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Autore: Maqry    09/05/2020    21 recensioni
{Tosca Tassorosso/Salazar Serpeverde}
Si narra che un dì l'Inghilterra fiorì di saggi e potenti maghi. I quattro più potenti dell'epoca si unirono per fondare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, divenendo tra i maghi più famosi della Storia.
Ma su due di loro c'è ancora una leggenda che non è mai stata cantata.
"È sbagliato e non accadrà più, questo crede di saperlo – sono inconciliabili. Ma Tosca sa amare anche la diversità."
[La storia partecipa alla challenge "Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! - edizione speciale" indetta da Rosmary sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Salazar Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Leggenda taciuta
(SalazarxTosca)
 
 


 
 
 
 
 
 

 

 
 
Canteranno di lui un giorno – domani tra un secolo sempre –, scorrerà inchiostro per consacrare la sua grandezza e germoglierà timore1 nei cuori di chi avrà il privilegio di ascoltare.
Si intoneranno leggende sui suoi veleni d’alchimista e la Storia ricorderà la potenza del suo tocco da incantatore di serpenti.
Racconteranno anche degli altri: del coraggio sventato di Grifondoro, dell’acume saccente di Corvonero, della pazienza snervante di Tassorosso, di quel sogno che li ha uniti.
E stoneranno con l’ambizione nobile di Serpeverde accanto a loro – accanto a lei.
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Salazar venera la perfezione: goccia dopo goccia imbottiglia Morte e distilla Fama2, è abile artefice che scava labirinti e innalza monumenti3.
Nella maniacale geometria del suo mondo, i piedi nudi di Tosca danzano sulla spiaggia calpestando rette e disegnando cerchi che non si lasciano quadrare4. Tutto in lei è un’imperfezione frustrante che gli sfugge, dai fianchi abbondanti e sinuosi ai capelli di miele e farina, fino all’ingenuo sorriso donato a maghi e insetti senza distinzione alcuna.
 
Nel vano tentativo di raddrizzare le linee, la osserva e la studia – la trova.
 
 
 
 
Salazar non rammenta perché l’abbia schiacciata contro un masso – pietra a scorticarle la pelle, rovi a scalfirle le reni –, ma spinge smanioso e morde famelico. Sotto le sue labbra sbocciano livide violaciocche e fra le sue dita friniscono spighe di grano. Tosca lo carezza con i calli e bacia con ardore – fiori a sfiorargli la fronte, erba a solleticargli l’estasi –, e Salazar non comprende perché lei l’abbia voluto a propria volta. È sbagliato e non accadrà più, questo crede di saperlo – sono inconciliabili. Ma Tosca sa amare anche la diversità.
 
La seconda volta è lei a cercarlo, chi sia stato la terza lo dimenticano presto, presi dalla foga.
 
 
 
 
Salazar non si scomoda a interrogare stelle e tarocchi per accorgersi che quel sentimento, quale ne sia la vera natura, è senza destino: per quelli come loro gli ideali – diversi contrari inaccettabili – sono imprescindibile essenza di vita. Eppure fingono entrambi di non capire, finché possono si rubano notti e mattini – lui addensa nubi, lei fa spuntare soli.
Ma non può durare, non davanti a scelte più grandi: la passione non si cura della logica, ma ci sono valori in grado di creparla e frantumarla.
Nemmeno il centesimo affondo nel suo calore gli permette di apprezzare il gusto della cieca lealtà e dell’accoglienza indiscriminata, e lei, ottusa, non sceglie la retta viasi perdono.
 
