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Autore: Neryssa    10/05/2020    1 recensioni
Il Dottore torna a prendere Reinette per portarla con sé...ma quando attraversano il caminetto, Tardis è sparita.
Genere: Angst, Horror, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Madame de Pompadour, Mikey Smith, Rose Tyler, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cinque ore e mezza




Reinette gli sorride, mentre congeda la servitù con qualche pigro gesto della mano.
“Li tengo pronti da anni” spiega, accennando ai bauli. “Sapevo che saresti tornato per prendermi con te”.
“Già! Rose ti ha detto che ci saremmo rivisti!” replica il Dottore, riscuotendosi dallo sconcerto; il bel volto di Reinette si fa confuso.
“Rose?”.
“Non importa. Vieni, ti mostro la mia nave”.
 

Dall'altra parte del caminetto, però, Tardis non è dove il Dottore l'ha lasciata: al suo posto il corridoio vuoto della nave su cui lui e i suoi compagni di viaggio sono atterrati appare buio, sgombro, probabilmente anche disinfettato. Niente più odore di barbecue. Nessuna traccia di Rose e Mickey.
Così il Dottore prende Reinette per mano e la guida attraverso un labirinto di metallo del Cinquantunesimo Secolo, sempre più ansioso di ritrovare i suoi amici che chiama a gran voce, ma che non rispondono.
“É questa la tua nave, Angelo Mio?” domanda lei dopo un po'. Lui stringe più forte la sua mano, scuote la testa e continua a camminare. Oltre le svolte trovano corridoi deserti, macchinari spenti e, infine, un uomo: è armato e li guarda come se fossero l'ultima cosa nel Multiverso che si aspettasse di vedere. Ha paura e stringe forte l'arma che porta, senza mai abbassarla dai loro volti. Anche Reinette è spaventata, e il Dottore tenta di tranquillizzare entrambi con la ragionevolezza mentre lei gli si aggrappa disperata al braccio, ma il sopraggiungere di un altro uomo e di una donna lo interrompe. Sembrano tutti spaventati, questi sconosciuti, portano un'uniforme anonima e armi al fianco o nel pugno; adocchiandoli in modo sospettoso scortano il Dottore e Reinette fuori dalla nave, in un hangar.
'SS Madame de Pompadour'. Il Dottore volta il capo e guarda avanti, mentre l'ultima tessera del puzzle si incastra alle altre si premura che una già angosciata Reinette non veda per quale sciocco scherzo del destino i droidi volessero proprio la sua testa.
Dall'hangar vengono scortati in un ufficio, dall'ufficio in una sala riunioni. Incontrano il responsabile dei tre che li hanno trovati, poi un suo superiore, e infine chiusi in una stanza con due brande spartane ad aspettare l'arrivo di un superiore del superiore. Per tutto il tempo il Dottore ha posto la stessa domanda a chiunque abbia incontrato, “Dov'è Tardis?”, ma nessuno l'ha considerato, nemmeno quando ha mostrato la Carta Psichica. L'unica conclusione possibile, si dice, è che Rose e Mickey siano riusciti a farsi riportare a casa tramite un programma di emergenza lasciato preimpostato. Malgrado tutto, sorride.
Reinette è silenziosa, dimessa: siede dritta sull'orlo della brandina e si guarda intorno. Il Dottore sa che è sopraffatta dal brusco cambio di realtà e dalla gelida accoglienza del futuro, ma non può fare altro che prometterle che tutto volgerà al meglio; lei sembra comprendere ben oltre le parole, e gli sorride fiduciosa.
Il superiore del superiore si mostra impeccabile, quando arriva, chiaramente non è qualcuno che tratta abitualmente navi abbandonate in un hangar, nemmeno a livello burocratico. Volge al Dottore uno sguardo austero e un'occhiata che sembra severa a Reinette, che di rimando gli offre una riverenza incerta ma tutt'altro che intimidita. Perplesso, il Dottore domanda nuovamente di Tardis, e stavolta anche dei suoi amici. Il superiore del superiore sembra farsi ancora più arcigno.
“Venga con me. Dottore” gli dice soltanto, e dovunque voglia portarlo è chiaro che Reinette non è la benvenuta.
 

