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Autore: princess_sweet_94    07/05/2020    1 recensioni
STORIA REVISIONATA!
E se le cose andassero diversamente?
Se il nemico fosse un altro e volesse far sparire tutti gli Angeli e i Diavoli? Se solo un’antica e potente magia può impedire la distruzione non solo degli Eterni ma anche dei Terreni?
E se... Raf fosse un diavolo e Sulfus un angelo?
Dal testo:
{"Raf... Raf ti prego" mormorò il ragazzo stringendola tra le proprie braccia "Ti prego, non lasciarmi" supplicò.
La ragazza sorrise debolmente, senza più forze per parlare, senza più fiato per respirare, senza più anima per vivere. Non voleva lasciarlo, non lo avrebbe fatto... mai.
Gli strinse la mano e chiuse lentamente gli occhi azzurri mentre una lacrima usciva da essi, rigandole la guancia.
Sulfus abbandonò il viso sui suoi capelli, stringendola di più a sé "Raf..." mormorò in un sussurro, rifiutando ogni emozione ma affidandosi alle regole, quello che avrebbero dovuto fare fin dall'inizio "I diavoli non piangono, sai?"}
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Raf si era aspettata che Sulfus andasse a raccontare agli insegnanti dell’infrazione appena tornati a scuola, per questo rimase sorpresa quando lui stesso propose di non dire nulla a nessuno di quanto accaduto. Se non fosse stato per le circostanze Raf lo avrebbe abbracciato urlando ringraziamenti fino al mattino. Ma si limitarono a lasciarsi nel corridoio per tornare alle proprie stanze, non gli chiese nemmeno perché si trovava a casa di Andrea nel bel mezzo della notte.
Quando si svegliò il mattino dopo la stella era già sparita. Sollevata si accinse ad alzarsi: era decisamente più facile far finta di nulla senza quella macchia sulla pelle, anche se il pensiero non l’abbandonò nemmeno per un’istante durante la giornata. Riuscì distratta anche quando Cabiria le chiese un consiglio sul modo migliore per irretire Ginevra, la sua Terrena.
“Insomma, si può sapere che ti prende?” domandò, vedendola con la testa altrove.
“Oh… ehm, niente. Sono solo un po’ stanca” rispose Raf, nascondendo d’istinto la mano sotto il tavolo “Stanotte non sono riuscita a prendere sonno” ammise “Comunque, cosa stavi dicendo di Ginevra?” chiese.
“Che vorrebbe cambiare ma non sa come fare” ripeté la ragazza “È confusa e devo sfruttare al meglio la situazione.”
Raf si sforzò di concentrarsi sul problema: “Fai leva sul suo punto debole” disse infine “In genere una ragazza vuole cambiare per poter piacere ad un ragazzo, prova a puntare su quello e poi convincila a rinnovarsi. Ad esempio, c’è quel nuovo centro di bellezza che ha aperto da poco… con la spinta giusta avrai gioco facile.”
Cabiria ghignò: “Sei proprio malefica, come farei senza di te?”
“Nulla, ovvio” rispose lei, con un sorriso altezzoso. Ma il sorriso svanì presto dal volto della compagna.
“Sei sicura che vada tutto bene? Mi sembri un po’… preoccupata” chiese la ragazza. Raf esitò: Cabiria era la sua migliore amica da sempre, non le aveva mai nascosto nulla, ma in quel frangente non se la sentiva di rivelare una cosa così grave. Almeno non subito, prima preferiva analizzare la questione con calma.
“Ma no, sto benissimo. Te l’ho detto sono solo un po’ stanca, non immaginavo che lo stage sarebbe stato così impegnativo” mentì. Cabiria non sembrò del tutto convinta ma annuì.
“Beh, è meglio che vada in Aula Sfida” disse, infine, alzandosi “Devo rifare l’aureola ad Urié” spiegò, con un sorriso malefico. Raf aspettò che Cabiria fosse sparita per spegnere il proprio, sostituendolo con un sospiro stanco: da quando aveva infranto il V.E.T.O., la sera prima, il suo Settimo Senso aveva iniziato a fare i capricci.
Scosse la testa e si alzò: probabilmente era solo per il pericolo che gli insegnanti lo scoprissero, non c’era nulla che non andava. O, almeno, lo sperava.




Avere a che fare con gli angeli era sempre noioso: quei pennuti immacolati e la loro fissa per le regole erano davvero soffocanti. Un’altra cosa che Raf stava cominciando ad odiare era il loro stramaledetto altruismo e la loro antipatica empatia.
Oh, giusto, odiava anche gli angeli in generale… ma lui aveva scalato la classifica più in fretta di Gas davanti ad un buffet.
