Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Tati Saetre    07/05/2020    13 recensioni
Ricordati che le i taxi a Londra sono neri, Bells. Non gialli. Neri. La raccomandazione di Charlie fa scattare una lampadina nel mio cervello, mentre porto una mano alla mia bocca.
Non ci posso credere.
Sono entrata in macchina di uno sconosciuto.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per lo spin-off vinto dalle ragazze che hanno indovinato il tatuaggio di Bella, vi ho mandato un messaggio in privato sulla casella di EFP!

Aspetto una risposta da: LurinskY, Suellen, crystal777 e Kahlan Amnell. Ragazze, mi serve la vostra email per inviarvelo in PDF!



Ottavo capitolo - Camcamini


Bella


No, no, no, no.”

“Che c’è?” Sussurra appena Edward staccando a fatica le sue labbra dalle mie.

“Questo non va bene.” Sospiro, posando le mie mani sul suo petto. Questo non va affatto bene. Mi ero ripromessa di fargli un certo tipo di discorso una volta. Forse è arrivata l’occasione per farlo.

Sto davvero rovinando un momento del genere? A quanto pare sì…

“Non va bene?” Alza un sopracciglio, sempre con le mani strette sui miei fianchi.

No no.” Alzo l’indice, muovendolo prima a destra e poi a sinistra. Sembra che sto parlando con sua figlia invece che con lui.

“Mi vuoi fare la morale? Voi farmi quel discorsetto della serie sei il mio capo e io sono la tua dipendente? Fai sul serio?” Allargo gli occhi, mentre noto che sta per scoppiare a ridere. Allora è vero. O è davvero bravo a leggermi oppure io non sono in grado di nascondere niente.

“Non è quello.”

“Allora cos’è?” Strofina il naso contro il mio, e la voglia di baciarlo è così tanta che non so come faccio a resistere.

“Che succederà dopo?”

“Pensi al dopo?” Ora le sopracciglia di Edward sono entrambe inarcate. “Davvero tu pensi al dopo?”

Tu? Con quel tono di voce?” Con la mano sulla sua spalla lo sposto di qualche centimetro. “Io non posso pensare?”

“Certo che puoi farlo… non intendevo quello…” Sbuffa, passandosi una mano sulla testa. Vedo che cerca i capelli da tirare, quelli che non ci sono più. Per colpa mia.

“Ti sei fatto un’idea sbagliata su di me, Edward.”

“Non credo proprio.” Ribatte lui.

“Invece sì. Pensi che sia la guastafeste di turno. Quella con cui ti farai due risate e una bella scopata. La stupidina che puoi rigirare a tuo piacimento. No no.” Alzo di nuovo l’indice, scendendo dallo sgabello. “Non è così. Io sono una donna intelligente e soprattutto indipendente. Non ho bisogno del tuo aiuto per far carriera. Certo… sei più simpatico di Aro.”

“Solo più simpatico?”

“Vabbè, anche più carino.”

“Carino? Solo carino?”

“Okay, okay!” Alzo le braccia. “Un bel pezzo di carne, ecco qua. Ti sta bene?”

“Pezzo di carne? Questa sembra una cosa che potrebbe dire quel tuo amico… quello lì… quello che doveva aiutarmi per scoprire la mia sessualità… com’è che si chiama?”

“James.” Dico, pensando che ha prestato veramente molta attenzione per tutte le telefonate che ho sbagliato non intenzionalmente. “Ma James non c’entra un bel niente. Qui si parla di me.”

“Dimmi quand’è che non si è parlato di te…” Sussurra appena che stento a sentirlo.

“Sono stata al centro dell’attenzione?”

“Bella che sbaglia taxi, Bella che sbaglia telefonata, Bella che sbaglia vestiti…” Dopo l’ultima affermazione mi tira un’occhiata non molto eloquente. Non che abbia tutti i torti eh… “Bella che sbaglia cena…”

“Okay, ho capito. Non continuare.”

“Per ora mi fermo qui. Ma ce ne saranno ancora, ne sono certo.”

“Cos’è, abbiamo invertito i ruoli? Fai lo spiritoso?” Non nasconde una risata, mentre allunga un dito verso di me. Lo posa al centro del mio petto, coperto dalla canotta nera. Spinge, fino a farmi sentire la pressione del suo dito.

