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Autore: Pawa    10/05/2020    7 recensioni
Il primogenito di Law e Kidd chiede a papà Law perché abbia scelto, tra tutti i suoi contendenti in amore, proprio papà Kidd, che di qualità ne ha ben poche e che a livello intellettivo sicuramente non è un grande stimolo.
Se in un primo momento è Law stesso a chiedersi cosa gli fosse venuto in mente anni prima, poi un sorriso gli compare in volto, mentre osserva Kidd da lontano, che pare stia per prendere a pugni un povero gabbiano.
Il sorriso si trasforma presto in una sincera risata.
(Dal Capitolo II)
Forse sarebbe stato meglio se non avesse perdonato il rosso, dopo che questi l'aveva ripudiato (...) Magari il suo presente sarebbe stato meno doloroso se avesse accettato le avance di altri uomini che gli si erano proposti. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata tornare a frequentare le donne(...).
Dunque non avrebbe mai avuto figli in quel modo tanto assurdo che ancora faticava a concepire e che tuttora non accettava totalmente.
E così non ne avrebbe mai persi.
(NOTE)
Una raccolta di OneShot tutte collegate alla long che sto scrivendo da anni su questa famiglia.
Risulta "COMPLETA", ma posso aggiungere capitoli su richiesta, se li desiderate, in attesa dell'originale ♥
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Pirati di Kidd, Pirati Heart, Supernova, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché proprio papà Kidd?

- Fortuna che aveva scelto Kidd -



ATTENZIONE:


Questa storia è stata ingiustamente sospettata di essere stata ispirata a un'altra fiction.
Con l'autrice dell'altra fiction ho già chiarito tutto ed è emerso che si trattava di un fraintendimento:
abbiamo avuto idee più o meno simili (legate unicamente a tre dettagli relativi alle due bambine), concepite in anni diversi e pubblicate in momenti diversi (per l'esattezza io ho creato i miei personaggi nel 2016 e 2017, come testimoniano le chat di facebook che ho dovuto ricercare per dimostrare definitivamente la mia innocenza e lei ha pubblicato la sua storia verso la fine del 2017. Dopodiché io ho pubblicato un estratto della mia long nel 2020).


È dunque evidente che non c'è stata ispirazione da ambo le parti, ma si tratta di due diversi frutti delle nostre fantasie distinte.
Spero che questa nota abbia levato ogni dubbio a chi ne dovesse aver avuto uno e possiate quindi godervi la mia storia in totale serenità, consci di star leggendo un'altra fiction tanto originale quanto quella dell'altra ragazza.

 
***

Il capitolo che segue è un estratto della mia long riadattato a OneShot.
Cronologicamente è antecedente al primo capitolo di questa raccolta e vi spiega alcune cose sulla struttura di questa famiglia che nell'altra OneShot erano state lasciate in sospeso.
I toni sono molto più tristi e tranquilli, ma capirete tutto leggendo ♥


Spero molto che apprezzerete!
Fatemi sapere ♥







 
BUONA LETTURA








Trafalgar Law aveva stretto a sé il proprio primogenito, respirando tremante contro i suoi fini capelli rossi.


Era stato convinto di averlo abbracciato per consolarlo.
Sapeva anche che il suo bambino, nonostante i quattro anni appena compiuti, era molto percettivo e intelligente e si era rannicchiato tra le braccia del genitore per tentare di dargli a sua volta conforto.
A quel punto, il medico non era più certo di chi stesse dando manforte a chi.


Aveva lanciato uno sguardo alle gemelle che dormivano serene nello stesso sacco a pelo, perlopiù appallottolato accanto al fuoco, ignare della tragedia che aveva colpito la loro grande famiglia, che comprendeva anche Pirati del Cuore, i Kidd Pirates e, ormai non era più restio ad ammetterlo, i Mugiwara.
Erano ancora troppo piccole per capire certe situazioni e forse era meglio così.
C'erano già tante spiegazioni scomode che il capitano degli Hearts, prima o poi, avrebbe dovuto dare alle sue principesse diaboliche sulla loro stessa nascita e ora non aveva l'intenzione né tanto meno la forza di raccontare loro che non avrebbero avuto alcuna sorellina, quella volta.


