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Autore: DeadlyNadder 92    11/05/2020    2 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Possibile che ogni santissima volta l'amica non perdeva occasione per tirare in ballo la sua cotta per il vichingo? Quasi non la sopportava più!
Vör rise.
Si alzò dalla sua seduta percorrendo con passi lenti e dalla movenza sensuale la breve distanza che la separava dall'Ancella.
Quando arrivò dietro di lei, le braccia si portarono sulle spalle delle due mentre il capo calò tra quelli delle fanciulle.
'Sgridarti? e per cosa? Per la prima volta hai potuto dire quello che pensavi realmente, no? Non c'è alcun motivo per farlo. Anzi. Non costringerti mai a tacere, voglio sentire la tua voce più spesso. E' così bella, sincera... si sente che viene da una persona che ha sofferto così tanto e che ha così tanto da dare... Però una cosa. Non osare, osate, rivolto ad entrambe, mai e poi mai dirmi una bugia, potrei arrivare ad essere vendicativa come nessun'altro nella storia, mi avete sentito, mie ancelle?' aveva sibilato a denti stretti la Dèa.
Gli occhi azzurri come oceani scintillare di rosso mentre una miccia di pericolo di attraversava come fulmine a ciel sereno. 
'Ecco di che pasta è fatta la mia nuora!' avevano esclamato insieme i genitori di Gambedipesce. Era spettacolare come, nonostante il tempo, quei due ancora parlavano contemporaneamente finendo, persino, l'uno le frasi dell'altra. 
'Senza cattiveria, ma le nozze e la prima notte ufficiale avverranno qui a Berk. Se vorrete potremo anche, se il mio sposo, la sua famiglia e di chi rilievo in questa sala, celebrarle anche altrove.' la voce di Vör squillò imperiosa all'interno delle mura dove canti, balli, danze, combattimenti e gare di insulti rallegravano tutti gli ospiti.
I due Capo di Berk acconsentire. 
'Allora partiremo domani pomeriggio, se per voi va bene.' aveva detto Hlín tornando a sedere. Anche questa volta i due concordarono, prendendosi la responsabilità di stilare una dettagliata lista di chi sarebbe venuto. 
'Che i sei testimoni si alzino! Hop Hop, prendiamo lo sposo e scortiamolo in camera da letto!' aveva urlato Moccicoso mentre deponeva pollo e pasticci nel proprio piatto.
Le assistenti, o meglio dire il corteo di donne, prese Vör sottobraccio trascinandola via con loro.
Inutile dire che dovettero uscire fuori dalla Sala Meade e decidere da chi andare fu una bella scelta!
Le parole di Bruta sui consigli per un rapporto soddisfacente e meno doloroso del solito non fece altro che mettere a disagio e paura a Vör che cercava sguardi amici nelle figure adulte e mature del gruppo. 
'Verrà tutto da solo, non temere bambina mia.' aveva detto amorevolmente la madre di Gambedipesce andandole ad accarezzare il capo alla fanciulla. 
Vör annuì ma, nonostante tutte le facciate della donna sicura, Valka e Iðunn avevano la certezza che stesse al dir poco tremando dalla paura.
E' normale, infondo!
'Anche i corvi e i falchi ci si mettono adesso!' aveva brontolato Bruta fissando il cielo infastidita.
'Dei lupi vogliamo parlarne, scusa?' rispose Astrid volgendo lo sguardo verso l'amica.
'Il falco e i gatti sono di Vör, i corvi e i lupi sono di Gambedipesce. Sono gli animali sacri di Frigg e il suo sposo.' aveva detto con tono irritato Fulla mentre fissava malamente le due ragazze.
'Quindi mio figlio è...' la voce di Iðunn tremò. Tutto avrebbe pensato tranne a quello.
Non avrebbe pensato di generare un Dio, il padre di tutto loro e, al tempo stesso, il figlio loro.
'Si, è lui.' aveva risposto Hlín sorridendo ampiamente. 
 

Ore 06:00. Dopo aver congedato i testimoni con qualche battuta, Vör e Gambedipesce rimasero soli nella camera da letto della ragazza.
Più e più volte Iðunn aveva cercato di convincerle a portarla a casa sua dove, da sempre le generazioni degli Ingerman vivevano, ma le donne decisero di portare Vör a casa sua dove, di certo, sarebbe stata più a suo agio.
Si ritrovarono li, seduti sul letto con lo sguardo fisso alla porta; i sguardi stentavano ad incrociarsi. 

«Dove vorresti vivere, caro?»

«Qualunque posto va bene per me, l'importante è che ci sei tu, amore.»

«Tua madre desiderava che consolidassimo il nostro matrimonio a casa vostra.»

«Tutti gli Ingerman hanno vissuto li, forse pensa che stiamo spezzando la catena.»

