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Autore: fandani03    07/05/2020    0 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6 - Rivelazioni

- “Certe cose non cambiano mai, eh Coog?” - il sorriso rassicurante ma composto che gli aveva rivolto, con la presa ferma sul suo braccio, lo aveva quasi istantaneamente riportato alla calma.
Ma furono le sue parole a fargli ritrovare la lucidità. Tutto ciò avvenne in pochi attimi, non c’era tempo, dovevano intervenire. E quelle parole furono illuminanti.
- “Stai tranquillo, non è morta. Dorme.” -
- “Cosa? Ho sentito quella maledetta dire…” -
- “Ho sentito anch’io, ma sono qui da un po’…” - Gorgo fece cenno all’amico di accovacciarsi. Erano riparati dietro ad un dosso che distava non molto dal luogo in cui giaceva Aurora, sufficiente per poter osservare ma non essere visti. Ma dovevano essere ad ogni modo prudenti.
- “..ascoltami, con il mio periscopio ad infrarossi ho avuto modo di osservare qualcosa di incredibile..! -
- “Di cosa stai parlando?” -
- “Non potevo intervenire, non l’avrei spuntata contro di lei, non da solo. Avrei messo in pericolo la principessa. Dovevo prima trovarti. Ma mi sono appostato abbastanza vicino a dove mi ha indicato la Dottoressa Kitty.” -
- “Ora è chiaro, è lei ad averti chiamato… credevo di averti evocato col pensiero!” - un pizzico di ironia si insinuò in quell’atmosfera carica di ansia.
- “Sarebbe bello...” -
- “Cosa hai visto, Gorgo?” -
il cyborg tornò serio - “Ho visto un’enorme emanazione di energia provenire dal sottosuolo. Io credo che Aurora abbia utilizzato l’energia galattica per ingannare il nemico. E’ stata brava, molto ingegnosa, come è sempre stata. Ma ha certamente corso un grosso rischio. Spero stia bene, ma credo di sì. Probabilmente è riuscita ad indurre un sonno ingannatore…” -
- “Stai dicendo sul serio?” -
- “Sì, e a quanto pare quella perfida strega ci è caduta in pieno. Ora tocca a noi, Coog, ma dobbiamo stare attenti. È molto rischioso…dobbiamo allontanarci da qui.” -
- “Ma cosa dici? Non possiamo lasciare la principessa nelle sue mani.” -
- “Fidati, Coog, non le farà del male. La crede morta. Ma le serve ancora per l’energia galattica, la terrà al sicuro. Guarda…” -
Osservarono dal loro appostamento sicuro e videro Lacet prendere in braccio Aurora e recarsi nuovamente verso l’interno di quella prigione sotterranea. Di lì a pochi attimi sarebbero entrambe scomparse dentro all’oscurità di quel nascondiglio.
Coog  non riusciva a trattenersi, voleva raggiungerla ed uccidere quella bestia. Ma non ebbe scelta che dare ascolto al suo amico.
- “Coog, ascolta.. se la crede morta, c’è solo una cosa che Lacet vorrà fare. Attingere a tutta l’energia galattica racchiusa nel suo corpo. E il solo modo che ha per farlo è servirsi del suo computer..dobbiamo scoprire dove lo ha nascosto.” -
- “So dov’è, l’ho capito appena arrivato sul grande Pianeta. Non so come ma è riuscita a trasportarlo all’interno del palazzo.” -
- “Dici sul serio? E’ incredibile, come può esserci riuscita? Ma metterlo lì dentro può avere un solo scopo. Impadronirsi completamente dell’energia galattica.” -
- “Esatto.” -
- “Dobbiamo raggiungere il Grande pianeta prima di lei. Utilizzeremo la Regina del Cosmo per contattare la Dottoressa Kitty, e insieme troveremo il modo di distruggere quel maledetto cervello elettronico. Un modo deve esserci, non ho dubbi su questo. Ora dobbiamo andare, forza…” -
- “Aspetta, hai ragione su tutto. Ti seguirò. Ma vorrei tu cominciassi ad andare senza di me. Starò attento e non si accorgerà di me, ma devo assicurarmi che stia bene… “ -
L’amico era sul punto di replicare ma le parole gli morirono in gola. Sapeva che non sarebbe riuscito a fermarlo, capiva perfettamente il suo stato d’animo. E in fondo aveva ragione. Doveva accertarsi che non le facesse del male.
