Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    08/05/2020    1 recensioni
Raccolta di one-shot, scritte utilizzando i prompt del "Tsubasa Month" (maggio 2020) indetto su Tumblr. Temi:
1) Natural Wonders
2) Favorite Worlds
3) Angst + Goodbyes
4) Fluff
5) Hitsuzen
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ottava meraviglia







 
君がいつか教えてくれた
心の躍動が駆り立てる
未来までは奪われてない
それを知ってるから行ける


- “It’s” -







 
Il nuovo mondo in cui eravamo atterrati era meraviglioso. Non era quindi certamente un caso se Yuuko-san ne aveva parlato come “il Paese delle Sette Meraviglie”.
Tra alte cime innevate che sembravano innalzarsi fino al cielo, un vulcano attivo e aride distese montuose simili ai canyon già incontrati a Piffle, si aprivano due ampie cascate stanti una dirimpetto all’altra. Entrambe somigliavano a quella dell’ultima fase della Dragonfly Race, quella in cui Sakura si era gettata senza alcuna esitazione contro il muro d’acqua, inseguendo il vento. Tuttavia, le acque qui erano più trasparenti e brillavano come cristallo liquido. Erano inoltre dotate di rocce sporgenti, tramite le quali era possibile arrampicarsi per raggiungerne la cima; da lassù si poteva ammirare tutta la vastità verde, rosso-arancio e celeste di quel mondo, tanto ricco di fascino.
Come se non bastasse, le due cascate erano antitetiche: la prima che avevamo trovato era fredda e, dato che di giorno faceva caldissimo, era un piacere abbeverarsi con le sue acque o risciacquarsi dal sudore – soprattutto per Fay-san, considerando quanto poco tollerasse il caldo. Non che fosse eccessivo lì, ma era comunque lieto di bagnarsi in quella vasta sorgente – sebbene il suo maggiore diletto fosse spruzzare Kurogane-san e farsi inseguire da lui, coinvolgendo anche noi schizzandoci tutta l’acqua addosso.
La cascata di fronte, invece, dava origine ad una vera e propria sorgente termale, e dato che di notte la temperatura scendeva sotto lo zero era un piacere sostare nelle sue vicinanze, lasciarci avvolgere dal suo calore e rilassarci in essa, prima di andare a dormire. Grazie alle pietre che la dividevano in più gole, creando piccole pareti tra l’una e l’altra, ci era permesso farci il bagno tutti insieme. Così, mentre noi occupavamo uno spazio più ampio, Sakura e Mokona stavano alle nostre spalle, a chiacchierare amabilmente. Di tanto in tanto Kurogane-san e Fay-san continuavano a litigare, ma dopo tutto quel tempo avevo cominciato a farci l’abitudine e riuscivo ad ignorarli, finché non mi trascinavano con loro.
Dato che eravamo noi le uniche persone di quelle terre selvagge, e non erano molte le cose che si potevano fare eccetto esplorare, di giorno quando non ci dedicavamo a tale attività io e Kurogane-san ci allenavamo, oppure ci tenevamo impegnati con una dolorosa tecnica di meditazione, stando seduti immobili sotto l’irruento getto di acqua ghiacciata. Secondo lui doveva servire a temprarmi nel corpo e nello spirito e per imparare a controllare meglio la respirazione.
Nel frattempo, poiché Sakura aveva a sua volta espresso il desiderio di apprendere qualcosa di nuovo, Fay-san le stava insegnando come distinguere e raccogliere erbe, frutti e bacche commestibili, nuovi metodi per preparare decotti, come accendere il fuoco dalla pietra, e tutta una serie di azioni primitive utili a produrre utensili da utilizzare in cucina. Mokona, essendo stata cacciata brutalmente da Kurogane-san, se ne stava essenzialmente con loro e li assisteva come poteva.
Per il resto, ciò che avevamo scoperto fino ad allora grazie alla visione dall’alto era che al di là della catena montuosa priva di vegetazione non sembrava esserci nulla, quindi la piuma di cui percepiva l’oscillazione Mokona non poteva trovarsi verso nord. Ecco perché ci eravamo convenientemente accampati in prossimità dei corsi d’acqua, a metà strada tra l’arida gola e la lussureggiante vegetazione tropicale, oltre la quale si trovava un’ampia spiaggia. Attorno alla baia c’erano più di un centinaio di isolotti, quindi non era escluso che la piuma potesse trovarsi su uno di essi. O forse era in fondo al mare, le cui acque erano tinte di blu al largo, turchese e verde acqua lungo la costa. L’indomani avrei cominciato le ricerche proprio da lì.