«Andiamo a casa tua. 
Non voglio che una tradizione venga interrotta.»

«Da quel che so, però, i letti non sono mai cambiati e non credo che per generazioni si ha dormito su giacigli in cui....»

«Non voglio sapere, sarebbe alquanto imbarazzante e...»

«Strano?»

«Già, strano!
Però dai, non è male l'idea che da generazioni tutti hanno vissuto nella stessa casa.»

«E' una cosa molto dolce, devo ammetterla. 
Solo che tutte le coppie sposate hanno avuto un solo figlio e se ne avessimo due sarebbe più difficile gestire lo spazio.»

«Qui è grande e ci sono diverse stanze sarebbe perfetto.
In più dista ad una ventina di minuti dalla Dragon's Edge e saremo anche agevolati per il nostro lavoro.»

«Non...»

«Vivremo da te, se avremo più di un figlio verremo qui. 
Facile, no?
Insomma.... C'è anche spazio per Muscolone e i suoi cuccioli poi starebbe con Patatona e questo farebbe si che un altro nucleo famigliare non debba dividere per forza!»

«Vör, sei un genio!»

Gambedipesce si voltò verso di lei, finalmente. 
Gli occhi azzurri rilucevano di rugiada mattutina in quei cieli estivi racchiusi nelle folte ciglia della moglie.
Moglie che si alzò, si portò davanti a lui e, prendendogli le mani le posò sui propri fianchi. 
'Allora, marito mio? Vogliamo convalidare o diamo da parlare?' domanda lei mordendosi il labbro. Il vichingo deglutì, il bagliore nelle iridi di Vör lo sorpresero al dir poco. 
Sospirò, lei, portando le mani sul collo rigido slacciando la pelliccia che venne poggiata sul baule al fianco del letto.
Lentamente, infine, lasciò scivolare le mani dietro la schiena andando a tirare via l'intrigato intreccio di nastri che teneva legato il bustino rigido.
Tirò un respiro di sollievo, Vör, mentre un sorriso malizioso correva tranquillo sulle sue labbra.
Le mani portarsi avanti, cingere tra le dita i lembi di un fiocco e tirarli sciogliendo anche la parte superiore del vestito che, di colpo, scivolò sui fianchi della bionda scoprendo la distesa di pelle bianca.
Il giovane Ingerman arrossì violentemente, il suo sguardo si abbassò mentre le proprie mani andavano a sciogliere la fascia in cuoio che reggeva la pelliccia.
Lei, invece, recuperò l'abito e lo adagiò accuratamente sulla pelliccia; ancora stentava a credere che quell'opera d'arte appartenesse a lei.
'Oh, timido il mio uomo. Lascia che ti aiuti..' aveva detto lei rivelando un tono di voce caldo, sensuale, provocante.
Il capo era chinato di lato, le mani di lei posarsi sul petto del compagno, scivolare lentamente lungo la maglia per poi cadere sulla fascia in cuoio in vita, percorrerla lentamente sino dietro la schiena.
Un gesto secco e quella cadere sulle gambe di lui che non riusciva a distogliere l'attenzione dalla biondina che si distanziò poco dopo.
Gambedipesce si alzò, si sfilò la maglia imbarazzato; aveva abbassato di nuovo gli occhi, le mani di lui portarsi sui pantaloni, quelle di lei adagiarsi sulle sue accompagnandolo ad abbassarli.
Come era dolce, l'Ingerman.
Con le guance rosse, le labbra tremanti e gli occhi lucidi mentre la fanciulla lo spingeva sul letto.
Fanciulla con la pelle rosata, le labbra rosse e tremanti, le guance di un rosso vivace e gli occhi tanto lucidi da sembrare le stelle di mille notti messe insieme.
E si mise a cavalcioni su di lui, le mani serrare i polsi di lui, un sorriso accompagnare quel successivo bacio che si tinse di scarlatto non appena il ragazzo ricambiò.
Ragazzo che capovolse la giovane, approfondì il bacio sino a renderlo caldo, appassionato.
Le labbra di lui scendere, percorrere lentamente le spalle solide di lei, scendere sulle clavicole e perdersi nel profumo di miele della sua pelle.
Le mani di Gambedipesce accarezzarono i fianchi di Vör, morbidi al tatto e piacevoli da sentire; come le labbra di lui, ora, sfiorare con incertezza i seni della bionda che, imbarazzata, sospirò.
Scese, scese sempre di più sino a baciarle in ventre; distesa di seta che ospitava le pieghe dell'esistenza e della lussuria, dove la vita nasceva cullata dal battito del cuore della madre.
Arrossì, Vör, i cui mani poggiate sulla schiena di lui accarezzavano quella pelle che nelle notti più accaldate sognava di baciare.
Morbida, piacevole pelle profumata di latte che era l'involucro di un animo tanto sensibile quanto impetuoso, custode di un cuore amorevole e di una mente benedettamente affascinante.

