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Autore: MaryFangirl    10/05/2020    5 recensioni
“Coraggio, Rin. Alzati” non era un consiglio. Era un ordine.
La giovane si sollevò allargando l'increspatura nell'acqua. Lo youkai credette, per un istante, di morire.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^^ la notizia di un sequel di Inuyasha con le figlie del protagonista e di Sesshomaru mi ha spinto a ridare un'occhiata a una storia vecchissima, la mia unica Sesshomaru/Rin (perché spero proprio che Sesshomaru abbia figliato con Rin!)
La fanfiction risale al 2007, ben prima che Inuyasha terminasse. Nel rileggerla mi sono un po' vergognata (un po' tanto!) per come scrivevo a 15 anni ^^'' ho però deciso di provare a sistemarla con la mente di una 28enne (mantenendo un solo capitolo al posto dei 10 in cui era divisa) senza però modificarla eccessivamente per rispettare lo spirito della Mary di allora. Ringrazio chi vorrà dare un'occhiata e ancora di più se vorrà addirittura lasciare un commento :D
 
 
 
Sesshomaru ripose con un sibilo frusciante la luminosa e tagliente spada nel fodero della sua cintura.
I suoi occhi di gelida ambra non esprimevano la benché minima soddisfazione per ciò che aveva appena fatto.
"Signor Sesshomaru, aspettatemi!" Quella voce non più stridula né infantile giunse alle sue orecchie come una melodia.
Si voltò appena, vedendo la giovane ningen correre verso di lui. Le fossette ridenti sulle tenere gote e i capelli neri decorati da alcune orchidee violacee, la dolce Rin stringeva fra le mani un mazzolino di fiori bianchi.
Lo youkai notò infatti alcuni graffi sulle dita e sulle braccia della ragazza e aggrottò le sopracciglia.
"Rin...hai perso ancora tempo per quei dannati fiori?" il suo tono sgarbato non cancellò tuttavia il sorriso fresco della fanciulla.
"Forse avete ragione Signor Sesshomaru...ma è più forte di me, adoro i fiori e non posso fare a meno di raccoglierne qualcuno!"
Sesshomaru l'osservò sarcastico: "Qualcuno...?! Mi sembra che tu abbia sradicato un prato intero"
Rin ridacchiò: "Smettetela di prendermi in giro!"
"Rin, dov'è Jacken?" cambiò poi discorso.
"Jacken...mmmh...credo stia arrivando..." rispose leggermente imbarazzata.
Pochi istanti dopo, infatti, il rospetto raggiunse i due; una vena pulsava sulla sua fronte, le sgraziate dita tremavano di collera e il corpicino squamoso era pieno di taglietti: "Maledetta Rin! Perchè non mi hai aspettato?!"
"Scusami Ja-chan...non era mia intenzione farti arrabbiare" disse Rin chinandosi e carezzandogli la testolina.
Il demone avvampò: "Ja-chan?!? Comunque non credere di cavartela così facilmente, signorina!" borbottò alterato.
"Basta così Jacken. Piantatela di bisticciare e muoviamoci. Devo assolutamente trovare Naraku..." intervenne Sesshomaru.
"Naraku..." ripeté Rin, seguendo poi il demone-cane.