Riluttante, ma allo stesso tempo con l'esigenza di farlo, un sentimento aggrovigliato e confuso, suscitato da una parte di lui che ancora non poteva accettare il fatto, che ancora non si sarebbe separata da quel corpicino, aveva guardato a pochi passi da dove era seduto poggiato contro un albero.


Un groviglio di coperte insanguinate e stracci, completamente immobile, certamente freddo.
Non un singolo gorgoglio si levava da esso, nemmeno un debole pianto.


Era vagamente indecente lasciarlo così, esposto all'aria sferzante della notte appena calata su quella giungla perlopiù sconosciuta dell'isola che si era rivelata il luogo dell'ennesima pugnalata al cuore del più grande medico del mondo.
Purtroppo non c'era stato tempo di dargli altra e più degna sistemazione e nemmeno qualcuno che potesse farlo.
Law era stato lasciato con la sola compagnia dei propri figli in quel nascondiglio tra la natura e troppe avversità gli avevano impedito di fare qualcosa per quel fagottino.


Aveva perso così tante persone nel corso della propria vita che aveva avuto la presunzione di non poter più correre quel rischio e che avrebbe fatto qualunque cosa per evitarlo. Si era illuso che il mondo non potesse accanirsi tanto contro la stessa persona e quindi poteva finalmente abbattere le mura che racchiudevano le propri emozioni e concedersi ancora una volta la possibilità di amare.
Così aveva trovato Bepo, Shachi, Penguin e tutti gli altri membri del proprio equipaggio. Volente o no, era rimasto incastrato apparentemente per sempre con Cappello di Paglia-ya e la sua ciurma. Infine, dopo un'odissea di incomprensioni, si era riunito con Eustass Kidd.


Forse sarebbe stato meglio se non avesse perdonato il rosso, dopo che questi l'aveva ripudiato quando avevano scoperto l'improbabile e inaspettata prima gravidanza di Law. Magari il suo presente sarebbe stato meno doloroso se avesse accettato le avance di altri uomini che gli si erano proposti. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata tornare a frequentare le donne, come sempre aveva fatto prima di conoscere il capitano dei Mari del Sud.
Dunque non avrebbe mai avuto figli in quel modo tanto assurdo che ancora faticava a concepire e che tuttora non accettava totalmente.
E così non ne avrebbe mai persi.


Non per propria colpa, almeno, non senza combattere né perché, com'era accaduto, sarebbe rimasto troppo sopraffatto dal dolore fisico per poter pensare a cosa significava accasciarsi a terra senza il minimo riguardo per quello che il proprio corpo proteggeva.


Sì, avere una donna o rimanere single sarebbero state le opzioni perfette.


Perché diavolo aveva scelto Kidd?


Un fruscio tra i cespugli gli aveva fatto sbattere le ciglia, che non si era reso conto fossero tanto inumidite, e si era voltato in attesa di sapere chi lo stesse raggiungendo. La sua guardia era tutt'altro che alta, ma sapeva che non c'erano nemici nei paraggi.
Non più.


“Come stai?” Eustass Capitano Kidd non brillava per intelligenza, ma la domanda che aveva posto non era banale o fuori luogo come poteva apparire. Conosceva ormai molto bene il proprio fidanzato e sapeva che tutto ciò che stava patendo aveva tante cause fisiche quante psicologiche.
Quella domanda, in fondo, era più che giusta.


Il medico aveva preso a giocare distrattamente con i capelli del figlio. Kaito non si era ancora addormentato e la presenza di Kidd lo metteva sempre a disagio. Fortunatamente, l'unico piccolo Trafalgar presente aveva ereditato lo stesso debole per le carezze tra i capelli del proprio unico vero padre, come il piccolo si riferiva a Law, dunque non si era mosso dalle braccia del genitore nonostante l'avanzata dell'altro rosso verso di loro.
Law aveva sospirato, mentre il compagno si accomodava al suo fianco.
“Forse peggio di te.”


Aveva alluso perlopiù al proprio stato fisico, giacché quello emotivo era sicuramente incasinato quanto quello di Kidd. Questi, infatti, se in passato non aveva voluto riconoscere il loro primogenito, ora era un genitore più affettuoso di Law stesso. Doveva star soffrendo, anche se non lo dava a vedere.


“Si è ricucita la ferita?”