Pensandoci, Vör stuprò Gambedipesce sollecitandolo a parlare, raccontare e leggere. La parte più eccitante, erotica, sensuale in un uomo è proprio la testa.
Pensandoci, Gambedipesce stuprò Vör invitandola a parlare, raccontare e leggere. Non vi era parte più accattivante, eccitante, erotica e sensuale in una donna se non la testa.

Aveva percorso sentieri di dolce miele, udito sospiri di morbido pane, percepito il calore di un tenero focolare e, adesso, la sua esplorazione terminò sul ciglio di stoffa rossa.
Deglutì, l'Ingerman mentre risaliva con il capo.
Vör si era coperta il volto con le mani, eppure anche attraverso di esse poté vedere un vistoso rossore danzare incendiario sulle guance di lei con la stessa intensità di un tizzone ardente.
'Allora, moglie mia, vogliamo convalidare o diamo da parlare?' domandò con improvvisa audacia il giovane Ingerman che andò a tirare via le mani dal volto di lei.
Vör, annuire lentamente.
A quanto pareva l'effetto Freyja andava e veniva con una velocità così impressionante che persino Vör stentava a capirlo.

«Scusami...»

Aveva detto improvvisamente Gambedipesce.
Vör non riuscì a capire a cosa volesse riferirsi tanto che, infine, puntò i gomiti sul letto guardandolo con il capo di lato.
Le ciocche trattenute dal diadema ricadere lungo il fianco incorniciando il volto paffuto della giovane che tenne lo sguardo ingenuo sul capo abbassato del compagno.
'Va tutto bene, amore.' aveva detto lei mentre si metteva seduta, a gambe incrociate.
Lui cadere seduto sul letto mentre la mano lisciava nervosamente la barba.
'Non capisco, cosa succede?' continuò Vör poggiando le mani sulle ginocchia del marito accostando il volto al suo.
'Ho paura di farti del male.' rispose Gambedipesce portando le mani davanti a se coprendosi imbarazzato.
Vör scosse il capo, raccolse il volto nella mano sinistra e lo alzò andandolo a baciare dolcemente.
Le uniche parole che disse furono 'Tu? Farmi male? Amore, parli con Vör non con una bambolina qualunque. Non avere paura, non ti mangio mica.' pronunciare con tono dolce e confortante.
La paura prende a tutti, no?
E anche la vichinga in quel momento ne aveva, anche molta se pensiamo che Bruta le mise in testa assurde idee di come fosse doloroso e lacerante la sensazione che si prova.
Confessò, per ultimo, di averne anche lei ma aggiunse anche che bisogna sempre affrontare le proprie paure per sconfiggerle e, rendersi conto che, infondo, era sciocche e stupide.
Gambedipesce raccolse le mani dell'amata tra le proprie, le baciò delicatamente dichiarandole tutto l'amore che provava per lei.
Era l'atmosfera che mancava a rendere quel momento particolarmente difficile e pauroso.
I due si concessero il lusso di studiare e ammirare il corpo dell'altro, rimasero affascinati nel vedere come, agli occhi degli altri, erano solamente 'grassi' mentre privi di vestiti si nascondeva una fisicità più attraente che mai.

Gli occhi della Sovrana dei Draghi si fermarono sul marito.
Gambedipesce era grande, morbido, confortevole, piacevole come un cuscino.
Nonostante la prestanza mastodontica, le braccia dell'uomo erano muscolose e delineate di una fitta foresta di peluria bionda, così come i pettorali, sviluppati e delineati ospitavano un manto di scintillanti fili dorati.
Quella cicatrice alla base del collo così tranquilla e silenziosa non fece altro e eccitare la bionda.
Lo sguardo smeraldino conservava l'espressione lieta, serena, dolce, ingenua e fanciullesca cosa che, in quel momento, mostrò un lato serio che si mescolava con la preoccupazione della situazione.
Vör si costrinse a non fare pensieri sconci, soprattutto ora che era scesa sul ventre, una distesa piana di pura voglia di baciarla e dormirci sopra.
I fianchi erano forti e solidi, come due rocce che resistevano da millenni al malumore altalenante del tempo. 
Più in basso, dove l'imbarazzo di lui si incentrava, la fanciulla non volendo distolse lo sguardo pensando unicamente che, a dirla tutta, la misura li era equivalente a quella sapienza e saggezza che mostrava giornalmente.
Per nulla male.
Anche se era seduto davanti a lei, Vör poté notare la massa muscolare delle gambe, toniche e piene...proprio come il fondoschiena che poté scorgere nell'Era dei Terribili Terrore!

