Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: addict_with_a_pen    11/05/2020    1 recensioni
Non mi è mai piaciuto il mio nome.
Ogni volta che qualcuno lo pronuncia ad alta voce sento di dovermi nascondere, mi sento colpevole e una sensazione di vergogna si impossessa subito del mio corpo, ma quando era Frank a pronunciarlo, allora non potevo che credere che fosse la più dolce delle musiche.
Mi chiedo come abbiamo fatto a finire così…
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*It’s times like these you learn to love again*



Non mi è mai piaciuto il mio nome.
Ogni volta che qualcuno lo pronuncia ad alta voce sento di dovermi nascondere, mi sento colpevole e una sensazione di vergogna si impossessa subito del mio corpo.
Non mi è mai piaciuto il mio aspetto.
Quelle mie guance troppo tonde, quel naso stupidamente piccolo e quella mia pancia flaccida di cui mi lamento tanto ma che non ho mai voglia di mandare via, poiché diete e palestre non fanno per me.
Non mi è mai piaciuto il mio carattere.
Sempre così timido da rasentare il patologico, quelle mie guance sempre rosse quando qualcuno mi rivolge la parola. Odio non sapermi imporre, non essere in grado di far valere la mia opinione, di abbassare sempre la testa davanti ad ogni critica, costruttiva o meno che sia, e di tirare dritto con gli occhi colmi di lacrime trattenute.
Non mi è mai piaciuto il mio modo di rapportarmi con il mondo, le persone e la vita in generale.
Sempre troppo goffo, troppo lento a capire le cose e come gira il mondo, mai capace di cogliere il senso di una battuta al primo colpo, mai capace di tenere una conversazione con qualcuno, mai capace di far nulla.
Non mi è mai piaciuto essere me, ho sempre trovato solo mille difetti nella mia misera e banale persona e sapere che anche il ragazzo a cui tengo di più condivida questo mio pensiero, mi distrugge.
Mi è sempre piaciuto Frank, dal primo momento in cui l’ho visto entrare in questa scuola non ho potuto pensare ad altro se non a quanto bello fosse, con quel suo maglione dalle maniche troppo lunghe, con quei suoi piercing e quello sguardo terrorizzato, lo stesso sguardo che ho così spesso anch’io.
“Togliti quella faccia Gerard!” è solito dirmi mio fratello quasi ogni mattina prima di entrare a scuola e, sebbene lo faccia solo per spronarmi, mai sono riuscito a dar lui retta.
Non mi è mai piaciuto vedere quella che interpreto come delusione negli occhi di mio fratello ad ogni mia lamentala o occhio nero che mi fanno, ma d'altronde da me non ci si può aspettare che questo.
“Gee… Mi dispiace amore, credimi…”
Mi è sempre piaciuto Frank, ma io non credo di essergli mai piaciuto tanto quanto lui piacesse a me, anche se mi chiama amore e anche se più di un pomeriggio, una notte o addirittura una giornata intera, lui l’abbia passata assieme a me.
“Vaffanculo Frank.”
Non mi è mai piaciuto il mio nome, ma quando era Frank a pronunciarlo, allora non potevo che credere che fosse la più dolce delle musiche.
Mi chiedo come abbiamo fatto a finire così…
 
*****
 
Era un giorno di scuola come tanti e avevo la netta sensazione che niente di eclatante sarebbe successo né in quel momento né per tutta la giornata, solo un ennesimo e anonimo giorno come gli altri e niente di più.
Oh come mi sbagliavo…
Il solito gruppetto aveva fatto il suo ingresso, cominciando a riservare “dolci parole” per tutti quelli che stavano in qualche modo intralciando il loro percorso, dunque anche il sottoscritto, ma non mi importava.
Oramai avevo capito che o mi lasciavo scivolare tutto addosso, oppure tutto avrebbe fatto scivolare me e la mia ordinaria adolescenza nel buio.
Mi ero come al solito preso le mie e avevo reagito al solito modo, ovvero non dicendo niente e continuando a frugare nel mio armadietto alla ricerca dei libri per la lezione.
“Ci vediamo a pranzo Way, non vorrei mai che saltassi il pasto, ti vedo… patito ultimamente!”
Avevo dunque ricevuto un ennesimo commento non voluto e inopportuno sul mio peso, prima che potessi girare i tacchi e dirigermi verso la classe senza aggiungere una sola parola.