Il Pirata Heart non aveva nemmeno abbassato gli occhi azzurri sul proprio ventre. Lo squarcio che gli aveva portato via così tanto non era più visibile. Come sempre, seppur fosse stato medico e paziente al medesimo tempo, aveva eseguito un'operazione eccellente e non gli era rimasta nemmeno una cicatrice.
Solo un acuto dolore silente era ancora lì che persisteva.
“Tutto a posto. Anche i segni della gravidanza sono spariti.”


“Bene, bel lavoro.”
Kidd aveva preso a fissare il fuoco davanti a sé, ma poiché lo scoppiettio di alcuni trucioli lasciava indifferenti le sue pupille, forse non lo stava guardando davvero.
Non era un gran pensatore. Era più il tipo che usava la testa solo per farla impattare contro il cranio di qualcun altro, senza nemmeno subire danni, ma per una volta stava riflettendo e a fondo.


Non erano stati presi alla sprovvista.
Certo, non si erano aspettati un accampamento di marines su quell'isoletta stranamente tranquilla del Nuovo Mondo, dove erano approdati per far riposare tutti, Law principalmente, ma erano nel bel mezzo della battaglia quand'era successo, il momento in cui tutti loro dovevano star avendo i riflessi più pronti che mai, l'haki della percezione al top delle sue potenzialità.
Poi l'urlo di agonia di Law aveva lacerato l'aria.
Mai Kidd l'aveva sentito gridare in quel modo, così come nessuno dei loro amici e alleati. Trafalgar Law non alzava la voce nemmeno quando era infuriato, quindi udirlo era stato uno shock minore solo a quello provato nel vederlo con le mani scosse da fremiti, che andavano ad appoggiarsi sul suo pancione nascosto da una felpa decisamente troppo grande per lui e la solita panciera, tentando invano di fermare il fiume di sangue scuro che si riversava a terra.
Nessuno al di fuori della loro grande famiglia sapeva che Trafalgar era stato vittima di uno scherzo della natura, per cui poteva rimanere incinta, ma i soldati dovevano aver intuito qualcosa, giacché erano rimasti immobili a osservare sconcertati uno dei loro più grandi nemici crollare in ginocchio e poi sbattere il volto al suolo, mentre uno strano rigonfiamento si rivelava all'altezza del suo addome.


Il viceammiraglio che l'aveva ferito era stato scaraventato contro una parete di roccia da un calcio di Penguin, mentre Shachi raggiungeva il fratello e Kidd si faceva l'argo tra i militari immobili per soccorrere l'amante.


Se non fosse stato gravido di otto mesi quel fendente gli avrebbe squarciato troppi organi vitali tutti in una volta.
Se non fosse stato incinta sicuramente avrebbe schivato quell'affondo letale.
Se solo non avesse portato in grembo un bambino, poi non avrebbero dovuto piangerlo.


Con il raziocinio che a stenti aveva superato il loro terrore, i pirati avevano immediatamente provveduto a coprire i due capitani, Chopper e i fratelli di Law, che avevano portato quest'ultimo lontano dal campo di battaglia, alla ricerca della prima radura nella foresta dove adagiarlo per aiutarlo col parto precoce e di fortuna.


Se partorire significava dare alla luce una nuova vita, allora Trafalgar Law era sicuro che il taglio cesareo che avevano eseguito era consistito in una semplice esportazione di qualcosa dal suo organismo.
Perché non aveva dato inizio a nessuna vita.


La sua bambina era nata morta.


Inizialmente nemmeno gli avevano permesso di guardarla. Kidd gli aveva confessato che l'offesa del marine aveva colpito il volto della piccola.
Un volere forse masochistico del chirurgo aveva insistito e Law aveva guardato quella creaturina sfigurata e inerme, che si muoveva solo se mossa da altri.
L'aveva osservata a lungo, con un'espressione indecifrabile, gli occhi quasi vitrei e le labbra serrate in una linea rigida.
Qualcosa dentro di lui si era rotto o più presumibilmente si era risvegliato.
Doveva aver rammentato vecchie vicende, simili nell'epilogo, anche se con cause e protagonisti differenti e tutte che prevedevano Law incapace di cambiare l'avvenire.
Kidd ne era stato certo.