Il gesto di resa di Gorgo fu molto eloquente.
- “Capisco perfettamente quello che provi, lo sai. Fai attenzione. Ti aspetterò sulla Regina del Cosmo, dopodiché dovremo allontanarci con essa rapidamente.” -
- “Bene, Gorgo, fidati di me. Ti raggiungerò in men che non si dica.” -

Lacet adagiò il corpo freddo della principessa Aurora sul pavimento duro e dissestato della cella sotterranea.
La osservò ancora qualche istante. Dopodiché capì che le rimaneva un’unica soluzione per poter uscire vincitrice da quella storia.
Doveva trovare il modo di riportarla sul Grande pianeta. La navicella sarebbe stata disagevole ma non aveva scelta. Il suo potente computer avrebbe potuto analizzare il suo corpo. Doveva fare presto.
Per quale ragione era priva di vita? Cosa era successo? Era stata uccisa dalle sue torture? No, era improbabile. Era giovane e forte. Qualcos’altro l’aveva sopraffatta. Forse la paura, il dolore emotivo.
Ma ora doveva occuparsi di lei, non poteva far sì che quel corpo si decomponesse. Ne aveva ancora bisogno.
Lontana dal Grande pianeta, non aveva contatti con il suo computer. E niente e nessuno aveva potuto avvisarla che i cyborg l’avevano raggiunta.
Il potente computer aveva avvistato il nemico e aveva inviato dei mostri robot per contrastarli, ma Lacet rimaneva ancora ignara di tutto questo. In quel luogo non aveva più con sé un intero esercito ai suoi ordini, non aveva soldati o ancelle che le riferissero ciò che avveniva.
Il potente dispositivo che aveva nascosto sul Grande pianeta, che era riuscita faticosamente e ingegnosamente a ricomporre, aveva avuto sufficiente potere da riportare alla vita creature scomparse. Ma era tuttavia completamente sola, in quella landa desolata, a cercare soluzioni per il suo attuale problema.
Di tutto questo Coog era consapevole, aveva intuito che, nonostante le sue indiscusse capacità di sopravvivenza, Lacet non aveva alleati. Sapeva di avere un vantaggio. Ma doveva ascoltare Gorgo. L’unico modo per non mettere a repentaglio la vita di Aurora era quello di mettere fuori gioco il computer.
Doveva stare in guardia. Ma doveva accertarsi che non le facesse del male.
Silenzioso come un gatto riuscì a farsi largo attraverso le rocce che nascondevano l’entrata di quel rifugio. Capì che da qualche parte doveva trovarsi un accesso per un luogo che non era visibile. Gli ci volle parecchio prima di trovare qualcosa. Ma finalmente lo trovò. Quella pietra venne via con estrema facilità. Accidenti, come poteva essergli sfuggita. Aveva perso troppo tempo.
Tolta la pietra fu ben visibile una porta scura e robusta, in acciaio probabilmente. Come aveva fatto a costruirla? Come aveva potuto quel computer arrivare a tanto? Forse esisteva da molto tempo.
La principessa non poteva che essere lì dentro.
Sentì dei rumori. Si rifugiò dietro un incavo della roccia.
Ne vide unicamente l’ombra, la vide uscire qualche istante dopo con Aurora in braccio.
Osservò a distanza, non si era accorta della sua presenza.
Vide che era ancora priva di sensi. Cosa le poteva aver fatto in quelle ore appena trascorse? Il suo mantello era caduto, il vestito era strappato, lacerato ovunque e si notavano bene dei segni sul suo volto. Era in penombra ma non ebbe dubbi: quella maledetta l’aveva percossa.
…ti ucciderò. Fosse anche l’ultima cosa faccio.
Attese per essere certo di avere via libera.
Fuggì in preda ad istinti violenti. Desiderava la morte di quella donna con tutte le sue forze. Aveva osato farle del male, per nulla al mondo le avrebbe risparmiato la vita.
La seguì, senza essere avvistato, e la vide avvicinarsi ad un piccolo velivolo. Il mezzo che certamente l’aveva condotta fin lì. Stava per portare la principessa sul Grande Pianeta per far agire il suo computer.