“Insomma, mi vuoi lasciare!” sibilò, guardandosi intorno alla ricerca di un Eterno: se qualcuno li avesse visti avrebbe potuto fraintendere… e sarebbe finita indubbiamente male. Sulfus non rispose, voltò l’angolo e la trascinò dietro i distributori, si diede un’occhiata furtiva intorno poi afferrò la sua mano e ne esaminò il palmo.
“È sparita!” esclamò.
“Me n’ero accorta!” ribatté lei, stizzita, divincolandosi con uno strattone “Stamattina non c’era già più” spiegò, voltandogli la faccia.
“Senti, quello che è successo è gravissimo: hai infranto il V.E.T.O.!”
“Shhh! E parla piano, vuoi che ti sentano?” esclamò lei, in preda al panico “Non l’ho fatto apposta, è stato un’incidente” aggiunse, prendendosi la propria mano con l’altra “E poi tu che cosa ci facevi a casa di Andrea nel bel mezzo della notte?”
“Seguivo te, è ovvio” rispose lui “Ed ho fatto bene visto quello che è successo. Ah, avrei dovuto fermarti prima.”
“Ma chi ti credi di essere per pensare di potermi fermare?” ribatté lei, offesa “Sappi che ho guardato nei sogni di Andrea… e non solo in quelli: ho scoperto cose che tu non ti sogneresti neanche!”
“E questo ti sembra un valido pretesto per quello che hai fatto? Non ci posso credere!”
“Senti, oramai quel che è fatto è fatto… stare qui a litigare non serve a nulla” disse, voltandogli le spalle e facendo qualche passo lontano da lui “Non era mia intenzione toccare Andrea, è successo e basta. E poi non ci sono state conseguenze, no?”
“Questo lo dici tu: è da ieri sera che il mio Settimo Senso suona come una campana” informò lui.
“Ma come, anche tu?” chiese Raf, stupita “Anche il mio fa i capricci… pensavo che fosse solo una conseguenza dell’infrazione del V.E.T.O.”
“Beh, io Andrea non l’ho toccato ma le conseguenze le subisco lo stesso” rispose Sulfus “Non so come la pensi, ma sento che sta succedendo qualcosa di strano.”
“Qualcosa… cosa?
“Credimi, vorrei tanto saperlo.”





Se c’è una cosa che vi posso dire del Limbo è che non è il posto migliore in cui passare la propria esistenza. Tetro, oscuro, deprimente, folle… sono tutte le caratteristiche di cui è composto e che si riversano pian piano in te, facendoti dimenticare lentamente ogni cosa: chi sei, da dove vieni, perché sei lì… diventi un guscio vuoto di orrore e silenzio e niente, niente, potrà mai riportarti indietro.
Per lei non era stato così. Il suo odio, il suo rancore, la sua sete di vendetta non aveva fatto altro che aumentare secolo dopo secolo, alimentando quello già presente nell’aria. Ed ora che era finalmente libera dalle catene che la opprimevano da oltre tremila anni non le restava altro da fare che uscire da lì e scatenare finalmente la sua ira.
Ma era più semplice a dirsi che a farsi: dal Limbo non si usciva tanto facilmente e, anche senza catene, lei era lo stesso intrappolata nella Rocca. C’era un solo modo per distruggere quella montagna creata appositamente per divenire la sua prigione, uno strumento antichissimo e potente ma difficile da ottenere poiché si poteva creare con due delle cose più irreperibili al mondo.
Ma non era un problema, sapeva come ottenerle… o almeno poteva provarci. Si sedette nell’alto scranno forgiato nella roccia e prese la sfera di cristallo dal piedistallo accanto a sé, dono recente di un ospite inatteso: tramite quella avrebbe potuto usare i propri poteri per ottenere ciò che voleva.
Una nebbia vorticò nella sfera prima di assumere una forma: era una ragazza, un giovane diavolo in quel momento sulla Terra.
La donna sorrise: era lei l'Eterna che aveva infranto il V.E.T.O. toccando un Terreno, liberandola così dalle catene... e sarebbe stata sempre lei a tirarla fuori dal Limbo.





Con il tempo Raf si convinse che forse la loro era solo suggestione. Insomma, non era successo niente a nessuno: Andrea stava benissimo, lei pure e, cosa più importante, nessuno era venuto a conoscenza dell’Infrazione. Dopotutto, come le diceva sempre sua madre: fa' quel che ti pare basta che non ti fai beccare. Che faceva pure rima!