Quando se ne va, Salazar non si volta per nessun saluto, irritato dai suoi occhi ancora comprensivi che gli sfiorano la nuca.
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Comporranno inni per celebrare Hogwarts, e i loro nomi echeggeranno nei ritornelli nuovamente vicini – Serpeverde e Tassorosso. Narreranno di pietre posate e di alleanze amputate, e li rievocheranno sempre tutti insieme – Godric, Corinna, e Tosca e Salazar.
Lui si rivolterà nel sepolcro per il tintinnio dei rigorosi alambicchi accostato allo sfrigolio del grasso sul fuoco. O forse si mentirà ancora una volta – la prima l’ultima l’ennesima – sul significato del brivido che gli percuoterà le ossa a quel suono.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Note alla storia: questa flashfic partecipa alla challenge/contest “Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)! – edizione speciale” indetta da Rosmary sul forum di EFP.
 
Coppia scelta: Salazar Serpeverde/Tosca Tassorosso.
Citazione scelta: “Erano destinati a perdersi, e non lo capivano. Erano stati destinati a non trovarsi, e s’erano trovati lo stesso”, inventata dalla stessa Rosmary (e che ho spiegazzato senza ritegno).
 
Ho giocato un po’ – temo non benissimo – con tempi, immagini e personaggi (non m’è dato sapere il perché della scelta, non ero a conoscenza di questa coppia prima che youtube me ne proponesse un video fanmade l’altro ieri), e mi auguro siano un briciolo credibili per quel poco niente che si sa delle loro vite (tipo l’utilissimo dettaglio che Tosca è l’autrice di molte ricette ancora usate nelle cucine di Hogwarts). A questo proposito spero non siano troppo cliché un Salazar pozionista e una Tosca bionda (credo che da qualche parte su Pottermore si dica sia castana, ma i libri non riportano nulla, quindi ho deciso che era come me la sono sempre immaginata, con i colori della sua Casa).
Al di là di tutto, a mio parere deve esserci per forza stato tra di loro un momento di vicinanza, amicizia e collaborazione, per poter lavorare alla scuola, sebbene alcuni semi di incomprensione ci fossero già. Per questo motivo trovo plausibile un avvicinamento sentimentale, nonostante siano caratteri tanto diversi (che non sono fatti per trovarsi).
Gli aggettivi in corsivo esprimono ovviamente il giudizio di Salazar, soprattutto di quello “futuro” dopo la rottura con gli altri tre.
La scena dell’amplesso è goffamente ispirata a una delle altre citazioni proposte, sempre di proprietà di Rosmary – “I sognatori hanno quella capacità tutta loro di creare la vita persino agli Inferi” –, che probabilmente (oltre ad azzeccarci poco) ora non si nota più, in seguito ai vari tagli e una diversa svolta presa, ma mi sembrava giusto segnalarlo.
Si prega gentilmente di sorvolare sul titolo poco sensato (quel poco di senso sta nell’introduzione) che ho scelto per disperazione.
 
Ringrazio di cuore chiunque si sia soffermato a leggere, spero che la storia possa essere stata di vostro gradimento.
 
 

 
 

[1] Volutamente oscillante tra i due significati di umana paura e di rispetto profondo e soggezione quasi per una divinità.
[2] Richiamo non proprio letterale della prima lezione tenuta da Piton nella Pietra Filosofale (ma credo sia piuttosto intuibile).
[3] In un articolo di Pottermore la Rowling ha dichiarato che la Camera dei Segreti, in origine, era prevista come luogo in cui Serpeverde potesse insegnare le Arti Oscure ai suoi studenti e come un monumento a se stesso (megalomane come l’erede!): non a caso vi è una sua statua ed è l’unico fondatore ad averne lasciata una nel castello, insieme a decorazioni che portano il simbolo del serpente.
[4] La quadratura del cerchio è uno dei problemi della geometria sin dall’antichità, poi dimostrato irrisolvibile: sostanzialmente è il tentativo di trovare il poligono che più si avvicina a un cerchio dato. Chiusa la parentesi matematica, si tratta dell’espressione usata da Dante nel XXXIII canto del Paradiso parlando dell’impossibilità di penetrare il mistero dell’Incarnazione – spero sia una licenza accettabile (ma ormai pare essere espressione comune, mi dicono su internet, e l’unica che prima di studiarla non la conosceva sembrerei io).
   
 
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