Dopo averla vista decollare corse fino a raggiungere lo Star Crow, doveva allontanarsi a volo basso e silenziosamente. Una volta fuori dall’atmosfera della luna accelerò repentinamente. Sapeva che con la velocità superfotonica, aggirando il pianeta dalla parte opposta dell’orbita, avrebbe potuto facilmente celarsi. Doveva raggiungere Gorgo.
L’unica cosa saggia da fare era rifugiarsi sulla Regina del Cosmo, impossessarsene nuovamente e utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per studiare un piano intelligente e risolutivo.
Trovò Gorgo già lì, come deciso.
L’astronave non era più avvolta dal mostro piovra. Questo stava a significare che quel mostro si trovava altrove, dovevano stare in guardia.
Quando si ritrovarono a bordo della Regina del Cosmo ebbero entrambi la stessa reazione. Gli hangar di atterraggio per le navicelle non si erano aperti, segno evidente che l’astronave aveva subito delle modifiche significative.
Avevano dovuto nasconderle alla meglio. Dovevano fare in fretta, la navicella con a bordo Lacet e la principessa Aurora era certamente in arrivo.
Una volta sulla plancia di comando si accorsero che molte cose erano però, fortunatamente, come le avevano lasciate. La cosa importante era capire se e in che misura il computer di bordo fosse stato modificato.
Gorgo si mise subito al lavoro, mentre Coog continuava a monitorare il radar. Apparentemente nulla era cambiato e lui sapeva esattamente come far funzionare quei dispositivi, come l’avesse fatto fino al giorno prima.
Si voltò verso il posto vuoto accanto a lui, che era sempre appartenuto alla principessa… gli sembrò di vederla lì, seduta al suo fianco come sempre.
Ma le ore passavano. E con lo scorrere del tempo scorrevano via anche calma e concentrazione.
Ma il lavoro era quasi concluso. Era risultato evidente che il computer di bordo fosse stato manomesso, le funzioni originarie erano state Faticò moltissimo, Gorgo, a ripristinare le funzioni del computer così come erano state progettate. Nate per la Regina del Cosmo e congeniali alle loro esigenze, ed erano state disattivate allo scopo di rendere l’astronave inutilizzabile.
Ma faticò ancora di più, il povero Gorgo, a far ragionare Coog il quale, da un certo momento in poi, aveva cominciato a dar voce alla sua impazienza.
- “Gorgo, avanti, non possiamo continuare a stare con le mani in mano!”-
Era sempre stato testardo, dannazione, ma quando si trattava di Aurora diventava completamente irragionevole.
- “Non essere sciocco, la principessa è nelle sue mani, dobbiamo agire d’astuzia, non possiamo permetterci di seguire il nostro istinto.” -
- “Hai ragione, certo che hai ragione. Lo so, tu hai ragione sempre. Ma non riesco a non pensare a quello che ho visto…tu non l’hai vista, Gorgo…” -
Lo sguardo di Coog si era fatto più cupo, non era irrazionalità quella che trapelava in quell’istante dai suoi occhi, bensì vero dolore. Era sinceramente e accoratamente preoccupato e tormentato al pensiero che ad Aurora potesse accadere ancora qualcosa, dopo averla vista con degli evidenti segni sul viso.
Anche Gorgo provò una stretta al cuore, non poteva non comprendere il suo stato d’animo. Ma non aveva altra scelta che tenere i nervi saldi, per entrambi, e cercare di riportare l’amico ad una calma interiore che lo stava lentamente abbandonando.
Il giovane cyborg fece qualche passo verso il suo compagno di tante avventure. Voleva che lo ascoltasse davvero, che vedesse nei suoi occhi lo stesso dispiacere che andava a toccare il cuore di entrambi.
- “Coog…guardami!” -
- “Dovremmo entrare là dentro e abbatterlo, quel maledetto computer. Ecco cosa dovremmo fare…stiamo perdendo tempo prezioso!” -
Si avvicinò ancora di più e lo prese per le braccia.