Ora, di fianco a lui, si domandava cosa passasse per la mente del compagno.
Eustass stesso si sentiva uno schifo, eppure non era stato colui che era stato ferito e che aveva cresciuto quella bambina dentro di sé per più di metà anno per poi perderla in modo così disastroso.
Gli aveva cinto le spalle, distogliendo finalmente lo sguardo dal fuoco crepitante e notando gli occhietti azzurri e sonnolenti di Kaito che lo spiavano con sospetto, seminascosti contro al petto di Law.


L'altro comandante non si era opposto e aveva lasciato riposare il capo sulla spalla muscolosa del fidanzato, tornando a guardare il fagottino esanime poco distante.
“Non voglio darle un nome.”


Era stato un annuncio inaspettato, ma Kidd poteva capirlo. Ormai lui e Law avevano menti affini, per quanto i livelli dei loro quozienti intellettivi fossero molto diversi.
Un nome avrebbe significato un legame troppo profondo.


Avevano la fortuna, probabilmente l'unica fortuna in quella situazione, di non essere persone comuni.
Erano pirati, uomini duri e tutti d'un pezzo, talvolta spietati e sempre orgogliosi. Questo non significava che non erano in grado di amare, ma perlomeno riuscivano a gestire meglio le emozioni. Potevano affiancare all'affetto incondizionato la razionalità.
Per avere un rapporto bisognava passare diverso tempo con un'altra persona, occorreva interagire con lei.
Con quella bambina nessuno aveva mai avuto contatti. Solo Law e piuttosto inconsciamente. Otto mesi di relativa inattività erano troppo pochi per amarla così tanto da struggersi per lei.


Questo era quello che entrambi i capitani stavano tacitamente concordando di raccontarsi.


In parte era pure vero.


Un'altra parte, però, ricordava ad entrambi che otto mesi erano più che sufficienti per abbandonarsi all'idea del quarto pargoletto. Avevano già sistemato la culla nella cabina dei bambini sul Polar Tang. Si erano già presi a pugni per chi dei due dovesse scegliere il nome, senza venirne a capo, e per quale fosse l'opzione migliore.
Ma no, non gliene avrebbero dato uno.


Qualunque altro genitore l'avrebbe chiamata in qualche maniera ed avrebbe passato il resto della vita a borbottare quel nome nel sonno e ad avere fitte al cuore quando qualche passante per strada avrebbe pronunciato il nome della bambina senza neanche saperlo.
Loro erano avventurieri e combattenti, erano i protagonisti di un'epoca che stava sconvolgendo la storia del mondo e seppur avrebbero riportato una profonda cicatrice nell'animo per quella perdita e mai avrebbero scordato la loro piccolina, non si sarebbero resi deboli in alcun modo.


Non potevano permetterselo.


Il rosso aveva annuito senza tentennamento e Law era grato che non dovesse dilungarsi in spiegazioni difficoltose. Forse non era stata una cattiva mossa preferire Kidd a tutti colori che l'avevano desiderato, alla fine. Dubitava che avrebbe avuto la stessa sintonia con qualcun altro.


Avevano lasciato che i soli rumori della foresta riempissero i minuti successivi.
Non era stato un silenzio imbarazzante. Tra loro non ce n'era mai stato uno.
Poi la supernova più spietata aveva inclinato il capo per guardarlo negli occhi.
“Ti ho portato un regalo, sai?”


Law aveva sollevato le sopracciglia, rimanendo in attesa che l'altro gli rivelasse qualcosa in più, premendo la propria guancia sulla sua spalla.


Il rosso aveva cercato di raggiungere il proprio zaino, che aveva precedentemente gettato a terra con noncuranza, senza scomodare il compagno. Aveva raggiunto una spallina con lo stivale, quindi l'aveva attirato a sé con uno strattone. Aveva poi frugato al suo interno e immediatamente il medico aveva percepito l'odore pungente di sangue e carne ormai non più troppo fresca. Distrattamente si era ritrovato a pensare che presto la sua bambina avrebbe odorato in modo simile. Aveva serrato la presa su Kaito a quel futuro prossimo, sinistro ed inevitabile e aveva sperato che qualsiasi cosa Kidd stesse per estrarre, potesse almeno distrarlo un po'.


Infine il compagno aveva presentato una serie di stracci, che aveva velocemente srotolato l'uno dall'altro e aveva regalato a Law la vista di un inconfondibile cuore umano, stretto tra le falangi.
Il medico l'aveva fissato svuotando la mente per diversi istanti, incapace di trovare spiegazioni ed era sul punto di chiederle quando Eustass l'aveva anticipato.