Sebbene anche Sulfus sembrasse nervoso questo non intaccò minimamente il suo umore e le sue convinzioni. Anche se…
Da lì a qualche giorno strani sogni la tormentavano e questo non poteva ignorarlo, pur facendo di tutto per non pensarci; Raf non aveva mai badato ai sogni ma quelli erano molto realistici e le lasciavano un senso di oppressione ad ogni risveglio. Cercava di non darvi peso e, soprattutto, di non far trasparire nulla all'esterno: non poteva permettere che qualcuno venisse a sapere quello che era successo.
Si stiracchiò, annuendo di tanto in tanto giusto per far sapere a Cabiria che la stava ascoltando anche se così non era... non del tutto almeno. La ragazza si stava ancora lamentando della sconfitta subita da parte di Urié con Ginevra, nonostante fossero passati giorni da allora: evidentemente le bruciava più di quanto volesse ammettere.
“Io non posso credere che abbia rinunciato ad un trattamento di bellezza... gratuito per giunta! Insomma, chi lo farebbe?” esclamò. Kabalé alzò gli occhi al cielo, stanca di sentire sempre la stessa solfa, e anche Raf decise che era ormai giunto il momento di finirla.
“Non puoi biasimarla, Cabiria” esclamò “Puoi offrirle tutti i trattamenti di bellezza che vuoi, ma se non le piace il risultato finale c'è ben poco da fare. A te piacerebbe se ti conciassero come una meringa tutta strass e lustrini?” domandò.
La ragazza rispose con un'espressione disgustata.
“Ecco, appunto” rise Kabalé “Si vede che non era il tema adatto con lei, ti rifarai la prossima volta.”
“Lo spero proprio” sbuffò lei “La cosa che mi ha dato più fastidio è stata la reazione gioiosa di Urié... quell'aria di superiorità da Avevo ragione io quando Andrea si è avvicinato a Ginevra mi ha fatto saltare le corna: l'avrei strozzata!” affermò, mimando il gesto di strangolare qualcuno.
Raf scrollò le spalle “L'ammazzerai la prossima volta. Ora faremo meglio a sbrigarci: Ginevra e Andrea devono vedersi oggi e dobbiamo andare con loro” ricordò, alzandosi dalla poltrona.
Anche Kabalé si alzò. “Io devo andare da Edoardo: ha organizzato una partita a poker con i suoi amici e non me la voglio assolutamente perdere.”
Uscirono dalla scuola, chiacchierando e ridendo, e si separarono sul marciapiede. Raf e Cabiria raggiunsero il Centro Commerciale dove Andrea e Ginevra si erano dati appuntamento, ma erano appena atterrate davanti al negozio di ottica che si ritrovarono davanti Urié, Dolce e Sulfus, intenti ad osservare i due Terreni entrare nel cinema poco distanti.
Urié ridacchiò rivolgendosi all'amico “Mi sa che tra quei due c'è del tenero!” esclamò.
“Del tenero? Mi viene la nausea solo a pensarci!” sbottò Cabiria, disgustata, attirando la loro attenzione.
“Non vomitare” l'ammonì Raf “L'ultima volta è stata peggio di un idrante.”
Urié fece una smorfia “Che diavolo ci fate voi qui?”
“Fai la spiritosa?” domandò Raf di rimando “Seguiamo Andrea e Ginevra, ovvio: sono i nostri irretiti, l'hai dimenticato?”
“Piuttosto...” iniziò Cabiria, con un sorrisetto sardonico, indicando Dolce “Tu... ahm, com'è che ti chiamavi? Zolletta? Mielosetta? Caramella?”
La ragazza si rabbuiò: “Mi chiamo Dolce!” rispose, indispettita.
“Ah, giusto. E dimmi una cosa, zuccherino... tu cosa ci fai qui? Il tuo protetto è Edoardo, dovresti stare con lui invece di perdere tempo a girare per negozi” la schernì.
La ragazza arrossì, imbarazzata “Ecco, io... veramente...” farfugliò. A tirarla fuori d'impaccio fu Sulfus.
“Questi non sono affari vostri!” li rimbeccò di rimando, infastidito.
“Oh, beh, questo nessuno lo mette in dubbio” rispose Raf, incrociando le braccia al petto “Ma mentre la tua amichetta è in giro a fare shopping la nostra Kabalé si sta lavorando per bene Edoardo... mi sorprende che un angelo lasci il suo posto con così tanta leggerezza. Evidentemente non prendi troppo sul serio il tuo ruolo, mi chiedo come speri di diventare un vero angelo custode.”
Dolce impallidì, mormorò qualcosa con la voce spezzata dal panico e volò via.
“Dei diavoli che riprendono un angelo perché non si comporta doverosamente. Non vi dovreste vergognare?” sibilò Urié, stizzita.