"Questo posto mi è familiare...ci siamo già stati, Signor Sesshomaru?" domandò Rin guardando curiosa gli alberi in fiore e le capanne disposte una accanto all'altra.
"Non ti ricordi, Rin? E' in questo villaggio che tu sei cresciuta..."
"D...davvero?"
"Sì. Ed è in questo stesso luogo che ti ho trovata morta"
"C...come? Morta? Non è possibile che io sia morta, Signor Sesshomaru! Come farei ad essere qui?"
"Il branco dei demoni-lupo ti uccise in questa foresta. Io riuscii a salvarti..." spiegò mettendo una mano sulla spada.
"Tenseiga...avete utilizzato Tenseiga per farmi tornare in vita..."
"Sì"
Sesshomaru riprese a camminare, ma Rin si fermò dinanzi a lui, ostacolandogli il passaggio.
"Che stai facendo, Rin? Spostati immediatamente!"
"No...prima ho bisogno di sapere una cosa...voglio sapere...perché mi avete salvata...cosa vi ha spinto a ridarmi la vita e a tenermi con voi...nonostante il vostro odio per gli esseri umani e...e sapendo che non vi sarei stata d'aiuto, ma anzi, che sarei stata fonte di guai? Perché...perché l'avete fatto?"
Sesshomaru tentò di dissuaderla con lo sguardo. Ma Rin era determinata e ferma, nella sua decisione di ottenere una risposta che pretendeva di avere.
Sesshomaru se ne andò senza risponderle. Rin lo seguì con lo sguardo, evidentemente delusa e amareggiata. Strinse i pugni, sbattendoli sul kimono arancione, tentando di calmarsi.
Si mordicchiò il labbro inferiore.
Ci fermeremo qui per dormire” disse Sesshomaru apparentemente calmo. In realtà la richiesta di Rin lo aveva spiazzato. Era stato preso dal panico. Non sapeva neanche lui che cosa pensare. Lui stava ancora cercando il perché, dieci anni prima, avesse salvato la ragazza dagli Inferi. Certo, per provare Tenseiga, ma era solo quello? Lui che nutriva un disprezzo più che accentuato per gli umani…odiava il fratello a causa della sua ibrida natura…eppure era incapace di allontanarsi da Rin. Non gli era d’aiuto, non sapeva combattere e non aveva neanche poteri sacerdotali, come Kikyo o Kagome…perché l’aveva salvata e non aveva più smesso di farlo quotidianamente?
Jacken appiccò un falò servendosene per scaladare qualche pesce pescato poco prima.
Sesshomaru si accomodò sul prato soffice, sistemando la coda vaporosa accanto a sé.
Dove si è cacciata Rin?”
“È andata al lago qui vicino, ha detto che voleva rinfrescarsi, Padron Sesshomaru”
Lo youkai si alzò di scatto. “Padrone…non volete mangiare?” azzardò il rospo mordendo il pesce affumicato.
Il Signore dell’Ovest non proferì parola, ma si diresse verso la palude.
 

Le fresche goccioline percorrevano le braccia bianche, scivolando giù per la sinuosa curva del seno e la lunghezza delle sue gambe.
S’immerse nell’acqua che alla sua pelle appariva ormai tiepida, massaggiando la chioma corvina che fluttuava coprendo le spalle umide.
Non c’era vento. Non c’era nulla che facesse piegare i giovani arbusti presenti sulla riva del lago; Rin tese le orecchie. Aveva udito un fruscio. Un rumore appena percettibile.
Coprì d’istinto i seni con le braccia e subito dopo spalancò gli occhi.
 