“So che avresti preferito strapparglielo tu per quello che ti ha fatto, ma immagino non fosse il tuo primo pensiero.”


Ora era chiaro.
Kidd reggeva in mano il compimento della loro vendetta.
Una rivincita che inconsapevolmente Law aveva desiderato ardentemente e si era reso conto di volerla solo ora che la vedeva già realizzata, giacché fino a quel momento non aveva fatto altro che pensare a quanto era successo e non a chi l'avesse causato.
Eustass Capitano Kidd aveva ucciso colui che era la causa dell'ennesimo trauma di Trafalgar Law. Il viceammiraglio che aveva portato via la vita della loro bambina ancor prima che lei potesse godersela.
Law sapeva che quell'uomo non aveva avuto nulla di personale contro di loro e in questo senso non gli serbava rancore, ma quanto aveva fatto gli aveva sconvolto l'esistenza irrimediabilmente. Non c'erano parole di scuse che potessero compensare una perdita così grave e insensata al contempo e probabilmente il Chirurgo della Morte e il suo fidanzato non erano persone così magnanime che avrebbero potuto passare oltre.
Forse erano la rabbia ancora vivida e l'incapacità di accettare l'accaduto che annebbiavano il loro giudizio, magari dopo diverso tempo Law avrebbe provato del dispiacere per quel soldato, ma in quel momento entrambi i pirati avevano sguardi soddisfatti e pressappoco più sereni mentre osservavano quell'organo malamente strappato dal petto di quel povero uomo.


Law aveva portato una mano sulla nuca di Kaito per impedirgli di girare la testa e vedere a sua volta quel piccolo trofeo di famiglia. Aveva assistito già a tanti orrori nella sua breve esistenza, ma anche per un padre particolare come Trafalgar Law quello era uno spettacolo eccessivo da mostrare ad un bambino di appena quattro anni.
Nel frattempo aveva sollevato l'altra mano e aveva toccato il cuore.


Era una sensazione che conosceva molto bene, la superficie liscia e umida, solitamente calda. D'altronde si era fatto un nome come medico rubacuori e non nel senso romantico del termine.
Stavolta, però, era stato investito da emozioni estranee. Era vagamente liberatorio, percepiva come se un peso gli venisse lentamente levato dal petto.


Era una piccola soddisfazione aver stroncato quella vita e certo i due corsari non la reputavano abbastanza importante da poter bilanciare quella che loro avevano perduto, ma era un traguardo.


Faceva bene e Law non avrebbe mai creduto di poter star bene neanche per un attimo quel giorno, non psicologicamente.


Aveva sottratto il cuore dalla presa del compagno e l'aveva stritolato, sentendosi sempre meglio, imprimendo tutta la sua frustrazione.


Se fosse stato più attento sua figlia sarebbe nata qualche settimana dopo. Se quel marine non l'avesse affrontato, sarebbe rimasto in vita.
In fondo erano morti due innocenti.
Il senso di colpa per l'omicidio commesso da Kidd era lontano dalla coscienza del medico, eppure il disagio, che gli causava il pensiero che in fondo il militare era stato una vittima come la sua bambina, era forte, secondo solo alla sofferenza per la scomparsa della propria piccola, ma Law aveva presto eliminato le negative sensazioni scagliando il cuore verso il fitto della foresta, così lontano che nemmeno l'aveva udito collidere contro l'ostacolo che ne aveva frenato il volo.


Non si era accorto di star annaspando in cerca di aria.


Sapeva solo che il suo, di cuore, era più leggero.


“Grazie.” Aveva inspirato profondamente, cercando lo sguardo dell'amante con una luce diversa negli occhi. “Meglio del regalo che mi hai fatto lo scorso compleanno.”


Kidd, che aveva assistito allo sfogo del fidanzato comprendendo e condividendo ogni sentimento, l'aveva guardato perplesso.
“L'unica cosa che ho fatto al tuo compleanno è stato fare sesso con te.”


Un ghigno, in parte maligno ed in parte finto, generato solo per non ricadere nella depressione, si era dispiegato sul bel viso dell'altro capitano.
“Precisamente.”


“Bastardo!”