Cabiria rise di gusto “Ma noi non la stavamo riprendendo.”
“Infatti” le diede man forte Raf “Le stavamo solo facendo notare quanto fosse ridicolo, per una della sua risma, trascurare ciò che dovrebbe ritenere la cosa più importante solo per fare un po' di shopping” spiegò “E, francamente, mi stupisce che non siate stati voi stessi a dirle di dover pensare a badare al suo Terreno. A quanto pare lei non è l'unica a dover rivedere le proprie priorità.”
Le due ragazze si alzarono in volo ed entrarono nel cinema, lasciandosi dietro una Urié decisamente furiosa. Sulfus sospirò, poggiandole una mano sulla spalla.
“Dai, lascia perdere. Lo sai come sono fatti quei diavoli: se non sputano un po' di veleno al giorno potrebbe andar loro di traverso” disse, per tranquillizzarla.
“Non è questo!” rispose lei, per poi abbassare lo sguardo sconsolata “La cosa che mi fa rabbia è che hanno ragione: non avremmo dovuto portare Dolce con noi, lei doveva pensare ad Edoardo.”
Il ragazzo non trovò nulla da dire per ribattere, si sentiva in colpa anche lui ma ormai la frittata era fatta e non c'era nulla che potessero fare per rimediare. Sperava solo che non fosse successo nulla di irreparabile.
Entrarono entrambi nel cinema e si sedettero sulle spalliere di due poltrone vuote, poco distanti dai loro terreni: avevano scelto di guardare uno sdolcinato film d'amore, con ovvio disappunto di Raf e Cabiria. Neanche Sulfus era molto entusiasta della cosa, a dirla tutta, ma preferì tenerselo per sé.
Quando il film finì e poterono finalmente uscire dalla sala tirarono tutti e tre un sospiro di sollievo; Uriè; invece, stava piangendo come una fontana.
“Ma come fa a commuoverti quella roba?” domandò Raf, perplessa “La trama era banalissima e gli eventi scontati.”
“Tutti i film d'amore sono banali e scontati” la corresse Cabiria “Non c'è più nulla di originale in questo ambito.”
“Questa volta sono d'accordo con voi” ammise Sulfus “Si era capito il finale dopo dieci minuti dall'inizio.”
Urié si soffiò il naso, guardandoli male “Sono le storie, i personaggi e la piscologia degli stessi a dare spessore ai film, anche quelli con una trama banale.”
“Peccato che anche i personaggi fossero banali” commentò Cabiria a mezza voce. Raf ridacchiò e le fece un cenno con la testa.
“Orami Andrea e Ginevra stanno andando a casa, torniamo a scuola anche noi” propose “Voglio sapere se Kabalé ha combinato qualcosa con Edoardo.”
“Sì, è quello che voglio sapere anche io” ammise Urié, con una smorfia “Anche se ho come la sensazione che sia successo qualcosa di brutto.”




“Edoardo ha fatto una scelta sbagliata. Una scelta che avrà conseguenze pesanti su Carlo e sulla sua famiglia” annunciò Arkan con voce grave. A quanto pareva la sensazione di Urié si era rivelata giusta, era davvero successo qualcosa di brutto: Carlo aveva giocato di nascosto a poker i soldi del padre e Kabalé aveva manomesso le carte di Edoardo perché li vincesse; il ragazzo aveva poi speso quei soldi per comprasi un motorino, nonostante Dolce avesse provato a fargli cambiare idea.
La ragazza, dal canto suo, stava guardando in lacrime la videofinestra dell'aula angelica, aperta sulla casa di Carlo e su ciò che vi stava accadendo in quel momento: il padre non aveva preso bene la scomparsa delle banconote poiché la cosa avrebbe potuto ripercuotersi gravemente sulla situazione economica della famiglia.
“Mi dispiace, è stata colpa mia” singhiozzò, mentre Miki cercava di consolarla stringendola a sé con un braccio.
Arkan scosse il capo “No” decretò, ammorbidendo il tono di voce “Adesso ascoltami: tu sei stata bravissima, Dolce: hai combattuto secondo le regole.”
“Sì, ma ho perso” constatò la ragazza, asciugandosi gli occhi con uno dei polsini “Mentre Kabalé ha violato il V.E.T.O. e ha vinto.”
“E allora?” domandò l'insegnante, severamente “Vorresti dire che dovremmo violare il V.E.T.O. anche noi? Che dovremmo comportarci come loro?”
“No... è solo che a volte è così dura rispettarlo” rispose Dolce, sconsolata.