“Perché hai quel tatuaggio?” Di tutte le cose che poteva chiedermi…

“Perché me lo chiedi?”

“Regola numero uno del perfetto avvocato. Mai rispondere ad una domanda con un’altra domanda.” Colpita e affondata.

“E’ una storia lunga e noiosa.”

“E visto che a quanto pare non vuoi perdere tempo a fare altro… ti ascolto.” Appoggia il gomito sul piano cucina, e di conseguenza il mento sulla mano. E’ fermo lì, mentre mi fissa e aspetta una risposta.

“Era il primo anno al college. Io e James siamo andati al college insieme, una sera… ma davvero lo vuoi sapere?” Dico, alzando gli occhi al cielo.

“Certo. E’ già molto interessante.” Sbuffo sonoramente. In fin dei conti sono stata proprio io ad ammazzare il momento.

“Ci siamo ubriacarti da far schifo ad una festa, ed erano giorni che dicevo che volevo farmi un tatuaggio.”

“Quindi l’hai fatto così? Senza pensarci?”

“Edward, stai cercando un messaggio nascosto in questo tatuaggio?” Semplicemente annuisce. “Allora mi dispiace deluderti. Non c’è. E’ andata che eravamo fuori dallo studio del tatuatore, un certo Alvaro. Mezzo spagnolo credo, non lo so. Parlava la nostra lingua a stento. Nemmeno so quanto fosse sicuro quel posto, anzi che non mi è venuta una malattia. Mi ha chiesto cosa volevo fare, e io non lo sapevo. James ha tirato fuori disegni tribali e draghi che sputano fuoco, ma volevo una cosa più sobria. C’era una donna lì con lui, che non parlava affatto la nostra lingua. Lei mi ha detto di tatuarmi una luna. Una mezza luna. Mi ha preso le mani e ha detto in spagnolo di tatuarmi una mezza luna.”

“Non le hai chiesto il perché?”

“Ad essere sincera, sì. E’ stato James a chiederglielo, si era opposto fin dall’inizio. Diceva che una luna non mi rappresentava, e che poi quella che ne voleva sapere di me? Lui mi conosceva molto meglio, e dovevo evitare di ascoltarla. Ma mi era sembrata molto seria… e poi ero ubriaca fradicia. Ha detto di tatuarmi solo una mezza luna, perché un giorno avrei trovato la mia luna piena. E così l’ho fatto. Fine del discorso. Nessun messaggio subliminale sotto.” Annuncio, mentre continua a fissarmi. “Ah, e la mia luna piena non è ancora arrivata. Quindi dopo sei anni giro con un tatuaggio consigliato da una signora spagnola mai più vista.”

“Per caso conosci il suo nome?”

“Edward, sei serio? Sono passati sei anni… cos’è, vuoi cercarla per farle causa e per avermi permesso di farmi un tatuaggio prima dei ventuno anni?”

“Nemmeno se ti sforzi?” Non vorrei farlo. Non vorrei sforzarmi a ricordare un nome che ho sentito solo una volta in vita mia. Ma sembra dipendere da quella risposta.

“Non aveva un nome comune… era tipo… aspetta…” Tiro fuori il telefono dalla tasca e mando un messaggio a James. “Qualcuno può aiutarci.” Dico, sventolando il telefono davanti a lui. Tre secondi dopo suona.

Perché lo vuoi sapere ora?


Perché lui deve essere sempre così? Proprio come me?


Ti prego, dimmelo. Domani ti racconto tutto. Dimmi che te lo ricordi. Scrivo di fretta, inviando il messaggio.


Certo che me lo ricordo. E chi se lo dimentica quella mi ha messo i brividi. Baci.


Maria Dolores Ortego.” Annuncio, girando il cellulare verso Edward. Mentre lo faccio arriva un altro messaggio, e lo rimetto sotto ai miei occhi prima che possa leggerlo.


Meglio conosciuta come Donna Dolores. La chiamavano così. Ti ricordi che poi se ne è andata in Inghilterra? Magari rincontri la megera a Londra, chi lo sa…


Cos’è, tutto d’un tratto ha voglia di parlare?