Le pupille diventarono più grandi. Tentò di pensare razionalmente ma non ci riuscì.
Più cercava di non guardarla, più quel desiderio enorme cresceva dentro di lui.
Non hai freddo, Rin?”
Lei scosse il capo. Sesshomaru scorse le sue gunace arrossate persino nel buio.
Sarebbe meglio che uscissi da lì. Rischi di ammalarti”
La ragazza non si mosse.
Coraggio, Rin. Alzati” non era un consiglio. Era un ordine.
La giovane si sollevò allargando l'increspatura nell'acqua. Lo youkai credette, per un istante, di morire.
Non aveva immaginato che Rin fosse divenuto tanto appetibile, ma era cresciuta e lui ne stava prendendo atto.
Il suo viso era adulto, pulito, gli occhi più scuri. Le labbra carnose erano in quel momento sfiorate da una goccia e lei tirò fuori la lingua inconsciamente. Il collo era slanciato come quello di un cigno, le braccia sottili e le mani dolcemente affusolate.
Giù, il suo seno era prosperoso e turgido, il ventre piatto, con quel piccolo ombelico irresistibile…Sesshomaru sapeva che la sua eccitazione era ormai alle stelle.
Rin non era più una bambina e in quel momento appariva come una ninfa dai lunghi capelli neri come il cielo senza stelle, la stessa creatura che viveva con lui da ormai dieci anni.
Rin provò un inevitabile senso senso di vergogna e di pudore. Quasi si arrabbiò con sé stessa quando le balenò il pensiero di voler essere accarezzata da quelle solide mani, stuzzicata dai suoi artigli solidi.
Si avvolse nel piccolo telo che aveva portato con sé, il tessuto aderì alla sua pelle come una seconda pelle…i capezzoli erano ormai inturgiditi e non solo per l’aria notturna.
Lui si avvicinò a lei. Spostò una ciocca bagnata e appesantita dalla guancia, portandola dietro l’orecchio. Le sue labbra si posarono sul delicato lobo e tracciarono un breve ed interminabile percorso fino al mento.
Baciò il naso. Le palpebre. La fronte.
Poi sorrise ironico, ma senza derisione nello sguardo.
Buonanotte Rin” sussurrò, la voce soffocata.
Rin percepì le sue parole come se nelle orecchie avesse avuto del cotone. Le sembravano così distanti. Camminò lentamente e raggiunse Jacken che, ignaro di tutto, ronfava accanto al fuoco scoppiettante…
 
 
Si voltò di lato. Si girò ancora. E ancora. Sbuffò, sentendo il russare di Jacken. Lei non aveva chiuso occhio. Non riusciva a prendere sonno. Sesshomaru aveva le palpebre abbassate. Stava dormendo o fingeva? Passò davanti a lui., che non si mosse.
Rin sentì il cuore farle una capriola nel petto. Era ancora più bello mentre era abbandonato al tronco di quella quercia scura, i capelli scossi dalla tenue brezza. Rin sorrise appena.
Non poteva farci niente, il sangue le ribolliva e la testa le girava quando lui le rivolgeva quel suo sguardo impenetrabile. Sentiva l’anima rigonfiarsi di gioia quando lui interveniva per uccidere dei demoni che la minacciavano.
Si abbassò sulle ginocchia: osservò la linea sicura del naso, la piccola mezza luna sulle fronte e le labbra dure, che eppure sembravano così attraenti.
Rin non aveva mai desiderato qualcuno con tanto ardore, nessuno degli uomini che durante il loro viaggio l’aveva corteggiata, regalandole complimenti anche esagerati e sguardi maliziosi. Sesshomaru non parlava spesso con lei e sicuramente non le aveva mai detto che era bella e dolce come un tulipano appena sbocciato, ma per lei era molto più importante un qualsiasi gesto che dimostrasse che lui ci teneva a lei, piuttosto che un galante baciamano.
Rin si alzò e prese a camminare. Le striature arancioni e rosa già coloravano il cielo, preannunciando l’alba di quel nuovo giorno. Raggiunse il laghetto e si sciacquò il viso, strofinandosi gli occhi.
Buongiorno, gentile fanciulla!” esclamò allegra una voce maschile.
Rin si voltò incuriosita e strabuzzò le ciglia. Era un bellissimo ragazzo. Alto e muscoloso, aveva capelli castani e occhi azzurri come pietre preziose.
B…buongiorno”
Il giovane trainava un bue, che si chinò a dissetarsi.
“Il mio nome è Takeo, signorina. Cosa ci fa una così graziosa donzella in questo bosco da sola?”
Rin sorrise: “Non sono da sola, viaggio col mio padrone”
“Il tuo padrone? Sei una serva?”
Scosse il capo. “No, è un demone che mi ha cresciuta”
“Un demone?! Credevo che i demoni detestassero e uccidessero gli esseri umani” affermò Takeo con un pizzico di timore.
“Be’, io…io sono con il Signor Sesshomaru da parecchi anni” spiegò Rin sedendosi su una roccia.
Non mi hai ancora detto il tuo nome” disse poi il ragazzo.
“Hai ragione, scusami. Mi chiamo Rin”
“Peccato che ora debba andare…questa sera c’è una festa al villaggio…mi piacerebbe che venissi anche tu” le propose Takeo un poco imbarazzato.
“Oh be’…sarebbe fantastico, ma dovrei chiedere al Signor Sesshomaru”
“D’accordo…spero di vederti. Arrivederci Rin!”
Lei lo salutò con la mano, pensando che Takeo aveva un sorriso davvero dolce.


