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Autore: Razu    10/05/2020    0 recensioni
"Wanderlust is a strong desire for or impulse to wander or travel and explore the world"
"Avresti potuto essere l'orgoglio della nostra Casa con le tue doti, avresti potuto addirittura esserne il vanto. Ma hai scelto di non esserlo e questo dimostra il tuo valore...figlia mia".
È con queste parole che Faerie si separa dal padre per partire alla volta del Buio Profondo, unico rifugio dalle grinfie della sua perfida madre. Crede di aver trovato lì la pace e la libertà da sempre agognata, ma il passato è sempre pronto a tornare e lo farà in un modo che Faerie nemmeno si immagina...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sentiva Belwar e Drizzt parlottare a bassa voce di fianco a sé. Non capiva cosa dicevano, né voleva capire. Era rannicchiata sulla roccia, dando le spalle ai suoi amici. Fissava dritto davanti a sé, lo sguardo perso nel vuoto.

Aveva visto suo padre morire, lo aveva perso senza poterlo salvare per la seconda volta, terza se si contava la sua fuga, cinquant'anni prima.

Dopo il suo urlo, era rimasta a fissare il punto in cui Zaknafein era sparito, il punto dove il corpo del suo maestro era affondato e si era sciolto. Non si era mossa nemmeno quando Drizzt le aveva avvolto le spalle con le braccia e le aveva sussurrato dolci parole di conforto. Non aveva reagito quando suo fratello l'aveva implorata di parlargli. Non aveva nemmeno guardato Belwar mentre la stringeva in un abbraccio. Non si era spostata di un millimetro quando Drizzt le aveva detto che era ora di andare. Era rimasta sorda alle parole dei suoi amici che la imploravano di dire qualcosa, di reagire. Tutto ciò che sapeva era che voleva rimanere lì col suo dolore, per sempre.

Drizzt aveva dovuto prenderla in braccio per poter permettere a tutti e tre di andarsene. Si era rannicchiata contro il suo petto, fissando un punto indefinito davanti a sé.

Una volta attraversato il ponte, avevano appreso da Belwar che Clacker era morto: la mente completamente divenuta quella di un orrore uncinato, aveva attaccato l'amico gnomo che si era visto obbligato, per aver salva la vita, a ucciderlo. Nella morte, il corpo di Clacker aveva abbandonato la sua forma mostruosa ed era tornato ad essere un piccolo pech.

Faerie non aveva reagito a quella notizia, il cuore già dilaniato dalla morte dell'amato padre.

Avevano proseguito. Per dove, Faerie non lo sapeva: non aveva ascoltato i discorsi dei suoi amici, la mente troppo occupata in amari ricordi e dolorosi pensieri.

Non si era mai mossa, né aveva parlato. Drizzt aveva dovuto portarla in braccio tutto il tempo, facendo parecchie soste per riposare. Durante queste soste, sia lui che Belwar avevano cercato inutilmente di smuoverla dal suo torpore, preoccupati, ma nessuno dei loro tentativi aveva cambiato qualcosa.

Ora erano fermi, di nuovo, e Faerie pensava. Tutto ciò non sarebbe mai successo se Drizzt non fosse scappato da Menzoberranzan, le era capitato di pensare, ma puntualmente si rispondeva che non era stata colpa sua. Suo fratello era come lei e suo padre, ma mentre loro due erano riusciti a nascondersi, lui aveva rifiutato di farlo. Faerie si era sempre reputata coraggiosa e indomita, ma non era riuscita a ribellarsi quando ne aveva avuto l'occasione. Perché io avevo Zaknafein, si disse, sarebbe morto se non mi fossi nascosta. Drizzt no.

Ma nonostante tutto, non riusciva a biasimare suo fratello. No, lui non c'entrava nulla con la morte del loro padre. Aveva solo fatto ciò che era giusto. Ilharn era d'accordo con lui. Pur di vedere suo figlio salvo, avrebbe sacrificato non solo se stesso, ma il mondo intero. Si morse il labbro. Ed è quello che ha fatto: si è sacrificato per permetterci di vivere.

No, decisamente non era colpa di Drizzt.