“Hey ragazzino, tutto bene?”
Dopo aver svoltato nel corridoio diretto verso la classe di biologia, ricordo di aver trovato uno scricciolino piccolo e magro che stava letteralmente tremando con in mano la cartina dell’istituto e tanto terrore negli occhi.
Sorrisi davanti alla scena.
“T-Tu non mi insulterai, vero?”
Ricordo di aver riso a questa sua domanda e di aver scosso la testa.

“Certo che no!” avevo detto prendendogli la cartina di mano “Che cerchi?”
“L’aula di biologia… Sono nuovo e-e non ho idea di dove cazzo siano le aule, tutti quelli a cui ho chiesto mi hanno insultato e, davvero, non so che cazzo di problemi abbia questa scuola.”
Ricordo come mi aveva subito fatto simpatia soltanto da questa frase.
“Mi chiamo Gerard, e si da il caso che pure io ora abbia biologia, quindi, se vuoi seguirmi…”
Ricordo che mi aveva sorriso e il mio cuore si era senza ragione scaldato a quella visione.

“Piacere Gerard, io sono Frank, e se non ti dispiace ora ti seguirò velocemente in classe dato che siamo già fottutamente in ritardo!”
Se solo avessi saputo quanto quell’incontro avrebbe cambiato la mia vita…

 
Ancora non gli parli?”
“E perchè dovrei farlo!?”
“Perchè sei innamorato di l-”
“Non dire stronzate Ray!”
Oggi la giornata è cominciata male, come tutte ultimamente.
Da quando Frank mi ha spezzato il cuore ogni giorno è un inferno e sapere che mi ci sono ficcato da solo con le mie stesse mani mi fa infuriare.
“Oooh suvvia Gerard! Ti ha chiesto scusa mille volte!”
“È un doppiogiochista schifoso, non voglio più vederlo.”
“Beh credo che ci vorrà un po’ di tempo prima che tu possa non vederlo più…”
Alzo immediatamente lo sguardo dal mio misero pranzo e subito incontro la figura di Frank.
Come al solito, il mio cuore perde un battito davanti alla sua vista.
Odio questo suo potere, io dovrei solo provare schifo e rabbia nei suoi confronti, non questo.
“Gee senti, dobbiamo parlare, i-io non ce la faccio più così!” Dice lui sedendosi al posto davanti a me.
“Non mi sembra di averti invitato, o sbaglio?”
Alza gli occhi al cielo e cerca di prendermi le mani nelle sue, ma io prontamente mi ritraggo come se avessi toccato del fuoco.
“Gerard ti ho chiesto scusa mille volte, mi dispiace!” Si porta le mani sul volto in segno di disperazione e vorrei così tanto andare ad abbracciarlo e consolarlo, ma non posso… Non più.
“Non ti vergogni a farti vedere assieme al frocio grasso? Fossi in te ci penserei su bene, Frank. Sai, la reputazione e stronzate simili” rispondo a mia volta con stizza “Andiamo Ray, cambiamo tavolo, questo è diventato inutilizzabile…” prendo il mio vassoio e faccio per alzarmi e andare da un’altra parte, ma non faccio molta strada.
“Smettila! Smettila Gerard! Ho fatto lo stronzo, okay, per quanto vorrai farmela pagare ancora!? Non ho più amici, non ho più te, non ho più niente!”
Un po’ mi sento uno stronzo vedendolo soffrire così, ma non posso perdonarlo, non voglio farlo.
“Piantala di urlare, idiota. Stai facendo uno show inutile, ci stanno fissando tutti.”
“Non me ne frega un cazzo Gerard, mi hai rovinato la vita e continui a fare la cazzo di primadonna, e n-”
Gli do un pungo in faccia in risposta, non posso più trattenermi.
“Io ti avrei rovinato la vita?? Io!? Ti sei ficcato tu in questa situazione, non io!”
E stavolta è il mio turno di prendermi un bel pugno sul naso, ma me l’aspettavo e un po’ me lo merito, perchè se siamo arrivati fino a questo punto è solo per colpa mia e della mia scarsa resistenza al suo corteggiamento.
“Ti ho chiesto scusa porca puttana! Cosa vuoi che faccia ancora?”
Tenendomi il naso già dolorante con una mano, uso l’altra per cercare di colpirlo ancora, ma lui prontamente mi blocca il braccio e mi impedisce di picchiarlo.
“Smettila Gee… Ti prego n-non possiamo metterci a fare rissa come due ragazzini…”
“Siamo ragazzini Frank, cosa cazzo credi di essere? Adulto!? Nemmeno capisci il peso delle tue azioni e quanto possano fare male ad una persona, come puoi reputarti adulto?”
Ormai ci stanno fissando tutti, alcuni stanno addirittura facendoci dei video col cellulare, ma non mi importa, so di aver ragione io.
E per questo motivo gli tiro un altro pugno dritto in pancia, facendolo accasciare a terra.
Chissà come mai invece di sentire orgoglio e soddisfazione, provo soltanto un grande schifo e nulla di più nei miei confronti davanti a questa scena.
“Gerard ti ho chiesto scusa un milione di volte! Ti ho detto che ti amo, smettila di farmi la lotta, ti prego…”
Mi volto, dandogli le spalle in risposta, ma soltanto perché la voglia di andare a tirarlo in piedi e abbracciarlo è talmente alta che se non smetto di guardarlo allora finirò sicuramente col pulirgli il sangue dal viso e prendermi cura di lui.
“Vieni a riprenderti le tue cose da casa mia. Non le voglio più, non ti voglio più…”
E vado via a passo spedito, diretto nel primo bagno disponibile a piangere per le mie azioni mostruose.
A volte, sono proprio un coglione.
 