- “Ascoltami bene. So esattamente cosa stai provando. Ogni parte del mio corpo mi sta dicendo di correre in suo soccorso. Posso immaginare molto bene cosa devi aver provato vedendola ferita e priva di sensi. Ma in questo momento dobbiamo trovare tutta la forza interiore che possediamo per rimanere lucidi, dobbiamo attingere alla parte più razionale del nostro essere cyborg, siamo dei robot. Coog. E ora dobbiamo comportarci come tali. Dobbiamo agire in modo calcolato e freddo, e non dobbiamo lasciarci sopraffare. Credimi, Coog, è il solo modo che abbiamo per salvarla.” -
Coog lo osservava attonito e al tempo stesso conquistato. La calma a cui Gorgo ambiva per entrambi aveva lentamente riguadagnato un po’ di spazio in lui.
Non riuscì a proferire alcuna replica, annuì con il capo e fece un passo indietro.
- “Dobbiamo cercare di avere pazienza ed aspettare che la Dottoressa Kitty ci faccia sapere se ha scoperto qualcosa. Quel computer, così come Lacet, sono sopravvissuti al ripristinarsi dell’energia galattica. Ha un poter molto più grande di quanto possiamo immaginare. Quel processore non era mai stato distrutto, evidentemente. Ma dubito che la Regina Lacet sia stata in grado, da sola, di assemblarlo. E’ probabile che sia in grado di autorigenerarsi. Perché solamente un computer con alte potenzialità può far resuscitare quelle creature.” -
- “D’accordo, hai ragione tu. Dobbiamo essere prudenti.” -
- “Coog, Gorgo…” - la voce della Dottoressa Kitty si inserì in quell’attimo di tensione.
- “Dottoressa Kitty…ti ascoltiamo..” -
- “Quello che ho da dirvi potrà sembravi incredibile, dovete ascoltarmi molto bene…” -
Il volto dei due cyborg si scurì, si concentrarono e ascoltarono le parole che uscirono dalla bocca di colei che li guidava.

Poco dopo Gorgo e Coog si ritrovarono fuori, sulla porta che portava all’esterno, ma al riparo dall’occhio del palazzo reale.
Osservavano il cielo che si stava tingendo di rosso. Quello strano tramonto che invadeva il Grande Pianeta, che non era come sulla Terra ma che offriva comunque una sensazione di calore.
Il Sole che scaldava il Grande pianeta non era che una piccola stella. Il solo ad emanare vera energia era sempre stato lo stesso Grande pianeta, che traeva forza da se stesso e dalle fonti di energia galattica che erano insite nel suo stesso suolo. Energie che venivano rese costantemente vitali dalla presenza di una figura, la Regina del Grande pianeta, che aveva la capacità innata di convogliarla e distribuirla sul pianeta stesso e oltre, in tutte le galassie circostanti.
Questo grande potere, in mano ad una giovane donna come Aurora, poteva essere straordinario quanto rischioso. Poteva essere gestito con sapienza oppure disperdersi se le abilità mentali non fossero stati sufficientemente forti o mature.
In quei sei mesi la principessa Aurora aveva appreso molto, ma c’era la possibilità che le sue capacità non ancora affinate avessero creato una falla.
Un luogo recondito, un punto indefinito nel tempo e nello spazio, dove questa energia giungeva senza però essere controllata. Con la possibilità, quindi, di essere captata da altri esseri. Era quindi possibile, sulla base degli approfondimenti e dei ragionamenti messi a punto dalla dottoressa Kitty, che fosse stata la stessa Aurora, distribuendo l’energia galattica in tutto il cosmo, ad aver creato le condizioni per cui qualcuno potesse approfittarne.
Molto probabilmente era stato lo stesso computer di Lacet, mai veramente distrutto, a captare anche una piccola quantità di energia e a moltiplicarla grazie al suo insito potere, riuscendo a ripristinare se stesso e a riportare in vita la Regina Lacet, in che modo al momento non era per loro comprensibile.
 
Come la stessa Lacet aveva rivelato ad Aurora, il computer era programmato per far sì che lei sembrasse morta e per riportarla in vita al momento opportuno. Era stato distrutto, o almeno in parte, con l’esplosione del pianeta. Ma prima che ciò avvenisse, tuttavia, era riuscito nella grande impresa di risollevare i soldati ancelle del pianeta Lacet, le quali erano accorse a raccogliere il corpo della loro Regina per deporlo dentro ad una navicella di fortuna. Per poi ordinare loro di prelevare il cuore del suo essere e adagiarlo insieme alla Regina, dentro la piccola navicella.