Quel giorno, per cambiare un po’ metodologia, io e Kurogane-san decidemmo di sfruttare la florida natura che ci circondava per dare vita ad un allenamento speciale, basato su tutta una serie di ostacoli. A Kurogane-san non importava quanto fosse difficile o rischioso, perché sembrava pensare che fossi migliorato molto rispetto all’inizio – ciò mi consolava, visto che significava che sarei riuscito a proteggere più efficacemente Sakura.
Mi impegnai, pertanto, con tutto me stesso, e per quando finimmo era già giunto il crepuscolo. Secondo Kurogane-san mi ero meritato un buon riposo, per cui mi invitò a mettermi comodo e risollevare le membra, mentre lui e Fay-san sarebbero andati a raccogliere nuova legna da ardere e a cercare del cibo, insieme a Mokona che volle aggregarsi a loro a tutti i costi. Mi affidarono quindi a Sakura, la quale garantì che si sarebbe presa cura di me, assicurandosi che non avessi fatto ulteriori sforzi.
Non mi sentivo neppure tanto stanco, ma non importava cosa dicessi, Sakura sembrava non voler sentire ragioni. Sorrisi tra me nel vederla tanto presa dalla nuova carica assunta, sebbene una volta rimasti soli cominciò a riempirmi di un elogio dopo l’altro, imbarazzandomi.
«È incredibile il modo in cui sei riuscito a fare quelle capriole spettacolari! Sembrava quasi una coreografia, simili a quelle che si facevano al circo a Shara! Ahhh, vorrei così tanto esserne in grado anch’io!»
Ridacchiai per quel suo estremo entusiasmo, ma mi mostrai serio nel replicare: «Sarebbe pericoloso».
Mi fissò a lungo, prima di incrociare le braccia e sviare lo sguardo, imbronciata.
«Dici sempre così, però io sarei felicissima di imparare. Soprattutto da te», borbottò sottovoce.
Sorvolai sull’ultima affermazione e ignorai il batticuore che mi aveva provocato, facendole notare: «Ma principessa, a cosa vi servirebbe imparare queste cose? Se è per la vostra incolumità non dovete preoccuparvi, ci sono io con voi».
Lei si voltò spiazzata.
«No», ribatté debolmente, scuotendo appena la testa. «Non sarebbe per me stessa. Ma se…» Si fece piccina sul posto, chinando lo sguardo. «Se dovesse succederti qualcosa, e non ci sono né Kurogane-san né Fay-san, vorrei riuscire a proteggerti…»
La fissai ammutolito, non aspettandomelo. Eppure, avrei dovuto immaginarmelo da lei. Aveva sempre trovato un modo per proteggermi, da chiunque. A cominciare da suo fratello.
«Grazie», sussurrai accorato, prima che entrambi venissimo scossi da un brivido. Si stava alzando il vento, prevedibilmente visto che il sole era ormai sparito oltre gli alberi; tuttavia i nostri compagni di viaggio ancora non erano tornati ed eravamo a corto di legna.
Non essendoci alternative mi girai verso Sakura, indicando la cascata dietro di noi.
«Perché non fate un bagno? Resto io di guardia.»
Lei mi posò una mano su un braccio, guardandomi preoccupata.
«Ne avresti più bisogno tu.»
Scossi la testa, ma neppure stavolta sembrava volermi stare a sentire. C’erano momenti come quelli, in cui si comportava in maniera eccessivamente testarda, e caparbiamente non cambiava idea finché non si faceva quello che lei voleva. Chissà che non fosse un’indole intrinseca, dovuta al suo essere una principessa…
«In tal caso, ce lo faremo entrambi!» decretò infine, alzandosi in piedi con foga, senza mostrare alcuna vergogna.
La fissai come un pesce lesso, spiazzato. Non poteva dire sul serio…
«Ma -»
«Niente “ma”!» Mi afferrò per quello stesso braccio, costringendomi ad alzarmi, per trascinarmi verso la zona solitamente occupata da noi ragazzi. «Non preoccuparti, non guardo», promise, filando al suo lato.