“Andiamo al cinema oggi Gee?”
“E se andassimo a casa mia? Sono stanco morto, ho dormito di merda stanotte…”

“Sai che adoro i pomeriggi passati a fare esattamente un cazzo sul tuo letto, ci sto.”
Io e Frank abbiamo presto fatto amicizia, da quel primo giorno ci siamo come trovati, due calamite come mi piaceva credere, e ovunque andassi c’era sempre Frank al mio fianco.
Credevo che oramai fosse palese come io e lui fossimo uniti e…amici, anche se i miei desideri erano ben altri.
Ero dannatamene innamorato di Frank, qualunque cosa dicesse o facesse per me era solo un pretesto in più per adorarlo e per farmi battere il cuore.
Ero cotto.
Ricordo che ero spaventato dal dichiararmi, perchè non sapevo né se fosse gay né tantomeno se gli piacessi in quel modo, così che mi accontentavo di ridere e scherzare con lui e nulla più.
“Gee vieni qui, non avevi detto di aver sonno?”
Ricordo come quel pomeriggio il mio cuore avesse preso a bucarmi il petto a quella sua domanda.

“Umh… sì, ma ci sei sdraiato tu…”
“Oh non credevo che fossi così grasso da non riuscire nemmeno a sdraiarti accanto a me!”
E perciò l’avevo accontentato, sdraiandomi sul fianco accanto a lui sul mio minuscolo letto.

“A che pensi Gee…?”
Mi aveva chiesto in un sussurro, facendosi più vicino a me e rendendo perciò lo spazio fra i nostri volti sempre più piccolo.

“Niente… sono stanco, te l’ho detto.”
“Non ti credo, sai?”
Ricordo che alla fine allora l’avevo baciato e, vedendo il casino dove ci siamo ficcati ora, comincio  a pensare che sia stato solo un grosso errore….

“Pensavo la stessa identica cosa…”
Mi aveva risposto lui, per poi sorridermi e ricatturare le mie labbra in un altro dolcissimo bacio.
Quel pomeriggio ci eravamo perciò baciati tutto il tempo, senza dire più di tanto e ridacchiando come i due ragazzini innamorati che eravamo e che tuttora siamo.
“Vuoi essere il mio ragazzo Frankie?”
“Umh… certo!”
Se solo avessi dato più conto a quella sua risposta poco convinta, da me all’epoca interpretata come un’innocua e semplice paura per la prima relazione della nostra vita, allora adesso non starei soffrendo così tanto.

“Rimani a dormire qua stanotte? Ti presto un mio pigiama.”
“Con piacere Gee…”
Come vorrei tornare indietro a quei giorni.