Belamì aveva abbandonato il pianeta Lacet dopo la morte, apparente, della sua Regina. Non avrebbe mai potuto immaginare che quest’ultima sarebbe riuscita ad abbandonare il pianeta poco prima dell’esplosione.
L’ultima programmazione che il computer di Lacet era riuscito a dare a se stesso era stata quella di sopravvivere silente fin quando non avesse trovato, chissà in quale luogo e chissà in quale momento, la sufficiente energia per riportare in vita la Regina. Nel frattempo aveva viaggiato senza meta per lo spazio sconfinato, per poi trovare rifugio su una pianeta desolato, molto grande ma disabitato. Sufficientemente lontano dal Grande Pianeta per passare inosservato, abbastanza vicino per pensare di poter attingere alla sua fonte di energia.
Così avvenne. Quando Aurora irradiò l’energia galattica, ovunque, in breve tempo il processore acquistò sempre più potenza, riuscendo a riconvertire il meccanismo di raffreddamento sul corpo della Regina Lacet.
Il resto era avvenuto gradualmente ma, col passare dei giorni, Lacet aveva intuito quale fosse il meccanismo di ripresa del suo computer e lo programmò perché potesse rigenerare se stesso, perché potesse progettare le porzioni strettamente necessarie e realizzarle utilizzando ogni componente della navicella spaziale sulla quale avevano viaggiato.
La realizzazione finale doveva essere avvenuta una volta portato il cuore all’interno del palazzo della Regina del Grande Pianeta. E dopo aver catturato Aurora e averla messa fuori gioco, il cervello del computer aveva potuto liberamente utilizzare nuovamente l’energia galattica, lì emessa alla sua massima potenza, per ricostruire ogni suo singolo elemento. E questo era avvenuto in brevissimo tempo. A quel punto, credeva Lacet, niente avrebbe potuto impedirgli di portare a compimento il suo diabolico piano, diventando lei stessa la Regina del Grande Pianeta.
Aurora doveva rimanere viva quanto bastava per far sì che il computer potesse elaborare un modo per trasferire le potenzialità di Aurora su di lei, Lacet.

Di tutto questo sia i cyborg che la dottoressa Kitty erano all’oscuro.
La Dottoressa Kitty aveva solamente intuito che l’energia galattica irradiata da Aurora aveva permesso al computer di risorgere, tramite la forza oscura con cui era stato creato.
Sapevano per certo, inoltre, che avrebbero avuto bisogno di grande supporto per poterlo distruggere. Che le armi dei cyborg, da sole, non avrebbero potuto far molto.
- “Stai dicendo che la principessa Aurora l’ha aiutata a tornare in vita, inconsapevolmente?” -
- “E’ proprio così. Inoltre i mostri creati dal computer sono senza dubbio fuggiti dal Grande Pianeta, non sappiamo che danni possano aver già fatto. Forse hanno già aggredito abitanti innocenti di altri pianeti…” -
- “Sì, purtroppo dalle analisi effettuate dal computer della Regina del Cosmo, sembra proprio che qualche energia anomala sia presente non molto lontano da qui…” -
- “E’ un mostro potentissimo, dovete fare attenzione. Ma sto studiando qualcosa per aiutarvi..” -
- “Dici davvero? Di cosa si tratta?” -
- “Non è una nuova arma…è un meccanismo per renderlo inoffensivo, almeno il tempo sufficiente per poterlo disattivare, prelevare il processore e distruggerlo per sempre. Ma per poterlo avere….” -
- “Cosa?” -
- “Uno di voi deve tornare sulla Terra! -
- “Capisco…bene, siamo molto lontani, dovrò andare con la velocità superfotonica, ma Gorgo dovrà rimanere qui…” -
- “Forse dovreste viaggiare insieme, a questo punto troverete parecchi mostri sul vostro percorso..” -
- “Non possiamo abbandonare la Principessa qui nella mani della Regina Lacet, non sappiamo cosa potrebbe farle.” – replicò Coog accoratamente.