Perché sei andata via così presto Rin?”
Non riuscivo a dormire, Signor Sesshomaru”
Hai incontrato qualcuno?”
Rin sapeva che mentirgli non sarebbe servito. “Sì…è un…un giovane del villaggio molto simpatico. Signor Sesshomaru…potrei partecipare alla sagra che si terrà questa sera?” lo pregò coi suoi grandi e luminosi occhi castani.
Sesshomaru non ritenne necessario privarla di un po’ di divertimento… “Va bene. Ma stai attenta” disse serio.
Oh Signor Sesshomaru, non so come ringraziarvi!” Rin si slanciò e posò le labbra sulla sua guancia. Allardango gli occhi, arrossì vistosamente. “Scusatemi…non…non era mia intenzione…”
Sesshomaru non proferì parola, ma ora il suo cuore batteva più forte: il punto in cui Rin l’aveva sfiorato sembrava scottare persistentemente, come fosse un tatuaggio…
Andiamo anche noi al villaggio, Padrone?” gracchiò Jacken.
“Dobbiamo stare attenti, nessuno deve farle del male...” mormorò, un luccichio nel miele delle sue iridi.
 
 
Il chiacchiericcio spensierato della gente indaffarata la faceva sorridere. Le era mancata la confusione di tutti i giorni. Frugò nella tasca del kimono e arricciò il naso. Solo poche monete.
Si guardò intorno e vide una bancarella di abiti. Il kimono che indossava non era adatto; era un po’ scucito e sporco, le occorreva un nuovo vestito.
Si avvicinò a piccoli passi e sorrise alla giovane mercante.
Esaminò alcuni abiti: erano tutti molto belli e idonei ma non sapeva quale scegliere.
Buongiorno Rin!” La ragazza sollevò il capo sorpresa e incontrò gli occhi allegri di Takeo.
Ciao!”
“Che stai facendo?” chiese.
“Ehm…starei cercando un abito ma non riesco a decidermi”
“Staresti bene con qualsiasi cosa addosso, anche con uno straccio!” osservò lui ridendo. Rin arrossì. “Mariko, aiuta tu la mia amica per favore!”
Mariko era la ragazza della bancarella, aveva i capelli corti e neri e due occhi scurissimi. Questa annuì e condusse Rin dentro una piccola capanna.
Tu…conosci Takeo?”
“Purtroppo sì…è mio fratello!”
“Davvero? Non vi somigliate molto”
Rin aveva l’impressione che fosse una persona che sorrideva di rado.
Be’…non è il mio vero fratello. I miei genitori vennero uccisi da un potente demone e la famiglia di Takeo, avendomi trovata, decise di tenermi con sé” spiegò velandosi di tristezza.
Mi dispiace…scusa, sono stata indiscreta!”
“Non hai nulla da farti perdonare, non hai detto niente di offensivo. Non ti ho mai vista da queste parti, da quanto sei arrivata?”
“Sono arrivata qui da un paio di giorni col mio padrone e un amico. Non so per quanto ci fermeremo. In ogni caso sono grata al mio Signore perché mi ha permesso di partecipare alla sagra di questa sera. Non sono mai stata invitata ad una festa” disse semplicemente.
Mariko esitò un istante, prima di chiedere: “Il tuo padrone è uno youkai?”
Rin fece sì con la testa. Mariko s’irrigidì, ma subito tornò sorridente.
“Credo di aver trovato il vestito che fa per te! Eccolo, coraggio, vai a provarlo!”
“D’accordo! Grazie infinite”