“Okay Gerard, hai decisamente esagerato stavolta!”
“Ma fammi il favore! Ha cominciato lui!”
Come da me temuto la maggior parte della gente che ha assistito al triste spettacolo da me messo in atto in mensa, si è schierata dalla parte di Frank, mio fratello e il mio migliore amico compresi.
Io compreso…
“Io non ti facevo così violento Gerard… Hai decisamente dato un’impressione orrenda di te stesso…” mi dice con uno sguardo di puro schifo mio fratello “Vado a vedere come sta Frank…” per poi lasciarmi solo, ciò che in fondo merito.
“Gee i-io non so cosa dire… Mi sembra che vi stia sfuggendo di mano questa cosa, ad entrambi. Smettetela di comportarvi così, siete soltanto ridicoli.” Dice invece il mio amico Ray, prima di lasciarmi a sua volta ed andare a vedere come sta il suo amico.
Frank ha sempre avuto questa capacità di fare amicizia anche con le pietre, da dopo i primi giorni di assestamento in cui le cose non andavano ancora benissimo, ricordo che aveva poi stretto amicizia con altri ragazzi e ragazze della scuola, con una velocità tale da farmi credere di essere solo un grande e grosso idiota.
“Amore sono simpatici! Non tutti sono stronzi come il gruppetto che ti tartassa!”
Ma mai gli avevo dato retta…
Sconfitto, infastidito e ricolmo di odio nei miei confronti, mi carico lo zaino in spalla e decido di andare subito nell’aula di scienze, sebbene sia presto e in mensa siano ancora tutti su di giri per la mia misera rissa.
“Complimenti Way! Non ti facevo così stronzo!”
Mi sono scavato ancora di più la fossa e sono passato dall’essere la vittima, all’essere lo stronzo insensibile, posto che prima toccava a Frank.
Pazzesco come le cose cambino in fretta.
Passo davanti al mio armadietto ancora imbrattato da quello stupido disegno e ripenso a quanto gran parte di questo casino sia solo colpa sua.
Ricordo ancora la faccia sorpresa e atterrita di Frank quando l’avevo scoperto in flagrante intento nel disegnarmi quel grosso e variopinto pene con sotto scritto “frocio”.
“Gee n-non è come sembra!”
Ricordo quanto male mi avesse fatto arrivare a conoscenza della doppia identità del mio ragazzo, del mio Frank, e ricordo come mi fossi messo a ridere per l’esasperazione e allo stesso tempo a piangere per la rabbia.
“Gerard Way sei un mostro!”
E sapere che hanno tutti ragione, mi ferisce sempre più.
 
“Frankie posso uscire anch’io con te e i tuoi amici stasera?”
Ricordo quel giorno come fosse ieri, quel giorno in cui avevo provato anch’io ad essere normale e voler uscire con il mio ragazzo e i suoi amici di cui mi parlava così spesso.

“Umh…Non so se è una buona idea amore…”
“Perchè no? Me la sento, voglio conoscerli anch’io! Me ne parli così bene.”
Ricordo come anche in quel caso non avessi dato più di tanta importanza al suo sguardo agitato, interpretando il tutto come una semplice paura che potessi trovarmi male, un gesto di affetto e riguardo nei miei confronti…

Dopo una breve discussione era dunque riuscito a dissuadermi dal mio intento.
“Quando torno sei mio piccolo.”
E l’avevo perciò aiutato a scegliere dei vestiti per quella sera, raccomandato di non bere troppo perchè me ne sarei accorto e gli avevo augurato di passare una bella serata.

“Ti amo Gee, non dimenticarlo mai.”
“Pure io Frankie.”
E l’avevo lasciato uscire.

Ricordo che al suo ritorno mi ero parzialmente incazzato nel sentire quanto puzzasse di alcol, ma ricordo anche come vederlo spogliarsi e mettersi uno dei miei pigiami mi avesse fatto tornare il buon umore immediatamente.
Frank era solito passare più notti a casa mia che nella sua, non per fare l’amore, o almeno non sempre, ma solo perchè diceva che con me si dormiva meglio, che io scacciavo via i suoi incubi.
“Notte Gee, grazie…”
E ancora adesso non so per cosa mi stesse ringraziando, ma so che quella notte mi ero sentito finalmente pieno, felice, e il mio nome mi era finalmente apparso un po’ più dolce e melodioso.