Un'idea le guizzò in testa, ma scivolò via con la stessa rapidità con cui era venuta. Faerie andò indietro con i ricordi, indietro di quasi cinquant'anni. Strinse la spilla appesa al suo collo, quella spilla che per lei aveva significato una promessa. Una promessa che non era stata mantenuta. Eppure, sapeva che non c'entrava nulla, perché sapeva che sarebbe finita in quel modo. Dobbiamo essere cauti quando siamo nel dominio di Lolth, non possiamo salvare tutti, le era stato detto. Fu grazie a questo, se un pensiero fulminò la mente stanca di Faerie: Malice. Era stata Malice, non Drizzt, a sacrificare suo padre. Era stata Malice, non Drizzt, a resuscitarlo e a mandarlo alle calcagna di suo fratello. Era stata Malice, non Drizzt, a uccidere suo padre.

Non c'entravano né Drizzt né la promessa. Tutto partiva da quella sporca dea, era il suo volere, ricordò. Ma mentre contro Lolth non posso nulla, a mia madre posso sempre tagliare la gola, pensò.

Emise un basso ringhio a quel pensiero.

Drizzt e Belwar si girarono di scatto nel sentirlo, increduli. Erano giorni che Faerie non emetteva suoni di sorta.

-Faerie...? Stai...?- azzardò suo fratello.

Lei scattò in piedi.

-Stai meglio?- le chiese lo gnomo. Sia lui che il drow erano enormemente sollevati nel vederla finalmente muoversi dopo tutti quei giorni, anche se erano ben consapevoli che ciò non significava che stesse bene.

-Io torno a Menzoberranzan- disse lei in tono duro. Scioccati, i due amici balzarono in piedi.

-Cosa?- chiese Drizzt, incredulo.

-Ma non puoi!- esclamò Belwar.

-Malice si è presa la mia vita e quella di mio padre. Ora io mi prenderò la sua- proseguì lei senza guardarli in faccia.

-Faerie, capisco che tu sia arrabbiata e in lutto per la morte di nostro padre, ma cercare vendetta non è la soluzione. Questo sentimento ti logorerà e ti consumerà, e non ti porterà nessuna gioia. Inoltre, ora Malice si aspetta che tu torni da lei, se ti conosce bene quanto crede: morirai di sicuro- tentò di farla ragionare il fratello.

-Le sono scivolata fra le dita una volta, posso rientrare senza essere notata- ribatté Faerie.

-Allora non capisci- si infiammò lui.

-No, tu non capisci!- esclamò l'elfa girandosi di scatto verso il drow. -Non lo faccio solo per vendetta! Ricordi le ultime parole di nostro padre?! Malice ci darà la caccia fino alla morte e oltre! Se la uccido, potremo finalmente vivere in pace!-

-Nostro padre ha detto di scappare, non di andare a cercarla, e sono sicuro che lo ha detto per una ragione. Non abbiamo speranze contro di lei!-

-Io devo andare!-

-Faerie, se vai, vanificherai il sacrificio di nostro padre.-

Quella frase sortì sulla drow lo stesso effetto di uno schiaffo in piena faccia. Guardò Drizzt e Belwar, senza trovare parole per replicare. Il fratello si avvicinò a lei e le prese dolcemente il viso fra le mani.

-So che sei arrabbiata e triste, lo sono anche io, ma nostro padre si è sacrificato perché noi potessimo vivere. Vivere, Faerie, non lanciarsi in missioni suicide. Ho già perso lui e Clacker, così come Belwar. Non possiamo perdere anche te.- E, detto questo, la avvolse in un tenero abbraccio, al quale si unì anche Belwar.

-Magga cammara, Faerie, sei cinica, acida, sarcastica e insopportabile. Ci sono giorni in cui vorrei solo colpirti con una padella, ma sei pur sempre una mia carissima amica, con un cuore grande così e che mi ha aiutato nei momenti del bisogno. Non buttare via la tua vita in questo modo- disse lo gnomo.

-Ha ragione- concordò Drizzt. -Sei pur sempre mia sorella dopotutto.-

Lei li strinse a sé. -Grazie- sussurrò. -Ma la mia decisione è presa: io avrò la mia vendetta, e metterò fine alla vita di quella disgustosa vecchia meretrice una volta per tutte.-

Drizzt si staccò da lei. -Allora non mi hai ascoltato...-

-Ti ho ascoltato perfettamente, invece. Tuttavia, non puoi farmi cambiare idea. È una cosa che devo fare.-

Il fratello e lo gnomo aprirono la bocca per protestare, ma lei li zittì con un dito sulle labbra. -Apprezzo ciò che avete fatto per me, per farmi restare, ma non posso, non posso proprio. Non preoccupatevi, non morirò.-

Tolse le dita dalle loro labbra. -Non credere di averci convinto a tenere la bocca chiusa, ti assillerò per il resto del viaggio- disse Belwar.