Donna Dolores.”

“Come?” Alzo di scatto il viso, puntandolo su quello di Edward. Impossibile che abbia letto il messaggio di James.

“Niente.”

“Sicuro? La tua cera fa pena…”

“Sicuro.” Dice lui, staccandosi dal banco della cucina. “Bella, ti dispiace se ti lascio un pigiama nella camera degli ospiti? Non mi sento molto bene.”

“Che succede?” Domando, mettendo una mano sul suo braccio. “Hai bisogno di qualcosa”

“Solo di sdraiarmi un po’. Ti dispiace?” E’ casa sua. Può dispiacermi? No, certo che no.

“Va bene. Grazie.” Sussurro appena, ma nemmeno mi risponde. Sta già salendo le scale due a due, fino a che non sento la porta di una camera sbattere.


Pensi che questo tatuaggio porti male? Digito velocemente.


Perché?


Perché sembra che Donna Dolores non smetta di perseguitarmi. Ah, la vita è proprio ingiusta JimmiJi! Ti chiamo domani XX



E’ il rumore che proviene dalla porta a farmi aprire gli occhi. Mi rendo conto che l’alba, perché una luce tenue entra dalle finestre semichiuse dalle tende.

Toc toc. Di nuovo. Mi alzo, coprendomi con il lenzuolo e mi avvio verso la porta. La apro, e di nuovo devo abbassare la testa di qualche centimetro per guardare quella piccola intrusa.

“Hey.”

“Bella…” I suoi occhi sono lucidi e il labbro inferiore è all’infuori. Dio, non dirmi che sta per scoppiare a piangere.

“Tesoro, che succede?”

“Non trovo papà…” Sussurra appena, mentre mi abbasso alla sua altezza. Ora tira su con il naso, e sulla sua guancia scende solo una lacrima solitaria.

“Non trovi papà? Non è in camera sua?” Fa segno di non con il viso.

“Non c’è da nessuna parte.” Butto un’occhiata all’orologio appeso al muro. Sono le sei e venti. Di mattina.

“Ora lo cerchiamo insieme. Aspetta un secondo.” Mi rinfilo la giacca di Edward sopra il suo pigiama, e con Luna in braccio faccio il giro della casa. Busso per cortesia alla sua camera, ma quando nessuno risponde entro e noto che il letto è vuoto e intatto. Impossibile che se ne sia andato. Che abbia lasciato la sua bambina qui con me. Da sola.

“Perché sei già sveglia?” Chiedo alla bambina, che intanto ha incastrato la sua testolina nell’incavo del mio collo.

“Perché volevo papà!” Giusta osservazione. Giro in lungo e in largo anche il piano inferiore, ma non lo troviamo da nessuna parte. Finché dalla finestra del salone noto una sagoma che sta… spalando la neve? Sta davvero ripulendo il cortile dalla tempesta alle sei del mattino?

“ECCOLO!” E’ l’urlo di Luna, mentre cerca di scendere dalla mie braccia. La metto a terra, ma la tengo ferma.

“Tesoro, fa davvero troppo freddo per uscire. Aspetti un secondo qui e lo vado a chiamare?” Spero di essere stata convincente, e capisco che ci sono riuscita quando annuisce piano senza muoversi. Io invece a grandi falcate raggiungo la porta di casa, ma quando esco sento il gelo impossessarsi di me. Fa un freddo micidiale. E la tempesta di neve non si fermerà a questo. Edward è ancora di spalle, mentre tira su valanghe di neve per creare un cumulo a pochi metri da lui.

Edward!” Si gira subito, e mi squadra dalla testa ai piedi.

“Ti sentirai male. Rientra.”

“Torna dentro con me.” Alza gli occhi al cielo, prima di darmi le spalle di nuovo e ricominciare a spalare. “Ti sentirai male anche tu!” Strillo, stringendo sempre più forte le mie braccia al petto.

“Sono coperto. Tu no.” In effetti ha ragione. Lui indossa un giaccone e una sciarpa che gli copre il collo, mentre io un banalissimo pigiama da uomo e la giacca di un completo.