“Come stai…?”
“Secondo te?”
Mi faccio pena per quello che ho appena fatto, ovvero strisciare dietro la porta di casa di Frank, andare in camera sua e fargli quella stupida domanda, ma i miei sensi di colpa mi stavano mangiando vivo.
“Se non me lo dici, non posso saperlo…”
Fa una smorfia che interpreto come di rabbia e mi butta in braccio il fazzoletto insanguinato con il quale si è pulito il naso.
“Ripeto. Secondo te?”
Prendo il fazzoletto sudicio e lo vado a riporre nel cesto della biancheria sporca, conoscendo come le mie tasche la sua stanza e sapendo alla perfezione dove si trovi tutto.
“Gee cosa ti ha preso in mensa…?” Mi chiede con un filo di voce e un’ondata di vergogna mi assale.
“Non lo so…” Mugugno colmo di imbarazzo, per poi andare a prendere un fazzoletto pulito dal cassetto del suo armadio e cominciare tamponargli delicatamente il labbro.
Mi arriva un bacio sulle nocche in risposta, le stesse nocche che soltanto qualche ora prima gli hanno provocato l’uscita di tutto questo sangue.
Mi ritraggo all’istante.
“Gerard io non so più cosa fare…” Si siede meglio sul letto e mi prende le mani nelle sue, ma stavolta non mi tiro indietro.
“Tu hai una vaga idea di quanto male mi abbia fatto vederti scrivere quelle cose sul mio armadietto e finalmente capire il motivo di tutti quei tuoi stupidi rifiuti sul volermi presentare i tuoi amici? Mi sono sentito il più coglione dei coglioni!”
Mando giù il groppo di lacrime che mi si è formato in gola e abbasso lo sguardo, non voglio che mi guardi negli occhi.
“Amore sono stat-”
“Non chiamarmi così Frank!” Scatto in piedi come una molla e comincio a piangere all’istante, come se quella parola avesse tolto il freno che le bloccava.
“Due persone che si amano non si mentono, non si accoltellano alle spalle, non si prendono a pugni e-e non bullizzano la propria metà solo per apparire fighi agli occhi dei propri amici!”
Si alza in piedi a sua volta, lasciando cadere a terra il fazzoletto e mi viene incontro con sguardo arrabbiato e ferito.
“Gerard, porca puttana, te l’ho spiegato mille volte il perchè io abbia agito così! Mi sembra di essere un disco rotto che ripete sempre le stesse cose e-”
“Beh, come disco fai davvero cagare Frank, perchè ancora non sono riuscito a capire le parole che dici nonostante siano sempre le stesse!”
Davanti a questa mia constatazione si risiede sul letto e mi guarda con sconforto.
“Se non ti piace più ascoltare questo disco, allora perchè sei venuto qui?”
Preso da una qualche ondata di coraggio dovuto molto probabilmente a tutta l’adrenalina che ho in corpo, gli vado incontro, lo afferro per il colletto della maglia insanguinata e lo bacio.
Dire che nessuno dei due se lo aspettava è scontato.
“Perchè io non riesco ad odiarti, Frank, e questa cosa mi manda fuori di testa…” Gli sussurro sulle labbra, per poi separarmi ed uscire dalla sua stanza con la stessa velocità con la quale sono entrato.
“Gee aspetta!”
L’unica persona che posso odiare sono solo io, non il mio amore di sicuro.
 
“Sono così stanco, cazzo non hai idea!”
“Piccolo non devi dar loro importanza, lo sai.”

La scuola in quel periodo faceva davvero schifo, il solito gruppo non voleva darmela vinta nemmeno una volta, avevo litigato con Ray per una questione stupida che riguardava qualche videogioco online e Frank era diventato super popolare a scuola, tanto che tutti lo adoravano.
Ricordo quanto triste e agitato fossi in quel periodo, ero al limite e la mia persona introversa e grassa non faceva altro che peggiorare il tutto.
“Frankie il fatto è anche che tu sei diventato così popolare a scuola e-e ho paura che tu possa lasciarmi…”
Ricordo che mi aveva zittito con un bacio.

“Gee non potrei mai preferire loro a te, intesi? Sei il mio amore, idiota che non sei altro.”
Ripensarci adesso mi ferisce all’inverosimile, poiché alla fine ha preferito loro, ma ricordo come in quell’occasione mi fossi sentito indispensabile e amato dalla persona alla quale tenevo di più al mondo.

Ero al settimo cielo.
“Tu non mi difendi mai a scuola però, stronzetto…”
A quella mia osservazione mi aveva sorriso nervosamente e l’aveva buttata sul fatto che nella sua vecchia scuola lo prendevano tutti in giro e non voleva inimicarsi nessuno.

“Mi dispiace bimbo, ma se continuano dimmelo e gliela faccio vedere io!”
Ricordo che poi per il resto del pomeriggio avevamo fatto l’amore e ci eravamo coccolati un sacco, così che bulli, litigio con Ray e la popolarità di Frank erano svaniti per almeno quel giorno.