Gli occhi del Dragon Trainer esperto nella Classe Boulder si infransero sulla moglie.
Vör era morbida, profumata, dolce, essenziale come una mattina di primavera.
Nonostante la presenza fisica, le braccia della donna erano piene e compatte con leggeri rimborsi di adipe; esattamente come la propria; la pelle era liscia e perfetta come le spalle che emanavano una forza straordinaria.
Lo sguardo turchese preservava una espressione dolce, pulita, sincera, spensierata e infantile cosa che accompagnò quel lato malizioso, stuzzicante, puramente erotico che si manifestava con un semplice sorriso.
Il volto era tondo, le ciocche di capelli ricadevano morbidi intorno ad esso incorniciandolo d'oro.
Aveva le labbra carnose, piene e invitanti come soffici nuvole.
Il seno di Vör era ampio, alla sola vista veniva voglia di trascorrere una intera giornata a dormici sopra mentre l'unica colonna sonora erano le sue carezze sul capo.
Avrebbe fatto invidia anche al seno di Freyja, ma, a pensarci bene, non poteva provare invidia per se.
Lei superava di gran lunga le descrizioni che si facevano sulla Dèa.
Era migliore anche di se stessa.
La vita era stretta e i fianchi erano larghi, la pelle era di un candore accecante e istigava il desiderio di accarezzarla e baciarla.
Solida, resistente, imperturbabile come una scogliera in mezzo all'impetuoso mare.
Le sue gambe erano tornite, reggevano il peso di così tanta bellezza senza mai passare inosservate.
Vör era una di quelle bellezze ormai perdute che scoraggiava chiunque volesse toccarla, lei era un santuario ove entrarvi a punta di piedi.
Con Amore e Rispetto.
Gambedipesce, ora sovrastandola, vide la dolcezza di quel ventre pieno.
La moglie gli aveva confessato numerose volte che odiava il proprio corpo, soprattutto la sua pancia.
Beh, all'Ingerman la donna con un po di pancia piaceva.
La donna con un filo o importanza di grasso era una bomba di forza, determinazione, erotismo e bellezza che le magre non avrebbero mai potuto capire.
Loro erano le Donne con la D maiuscola.
Loro erano le Vere Donne con V grande quanto una casa.
Incontrandola, lui, aveva capito che avrebbe perso tutta la sua vita dietro a qualcosa di così cliche che, inesorabilmente, diventava insipido e banale se non noioso e inutile.
Aveva capito che era lei, lei la donna che tanti cercavano in potenziali compagne ma che, lui, trovò e mai più avrebbe lasciato.

I loro occhi sembrarono salutarsi, impacciati e timidi come ogni volta che si incontravano.
Ecco, questa era un altra cosa degna di ammirazione: Essere imbranati come la prima volta che ci si vede.
Essere innamorati come la prima volta che si prova il batticuore.
Essere l'uno per l'altra nonostante il trascorrere del tempo e l'albergare dei dolori e delle sofferenze.
I loro occhi, quelli che raccontavano la bellezza della terra e le meraviglie del cielo parlavano anche se dover usare necessariamente la voce.
E parlarono anche ora, si raccomandavano, si chiedevano, si raccontavano, si dichiaravano.
E furono legati anche in quel momento dove, con la paura che si rifletteva nelle iridi dell'altra, Gambedipesce entrò in Vör che chiuse gli occhi dando addio alla paura di un qualcosa che, giustamente, era venuta da se.
Il vichingo chiuse gli occhi, perché controllare tutto quando era il cuore stesso a guidare il corpo in quel momento?
Perché porsi domande cui risposta era li sotto gli occhi, farsi frenare dai timori quando non bisognava averceli, perché porsi un muro quando si è pronti insieme per abbatterlo?
Sia lui che lei non lo sapevano, fatto sta che entrambi si lasciarono andare in quell'istante preciso.
Erano solamente loro due, con il sole che acquisiva di intensità, i profumi delle strade farsi largo, le voci farsi sentire e i draghi ruggire e sfrecciare nel cielo invernale.
Ora non faceva tanto freddo, ora le uniche voci che contavano erano quelle di Vör e Gambedipesce che si susseguivano in sospiri, gemiti e ansimi sempre più frequenti, più forti.
Non vi erano più scuse, tra gambe strette sui fianchi di lui, gli affondi studiati del ragazzo, le unghie della fanciulla graffiare la pelle del compagno, i baci colmi d'amore che si scambiavano.
Tutto in quella casa parlava di un sentimento vero e sincero, di qualcosa che dura da ere.
Di un qualcosa che corse da Frigg a Óðinn, perché i due Dèi non erano altro che l'essenza del passato di un presente e di un futuro che portava i loro nomi: Vör e Gambedipesce. 
   
 
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