Il rosso gli aveva giocosamente tirato un pugno sul braccio, felice di vedere il proprio Doc leggermente più stabile rispetto a quando l'aveva trovato.
Inoltre, Kidd stesso beneficiava dell'umore migliorato dell'altro.


“Papi,” Entrambi avevano prestato la loro attenzione al piccolo Kaito, che come sempre si era rivolto unicamente a papà Law. “sei preoccupato?”


Il genitore l'aveva guardato perplesso, domandandosi su cosa avesse rimuginato il suo bambino fin troppo sveglio durante il proprio scambio di battute col fidanzato.
Forse aveva sentito il suo cuore battere sempre più veloce mentre stringeva fra le dita quello del marine e si era a sua volta impensierito?
“Riguardo cosa?”


Il bimbo aveva cambiato posizione così da poterlo guardare in volto.
“Non vuoi che la gente sappia che puoi fare i bambini.”

La formulazione della frase era vagamente comica per la sua innocenza. Ovviamente poteva avere figli. Era la seconda maniera in cui poteva averne, a differenza degli altri uomini, la sua ansia costante, ciò per cui avrebbe preferito morire piuttosto che renderlo pubblico. Proprio a questo Kaito si era riferito.
Sensibile e sagace come sempre.
Law avrebbe sorriso per le doti del suo bimbo se solo non gli avesse riportato alla memoria quel problema.


I marines lo avevano visto. Avevano capito qualcosa, forse non tutto, perché l'idea che un uomo potesse rimanere gravido era surreale, ma solo il pensiero che potessero avere anche un minimo sospetto causava a Law un groppo alla gola.


Aveva perso decisamente troppo quel giorno.
Almeno la sua dignità doveva rimanere incolume.


“State tranquilli,” I due Trafalgar si erano girati verso Kidd. “ho mandato gli altri ad acciuffare tutti quei cani del Governo. Qualsiasi cosa sappiano non uscirà da quest'isola e se davvero sanno qualcosa, scommetto che la scorderanno dopo un tranquillo e civile colloquio con me.”


Law lo aveva fissato per un lungo momento senza dire una parola.
Era stato brutalmente ferito, aveva perso una figlia e la sua reputazione era a rischio.
Quindi perché si era ritrovato a ridere?
Quel cretino di Kidd riusciva a dire cose che lo sconvolgevano positivamente.
Forse non era tutto in sé psicologicamente, anzi, certamente non lo era, ma qualunque ragione ci fosse dietro, era stato Kidd a suscitare in lui quella risposta.
Solo lui ne era capace.


Figlio e fidanzato erano stati piuttosto sorpresi dalla sua reazione. Poi Kaito aveva serrato i pugnetti paffuti sulla sua felpa ed Eustass si era concesso di sorridere.


La risata di Law era piuttosto isterica. Presentava senza dubbio tutto il groviglio di emozioni devastanti che aveva provato quel maledetto giorno, ma non nascondeva una nota di reale divertimento.


Kidd lo aveva abbracciato senza neanche rendersene conto.
Il corpo aveva agito di propria iniziativa senza dare ascolto al cervello. Cosa piuttosto comune per lui ed era certo che se il suo Doc fosse stato in forma, glielo avrebbe tranquillamente fatto notare.
Il Capitano era stato grato che il loro cocciuto primogenito non avesse deciso di respingerlo come sempre faceva, rovinando così quel momento di cui entrambi gli adulti avevano bisogno. Fortunatamente Kaito, per quanto testardo, era anche maledettamente intelligente e doveva aver capito che per una volta poteva sopportare la presenza dell'altro rosso.
O chissà, forse non gli dispiaceva quella situazione.


Le risa di Law erano scemate dopo un po', insieme alle sue energie.
Ormai esausto non aveva nemmeno la forza di piangere interiormente la bambina. Era una strana sensazione di vuoto quella che stava provando, ma forse per la presenza del figlio e del compagno, non era male.
Già, tutto sommato si sentiva quasi sereno e qualcosa in lui gli suggeriva che non avrebbe affrontato quella situazione con altrettanti buoni e repentini risultati se non fosse intervenuto quel decerebrato del suo ragazzo.




Eustass gli aveva baciato una tempia e Law aveva chiuso gli occhi.


“Dobbiamo seppellirla.” Non pensava che sarebbe stato così poco doloroso sussurrare quelle parole.


“O gettarla in mare, come si fa con noi pirati.”