“Hai ragione, è vero, la nostra strada spesso è in salita perché i nostri avversari imbrogliano, mentono, sono infidi e troppo sovente scorretti” ammise Arkan senza mezzi termini “Noi dobbiamo faticare il doppio per riuscire a portare i Terreni sulla retta via, ma questo è il nostro compito perché siamo angeli, custodi delle leggi universali... e dobbiamo proteggere il creato da ogni possibile minaccia” ricordò.
Sulfus fece una smorfia mentre sentiva dentro di sé quella piccola traccia di pericolo che il suo Settimo Senso sembrava non aver intenzione di far sparire: non ne aveva parlato con nessuno, né dell'infrazione né di quella sensazione, anche se probabilmente dirlo agli insegnanti era la cosa giusta da fare. Non sapeva neanche lui perché ma non se la sentiva di denunciare Raf in quel modo, facendole rischiare l'esplusione: dopotutto era stato un incidente. Certo, un incidente che si sarebbe potuto evitare senza problema se non avesse avuto la malsana idea di usare la proiezione su Andrea...
“Ora è tardi, tornate nel Sognatorio e dormiteci su” concluse Arkan, riscuotendolo dai suoi pensieri “Domani è un nuovo giorno.”
Uscirono tutti e quattro dall'aula e si diressero verso le proprie camere, in silenzio. Quando Sulfus entrò nella sua trovò Ang-Lì già profondamente addormentato; si buttò sul letto ancora vestito, poggiandosi un braccio sulla fronte.
Dormirci su... la vedeva un po' difficile, in quel momento. Nonostante fosse già buio non si sentiva affatto stanco anzi, era piuttosto agitato e nervoso. Sospirò, rassegnato, già sapendo che non avrebbe chiuso occhio.


Il problema della notte è che ti ritrovi spesso a rimboccare più pensieri che coperte. Non è semplice sottarsi ai problemi e alle preoccupazioni, anche solo per poche ore, e a volte sono così assillanti che cercare disperatamente una soluzione diventa inevitabile.
Alla fine, siamo semplicemente prigionieri di noi stessi...




















Angolo autrice:
Sono passati ben tre anni dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia, sono successe troppe cose e l'ispirazione mi aveva abbandonato completamente. Per molto tempo non sono riuscita a portare avanti nemmno una delle storie che ho in corso nonostante ci abbia provato con ogni mezzo; ho anche cercato di scrivere qualche cosa di nuovo per sbloccarmi ma non c'è stato nulla da fare.
È stato molto avvilente.
Poi è arrivata la quarantena. È arrivato il tempo libero. Ed è arrivato un messaggio, sul mio profilo, che ha dato una svolta positiva alla mia giornata. Ho ripreso in mano il profilo di EFP, ho dato una scorsa alle mie storie e sono rimasta a fissare questa per un po' di tempo, aspettando non so cosa. Alla fine mi sono detta “Devo riguardare Angel's Friends.”
Mi sono presa tutto il tempo possibile per scaricare gli episodi, li ho guardati e già che c'ero ho riletto anche il fumetto: è stata una ventata benefica che ha riacceso un qualcosa in me.
Stanotte ho preso mano a questo capitolo e l'ho scritto, l'ho letto, l'ho cancellato, l'ho riscritto, l'ho ricancellato e l'ho scritto di nuovo finché non sono arrivata ad avere un risultato soddisfacente, un qualcosa che mi ha fatto dire “Sì, ora ci siamo!”
Come avevo già detto precedentemente questa storia prenderà spunto dagli episodi della serie, quindi ho deciso di riportare anche alcune situazioni più dettagliatamente (seppur con delle modifiche): ho pensato che avere una base su cui lavorare avrebbe potuto aiutarmi a sbloccarmi e, per fortuna, così è stato.
E non solo.
Perché ho finalmente delle idee precise: sapevo già come sarebbe finita questa storia e quali sarebbero stati gli eventi decisivi che l'avrebbero caratterizzata ancora prima di stilare una trama dettagliata, e queste cose non cambieranno. Quello che ho ora, invece, sono dei sequel. Non ci avevo pensato minimamente quando ho cominciato a scriverla eppure ora li sento più reali che mai e, senza rendermene conto, ho gettato le basi di quei sequel con questa stessa storia. È incredibile ma tutto si incastra perfettamente in modo allucinante. Ed è qualcosa che mi sprona a continuare con più interesse e passione di prima.
Spero che sia rimasto qualcuno a seguire questo mio delirio, nonostante il tempo che è passato, e non posso fare altro che scusarmi per la mia lunga assenza.
Un bacio!

  
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