Ti sta divinamente! Takeo ha ragione…potresti indossare qualsiasi cosa e saresti divina!”
“Voi esagerate…sei sicura che stia bene?”
“Sei splendida!!”
Rin accarezzò la stoffa del vestito. “Allora…lo prendo! Lo indosserò questa sera!”
“Va bene!”
“Quanto ti devo?” aggiunse tirando fuori il denaro.
“Assolutamente nulla”
“Come sarebbe nulla?! Non posso prendere questo bellissimo kimono senza pagarlo!”
“È un omaggio per la prima cliente della giornata. Sei molto simpatica e cortese e magari questa sera convincerai il tuo padrone ad acquistare qualcosa sempre dalla nostra bancarella” rispose serenamente.
“Be’ allora…ti ringrazio molto!”
“Figurati!”
Rin fece per uscire, ma Mariko la bloccò: “Oh Rin…devo chiederti ancora una cosa”
“Sì?”
“Come si chiama il tuo padrone?”
“È il Signore dell’Ovest, il Signor Sesshomaru”
Mariko serrò le labbra e strinse i pugni.
Rin ne se andò intimorita e perplessa, tornando da Sesshomaru.
 
 
 
Rin non vedeva l’ora che la festa cominciasse. Era splendente nel suo nuovo kimono rosso e, mentre camminava, parecchi uomini si giravano a guardarla con piacevole stupore.
Rin scorse Mariko da lontano e si avvicinò a lei per salutarla.
Salve Mariko!”
L’altra le sorrise: “Buonasera Rin”.
Le parlava cordialmente, però Rin aveva l’impressione che il tono della ragazza fosse leggermente distaccato.
Alcune persone avevano iniziato a danzare.
“Ciao Rin! Sei bellissima!” esclamò Takeo dandole un bacio sul dorso della mano.
Rin arrossì. “Sembra che la gente si stia divertendo”
“Vuoi ballare anche tu?”
La giovane scosse il capo “Io non so ballare…”
“Nessun problema, ti insegno io!”
Takeo la trascinò e le mostrò i passi di quel ballo. “Impari in fretta!”
“Non è vero, sono ridicola!” rise lei imbarazzata.


Osservava da lontano…osservava solo lei e quell’umano che le cingeva la vita. Non riusciva a soffocarla, quella gelosia devastante che si era impadronita di lui. Forse avrebbe dovuto sentirsi sollevato. Rin era insieme ad esseri umani come lei. Se fosse rimasta al villaggio sarebbe stato meglio. Però lui sarebbe tornato un demone senza alcuno scrupolo, che uccideva chiunque gli si parasse davanti. Ma da quando c'era lei...raramente riusciva a farlo, davanti a lei, all'innocenza e alla dolcezza che sprigionava da ogni poro.
I suoi occhi si strinsero quando vide che l'umano l’aveva baciata sulla guancia.