“Perché togli la neve alle sei di mattina?”

“Perché hai detto che oggi volevi andartene. Sto cercando di fartelo fare.” Vuole così tanto mandarmi via?

“Troverò il modo di tornare a casa!” Urlo, dondolando su un piede. Le mie parole provocano una nuvoletta trasparente. Mi sentirò davvero male.

“Nessuno riuscirà a passare! L’intero quartiere è pieno di neve!”

“Se dovesse servire spalerò l’intero quartiere!” Continuiamo a parlare così, mentre fisso le sue spalle larghe.

“Non so che problema tu abbia, ma rientra in quella cazzo di casa! Tua figlia è preoccupata!” Strillo, indicando la casa dietro di noi. Penso che il mio indice possa congelare da un momento all’altro. Ma la parola figlia e preoccupata lo fanno tornare in se stesso. Butta la pala per terra, e mi raggiunge affondando i piedi nella neve dietro di noi. Una volta fuori alla porta cerca qualcosa nella tasca. In realtà lo fa più volte, iniziando a tastare tutte le tasche della giacca.

“Si congela, apri per favore?”

“Dimmi che hai preso le chiavi.” Il suo è solo un sussurro, che mi mette più freddo addosso di tutta la tempesta di neve stessa. Non ci voglio credere.

“No che non ho preso le chiavi!” Sbotto, alzando entrambe le mani al cielo. Stavolta apre la giacca, cercando nelle tasche all’interno. L’unica cosa che tira fuori è un fazzoletto usato.

“Non ci voglio credere…” Passa tutte e due le mani sulla sua testa, ma in assenza di capelli scivolano indietro, sulla nuca.

“Luna non è capace?”

“Luna è una bambina di quattro anni, Bella! Non arriva nemmeno alla maniglia!”

“Cazzo, stai calmo! Troviamo un modo.” Dico, guardandomi intorno. Ma la casa è solo circondata da neve. E di certo la neve non può aiutarci per spaccare una finestra o per aprire una porta.

Papà?” E’ la voce ovattata della bambina che arriva dall’altra parte della porta a farci smettere di battibeccare.

“Amore! Stai tranquilla ora entriamo!”

Papà! Posso mangiare i cereali intanto?

“NO! Non prendere nulla. Non ti muovere. Dove sei ora?”

“Dove vuoi che sia? Dietro alla porta!” Dico, alzando entrambi gli occhi al cielo. Penso che morirò di ipotermia oggi.

“Amore!” Strilla Edward, attaccandosi alla porta. “Voglio che ti metti seduta sul divano e resti ferma lì. Quando entreremo ti devo vedere seduta e ferma, chiaro?”

“Come pretendi che una bambina di quattro anni si metta seduta immobile? In una casa completamente da sola?!”

“Mi stai forse dicendo come fare il padre?” Sbuffo, allargando gli occhi.

“No. Ti sto dicendo che non lo farà!”

“Hai una soluzione migliore?”

“Luna?” La chiamo, attaccandomi alla porta e prendendo il posto di Edward.

Sì?

“Qual è il tuo cartone preferito?”

“Davvero vuoi parlare di questo in mezzo a una tempesta di neve?”

“Zitto!” Fulmino Edward con lo sguardo, mentre ripeto la domanda.

Masha e Orso.” Risponde lei.

“Masha e chi?” Arcuo le sopracciglia, girandomi verso Edward.

“Una bambina e un orso. Non chiedermi di spiegartelo, ti do un minuto sennò butto giù la porta!”

“Sei capace di prendere il telecomando ed accendere la tv? Questo è il momento adatto per guardare Masha e Orso quante volte vuoi. Non ci sarà papà a dirti di no!”

Sìììì!” E’ l’urlo della bambina, mentre sentiamo i suoi passetti che si allontanano dalla porta.

“Vuoi chiederle anche di mettere su il caffè e di prepararti un bagno caldo? Eh, Bella?”

“Lo so perché ieri sera ha acceso e spento la TV da sola. Perché quando una cosa non le piaceva, sempre da sola, cambiava canale. Tu perché pensi che tua figlia sia stupida?!”