“Grazie di esistere Frank…”
Gli avevo detto alla fine, spossato per il pomeriggio oramai conclusosi e cadendo addormentato tra le sue braccia.
E un po’ mi maledico per non aver sospettato prima dei suoi comportamenti insoliti…

Oggi appena messo piede a scuola, una sfilza di occhiatacce mi hanno trafitto da parte a parte facendomi sentire un criminale.
Ovviamente, me lo aspettavo.
Mi sorprende solo che la preside ancora non mi abbia chiamato nel suo ufficio, ma onestamente anche se dovesse succedere non me ne fregherebbe nulla.
Non mi sono pentito di aver baciato Frank ieri, certo che no, ma mi sono pentito di essere fuggito dalla sua stanza senza poterci dunque dare un’occasione per sistemare le cose.
“g domani dobbiamo parlare e, ti prego, non dirmi di no…” Mi aveva scritto la sera per messaggio, facendomi scoppiare a piangere e desiderare che oggi non arrivasse mai…
“Hey Way oggi chi vorrai picchiare?”
Come vorrei poter cambiare il passato.
Ho giusto il tempo di fare due passi nel corridoio affollato che subito la figura piccola e con il labbro spaccato di Frank mi si para davanti.
Come vorrei baciarlo ancora e digli che andrà tutto bene, che stiamo bene e che stiamo ancora insieme…
“Gee dobbiamo parlare.”
“Di cosa?”
Ovviamente so di cosa dobbiamo parlare, come so che tutti quelli attorno a noi ci stanno guardando.
A volte mi manca essere invisibile come lo ero prima che Frank arrivasse nella mia triste vita e la illuminasse, rivoluzionandola completamente.
“Gerard so che non sei un coglione quindi evita di comportarti come tale!” Mi dice a denti stetti, avvicinandosi un pochino più a me e prendendomi per un braccio.
“Frank non ho nulla da dire, ho-ho fatto una cazzata, okay? Ho fatto una cazzata a picchiarti, a venire a casa tua per scusarmi, a baciarti…”
“I tuoi baci non sono mai una cazzata Gee…” Bisbiglia appena, così che solo io possa sentirlo e dunque sentirmi in colpa per averci trascinati in questo baratro dal quale non c’è uscita.
Fortunatamente, o forse per sfortuna, la campanella suona e mi tira dunque fuori da questa situazione ingestibile.
“Ci vediamo dopo Frank…” E mi dileguo velocemente nel corridoio, lasciandolo solo e con gli occhi fissi a terra.
“Gerard cosa devo fare per uscire da questa situazione di merda?”
Comincio a piangere piano in risposta e accelero il passo, come se stessi scappando da qualcosa di pericoloso.
Onestamente mi sono ficcato così male in questa situazione che non vedo alcuna via d’uscita, siamo ridicoli, aveva ragione Ray, ma non so davvero come comportarmi e, soprattutto, come riavere indietro il mio piccolo senza rischiare di perderlo ancora.
 
“Frank ma che cazzo stai facendo…?”
“Gee n-non è come sembra!”
Ricordo come quel giorno mi fossi sentito umiliato oltre ogni limite, con le risate di tutti rivolte verso me, con gli occhi dei miei bulli e di Frank addosso e tante domande che mi vorticavano per la mente.
“E come dovrebbe essere Frank!?”
Aveva la boccetta di pittura blu in una mano, quella rossa nell’altra e il disegno sul mio armadietto era inequivocabile.
“I-Io non-”
“Ogni giorno, ogni singolo giorno in cui ti raccontavo di quanto fastidio mi provocassero i bulli, tu stavi lì ad ascoltarmi, pur sapendo che parte del mio malcontento eri anche tu?”
Ricordo come i sorrisi di scherno di tutti si erano trasformati in facce stranite sentita questa mia frase e ricordo anche di essermi messo a ridere e piangere come un pazzo, non capendo perchè nella vita non me ne andasse mai bene una.
“Gerard i-io non sapevo cosa fare! Loro sono le persone che dopo te mi hanno accolto e-e con cui ho fatto amicizia, come potevo dirtelo?”
“Frank tu puoi fare amicizia con chi cazzo vuoi, ma non mi sembra ti sia chiaro quello che mi hai disegnato sull’armadietto!”

Ricordo che aveva lasciato cadere a terra le bombolette a aveva provato a venirmi incontro, ma io, veloce come una scheggia, mi ero prontamente spostato.
“Gerard, m-mi hanno detto loro di farlo, i-io nella mia vecchia scuola ero bullizzato perchè sono gay e n-”
“E quale modo migliore per riscattarsi se non diventare a tua volta un bullo, mettersi assieme al frocio sfigato della scuola e diventare allo stesso tempo il suo bullo del cazzo??”
Ricordo che tutti i sorrisi del pubblico attorno a noi si erano magicamente trasformati in espressioni di sgomento e anche di come i suoi “amici” avevano preso a fissarlo con curiosità e fastidio dopo la sua accusa nei loro confronti.
“Scommetto che nessuno sapeva né che sei a tua volta gay né che stiamo assieme, non è vero…?”
E vederlo annuire mi distrusse definitamente il cuore.

