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Autore: Mahtilde    06/05/2020    0 recensioni
Angelica non era mai stata molto loquace, forse da piccola, ma la timidezza aveva preso presto il sopravvento. Non che le desse fastidio essere timida, anzi, sapeva che quel tratto del suo carattere dava più sicurezza alle persone che le stavano intorno. Il problema era quando da fuori era visto come un problema. “A te non da fastidio, ti da fastidio se ad altri da fastidio” era l'osservazione più accurata che avesse mai ricevuto. Matteo era un buon osservatore, ma come tutti aveva anche dei lati negativi. A differenza degli altri, però e purtroppo, i suoi lati negativi erano anche pericolosi.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giulia sbattè con forza la portiera e si allontanò a passo svelto dalla vecchia Punto grigia. Federico rimase da solo in macchina; d'altronde non si sarebbe potuto aspettare una reazione diversa. Sapeva benissimo che Giulia non si meritava tutto quello, ma sarebbe stato peggio portarlo ulteriormente avanti. Scese dalla macchina per assicurarsi che arrivasse a casa sana e salva, e una folata di vento gli congelò le guance. Aveva il viso completamente bagnato, le lacrime erano scese fino al collo della maglietta. Non le asciugò, meritava di sentire tutto quel freddo.

Seguì Giulia fino al garage della famiglia di lei, dove erano soliti rifugiarsi d'inverno a fumare. Stavano bene da soli insieme. Lei aprì la saracinesca, quanto bastava perché vi potesse passare sotto accovacciata, ma non la richiuse dietro di sé. Federico aspettò ancora qualche minuto, si era fermato ad una decina di metri di distanza; quando vide del fumo uscire dalla fessura decise di lasciarla sola. Giulia non era il tipo di ragazza che si deprime. Mai, per niente. Si era incazzata tanto, quello sì, e ne aveva tutte le ragioni.

Federico arrivò a piedi sul lungomare, immerso nei suoi pensieri e con gli occhi gonfi. Ripercorreva in loop gli ultimi minuti in macchina con lei. La radio che si spegne insieme alla macchina, gli occhi di lei che sanno già troppo, lui che vomita tutte le sue colpe senza filtri, forse le non sapeva proprio tutto, la portiera che sbatte. Giulia non aveva aperto bocca. Non che ci fosse molto da dire, era stato diretto, come sempre quando si tratta di argomenti seri.

Non aveva mai avuto tatto per le questioni importanti: “Ange, ho investito il tuo cane”, “papà, ho avuto un incidente”, “no, non credo di essere uscito in tempo”, “ti ho tradita, Giulia”.

 

Sapeva che la stava seguendo, non l'avrebbe lasciata sola senza essersi assicurato che stesse bene. Non lo odiava, si sentiva solo irrimediabilmente ferita. La capacità di sintesi di Federico era davvero invidiabile, lo faceva assomigliare ad un robot; questa somiglianza diventava ancora più accentuata quando si parlava di emotività. Non che non avesse sentimenti, la amava oltre ogni limite, il problema era il controllo: le sue emozioni funzionavano come le lampadine, erano impostate su on oppure su off, e quando parlava seriamente l'interruttore generale saltava, spegnendo tutto.

Giulia aveva imparato a conviverci, non stava male per la forma, ma per la sostanza. Non aveva mai affrontato un tradimento, neanche indirettamente. Il fatto che si trattasse di una persona che conosceva non rendeva le cose più facili.

Decise di non chiudere del tutto la saracinesca, forse per non riempire il box di fumo, oppure perché sperava che entrasse. Voleva ancora sapere, nonostante Federico fosse stato molto esaustivo non aveva spiegato il perché.

A cosa stava pensando mentre faceva una cosa del genere? Era sbagliata lei? Non era abbastanza per uno come lui. Non poteva essere stato uno sbaglio, non si finisce inciampando nel letto di qualcuno. Che avesse mentito era fuori discussione, Federico non avrebbe potuto inventarsi una scusa del genere per lasciarla.

La fiamma era arrivata al filtro e Giulia si era bruciata le dita già due volte. Lanciò il mozzicone sotto la saracinesca e un'ondata di tristezza la investì quando si rese conto di essere sola. Non aveva pianto fino a quel momento. Non piangeva mai. Le lacrime erano calde e le bruciavano gli occhi. Le uscì un grido spezzato dalla bocca dello stomaco e rimase rannicchiata per qualche minuto, cercando di soffocare i singhiozzi.

Non era da lei una scenata del genere, ma non riusciva a non sentire male ovunque. Tutte le sue insicurezze erano uscite dal vaso di Pandora dove le teneva rinchiuse da anni, le stava esplodendo la testa. Strinse i denti per cercare di riacquistare un po' di lucidità. Continuava a piangere.

Quando si svegliò pensò di aver sognato tutto, il senso di tristezza c'era ancora ma era come sbiadito. Guardò l'ora dal cellulare: erano le 7 del mattino, ricordava di essere rientrata a casa alle 4, ma non quello che era successo prima.

Spense il cellulare e si sdraiò nella parte del letto più fresca, dove di solito dormiva Federico. Ricordò tutto e tornò di colpo a lacrimare, senza emettere un suono, sulla faccia un'espressione rassegnata.

Decise di parlare con Matteo quel pomeriggio stesso approfittando del gruppo di studio, d'altronde si trattava di una faccenda che riguardava anche lui.

 

   
 
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