Rin, se vuoi possiamo andare a fare un giro. Potremmo guardare le stelle…il cielo è limpido questa sera…” le propose Takeo.
“Ho promesso al Signor Sesshomaru che sarei rimasta qui”
“Dai…ci allontaniamo per qualche minuto…”
“E’ meglio di no, Takeo”
"Ti prego, Rin!”
Lo squadrò. “Uff…e va bene…”
Takeo sorrise.
Wow! Che bellissima luna!”
“È vero, è stupenda, ma non quanto te…”
Il tono di Takeo si era abbassato. Era roco, quasi irriconoscibile..
“Ti ringrazio…i tuoi complimenti mi lusingano…”
“Sembra un miracolo che una creatura come te esista sulla terra per allietare noi poveri umani…”
Il suo respiro le solleticava il collo, Rin non sapeva cosa pensare né come replicare.
La bocca del giovane sfiorò la sua tenera pelle. Brividi di consapevolezza la colsero in una frazione di secondo.
“Ta…Takeo…che stai facendo?”
“Sei così bella Rin…sono pazzo di te…da quando ti ho vista…ti desidero…”
Le circondò la vita con le braccia. Le scappò un gemito. Takeo stava agendo con dolcezza e Rin era quasi tentata di lasciarsi andare; ma le mani che la carezzavano non erano quelle di Takeo. Le pareva che su quelle dita ci fossero degli artigli che graffiavano le sue braccia senza farle male, che le sue labbra la mordessero con canini appuntiti…il suo corpo era con Takeo, ma la sua mente e il suo cuore erano rivolti a Sesshomaru.
Allora provò a respingerlo e gli chiese di tornare al villaggio. Takeo era ormai però morbosamente coinvolto nel donarle carezze e baci ora più esigenti. Rin alzò la voce e lo spinse da sé più forte che poté. La forza virile di Takeo era tuttavia troppo per lei. Emise un grido e lui la strinse con più veemenza, infilando una mano nel kimono, trovando il suo seno.
Takeo…lasciami, ti prego!”
Ma lui non si fermava, non accennava a rallentare né a smettere.
“Rin…mmh…”
Rin si divincolava. Ormai il kimono era scivolato. La lingua di Takeo stava per scendere avida sui suoi seni, ma un’ombra scura e lesta afferrò Takeo e si presentò davanti alla ragazza sbalordita.
Signor Sesshomaru…Signor Sesshomaru!” il sussurro di Rin divenne grido.
Il demone aveva afferrato Takeo e lo sollevava in aria. Le sue mani erano gelide. Avrebbe potuto scaraventarlo e ucciderlo senza pensarci due volte.
Takeo non fece niente per divincolarsi, sapendo di non avere speranza contro l'essere che gli era davanti.
Rin si alzò e corse verso Sesshomaru.
Non uccidetelo! Vi prego, Signor Sesshomaru! Non dovete ucciderlo!”
Lo youkai notò le lacrime che velavano il suo volto.
Ancora una volta, Rin gli stava impedendo di uccidere qualcuno, qualcuno che aveva tentato di farle del male, sorprendendolo di nuovo per la sua bontà d'animo e la sua bellezza interiore.
Takeo rise. “Lascia stare Rin…voglio proprio vedere…come ci si sente a morire per mano dell’assassino dei genitori di mia sorella…”
Rin spalancò la bocca. “C…come?!”
Mariko non te l’ha detto? E’ stato lui ad ammazzare suo padre e sua madre…”
Non può essere…”
Sesshomaru tremava.
Rin lo guardava sconvolta.
-Perché trema in questo modo?-
Allora lo youkai fece cadere Takeo, che emise un gemito insoddisfatto.
Rin non sapeva cos’avrebbe fatto. Rimase praticamente pietrificata quando il demone la prese con veemenza, posando le mani sulle sue tenere braccia e spinse con esigenza le labbra contro le proprie, dolci e morbide.
Le palpebre della ragazza si abbassarono inconsciamente e Rin si sentì sprofondare nell’oblio del piacere e della pace più assoluti.
 