“Va bene Frank… Avrei dovuto immaginarlo, avrei dovuto capire che non volevi presentarmi i tuoi amici per un motivo, che a pranzo non ti vedevo quasi mai in mensa per un motivo, che non mi difendevi mai da loro perchè sei uno di loro!”
“Gee n-non è così! Io ti amo, lo sai che-”
“Vai a fare in culo Frank! Non farti mai più vedere da me, ho chiuso!”
“Gerard!”
Ma non mi ero voltato, sconfitto, umiliato e col cuore a pezzi mi ero fatto strada tra i componenti del nostro triste pubblico ed ero corso fuori da scuola, diretto il più lontano possibile da lui.

Quel giorno il mio nome ricominciò a farmi schifo, così come il mio viso, il mio corpo e il mio carattere di merda.
Quel giorno ricominciai ad odiare la mia vita.


Ti sei calmato un po’ Gee?”
“Mhmh.”
Oggi a scuola va meglio, a parlare dell’accaduto dell’altro giorno sono oramai rimasti in pochi, o almeno così mi pare.
Tutti sembrano tornati alla normalità, a parlare delle loro cose, a ridere delle loro faccende, e una misera sensazione di tranquillità mi pervade il corpo a questa mia realizzazione.
“Vorrei anzi chiederti scusa Ray, non so cosa mi sia preso in mensa…”
“Oh io credo di saperlo invece…” lo guardo stranito “Sei ancora innamorato Gerard, e smettila di dirmi di no.”
E allora gli dico di sì.
“Temo tu abbia ragione…” Dico con aria mesta, per poi fare un sorriso forzato ed imboccare il corridoio, sperando che la smetta di parlarmi di Frank prima che scoppi a piangere.
“E che intendi fare?”
Ma purtroppo questa faccenda pare interessargli ancora.
“Non lo so Ray, vorrei parlare d’altro se non ti dispiace.” Rispondo secco io, poiché sono sinceramente senza idee e con il cuore ancora troppo a pezzi per poter pensare lucidamente.
“Beh, amico mio, credo dovrai aspettare ancora un bel po’ prima di non parlarne più!”
Scuoto la testa con aria confusa in risposta e, ancora una volta, mi ritrovo davanti la figura di Frank, del mio Frank.
“Hey Iero, che cazzo stai facendo?”
In effetti, per quanto cafone e irrispettoso sia il tono con cui la domanda è stata posta, non posso che dar ragione a chiunque l’abbia chiesto.
Frank ha in mano due bombolette spray, una rossa e una blu, ed è davanti al suo armadietto intento a fare un disegno che conosco fin troppo bene.
“Credo tu possa arrivarci da solo a capire cosa sto face-Gerard!”
Ovviamente mi ha notato…
Vengo riportato alla realtà dal suo sguardo che, come al solito, mi fa perdere un battito e mi immobilizza come un animale davanti ai fari di un’automobile.
“Cosa stai facendo Frank?” Chiedo a mia volta, aprendo appena le braccia in segno di confusione e trattenendo un sorriso divertito nel vedere come sul suo armadietto ora troneggi il disegno di un grosso e variopinto pene, identico a quello presente sul mio e con di fianco scritto “frocio” a caratteri cubitali in un rosso acceso.
“Era questo, no? Tutta colpa di una cazzo di scritta se ci siamo ridotti così, quindi ho pensato che fosse quello che volevi!” Dice con tono concitato, brandendo le bombolette come fossero armi e guardandomi con occhi colmi di lacrime trattenute e… speranza.
Sorrido appena, non posso più trattenermi.
“Non era necessario Frank, non mi sembrava il caso oltretutto.”
“Oh a me sembrava il caso eccome!” Butta a terra le bombolette sporche di vernice e si passa esasperato le mani tra i capelli, senza tuttavia rendersi conto che così facendo si sta automaticamente imbrattando la faccia e i capelli.
Scoppio a ridere, la scena è tanto ridicola quanto adorabile.
“Che cazzo ridi Gerard, non mi sembra che ci sia nulla da ridere! Io sono esasperato, non mi sto divertendo affatto!”
“Oooh Frankie sei davvero un disastro…” Tiro fuori di tasca il cellulare e glielo piazzo davanti alla faccia con la fotocamera interna, in modo che possa vedere il disastro che è ora la sua faccia.
Scoppia a ridere a sua volta.
“Sono proprio un coglione!” Esordisce alla fine, sfregandosi veementemente la faccia con le maniche della felpa per cercare di rimediare un minimo al disastro fatto.
“Fermo, faccio io amore…” Gli poso una mano sul braccio e subito si immobilizza, fissandomi con occhi spalancati e vagamente terrorizzati.
“Come mi hai chiamato…?”
Ora sono io a spalancare gli occhi.
“I-Io non-” Ma non finisco la frase, poiché me lo ritrovo improvvisamente tra le braccia intento a baciarmi come eravamo soliti fare prima di questo stupido casino.
“Brutta merda, era davvero necessario disegnarmi a mia volta un cazzo sull’armadietto per riaverti indietro?”
“Può essere…” E lo bacio di nuovo.
La folla si disperde in fretta, alcuni con sguardi di pena in volto, altri bisbigliando un “patetici” sotto i baffi e altri ridendo, ma per ora ho solo occhi per Frank e nessun altro.
“Non ti ho ancora del tutto perdonato, sia chiaro…” altro bacio “…ne hai di strada da fare ancora.”
“Sei solo un bastardo Gerard!”
“Ma so che mi ami, come io amo te, anche se sei uno stronzo.”
“Uno stronzo e un bastardo…Bella coppia, no?”
E onestamente non potrei immaginarmi coppia migliore di noi.
“Mariniamo la scuola…?”
“Stavo per chiedertelo io.”
Lo prendo per la sua manina ancora sporca di pittura e ci dirigiamo verso la porta d’ingresso, lasciandoci tutto quello che è successo in questi giorni penosi alle spalle.
“Scusa per averti picchiato Frankie…” Mormoro alla fine colmo di imbarazzo, quando oramai siamo fuori da scuola.
“Scusa per essere stato uno stronzo Gee, perdonami amore mio.”
Improvvisamente la mia vita è tornata ad essere bella.
*****
 
