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Autore: lenina blu    08/05/2020    0 recensioni
Oltre a San Valentino, in Giappone si festeggia il White Day: esattamente un mese dopo il 14 febbraio, i ragazzi si dichiarano alle loro amate regalando qualcosa, rigorosamente bianco. Ricevere un regalo da parte di un ragazzo è qualcosa di impensabile dentro il Collegio femminile Furinkan, nel centro di Tokyo, soprattutto per Hikari Tanaka, che i maschi nemmeno sa come sono fatti. Lei ha un solo sogno, diventare una rockstar. Eppure prima di tornare a casa, trova nascosto nel suo armadietto una lettera. Completamente Bianca.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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28 Marzo. Tokyo, quartiere di Shibuya. Not Sorry.

Hikari aveva accettato la proposta di getto, ma nel corso di quei due giorni aveva ripensato. Sua zia Kaori sapeva che sarebbe uscita con amici quel sabato. Non le aveva ancora raccontato della storia del Tanabata perché non sapeva bene come l'avrebbe presa. Di sicuro meglio dei suoi genitori biologici. Heiji le aveva detto che sarebbe passato a prenderla all'ingresso della metropolitana vicino casa. Era contenta che non venisse sotto casa. Non voleva che ne sua zia, ne i vicini cominciassero a parlare male. Già era venuta a casa in motorino con quello che era il suo vicino di casa. Se poi si faceva accompagnare a casa da un uomo diverso tutte le volte, conoscendo la mentalità delle persone che la circondavano, avrebbe potuto dire addio alla sua reputazione di brava ragazza. Shou per fortuna da quel giorno era sparito e lei dopo la corsa aveva smesso di pensarlo così spesso. Sapeva che doveva solo riprendere le redini della sua vita e concentrarsi su altro.

Sapendo che il locale in cui andavano, il Not Sorry, non era il classico posto per fighetti, ma più un locale per appassionati di musica, si era rilassata decisamente. Condividere lo spazio con qualcuno che come lei amava la musica, non l'avrebbe messa a disagio. Si era piastrata i capelli, aveva messo un filo di eyeliner, un velo di lucidalabbra ed era uscita di casa. Addosso portava una giacca in jeans, una tshirt nera di una band che solo lei conosceva, i jeans a vita alta, le doctor martens nere, con i lacci rossi.

Era scesa in strada e aveva percorso di 100 metri che la separavano dall'ingresso alla metro. Si era guardata un po' in giro, ma non aveva visto nessuno. In effetti era perfettamente in orario e magari Heiji aveva incontrato traffico. Si aspettava veder arrivare una macchina, quindi quando sentì il rombo della moto da infondo la strada, non fu sorpresa. Lo fu, quando il motociclista le si accostò e alzò il vetro del casco. Era proprio Heiji. Quella moto era decisamente troppo.

Dieci minuti dopo Hikari scendeva da quello che era stato un viaggio decisamente emozionante. Il rombo della moto, tutti che si giravano, la guida sicura di Heiji. Certo, continuava a ritenerlo uno psicopatico, però aveva guidato bene. Si era aggrappata a degli appigli dietro e aveva evitato di spalmarsi sulla schiena, come invece aveva fatto probabilmente con Shou.

-Ma ogni giro in moto ti diverte così tanto?- chiese lui togliendosi il casco.

-Da morire- disse Hikari entusiasta. Per un attimo si era dimenticata di aver di fronte Heiji. E se forse era lei che attribuiva a Heiji delle sensazioni negative che poi in realtà non erano vere? Magari lui non era cosi come lei se lo era dipinto. Magari lui era solo un po' snob e si limitava a guardare gli altri dall'alto in basso. Hikari non rispose a quella domanda. Non lo conosceva abbastanza e voleva vedere come si comportava con gli altri.

Lui la guardò, per un momento, soddisfatto di aver visto una reazione così spontanea da parte di Hikari. Poi le diede le spalle e si avviò verso quello che sembrava una porta di servizio. Aveva parcheggiato in un vicolo, ben illuminato per carità, ma pur sempre un vicolo dimenticato da dio. Hikari seguendolo aveva notato in quel momento una piccola targhetta sulla porta. C'era scritto "Not Sorry". Rimase sorpresa.

-Emozionata? - chiese lui continuando a darle le spalle.

-Curiosa più che altro- disse lei seguendolo. Lui mise una mano sulla maniglia, ma nel momento in cui stava per spingerla si bloccò.

-Sta sera si esibiscono i The Plaza. Sono nati da pochissimo ma pare stiano facendo faville. Il cantante ha già partecipato al Tanabata, arrivando in finale con noi. Ha perso, esattamente come noi. Ha deciso di riprovarci, ma con qualcun altro- disse Heiji. Poi spinse la maniglia e una scala buia apparve di fronte a loro. Scendeva e finiva in un corridoio praticamente buio, se non fosse stato per qualcosa di intermittente bianco, che dalla loro posizione non si capiva se fosse una lampadina rotta o un effetto voluto.

Hikari era curiosa, ma allo stesso tempo un po' diffidente. Già non si fidava al completo di Heij, quel posto poi non la convinceva molto. L'unico motivo per cui non era già scappata era il leggero rumore di voci, parole e risate che proveniva da quel corridoio. Heiji scese subito, Hikari lo seguì, vicina ma non troppo. Guardò la porta dell'esterno chiudersi alle loro spalle e farli calare nella completa oscurità. Scese le scale, vedendo un po' di più, Hikari si ritrovò in un corridoio piuttosto lungo, al termine del quale c'era una porta nera. Era una ambientazione degna del più spaventoso dei film di Hitchcock. E come la più banale delle protagoniste dei film horror, non si voltò e continuò dritto verso la porta. In quel momento si spalancò e vennero investiti dal rumore di strumenti musicali, voci e altri suoni indefiniti. Lì investì anche l'odore di essere umano, che in un luogo così piccolo e chiuso era inevitabile. Due ragazze, castane, ma con una ciocca rossa, vestite praticamente uguali, uscirono in quel momento. Una delle due aveva un pacchetto di sigarette in mano, mentre l'altra ne teneva una tra le labbra. Due linee pesanti di mascara, minigonna nera in jeans strappata e un lunghissimo kimono in seta rosa e nero, lasciato aperto, decorato dai fiori ricamati. Hikari si sentiva piccola. D'altronde lei aveva quasi 18 anni, ma quello non era il suo ambiente.

Si concentrò un attimo su Heiji e cercò di attingere dalla sua sicurezza. Se lui l'aveva accettata, se persino lui aveva permesso che Hikari partecipasse, voleva dire che aveva visto qualcosa in lei. Hikari aveva il compito di difendere quel qualcosa. Non poteva lasciarsi impressionare dagli altri. Non se c'era in gioco il suo sogno.

   
 
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