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Autore: Morgan Greenlock    07/05/2020    5 recensioni
Dal testo: "Severus Snape si era diretto nel bel mezzo della notte a Grimmuld Place su invito della signorina Granger che, a quanto pare, era preoccupata per Potter. Dopo la guerra a cui era misteriosamente sopravvissuto non aveva purtroppo smesso di doversi fronteggiare con i problemi di quel moccioso del suo allievo"
Scritta per l'event del gruppo FB We Are Out For Prompt
(1286 parole)
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Severus Snape si era diretto nel bel mezzo della notte a Grimmauld Place su invito della signorina Granger che, a quanto pare, era preoccupata per Potter. Dopo la guerra a cui era misteriosamente sopravvissuto non aveva purtroppo smesso di doversi fronteggiare con i problemi di quel moccioso del suo allievo (ormai diventato uomo, indubbiamente, aggiunse Severus con tono piccato a sé stesso). Almeno non doveva più tollerarlo a scuola, aggiunse, era già insopportabile così com’era il suo lavoro, senza che un pericolo pubblico come Potter vi tornasse. Bussò più urgentemente di quello che aveva pensato alla spessa e scura porta che si aprì subito, ma solo uno spiraglio, facendovi sbucare una testa castana.

 

-Professore…- Venne spalancata del tutto.-…entri, la prego. Harry- Iniziò subito lei facendogli strada.- Harry non sta bene. Non lo vedavamo da giorni, ci aveva detto che era in missione con gli altri Auror, ma ieri erano già tornati, ma non Harry che però aveva timbrato il cartellino e poi- Cercò fiato nei polmoni.- poi torniamo a casa e troviamo del sangue sul pavimento che porta alla sua stanza e…- Snape afferrò la spalla della sua ex studentessa, bloccandola dal dire altro.

-Mi dica in che stanza, purtroppo conosco a menadito questo posto.- Grugnì dirigendosi verso le scale.

-Ultimo piano, la prima porta sulla destra. Non vuole vederci ed io…- Il Signor Weasley, più stropicciato e scomposto di quanto volesse dar a vedere, uscì dalla stanza avvolgendo le sue mani intorno alle spalle di Hermione. Snape lo osservò fino a che non scomparve nel primo angolo che portava al piano successivo. Appena fu poco visibile si lasciò trasportare da un batticuore più spinto, più ansioso. Salì velocemente con passi urgenti, veloci, tanto da far scricchiolare a malapena gli usurati gradini in legno e ben presto trovò la porta di Potter. Bussò, questa volta in modo controllato, con i suoi soliti modi, ma quando non ricevette risposta si decise ad entrare con o senza il permesso del proprietario. La porta non era bloccata da nessun incantesimo, era semplicemente chiusa e Potter aveva ricacciato indietro i suoi amici nonostante non vi fosse magia fra loro. Storse le labbra preoccupato mentre abbassava la maniglia. Harry, che era seduto sul letto, stava cercando di curarsi una brutta ferita al fianco e alla spalla. Il manico della bacchetta sporco di sangue, alcuni stracci premuti nel punto interessato. Lo vide alzare lo sguardo che aveva un qualcosa di folle, come se fosse stato un animale in gabbia, feroce e selvaggio e Severus ne rimase colpito. Appoggiò la sua valigetta sul comodino vicino, afferrando la sedia dalla scrivania adiacente alla finestra.

-Se ne vada, Snape, non ho bisogno…Ah- Il suo ex professore cacciò le sudice mani di Potter da quella ferita che, a dirla tutta, non era eccessivamente grave ad un primo sguardo veloce, eppure continuava a sgorgarvi sangue. Si sistemò meglio seduto, tirando fuori alcune fiale, dei sachettini con delle erbe e un piccolo mortaio.

-Sono qui solo per aiutare, Potter. L'ho protetta per diciotto anni, non permetterò che muoia per un’infezione o per dissanguamento date le sue scarsissime, per non dire inesistenti, capacità da Medimago e la sua testardaggine a non volersi fare vedere dalle uniche persone che potevano darle una mano.

-Non importa. Non posso sempre pesare sugli altri.

-Mio malgrado, Potter, graverai sempre sulle mie spalle.- Con uno sventolio della bacchetta la camicia e la giacca del ragazzo, sporche e zuppe di sangue, scomparvero, per riapparire poco più lontano. Presero fuoco un momento dopo.

-Poteva chiedere il permesso- Sbuffò Harry osservando le mani sicure di Severus lavorare nel mortaio, aggiungendo oli ed erbe. L’uomo non si sprecò a rispondere, intimando al ragazzo di stendersi. Si piegò su di lui per controllare lo stato dei tagli.

