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Autore: Juliet8198    11/05/2020    1 recensioni
Vivevano in un sogno meraviglioso. In quel mondo fittizio, i due ragazzi potevano fare quello che volevano ed essere quello che volevano. Potevano toccare le stelle e vivere in fondo al mare. L'unico limite era la loro immaginazione.
Ma i sogni nascondono ciò che temiamo di più. Essi liberano le ombre che cerchiamo di reprimere nella parte più nascosta della nostra psiche.
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-Tutto questo...non è reale.-
-Lo so, ma tu lo sei. Noi lo siamo. Questo mi basta. Questa può essere la nostra realtà.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordava di avere mai avuto un sogno così vivido. Se anche ne aveva avuto uno paragonabile a quello, veniva risucchiato dalle sabbie della memoria nel momento in cui apriva gli occhi. 

 

Ogni altro sogno, prima di quello, le era sempre apparso come tale. Un sogno. Un breve, fugace momento in cui l'immaginazione dipingeva il mondo attorno a lei.

 

Quello, invece, sembrava molto di più. Tutto intorno a lei, dal tessuto fluttuante del vestito che imitava una notte stellata, agli arazzi finemente decorati appesi alle pareti, fino agli intarsi dorati che circondavano le porte, palpitava pieno di vita. Poteva sentire le note malinconiche del violino che dirigeva la dolce musica che la richiamava e aveva l'impressione di odorare il profumo delle rose fresche che adornavano le finestre in vasi di ceramica. 

 

Era tutto così vivo, eppure così evanescente. Se avesse allungato la mano, avrebbe potuto sentire i vellutati petali di quei fiori? Avrebbe davvero incontrato un'orchestra che giocava allegramente per produrre quella meravigliosa musica? 

Non lo sapeva, ma voleva scoprirlo. Era da un po' di tempo che correva inseguendo la misteriosa melodia, trascinando lo strascico del pesante vestito e facendo ticchettare le scarpe sul parquet, eppure non sentiva un minimo di stanchezza. 

 

"È decisamente un sogno."

 

Il corridoio che stava percorrendo attraversava diverse stanze, cariche di mobilia ma spoglie di persone. Ognuna di esse sembrava abbandonata a se stessa e alla sua opulenza in attesa del suo proprietario, che avrebbe potuto riportarle un'anima e uno scopo. Una di esse sembrava essere un salotto pronto a servire il tè ai suoi ospiti e abbracciarli con le sue pareti ricoperte di oro e rosso. Scorgendo vagamente i dettagli dell'arredamento, si diresse verso uno specchio che partiva dal pavimento e raggiungeva quasi il soffitto della stanza. 

 

 

"Che strano."

 

Nei suoi sogni di solito riusciva ad orchestrare ogni aspetto affinché tutto apparisse come voleva, compreso il suo corpo. Poteva avere il viso più piccolo, il ponte del naso più alto, gli occhi più grandi e la pelle più chiara. Ma il riflesso che vide fu esattamente quello che incontrava ogni mattina nella vita reale; l'unica differenza rinchiusa nel fatto che era avvolto in un bustino ricamato d'argento. Provò ad immaginare con tutte le sue forze di avere qualche centimetro in più, ma nulla cambiò. Leggermente frustrata, decise di cambiare approccio. Dopo qualche istante, della polvere di stelle cadde sui suoi capelli, lasciando che striature scintillanti si intrecciassero alle ciocche scure. 

 

"Così funziona." 

 

Abbassò lo sguardo ed osservò le scarpe il cui colore rispecchiava il vestito che indossava. In un batter d'occhio, su di esse spuntarono centinaia di piccoli diamanti che, ricoprendole interamente, illuminarono il salottino con frammenti di arcobaleni. Soddisfatta, riprese la sua marcia all'inseguimento del violino che era passato ad incalzare l'atmosfera con un valzer altisonante. Qualche stanza dopo, incontrò finalmente le porte vetrate che conducevano ad un luminoso salone dentro il quale delle figure volteggiavano in coppia. Senza che nessuno le avesse toccate, le porte si aprirono presentandole quel gigantesco carillon ricoperto di lampadari, che protendevano i loro rami carichi di cristalli come salici piangenti, e tende che incorniciavano pesantemente delle finestre alte fino al soffitto. 

 

 

 

Quando mise piede nella stanza, osservò i ballerini scivolarle davanti senza fare caso a lei. Quelle presenze che popolavano la sala agitavano le crinoline dei loro vestiti eterei come fantasmi. E come tali, sparivano dalla sua mente nel momento in cui si allontanavano. I loro volti coperti da intricate maschere avevano dei lineamenti che si mescolavano in tratti confusi e nebulosi, rendendoli tutti uguali. 

 

Mentre attraversava la pista da ballo, fece comparire fra le sue mani una maschera argentata modellata con decori floreali e se la appoggiò sul viso. I fantasmi sembravano evitarla naturalmente, come se fosse parte della loro danza prestabilita, e una volta che la avevano superata tornavano a confondersi nella marea di volti indefiniti. 

 

"È tutto molto bello ma... sarebbe meglio avere un cavaliere..."

 

Con indecisione, studiò le coppie imperturbate dalla presenza degli altri partecipanti. Ognuna di esse sembrava inscindibile, come composta da due anelli d'acciaio sigillati insieme. 