“Io non…”

“Troviamo una cazzo di soluzione per entrare in questa casa! Non voglio morire congelata!” Ribatto, e lui non aggiunge altro. Ci tranquillizziamo un po’ quando sentiamo delle voci provenire dalla TV, e Edward mi conferma shockato che quello che Luna sta guardando è proprio Masha e Orso. Ah, gli uomini…

“Rompo una finestra con la pala!” Dico, battendo entrambe le mani come una bambina. E’ una soluzione ottima, no?

“Sono a prova di proiettile quei vetri.”

“Hai fatto costruire una casa blindata per tua figlia?!”

“Non è casa mia. Non l’hai letto il campanello? Hale. E’ casa di Rosalie.” Fa veramente troppo freddo, ma non posso fare a meno di notare un piccolo particolare.

“Scusami… tu ieri hai mandato via Rosalie e Emmett dalla loro casa?”

“Passiamo dopo alle spiegazioni? Se proprio devi continuare, la risposta è no. Ci avrei dormito io con mia figlia, ho avuto un problema da risolvere a casa mia. Se vuoi il continuo ti scrivo una lettera e te la invio per posta!” L’Edward nel panico più totale è molto più simile a me di quanto credevo.

“Okay, un’altra soluzione allora…” Mi allontano qualche metro dalla casa, guardandola dall’alto al basso. Le finestre sono a prova di proiettile. Non hanno una porta secondaria. Quella principale è blindata. Cos’è, Emmett voleva imprigionare la sua amata per sempre? Che cazzo gli è venuto in mente?

Pensa Bella, pensa. Pensa.

“Okay, ci sono.” In realtà no, perché è l’idea più stupida che mi sia mai venuta in vita mia. Potrei rischiare la vita.

“Cosa?! Parla, Bella!”

“Sei in grado di farmi salire sul tetto?”

“Cosa devi fare sul tetto? Segnali di fumo ai vicini? Con questa tempesta i vigili del fuoco potrebbero arrivare tra due ore!” Sbotta, toccandosi sempre più freneticamente la testa. Dio, fa che non gli venga un attacco di panico da un momento all’altro.

“Rispondimi e basta. Tu ce la fai?”

“Sì.”

“Okay. Luna?!” Strillo, avvicinandomi alla porta.

Sì?

“Noi siamo migliori amiche, giusto?”

Sì sì.” Dice piano, ma non mi sembra tanto convinta.

“Ecco Luna, la tua migliore amica Bella ti comprerà una cosa stupenda di Masha e Orso se ora la aiuti. Che ne pensi?” Ora sembra che abbia la sua attenzione.

Ma ho tante cose… Lo zaino sì, i quaderni, i colori, la bottiglia…

“Tesoro! Possiamo parlarne quando siamo in casa? Ti compro quello che vuoi. Te lo prometto.”

“Non fare promesse che non potrai mantenere.” E’ il sussurro di Edward, seguito dal suo sguardo tagliente.

Davvero davvero?!

“Davvero. Promesso. Ora mi puoi aiutare?”

Va bene.”

“Quanti cuscini ci sono sul divano?”

“Cazzo, Bella! Non sa contare!” Vero…

“Allora tesoro, prendi tutti i cuscini che sono sul divano e mettili sul camino.”

Cos’è il cammmmino?

“Che cazzo vuoi fare?” Parlano contemporaneamente, e vorrei davvero chiamare un taxi e scappare in questo momento.

“E’ quel posto dove esce il fuoco. Quello vicino alla televisione, capito?” Strillo, evitando la domanda di Edward.

Oh, dove nonno cucina la carne!”

“Bravissima!” Strillo, attaccandomi sempre di più alla porta. “Di bocca buona la bambina.” Sussurro poi a Edward, che ancora mi guarda stralunato.

Ce li metto Bella. Intanto penso anche al regalo che voglio…

“Pensiamoci dopo! Ora puoi farlo in fretta?”

Pff… va bene.” Sbuffa dall’altra parte della porta, come se lei stesse per morire congelata. E’ a tutti gli effetti la figlia di Edward.

“Non dirmi che vuoi fare quello che penso.”

“E che pensi?”