-Quale viaggio? Io andrò da sola.-

-Stiamo tornando a Blingdenstone- disse Drizzt. Il suo sguardo si era fatto improvvisamente imbronciato. -E tu verrai con noi.-

-Ora che non c'è più pericolo, il re vi permetterà sicuramente di restare. Tu, Faerie, ci accompagnerai fin laggiù, e ti fermerai con noi: dovrai pure studiare una strategia o un piano per la tua vendetta, o sbaglio?- disse lo gnomo nel vederla aprir bocca. -E non farti illusioni, ti assillerò comunque per farti cambiare idea- la minacciò bonariamente muovendo la mano a forma di piccone.

Faerie sospirò. -E va bene, verrò- concesse. -Ma starò solo per poco.-

-Ottimo allora! Possiamo proseguire. Da questa parte!- disse lo svirfnebli incamminandosi nel tunnel, affiancato dall'amica. -A proposito, Faerie, ti ho mai parlato delle alte probabilità di insuccesso che hanno le missioni di vendetta?-

-Oh no, non ci provare!-

-Te lo giuro! E sai quanti di questi insuccessi portano alla morte?-

-Belwar è ridicolo...!-

Drizzt rimase diversi passi indietro, a guardare i due amici avanzare, sentendo le loro voci affievolirsi pian piano. Rimase lì per un tempo indefinito, rischiando di perdere di vista entrambi. Poi scosse la testa, e li seguì.

~*~

Nonostante il pericolo fosse stato scongiurato, Re Schnicktick concesse loro di rimanere solamente per una settimana, con gran disappunto di Belwar, che non perdeva occasione di rimarcare quanto fosse scontento di quella decisione.

In quei giorni, Drizzt e Faerie parlarono poco, ma pensarono molto: Faerie passò la settimana a studiare il suo piano per infiltrarsi a Menzoberranzan, mentre il fratello la osservava con sguardo cupo, come se fosse deluso da lei. Si parlavano solo lo stretto necessario, per il resto si ignoravano completamente.

Quando, a settimana ultimata, Faerie si disse pronta a partire, Drizzt la sorprese con una notizia. -Andrò in superficie- disse la penultima sera. Sia la sorella che Belwar lo guardarono sorpresi.

-In superficie?- ribadì la drow. Il fratello annuì.

-Sono stato lì, una volta. Se non fosse stato per uccidere innocenti creature, avrei dei bei ricordi legati a quel posto.-

-La superficie non è posto per uno svirfnebli- commentò Belwar. -Ma se tu andrai, io verrò con te.-

-Non hai bisogno di andartene. Quando avrò annientato Malice...- intervenne Faerie.

-Se annienterai Malice- la corresse Drizzt, irritato. -Nulla è certo quando si tratta di lei. E comunque, ammesso e non concesso che tu la uccida, sono sicuri che altri bramano di immolarmi a Lloth. Non sarebbe comunque finita.-

La sorella rimase in silenzio per lunghi istanti. -Allora verrò con te.-

-Rinunci quindi ai tuoi piani di vendetta?- le chiese lui speranzoso.

-No. Prima andrò a Menzoberranzan e strapperò il cuore marcio di mia madre dal suo petto rinsecchito, e poi ti raggiungerò in superficie. Dopotutto hai ragione: anche eliminata Matrona Malice saremmo comunque braccati. Il re non mi vuole a Blingdenstone, e senza di te non c'è posto in cui io possa andare.-

-E poi ci raggiungerai- la corresse Belwar. -Non starete mica pensando di lasciarmi indietro, vero?-

Drizzt lo guardò con affetto. -Amico mio- disse dolcemente. -Tu non puoi venire: la superficie non è posto né per me né per te, ma tu soffriresti lontano dalla pietra. Noi no. Noi drow non siamo legati a nulla, non come i pech o gli svirfnebli. Certo, patiremmo comunque molte sofferenze, ma è nulla paragonato a ciò che abbiamo già passato. Tu soffriresti molto più di noi.-

Fra loro calò il silenzio. Lo gnomo convenne che il suo amico aveva ragione: per quanto lui desiderasse seguirlo, la sua casa era il Buio Profondo e non poteva né voleva lasciarla. Tirò fuori dalla tasca una spilla luminosa che portava sempre con sé. -Prendete questa, allora- disse. -E non dimenticatemi.-

-Mai- disse Drizzt.

-Né ora né alla fine dei tempi- aggiunse Faerie.