- “Non le farà del male, anzi. Ha bisogno di lei e di ciò che rappresenta… Dovete solo far presto.“ -
- “Coog, ha ragione lei…” -
Il silenzio che percorse la sala di comando della Regina del Cosmo fu perfettamente udibile fin sulla Terra.
Entrambi i giovani cyborg erano terrorizzati all’idea di lasciare sola la principessa.
- “D’accordo, faremo come dici, Dottoressa Kitty…” – Coog ruppe il silenzio.
- “Ehiii Coog, mi sorprendi per una volta!” – si intromise urlando Doggert.
- “Ehi, professore, non sono sordo…” -
I due cyborg chiusero il collegamento. Si ritrovarono nel corridoio che portava ai rispettivi hangar. Si bloccarono e si osservarono per qualche istante, in silenzio. Entrambi stavano pensando probabilmente la stessa cosa.
- “D’accordo, Coog, faremo come dici, io non mi muoverò da qui. Ma rimarremo in contatto, d’accordo?” -
- “Grazie Gorgo, ero certo che avresti capito. Non aver pensiero per me, me la caverò. Dovremmo chiamare Hakka…avremmo dovuto farlo subito.” -
- “L’ho fatto. “ - strizzò l’occhio al suo amico.
- “Accidenti! Sei sempre il solito, organizzato e previdente, Gorgo… infatti sei sempre stato il suo preferito…” - una risatina sarcastica gli uscì suo malgrado.
- “Il preferito di chi?” -
- “Della principessa, di chi sennò…” -
- “Ahahahah, che cosa? Santo cielo Coog, pensi davvero una cosa del genere?”-
- “Certo, credo sia sempre stato abbastanza ovvio…” -
- “Ma che sciocchezza vai dicendo… Aurora è una donna buona e gentile che, certamente, ha voluto bene a tutti noi. Io sono il tipo di uomo che le ha dato delle sicurezze, per il mio carattere calmo. Ma il suo cuore, Coog, accidenti…” -
- “Il suo cuore cosa?” -
- “Nel suo cuore ci sei sempre stato solamente tu…” -
- “Non è vero…” -
- “Non è possibile che tu non l’avessi capito.” -
- “Le ho sempre dato solo problemi.” -
- “E’ vero, ma l’hai anche ricoperta di amore e di attenzioni. Lei sapeva che il tuo cuore era gentile..” -
Coog era scosso, non sapeva cosa altro dire.
- “L’ho amata moltissimo, sai?” - disse Gorgo, interrompendosi. Quell’affermazione non era nulla che tra loro non fosse già chiaro, ma non era mai stato detto esplicitamente. Probabilmente l’avevano amata tutti, ciascuno a suo modo.
- “Lo so...” – Coog fissò profondamente il suo amico, gli parve di leggergli dentro.
- “Ma poi ho capito. Più tardi ti dirò quando l’ho capito…” -
- “Cosa hai capito? Dai Gorgo, vuoi fare sempre il misterioso, ha ragione Hakka!!” - scoppiò in una risata per alleggerire il momento.
- “Ad essere sincero ad un certo punto ero convinto che ti fossi innamorato di Belamì…” -
- “E’ vero, ma è diverso…” -
- “Forse, hai ragione. Eppure…era davvero strano..” -
- “Te lo spiegherò più tardi!” - Coog strizzò l’occhio.
- “Devi muoverti, Coog, stiamo perdendo tempo in chiacchiere inutili, forza…” Coog era per certi versi tramortito da quella breve conversazione. Molte cose mai dette, tante mai spiegate.
L’amore per Aurora era sempre stato una certezza, ma il suo verso di lei. Non aveva mai preso in considerazione che lei potesse davvero provare qualcosa per lui. Non oltre l’affetto di cui aveva parlato Gorgo.
Il suo cuore si mosse come se fosse ancora un giovane ragazzo umano.
Doveva sbrigarsi.
- “Star Crow, decollo!” -
Velocità supersonica con accelerazione atomica.
Ancora una volta lo Star Crow di Ian Coog decollava a super velocità con il solo scopo di portare in salvo la principessa Aurora. Distruggere il nemico prima che il nemico potesse farle del male.
Era il suo destino, ora ne era certo. Se fossero riusciti ad affrontare e superare questa ennesima prova, la sua vita l’avrebbe dedicata interamente a Lei.

  
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