Il Dottore non saprebbe dire se la nausea sia dovuta al viaggio via transmat o allo stridio assillante, ma d'un tratto si sente sollevato all'idea che Reinette sia rimasta al deposito di navi abbandonate. Non sa come avrebbe fatto a spiegarle un manicomio del Cinquantunesimo Secolo.
Una decina di persone si intrattiene come può all'interno di una veranda a forma di cupola immersa nel verde; alcuni sono catatonici, altri appaiono perfettamente lucidi, qualcuno verso il fondo gratta le unghie contro il vetro come a volersi aprire un varco verso gli alberi, e il Dottore suppone che sia così che chiunque immaginerebbe dei malati psichici. Solo, non rinchiusi in una bolla di vetro che sembra un terrario per insetti. Si volta a cercare lo sguardo di Superiore di Superiori - in mancanza di un nome ha deciso di chiamarlo così - e lo vede avvicinarsi, accompagnato da due inservienti.
“Non vorrei sembrare indelicato, ma il rumore di quella donna che gratta il vetro con le unghie non potrebbe inquietare gli altri?”. Un inserviente scuote la testa, l'altro serra le labbra e non dice nulla. Il Dottore li guarda infilarsi caschi protettivi che li coprono fino al petto, una sola fessura sigillata con materiale trasparente dietro al quale balenano i loro occhi. Sono coperti dalla testa ai piedi, realizza d'un tratto.
“Ci segua, Dottore. Ma resti dietro di noi” gli intima Superiore mentre gli inservienti si dirigono verso il fondo della cupola. Il Dottore spera ardentemente che sia evidente quanto sia stanco di tutti questi misteri, ma poi coglie qualcosa con la coda dell'occhio.
In un angolo, rannicchiato su un mucchio di coperte, un uomo fissa il vuoto con le mani premute sulle orecchie: ha gli occhi infossati e pesti di chi non dorme, è pallido, emaciato, e gira continuamente la testa di scatto come se si aspettasse di veder arrivare qualcuno, ma il suo sguardo non si focalizza mai. Non è ricettivo, così perso dentro la sua testa. E con orrore il Dottore lo riconosce, è Mickey. Lo chiama per nome e gli corre incontro, ignorando Superiore di Superiori che gli sibila oltraggiato di fermarsi. Dal mucchio di coperte, Mickey sobbalza, ma non reagisce in altro modo.
“Mickey, tu mi conosci! Guardami, sono tuo amico, sono il Dottore!” lo prega tentando di intercettare il suo sguardo, invano. Un momento dopo un altro dei ricoverati gli balza accanto, agitando qualcosa che regge nella mano, e dopo un istante di silenzio che sembra assoluto, Mickey spalanca gli occhi e urla terrorizzato.
“Agente! Il Direttore è stato molto chiaro, l'ha pregata di toglierlo prima di entrare!” ulula un inserviente nel tentativo di sovrastare le urla. Il Dottore avverte Superiore farfugliare qualcosa di costernato, ma non vi presta attenzione, perché Mickey continua a urlare come in perda alle torture, terrorizzato dall'innocuo orologio da polso che l'altro internato gli mostra, con in volto un ghigno pestifero. In men che non si dica gli altri pazienti si fanno chiassosi, protestano per il trambusto, fanno a gara con le urla di Mickey come se il suo fosse uno spettacolino e non vero orrore, ridono sguaiati. Gli inservienti sopraggiungono e tolgono l'orologio di mano all'internato che sogghigna, porgendolo a Superiore che se lo infila in tasca. Mickey, però, non smette di urlare. Ora trema persino, e le mani gli sono quasi diventate livide da quanto forte se le preme sulle orecchie, le unghie piantate nella cute che comincia a sanguinare.
Angosciato, il Dottore tenta di chiedere aiuto, ma la voce gli muore in gola quando si volta: nello scompiglio causato dalla comparsa dell'orologio, una paziente gli si è avvicinata così tanto da costringerlo a fare un passo indietro per non urtarla. Ha i capelli lunghissimi e arruffati, stopposi, così chiari da sembrare bianchi, eppure il suo viso, seppur segnato, non è quello di una donna anziana. É minuta e patita, scalza, e si è macchiata la tunica bianca identica a quelle delle altre ricoverate con il sangue che le cola dalle dita. É la donna che grattava il vetro quando è arrivato, e il Dottore crede di essere ad un passo da una Rigenerazione per crepacuore.
“Rose...” rantola, guardandola negli occhi. Anche se non vi coglie lucidità, gli occhi di Rose sono presenti, ed è grazie a loro che l'ha riconosciuta. Sembrano essere l'unica cosa di lei che è cambiata solo in parte. Rose lo guarda corrucciata, dando l'impressione di non riconoscerlo, e il Dottore è costretto a domandarsi cosa sia successo, mentre era bloccato a Versailles, ma soprattutto quanto tempo ci sia rimasto.
“Rose, cosa...che cosa ti è successo, mia cara?” domanda con un filo di voce mentre avverte l'angoscia pesargli sui cuori come un fardello tangibile, il senso di colpa renderlo come febbricitante. Rose lo fissa immota. Il Dottore tende una mano per sfiorarle una guancia scavata.
E un momento dopo sente delle mani afferrarlo sotto le braccia e tentare di sollevarlo dal pavimento: Superiore di Superiori urla concitato agli inservienti e al contempo lo sprona a rimettersi in piedi, i pazienti sembrano essere sfuggiti al controllo del personale, anche se arrivano i rinforzi. Il Dottore avverte il viso bruciare. Quando si tasta uno zigomo ritrae le dita insanguinate, e si accorge di non vedere da un occhio. Panico e confusione si mescolano quando vede ben quattro inservienti trascinare Rose lontano da lui, letteralmente togliendogliela di dosso. Di rimando, Rose gli mostra i denti, ringhia, morde, si dimena, gli urla contro inarticolata. E di sottofondo, Mickey ride rauco anche se grosse lacrime gli solcano ininterrotte il volto, le mani premute sulle orecchie, mentre si dondola sul posto. 












A/N: Ciao a tutti! Spero di non avervi rovinato la domenica con questa botta de Angst... :)
Un paio d'anni fa ho fatto questo esperimento, sull'onda dell'indignazione suscitata da come il Dottore sia superficiale nell'episodio 'The Girl in the Fireplace'...che ne pensate?
Buona Festa della Mamma!


 

 

 

 

 

 

 

  
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