 
Quando Sesshomaru si separò da Rin, Takeo non c’era più. Rin rimase con gli occhi chiusi per alcuni, interminabili istanti. Sentiva il suo sapore dolce ma forte e che portava con sé tutte le spezie raccolte nei luoghi in cui era stato.
Socchiuse le palpebre.
Sesshomaru le scostò una ciocca dalla fronte dove posò le labbra, poi si spostò sul naso, sulle guance e sul mento.
Rin sospirò, gettando il capo all’indietro. Sesshomaru le carezzò la tenera carne del collo con la punta della lingua.
Le dita di Rin erano delicate mentre passavano sulle sue spalle possenti. Le mani di Sesshomaru trovarono il nastro del suo kimono.
Il gemito della ragazza si fece più accentuato quando il demone sfiorò il suo seno. Lo strofinò con cautela, poi con maggiore audacia. Le sfilò l’abito, e scese con le labbra intorno ai capezzoli.
Rin finì di spogliarlo, finché leggere gocce di pioggia non iniziarono a cadere, fondendosi con i lunghi capelli di entrambi, bagnandoli.
Rin accarezzò la sua chioma, le dite infreddolite a causa dell'acqua mentre il demone la stendeva sull’erba umida e soffice.
La sovrastò con il proprio corpo; Rin arrossì quando notò l’eccitazione che lei gli provocava premerle contro la coscia.
La baciò a lungo, assicurandola silenziosamente che non le avrebbe mai fatto del male.
Il dolore acuto di Rin divenne languore.
Un grido di voluttà, una soave richiesta d’amore.
Carezze appena pronunciate, baci dati con semplicità e gemiti si persero nell'atmosfera creata dal temporale.
Sesshomaru sollevò il viso ormai fradicio.
Sfiorò le gocce di pioggia sulle guance e sulla fronte della giovane, che ora si commuoveva, sapendo di avergli donato la propria innocenza.
Non dissero niente. Alcuna parola. Alcuna frase. Non occorreva parlare.
Ma quando Rin si svegliò e non trovò lo youkai al suo fianco, provò un insopportabile senso di abbandono e pianse con amarezza.
Pianse a lungo.
Distesa sul prato in cui aveva perso la sua verginità, le lacrime inumidivano la veste che ancora profumava di pioggia. L’erba era bagnata, sembrava accompagnare il suo pianto, sfiorandole il viso.
Rin si vestì, le mani tremanti e il cuore straziato.
Si arrabbiò con sé stessa, si diede mille volte della stupida illusa, ma ciò non la consolava.
Udì un fruscio, e da un cespuglio accanto uscì Jacken, che si avvicinò a lei e disse:
Cosa ci fai qui Rin?”
“Oh…”
Il demone la guardò stranito. “L’importante è che tu non sia ferita. Se ti accadesse qualcosa, padron Sesshomaru mi ridurrebbe ad un cumulo di cenere.”
Oh…ma io…io sono ferita…non è vero che sto bene…” disse piano e con sofferenza.
Jacken non se ne accorse, le prese il lembo del kimono e la condusse ad Ah-Uhn, lo strambo demone a due teste, fedele da sempre a Sesshomaru. Quest’ultimo si presentò a Rin perfettamente fresco, senza ombra di stanchezza. Lo youkai non mancò di notare gli occhi rossi e gonfi della fanciulla e una morsa dolorante gli strinse il cuore. Lui, che non credeva neanche di averlo, un cuore, si era invece innamorato di quella fanciulla che, da bambina, lo aveva accudito…poi era stata uccisa dalla tribù Yoro, il branco di demoni-lupo capeggiato da Koga, e lui aveva utilizzato Tenseiga per resuscitarla. Quella spada che lui aveva sempre disprezzato, ritenendola ovviamente inferiore a Tessaiga, gli era stata indispensabile per salvare Rin e continuare a bearsi del suo sorriso, del suo canto melodioso, della sua gradevole compagnia.
Era stato meraviglioso fare l’amore con lei.
Quando poi si era addormentata, era rimasto ad osservarla, studiando ogni suo lineamento, le sue ciglia, le sue labbra dolci e delicate.
Poi se n’era andato, quasi turbato per quello che era successo quella notte.
Lui, demone spietato e crudele, aveva posseduto qualcosa di molto prezioso per Rin.
Da una parte ne era così soddisfatto: aveva sfiorato la sua pelle calda, aveva udito i suoi gemiti crescenti, goduto del suo corpo così sensuale.
Ma sentiva anche un fastidioso e inatteso senso di colpa. La consapevolezza più lampante che era riuscito ad ammettere a se stesso, tuttavia, era che si era innamorato.
Rin lo raggiunse, intimorita: “Perché ve ne siete andato? Non…non vi ho trovato stamattina”
Sesshomaru nascose benissimo il dispiacere avvertito sentendo la voce rauca e consumata dal pianto della giovane.
Perché sarei dovuto rimanere con te?!”
Rin spalancò i suoi occhioni scuri. “Ma…ma io…”
“È stata una notte piacevole…ma ora è tutto come prima. Non crederai che io sia solito legarmi con tutte le donne che passano momenti eccitanti con me?!”
Altre lacrime scesero automaticamente sul viso di Rin. Poi aggrottò le sopracciglia e tirò su col naso, affrontando il suo sguardo.
Uccidetemi”
Cosa?Smettila Rin”
Voglio morire, Sesshomaru. Se non lo fate voi, mi toglierò la vita da sola”
Sesshomaru non si mosse.
Perché?” la guardò perplesso.
Lei continuò: “Perché mi avete salvato? Non vi servo a nulla…non vi soddisfo pienamente neppure nel rapporto carnale…tanto vale che io muoia…almeno sarei utile per sfamare qualche animale”
Sorrise, e intanto piangeva. Jacken osservava la scena stranito, come non fosse reale.
Jacken” tuonò. “Oh…sì, padrone!” “Vai a cogliere della legna”
Il piccolo demone farfugliò: “D…della legna?!”
“Esatto”
“Co…come volete padrone, vado subito”
Jacken gettò un’occhiata indecifrabile a Rin, poi si ritirò.
Il silenzio fra i due era più pungente della spada dello youkai.
Che cosa aspettate, Sesshomaru? Uccidetemi”
Lui si avvicinò.
Fermati…non fare un solo passo…” soffiò.
Penso che non abbiate idea di quanto io vi ami, Sesshomaru…io, debole umana, preferisco morire piuttosto che vivere nell’indifferenza del vostro sguardo…”
Il cuore balzò nel petto del potente demone, provocando un tonfo sordo che non aveva mai sentito.
Si avvicinò a lei e la cinse con le sue braccia forti, senza proferire parola, sospirando fra i suoi capelli neri e soffici.
La giovane si abbandonò al pianto, sfogandosi sulla veste di chi più amava al mondo, di chi l’aveva sempre protetta, nascosta dai pericoli, osservandola dormire saporitamente sulla sua candida coda.
Jacken arrivò in quel momento, rimanendo impietrito quando il padrone catturò le labbra della ragazza e chiuse gli occhi, sfiorandole il seno con le dita, desiderandola e agognandola con un desiderio imperativo.
Rin non resistette e gli si incollò al petto, le mani sulle spalle. Anche lei lo voleva.
Lo voleva sempre di più.
Non voglio che tu muoia” le sussurrò.
Lei socchiuse le palpebre. “Allora promettete di non lasciarmi”
La baciò ancora e lei ne ebbe la certezza.
Intanto, Jacken si era avviato al fiume per pescare, pensando già al pranzo che avrebbero consumato.
 