 

"Uhm... come dovrebbe essere? Più simile a..."

 

Il pensiero rimase sospeso nella sua mente nel momento in cui una mano le sfiorò la spalla. Si voltò sbattendo gli occhi con stupore ed incontrò un ragazzo in un completo elegante, il cui colore sembrava imitare il vestito di lei. Sopra ad un vago sorriso e ad un piccolo naso leggermente schiacciato, era appoggiata una maschera d'argento che copriva degli occhi luminosi e metà di quel misterioso viso. 

 

-Chiedo scusa, ma sembri essere l'unica persona a non ignorarmi in questa sala, perciò... posso chiederti di ballare?- 

 

La ragazza rimase qualche istante ad osservare la sua mano sospesa in attesa di una risposta.

 

"Strano. Non avevo ancora finito di pensare a quale accompagnatore avrei voluto." 

 

Senza proferire parola, accettò la sua offerta appoggiando il palmo sul suo e lasciando che la conducesse al centro della pista. I loro piedi riposarono brevemente sul marmo color avorio prima di intraprendere una danza ritmata ma fluida. Il misterioso cavaliere aveva avvolto una mano attorno alla sua, dirigendo i passi attraverso il mare di fantasmi mentre aveva delicatamente appoggiato l'altra poco sotto le sue scapole. Lei non sapeva minimamente ballare nella vita reale ma il suo corpo seguì perfettamente la guida del ragazzo e non fallì un passo per tutta la durata della musica. 

 

Quando il ritmo finalmente si acquietò, il violoncello fece scivolare l'orchestra in una composizione lenta e suadente, costringendoli a rallentare. Per tutto il tempo, aveva impudentemente fissato il suo accompagnatore cercando di mappare i suoi tratti, che le apparivano così familiari. C'era qualcosa nelle sue labbra piene e nelle striature argentate dei suoi capelli che le suggeriva che lo conosceva molto bene, ma la sua mente le strappava quel pensiero l'instante prima che potesse raggiungerne la conclusione. Lui, d'altra parte, sembrava studiarla a sua volta con meticolosa attenzione, osservandola con un'espressione buffamente concentrata negli occhi. 

 

-È strano.- esclamò all'improvviso. 

 

Lei si limitò ad osservarlo, invitandolo silenziosamente a proseguire. 

 

-Tutto questo è così bello... da smascherare quanto in realtà sia finto. Eppure tu... sembri così vera.- concluse, portando lo sguardo su di lei. 

 

Senza accorgersene, si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito. 

 

-Grazie, che dire... è il mio sogno, è naturale che io sia l'unica cosa concreta in questo mondo... - disse studiando l'ambiente circostante. 

 

La danza e la musica cessarono improvvisamente, lasciando la stanza in un freddo silenzio. Perfino i ballerini incatenati in coppie sparirono, dissolvendosi nell'aria come fumo. La ragazza si guardò intorno confusa, prima di accorgersi dello sguardo insistente del ragazzo davanti a lei.

 

-Questo è il mio sogno.- affermò lui con risolutezza, costringendola a guardarlo negli occhi. 

 

Lei allora si ritrovò ad emettere una leggera risata, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. 

 

"Non mi dovrò mettere a litigare con la mia immaginazione riguardo a chi è il padrone di questo sogno, vero?" 

 

-Senti, è stato bello ma ti ho creato io. Cioè... ti ha creato la mia mente, quindi questo è il mio sogno. E tu tra poco sparirai.- disse, con la sensazione di essere davvero stupida. 

 

Il ragazzo rimase in un silenzio scioccato, fissandola stranito. 

 

-Questo è il mio sogno. Sono io che ho fermato la musica e fatto sparire le altre persone. È la mia immaginazione che manipola le cose. Ma tu... tu sei qualcosa che non ho creato. Quindi, cosa sei?- 

 

"È ridicolo. Probabilmente è una trama intricata della mia mente. Al diavolo la mia fantasia..." 

 

In quel momento, in preda ad una inspiegabile frustrazione, pensò di rimuovere la maschera al ragazzo, ma non successe nulla. Provò a farlo sparire, come avevano fatto i ballerini che popolavano precedentemente la sala, ma di nuovo senza risultato. Allora, afferrò con veemenza la sottile lamina di metallo che gli copriva metà volto e provò a togliergliela ma si ritrovò con le dita incastrate ad essa. 

 

-Ma che...- 

 

Fece un passo indietro, osservando stranita quello scherzo della sua immaginazione mentre le prendeva le mani lentamente e le allontanava dalla maschera. Infine, dopo averla lasciata, la prese lui stesso stringendola sotto le dita e la rimosse, lasciando che la luce colpisse il lato nascosto del suo viso. Non appena riconobbe quei lineamenti, alzò un sopracciglio. 

 

-Park Jimin?-

 

 

 

RULLO DI TAMBURI....

Ed eccoci qua! Ladies and gentes, come promesso sono arrivata con questa nuova storia. Cosa mi dite? Vi stuzzica un po' la curiosità? Vi piace la nuova ambientazione? 

Come vi ho anticipato, anche qua i sogni hanno una parte fondamentale. Ma non fatevi ingannare, funziona in modo molto diverso da Déjà vu. 

Bene, per ora è tutto, spero che anche questa creatura vi possa piacere e preparatevi perché ci sarà da soffrire.

   
 
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