ho immaginata completa così com’è e mi ha fatto sorridere, perciò l’ho voluta mettere subito su schermo.

Credo che per Tina debba essere stato fantastico potersi finalmente prendere una rivincita per le regole assurde della sua padrona di casa: magari negli anni ’20 erano socialmente accettate, ma lei è una strega che deve fare costantemente avanti e indietro per poter stare con il suo amato, quindi credo che abbia una visione leggermente diversa ;)

Adoro il modo in cui Newt e Tina si tengono testa, come hanno dimostrato ne “I crimini di Grindelwand”, la loro è una relazione che cresce con i personaggi e ho cercato di dipingerlo in questa storia. Ho immaginato un Newt leggermente meno timido e impacciato perché, nella mia testa, i due stanno insieme ormai da qualche anno e abbiamo ben visto come lui apra spesso il suo cuore a Tina nei film : )

Spero che la storia vi sia piaciuta! Mi piacerebbe ricevere consigli/opinioni/critiche/qualunque cosa vogliate comunicarmi. Anche del sano fangirling, io li amo e sono certa di non essere l’unica! <3

 

Alla prossima,

 

Ayumi


   
 
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