“Bella, non se ne parla. E’ alto tre metri. Chi ti dice che lei abbia messo davvero i cuscini lì sotto? Ti spaccherai una gamba! Anzi, con la fortuna che hai…”

“Potrei rimanerci secca. Tranquillo, ci so fare. Mi devi soltanto aiutare a salire.”

“Io non lascio che…”

“Edward, tua figlia è lì dentro sola da più di mezz’ora. Tu non ci passerai mai. Io sì. Quindi dammi quella cazzo di spinta e fammi salire.” Mi guarda contrariato per un po’, finché si decide e mi fa salire fino al tetto della casa. Cerco di tenermi alle mattonelle, cosa non facile visto che è tutto completamente coperto di neve. Arranco in alto, sforzandomi con tutta me stessa per non cadere. Non devo cadere. Ma so che lo farò una volta arrivata giù, se fino adesso non è successo niente. Butto un’ultima occhiata di sotto, e noto Edward attaccato alla porta che parla con sua figlia.

Morirò. Di certo questo sarà l’ultimo giorno della mia vita. Una misera vita fatta di cazzate e figure di merda. Ma la mia vita infondo è questo: un continuo slalom tra figure di merda. E questa sarà l’ultima. Non riuscirò nemmeno a morire degnamente.

E’ l’ultima cosa che penso.

E poi mi calo nel camino.



Il dolore atroce che provo alla gamba mi fa capire che non sono morta. Ma fa un male cane.

La cenere che mi entra nella bocca e nel naso facendo sì che respiri a fatica mi fanno capire che non sono di certo morta. La bambina che mi guarda con entrambe le mani appoggiate alla sua bocca mi fanno capire che non sono morta.

Tossisco, creando una nuvola di fumo intorno a me. Mi trascino fuori dal camino, portando dietro di me tutti i cuscini che Luna ci ha messo sopra. L’ha fatto veramente. Cerco di sorriderle, ma l’unica cosa che riesco a fare bene è alzare una mano per farle un piccolo gesto.

Wowww! Bella, ma tu sei l’aiutante di Babbo Natale?!” Stavolta rido davvero, tra il dolore alle ossa e quello al petto.

“Forse, tesoro.” Sputo la cenere, e le allungo una mano. “Mi devi aiutare. Mi devo alzare.”

“Oh, aspetta! Papà deve vedere che sei l’aiutante di Babbo Natale!” Zompetta felice verso la porta di casa, si alza in punta di piedi, gira il pomello e con un gesto che non le richiede troppo sforzo apre la porta.

La apre.

Apre la porta.

La porta, quella che volevamo scassinare.

La porta che non si apriva, quella che mi ha fatto calare da un cazzo di camino.

Lei la apre.

“Bella?! Bella?!” Edward mi cerca con lo sguardo, ma vede solo la sua bambina che sorride felice e poi me, sdraiata e coperta di cenere per terra.

“Chi ha aperto la porta?!”

“Io!” Dice lei tutta soddisfatta.

“E perché diamine non l’hai fatto prima?!” Edward si trattiene dallo strillare, me ne accorgo dai pugni stretti ai lati delle sue gambe.

“Voi mi avete detto di accendere la TV! Mi avete detto di mettere i cuscini lì!” Sbotta, indicando il camino dietro di me. “Non mi avete detto di aprire la porta! E io ho fatto tutto quello che avete detto!”

Mi butto di peso con la schiena sui cuscini, stringendo gli occhi. Coperta di cenere dalla testai ai piedi. Con una caviglia slogata.

E penso che al peggio non c’è davvero mai fine.



Note finali:

Buonasera lettori!

Scusate per l’orario, ma questo era davvero l’unico momento libero che avevo per pubblicare! Allora… prima parte del capitolo: ma Donna Dolores è davvero… non lo dico, ma potreste arrivarci anche voi!

Seconda parte del capitolo: la nostra Bella è tornata, più sfigata che mai. E sì, stasera vi ho voluto far conoscere anche Luna. Un bel peperino, anche lei ci farà ridere molto!

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, spero anche di sentirvi nelle recensioni! Vi mando un abbraccio grandissimo, a giovedì!

Grazie per aver letto <3

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tati Saetre