-Come se li è procurati?

-Accoltellato.

-Prego?- Ecco, quella sì che era una risposta che non si sarebbe proprio aspettato.

-Accoltellato, Snape. Una rissa in un bar babbano.- Un gemito di dolore del ragazzo riscosse Severus che immediatamente iniziò a raccogliere il sangue di Harry con un’incantesimo, esattamente come aveva fatto con Draco anni prima. I minuti passavano ed Harry si sentiva meglio ad ogni sussurro del suo professore, intento a salvarlo. Ancora.

-Snape…- Severus alzò lo sguardo su di lui, brevemente. Si sentiva stanco, prosciugato da quella che ora era la sua esistenza.- …grazie.- Strinse le labbra in una sottile linea bianca, mentre osservava le cicatrici sulla pelle del ragazzo, ancora troppo pallido. Applicò l’unguento che aveva pestato prima e lo bendò.

-Riesce a non farsi ammazzare quando riposa, almeno?- Si alzò dalla sedia accanto al letto, iniziando a mettere via gli ingredienti, sacchettini e quant'altro.

-Non posso dormire.

-E per quale assurda ragione, Potter?- Severus si girò infastidito, trovando un Harry sereno, con un sorriso…no, un ghigno sul volto.

-La notte è ancora giovane, professore.

-Non sono più il suo professore, Potter...- Severus si ritrovò involontariamente a far scorrere gli occhi neri sull’intero corpo dell’altro, che lo lasciò fare. – Prima…sembrava fuori di sé. Cosa le è successo?

-Non…non lo so.- Ammise annegando in quel profondo nero che era Severus Snape.- E’ da un po’ di tempo che mi sento così…- Cercò le parole con un’espressione di pura rabbia dipinta sul volto.- infuriato. Intollerante. Io…credo di stare uscendo di senno, Snape.

-Ammetto che non è stato mai molto assennato, Potter.- Si risedette sulla sedia, sapeva benissimo che non voleva andarsene così presto. Si diede del debole perché anni prima avrebbe avuto la forza di fare solo ciò che andava fatto, non così. La quasi morte lo aveva rammollito. – Stupido coraggio Grifondoro.

-Io non sono nemmeno la metà di lei, Snape.- Sgranò gli occhi. Oh Potter… -Era un… -Complimento, Snape. Si ricorda com’è riceverne uno?- Harry rise, un po’ ammaccato, ma rise di gusto. Snape storse le labbra, guardando altrove. Sentiva le guance riscaldarsi e le emozioni scivolargli dentro come latte al miele, liscio, senza briglie. Una volta riuscivo a controllarmi. Si dannò.

–Mi ha appena dato del Grifondoro, non so se sia un complimento.

-Lo era.- Osservò l’uomo, rigido, i capelli che gli ricadevano lisci sul volto, ancora un po’ umidi. Fuori pioveva. – Resti.- Snape non alzò lo sguardo sul giovane che aveva alzato il braccio fino a trovare il suo ginocchio.- Resti.

-E’ per caso impazzito, Potter? Ha idea di cosa mi sta chiedendo? Devo tenerle la mano fino a che non si addormenta?- Harry sorrise mesto, senza spostare la mano da dov’era poggiata e Severus non aveva ancora fatto nulla per scacciarla, nonostante tutto. –Deve aver completamente perso il senno, Potter.- Scosse la testa sbuffando.- Non le importa cosa penseranno i suoi due amici? Io che rimango tutta notte nella camera da letto del loro protetto. -Non mi importa cosa pensano loro, è una mia decisione, dovranno rispettarla.

-Le è passato per quella mente malata che forse mi importa di quello che si dice di me in giro e che questa…-Indicò la mano, allontanandola, per poi alzarsi ed afferrare la valigetta.-…questa cosa non intendo farla?

-Le importa?- Fu un sussurro e Snape comprese quanto fosse stato avventato a trattenersi più del dovuto. Sapeva che non sarebbe più riuscito ad andarsene. L’uomo si voltò a guardarlo, incerto.

-E se fosse? -Penserei che ha completamente perso il senno, Snape. Ha perso il senno?

-Da un po’, immagino.- Posò nuovamente la valigetta sul mobile.

-Dovresti chiudere la porta, Snape.- Questa volta non vi era ilarità nella voce, non un sorriso, bensì profonda consapevolezza e lucidità e Snape, incredibilmente, eseguì la sua richiesta senza batter ciglio.

-Si sta prendendo confidenze, Potter?- Si chiuse con un sonoro ‘clock’ alle spalle del professore.

-Forse. Ti andrebbe bene? Severus annuì tornando a sedersi sulla sedia accanto al letto di Harry.

   
 
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