~*~

Il giorno della loro partenza arrivò. Fu doloroso separarsi da Belwar: Faerie lo avvolse in un abbraccio che durò dieci minuti buoni. Gli sussurrò dolci ma tristi parole d'addio all'orecchio, parole che Drizzt non riuscì a sentire. Promisero di rivedersi, se mai i due fratelli sarebbero passati di nuovo da quelle parti. L'unica che credeva, e che sperava, fermamente in quella possibilità era Faerie.

I due drow uscirono dalle porte di Blingdenstone con il cuore gonfio di tristezza, ma la loro malinconia era alleviata dallo spirito avventuroso che aveva preso posto nei loro animi e dalla speranza di poter avere una vita migliore, una vita che era stata negata loro sin dall'inizio della loro esistenza.

-E così ci separiamo, Faerie- disse Drizzt srotolando la mappa del Buio Profondo che Belwar gli aveva donato e illuminandola con la spilla. La sorella scosse la testa.

-Abbiamo solo una mappa- disse. -Non potrei raggiungerti senza. Ti accompagnerò fino in superficie, poi tornerò indietro e compirò la mia vendetta. Infine, tornerò da te.-

Il drow annuì, concordando con lei. -Hai ragione- convenne. -In marcia, allora!- disse forzando un sorriso. La disapprovazione per la decisione della sorella gli lasciava ancora l'amaro in bocca.

Faerie sorrise di rimando. -Guidami, allora, mio esploratore- disse ridacchiando.

I due si misero in cammino, alla volta della superficie.

Il loro viaggio durò trentatré giorni, durante i quali non incontrarono mostri o altre creature di sorta, al punto che Faerie prese a raccontare qualche storia buffa di sua invenzione, almeno fino a quando Drizzt non le chiese di smettere, poiché trovava il suo umorismo davvero becero.

-Non è il mio umorismo a fare schifo, sei tu che sei noioso- borbottò lei, le guance improvvisamente annerite, come se fosse arrossita.

-Vogliamo scommettere?- replicò lui.

-Assolutamente sì!-

E così cominciò una vera e propria gara di storielle, che Faerie perse miseramente. Mostrò il suo disappunto tenendo il broncio a Drizzt per un giorno intero.

Finalmente, il trentatreesimo giorno di viaggio, sentirono l'aria farsi più fresca e meno ferma rispetto a quella del Buio Profondo. -Ci siamo quasi- disse Drizzt, inspirando a pieni polmoni. La sorella lo imitò. -Lo senti quest'odore? È quello della superficie, della libertà. Sei sicura di voler andare? Qui sarai libera e non avrai il peso della morte della nostra famiglia sulla coscienza.-

-Ho già ucciso innumerevoli volte prima di loro- replicò Faerie. -Questa non sarà l'ultima.-

-Ma è diverso!-

-No, Drizzt, non lo è. Tu forse avrai pietà di loro e li compatirai, ma loro mi hanno portato via troppe cose perché io possa perdonare. Non ci sarà alcun rimorso in me, né dolore.-

Il fratello sospirò. Lei non avrebbe mai cambiato idea.

-Allora qui ci separiamo, sorella mia- disse in tono cupo, senza guardarla negli occhi. Lei gli sollevò dolcemente il viso con le mani.

-Non preoccuparti per me. Sopravviverò e tornerò. Lo faccio sempre, in un modo o nell'altro- disse guardandolo negli occhi viola. Gli fece un sorriso e lo baciò teneramente sulla fronte. -Andrà tutto bene, fratellino- sussurrò. Lo abbracciò forte.

-Ti aspetterò- le promise lui.

Faerie si staccò da lui e, tirata fuori una delle due spade, si tagliò una ciocca di capelli. La strinse fra le mani, sussurrando un incantesimo. I canuti capelli di lei iniziarono a brillare di una fioca luce bianca. -Se sarò in pericolo- disse -la luce che illumina questa ciocca diventerà più forte. Non venire a cercarmi, non voglio che sacrifichi la tua felicità per me. Se morirò, la luce si spegnerà. Allora saprai che non dovrai più aspettarmi.-

-Ma tu non morirai- le disse Drizzt cercando di non usare un tono troppo astioso. -Lo hai detto tu stessa.-

Lei fece una risatina mesta. -Ci sono cose che la mia arroganza mi impedisce di vedere- disse semplicemente.

-Arrivederci, fratello mio- disse dopo che lui le ebbe dato la mappa. -Porterò i tuoi saluti a nostra madre anche per te.-

E, detto questo, si voltò e sparì, inghiottita dall'oscurità.

 

FINE

 

   
 
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