Sospirai pesantemente, scuotendo la testa. Seppure avesse guardato, non ci sarebbe stato nulla di male – anche se dovevo ammettere che sarebbe stato alquanto increscioso. Se poi tenevo conto del fatto che si sarebbe spogliata anche lei…
Cancellai quel pensiero dalla mente e mi affrettai a spogliarmi, sentendomi già accaldato – e sapevo troppo bene che non era per colpa del vapore.
Sparii immediatamente in acqua, senza perdere ulteriore tempo, e posai la nuca contro la pietra tonda convenientemente levigata. Tentai di ignorare come potevo i rumori di stoffa e acqua che schizzava all’altro lato, preferendo concentrarmi sul cielo.
A quell’ora, esso diveniva la settima meraviglia. Non appena calava la notte, infatti, il buio si tingeva di scie acquamarina e celesti, lilla e rosate, oscillanti nell’aria. Oltre esse era parzialmente visibile un percorso serpentino, illuminato da miriadi di stelle, mentre a breve distanza tra di loro, stando una a nord e una a sud, roteavano due piccole lune color latte accerchiate da anelli dorati.
Seguii le regolari oscillazioni dell’aurora boreale con lo sguardo, e così riuscii efficacemente a distendere tutti i nervi, fisici e mentali.
Per lunghi minuti ci fu un silenzio interrotto unicamente dal regolare scroscio dell’acqua, un lontano sbattere di ali e il verso di qualche animale notturno, finché non sentii Sakura richiamarmi con un tono fievole.
Mi voltai prontamente, e la vidi affacciata da una roccia, con la testa e le mani che appena appena sbucavano dall’acqua. La raggiunsi in fretta, appoggiandomi con le braccia al lato opposto.
«Qualcosa non va?»
Lei scosse la testa, mordendosi il labbro. Si allungò timidamente per posare una mano sulla mia, sembrando angustiata.
«Prima hai detto che non devo preoccuparmi, perché ci sei tu con me...»
Annuii, ma mi impensierii percependo le sue dita tremare. Girai la mano e gliele carezzai, sperando di confortarla.
«Non avete nulla da temere.»
«… Però… non sarai con me per sempre, vero?»
Il suo tono di voce si abbassò di un’ottava, i suoi occhi si rattristarono e si posarono dappertutto tranne che su di me, forse per non mostrarmi la mestizia che la stava sopraffacendo.
«Principessa.»
Ottenuta la sua attenzione le rivolsi un sorriso, garantendole: «Finché mi vorrete con voi, io ci sarò».
«Per sempre», rispose prontamente, stringendomi le dita. «Resteresti per sempre?»
«Sì.»
Ricambiai la sua stretta e, finalmente, anche lei si aprì in un sorriso. Poi sembrò improvvisamente ricordare qualcosa e si portò la mano libera sugli occhi, voltandosi di lato.
«G-giuro che non ho visto nulla!»
Scoppiai a ridere, considerando che tra acqua, rocce e foschia a separarci non si vedeva assolutamente niente.
«Ah! Oggi l’aurora è più bella delle altre sere!»
Forse stava tentando anche lei di distrarsi così. Seguii la rinnovata traiettoria del suo sguardo, confermando, prima di riabbassare gli occhi su di lei. Lei, che aveva ancora il viso puntato all’insù, con aria piena di entusiasmo e stupore.
In quel mondo di meraviglie, Sakura ne era l’ottava.
Le luci della notte riflesse dall’acqua danzavano sulla sua pelle, illuminandogliela di fiochi bagliori. Senza controllarmi allungai la mano libera, in modo tale da spostarle alcuni capelli che le si erano appiccicati al viso, rendendomi solo parzialmente conto di starla guardando in maniera adorante. Lei abbassò lo sguardo, fissando i suoi occhi nei miei, e mi dedicò un minuscolo, dolcissimo sorriso. Schiuse le labbra, pronta a dire chissà cosa, e automaticamente i miei occhi caddero su di esse, quando udimmo Mokona trillare: «Aaaww stanno facendo di nuovo i piccioncini!»
Sobbalzammo e ci tirammo subito indietro, imbarazzati, voltandoci di spalle. A malapena mi ero accorto che ci eravamo avvicinati tanto. Mi portai una mano sul cuore, sperando decelerasse in fretta, udendo solo in parte Sakura che tentava di giustificarsi come poteva, con Mokona che la prendeva ancora in giro.