Non mi è mai piaciuto il mio nome.
Ogni volta che qualcuno lo pronuncia ad alta voce sento di dovermi nascondere, mi sento colpevole e una sensazione di vergogna si impossessa subito del mio corpo, ma quando è Frank a pronunciarlo, allora non posso che credere di avere il nome più bello del mondo.
Non mi è mai piaciuto il mio aspetto.
Quelle mie guance troppo tonde, quel naso stupidamente piccolo e quella mia pancia flaccida di cui mi lamento tanto ma che non ho mai voglia di mandare via, poiché diete e palestre non fanno per me, ma quando c’è Frank a riempimi di baci tutto il corpo, allora mi guardo allo specchio e mi accetto un po’ di più.
Non mi è mai piaciuto il mio carattere.
Sempre così timido da rasentare il patologico, quelle mie guance sempre rosse quando qualcuno mi rivolge la parola. Odio non sapermi imporre, non essere in grado di far valere la mia opinione, di abbassare sempre la testa davanti ad ogni critica, costruttiva o meno che sia, e di tirare dritto con gli occhi colmi di lacrime trattenute, ma quando c’è Frank a dirmi quanto adorabili siano la mia timidezza e le mie guance rosse, allora sorrido e un po’ gli credo.
Non mi è mai piaciuto il mio modo di rapportarmi con il mondo, le persone e la vita in generale.
Sempre troppo goffo, troppo lento a capire le cose e come gira il mondo, mai capace di cogliere il senso di una battuta al primo colpo, mai capace di tenere una conversazione con qualcuno, mai capace di far nulla, ma quando si tratta di Frank allora potrei stare sveglio tutta la notte a parlare di ogni cosa.
Non mi è mai piaciuto essere me, ho sempre trovato solo mille difetti nella mia misera e banale persona ma sapere che il ragazzo a cui tengo di più non condivida per niente questo mio pensiero, mi fa ricredere sui miei pensieri contorti.
Mi è sempre piaciuto Frank, dal primo momento in cui l’ho visto entrare in questa scuola non ho potuto pensare ad altro se non a quanto bello fosse, con quel suo maglione dalle maniche troppo lunghe, con quei suoi piercing e quello sguardo terrorizzato, lo stesso sguardo che avevo così spesso anch’io.
Mi è sempre piaciuto Frank, ma io non credo di piacergli tanto quanto lui piaccia a me, poiché credo che lui mi piaccia di più, che io lo ami di più e nessuna sua smorfia potrà mai farmi credere il contrario.
Non mi è mai piaciuto il mio nome, ma quando è Frank a pronunciarlo, allora non posso che credere che sia la più dolce delle musiche.
Mi chiedo cosa abbia fatto per meritarmi un Frank tutto per me.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: addict_with_a_pen