 
 
Accoccolata fra le sue braccia calde, Rin tentava di contare le stelle. Erano così brillanti. Luccicavano come i lunghi capelli di Sesshomaru.
Gli artigli del demone tracciavano piccoli arabeschi sul suo ventre, sospirando contro il suo collo.
Forse…è tempo che risponda alle tue domande”
Rin non distolse lo sguardo dal cielo privo di nuvole adombre, e non disse nulla.
Mi sto ancora chiedendo il motivo per il quale ti abbia salvata. Non c’è una vera risposta. Però so che se ora non ti avessi al mio fianco, riterrei ancora Tenseiga una spada inetta”
Lei sorrise, stringendogli la mano.
Una stella cadente…”
Che cosa desideri?”
Se te lo dico…non si avvera” gli rispose baciandolo sotto il mento.
Ma io farò finta di non aver sentito…”
La mano si posò sulla curva del seno…lo solleticava, adorando i suoi gemiti soffocati.
Tutto ciò che desidero si è esaudito”
Sul serio?”
“È ciò che ho sperato fin quando ti ho visto…rimanere al tuo fianco e poterti dire che ti amo…”
Sesshomaru si mise sopra di lei, baciandole la fronte e le guance.
Be’…visto che hai esposto la teoria, credo sia mio dovere passare alla pratica…”
Mentre si amavano, la notte cullava la luna, e la luna accarezzava i due corpi uniti in una sola anima.
Lei avrebbe sempre desiderato di amarlo e lui l’avrebbe protetta.
Fino alla fine.
 
  
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