Sentii la legna cadere a terra e vidi Kurogane-san inginocchiarsi, adoperandosi ad accendere il fuoco mentre annunciava: «Abbiamo trovato molti ceppi asciutti stavolta, basteranno per tutta la notte».
Fay-san intanto ci fissava con un sorrisetto astuto, prima che si sedesse accanto a lui, esclamando gaio: «Preparo la cena! Ta-dan!»
E detto ciò ci mostrò dei conigli che avevano catturato, con grande orrore di Mokona.
«Sono stati brutali», piagnucolò, facendosi consolare da Sakura.
«Se non la pianti cuciniamo anche te», la minacciò Kurogane-san con un ghigno malvagio, proprio mentre cominciava a scuoiare la loro preda.
«Che cattivooo!»
Mokona continuò a farsi coccolare da Sakura e io ne approfittai per uscire dall’acqua, asciugandomi e rivestendomi in fretta, in modo tale da aiutarli.
Sakura ci raggiunse dopo poco insieme a Mokona, quando il pericolo era ormai passato e tutto era già finito in pentola. Ci sedemmo formando un cerchio attorno al fuoco, augurando buon appetito, e solo dopo esserci scambiati diverse chiacchiere ci addormentammo sui nostri momentanei letti di foglie ed erba, coperti come ogni notte dai nostri mantelli, cullati dai caldi sbuffi della cascata.
Il mattino seguente ci mettemmo finalmente in cammino e raggiungemmo la costa, alla ricerca della piuma, trovandola impigliata tra i coralli. Non fu facilissimo raggiungerla, visto che per suo effetto la corrente era fortissima, ma dopo diversi tentativi e stratagemmi ci riuscii. In realtà un grande aiuto mi era stato dato da Sakura stessa, che aveva parlato con l’acqua per calmarla, visto che come accaduto con il vento nel Paese degli Idoli ne avvertiva la sofferenza; in cambio essa era diventata totalmente immobile una volta recuperata la piuma, permettendoci di immergerci e nuotare tra coralli, stelle marine, e pesci esotici, facendoci scoprire anche le bellezze del mondo sottomarino.
Solo dopo che fummo ritornati sul litorale Sakura, del tutto entusiasta e soddisfatta dalle nuove scoperte, accettò di ricevere la piuma; così le restituii un nuovo ricordo e la afferrai in tempo prima che cadesse. Come sempre le permisi di dormire tra le mie braccia, avvolgendola del tutto col mio calore, desiderando con tutto me stesso di poter così sostituire ciò che quel terribile giorno avevano fatto le sue ali. E in cambio ricevetti il suo splendido sorriso, il dono più bello che potesse mai farmi.
















 
Angolino autrice:
Buonasera! Allora, come si evince dall'introduzione questa è una raccolta di 5 one-shot (forse 6, devo decidere se dividere la terza o meno) che sono per lo più what if o missing moments dell'opera originale. Non le pubblico in ordine di "tema", ma secondo un ordine a mio parere "cronologico". Le prime due, in realtà, avrebbero potuto essere interscambiabili, ma preferivo cominciare con un mondo nuovo piuttosto che con uno già visto. In questo caso, seppure abbia ripreso i mondi del manga (come il paese degli idoli), l'idea del "viaggio continuo" prende spunto dall'anime. 
Per immaginare questo mondo mi sono ispirata effettivamente alle meraviglie naturali che abbiamo (per la precisione al Mt. Everest, il vulcano Paricutin in Messico, il Grand Canyon, le Cascate del Niagara e Vittoria, la baia di Guanabara a Rio de Janeiro, la Barriera Corallina e l'Aurora Boreale).
Il titolo della raccolta l'ho scelto di getto, visto che tutte le one-shots sono aperte da canzoni (tant'è vero che l'ultima è una song-fic); la canzone presa qui è la seconda opening, di Kotani Kinya, e recita: "Tu una volta mi dicesti che il futuro non può esserci rubato, e poiché so questo, riesco ad andare avanti, coi battiti del mio cuore che mi spingono lontano" (traduzione mia).
Sperando vi sia piaciuta!
A presto :3

 
  
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