Law aveva girato stancamente la testa verso il viso del rosso, ma aveva tenuto le palpebre abbassate.
“Perché, credi sarebbe diventata una pirata?”


“Sarebbe diventata chiunque avrebbe desiderato diventare. Con qualità del genere, merita un funerale pirata.”


Aveva senso. Tutti i loro figli avevano caratteristiche incredibili e anche quella bambina ne avrebbe possedute. Dovevano darle un addio all'altezza dei suoi pregi.


“E cassa in mare sia.”


Erano rimasti in silenzio per un po', entrambi tacitamente increduli che stessero affrontando quell'argomento con relativa tranquillità interiore. Certo la sofferenza non era sparita e la cicatrice sulle loro anime si era già formata, ma ora che avevano parlato, sfogandosi implicitamente, seduti vicini, abbracciati, era più facile discutere perfino di quelle cose.


“Lo sai,” Era stato Kidd a interrompere per primo quella quiete, spaventando i pochi animali che li circondavano con la sua voce basse, ma tonante. “ne avremo altri. Non la sostituiranno e sarà sempre parte della famiglia. Ma se ne vorremo, possiamo averli.”


Law aveva incatenato i loro sguardi. Non si aspettava che avrebbero parlato anche di quello, non così presto, almeno.


“Lei era la prima che abbiamo entrambi deciso di concepire.”

Ed era vero.
Kaito non se l'era aspettato nessuno e a fatica Law stesso l'aveva accettato, per poi amarlo più della propria vita. Lamy e Kira erano state una supplica di Kidd, che aveva desiderato poter dimostrare la propria devozione di padre dal principio della gravidanza e che poi si era preso un calcio nelle parti basse quando si erano rivelate delle gemelle e non un semplice secondogenito.


Quella bambina era stata il primo frutto della loro passione.
Ne erano entrambi ben consapevoli.
Era stata la loro prima figlia voluta, il primo segno che stavano costruendo una vera famiglia, quasi normale nella stravaganza dei personaggi che comprendeva.


“È vero...” Aveva concordato il rosso, passando distrattamente due dita sul collo di Law, mentre era complice dei suoi stessi pensieri. L'aveva guardato con uno sguardo molto più intenso, avvicinando i loro volti fino a far sfiorare i nasi. “... ma la mia passione per te non si spegnerà mai.”


Law si era lasciato trascinare nel bacio del compagno.
Non si era rivelato molto dolce, ma neppure irruento come era tipico di Kidd. Era il giusto mix e il medico si era ritrovato ad adorarlo. Era probabilmente la cosa migliore di tutta quella giornata infernale.


Ancora una volta aveva perduto una persona amata, ma a differenza di quando era stato un bambino non si era lasciato sopraffare dalla disperazione, non era crollato sotto il peso opprimente del dolore, della perdita e del senso di impotenza, non era soccombuto alla valanga di pensieri contorti e di rimorsi che gli attanagliavano la mente.


E sapeva bene perché non era andata così.


Si era sbagliato a supporre certe cose, quella sera.


Era una fortuna.
Già.


Fortuna che aveva scelto Kidd.


 
FINE 





Ed eccoci alla fine!

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati sino a questo punto.
Forse non vi aspettavate un capitolo tanto malinconico?
Purtroppo la famiglia di Law affronta spesso e (mal)volentieri momenti difficili!


Mi auguro che anche questo estratto vi abbia incuriositi ♥
Ricordo che la storia originale verrà pubblicata dopo la fine dell'altra mia fiction “Il Mostro Bianco” e forse anche di “Lacrime D'Oro”, dipenderà da quanto tempo mi porterà via quella storia a bollino rosso xD
E ovviamente dipenderà anche da voi, se siete interessati a leggerla.


Confesso che in questo capitolo avevo intenzione di rendere la scena del cuore più cruenta, com'è nell'originale (anche se non di molto) ma ho infine preferito renderla più sbrigativa per trasmettere solo determinate sensazioni a voi lettori e spero che si sia capito tutto ciò che volevo far suscitare e non solo relativamente a questa scena.


Aspetto i vostri pareri ♥
Ovviamente, se volete farlo, sono molto ben accetti anche commenti al primo capitolo, direttamente là o qua, se preferite.


A presto,
Baci
Pawa
   
 
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