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Autore: flatwhat    11/05/2020    2 recensioni
Post volume 7, Oscar cerca un rifugio, e Ozpin cerca di rimediare.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar Pine, Ozpin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    "Tutto ciò che voglio sapere è come possiamo salvare Atlas".


Quelle erano le parole che Oscar Pine aveva pronunciato, e bisogna riconoscere che in quel momento si era sentito fiero e anche abbastanza fico; ma non si sentiva altrettanto ora che ogni nuovo passo che faceva verso le case abbandonate nella baraccopoli proprio sotto Atlas tremava per il freddo insopportabile dell'inverno.


D'altronde, non aveva aura. Ozpin gli aveva suggerito di trovare un rifugio e recuperare le forze immediatamente, a meno che Oscar non preferisse trasformare il proprio coraggio in stupidità e ammazzarli entrambi di ipotermia.


Non che lo volesse. Ma continuare a camminare era così difficile.


"Posso assumere il controllo, in caso tu voglia riposare", disse Ozpin. Oscar non voleva ammettere che la presenza fastidiosa nella sua testa gli era mancata.


"Neanche per sogno", disse lui in risposta. Non si sentiva ancora a suo agio all'idea che il mago controllasse il suo corpo per un periodo di tempo prolungato.


Era così strano, riavere Ozpin al suo fianco. Ma avrebbe esaminato questi sentimenti dopo aver trovato un riparo.


Strinse i denti, e proseguì nella sua marcia.


Alla fine, riuscì a raggiungere la baracca più vicina. Bussò educatamente alla porta.


"Non credo che ci sia qualcuno in casa, ragazzo mio", disse Ozpin, con un tono vagamente divertito.


"Non si sa mai", fu la risposta di Oscar. Bussò ancora alla porta, esclamando.


"C'è nessuno? Ho bisogno di aiuto!"


Nessuna risposta.


Va beh.


Estrasse il bastone e si preparò, tremando tutto, a sfondare la porta, ma mentre faceva questo movimento la toccò di nuovo accidentalmente, e essa si aprì da sola.


Oscar sbirciò dentro: com'era prevedibile, nessuno era in casa.


Entrò velocemente e chiuse la porta. L'aria non era tanto più calda di quanto lo fosse fuori, ma era comunque una differenza considerevole per lui.


Si guardò intorno, mentre i suoi occhi si abituavano rapidamente all'oscurità. Trovò dei mobili svuotati di qualunque approvvigionamento. Ma sul letto c'era un paio di coperte, quindi Oscar mise una sedia contro la porta, le sfilò e si avvolse con esse.


"Ora sono un BurritOscar".


Ozpin ridacchiò.


Con un sospiro di sollievo e senza curarsi particolarmente di controllare se le coperte fossero pulite, Oscar si lasciò cadere contro il muro, vicino al letto.


Ora sentiva un po' più caldo.


"La tua aura ci metterà un po' a ricaricarsi, dopo tutto quello che hai subito", disse Ozpin.


"Già", rispose Oscar. Cercò di regolare il respiro e rilassarsi per facilitare la procedura, ma non aveva proprio voglia di meditare.


Aveva freddo, era ferito e aveva un terribile presentimento.


"Salem è di sicuro alle porte di Atlas".


"Forse", le parole di Ozpin suggerivano incertezza, ma non era stato in grado di cancellare del tutto di essere anche lui preda di questi presagi.


E con Ironwood che aveva perso totalmente il controllo, i team RWBY e JNPR in fuga, Qrow che si trovava chissà dove...


"Pensarci adesso è inutile".


Ma va'!


"Ozpin, devo recuperare le forze in fretta e andare a cercarli! Dobbiamo formulare un piano, dobbiamo..."


Ozpin lo zittì con gentilezza ma anche con fermezza.


"Sì, lo so. Ma non potrai fare niente di tutto ciò, finché sei in quelle condizioni. Quindi, rilassati e cerca di riposare".


Più facile a dirsi che a farsi. Certamente, Oscar stava piano piano sentendosi meglio, ma era ancora in preda ai tremori, e i suoi pensieri andavano inevitabilmente alla missione che lo attendeva.


"Vediamo un po', forse posso darti una mano", disse Ozpin.


Dopodiché, il mondo attorno a Oscar... sparì?


Non proprio. Poteva ancora vedere la stanza in cui si trovava, ma sfocata, come se la vedesse attraverso la nebbia. Ed era ancora sicuramente appoggiato al muro, anche se, girandosi, non vedeva niente alle sue spalle.


Poi, un uomo apparve e si sedette al suo fianco.


Abiti verdi, capelli argentati, occhiali da idiota. Era Ozpin.


Prima che Oscar potesse chiedersi cosa stesse succedendo, Ozpin mise un braccio attorno a lui e lo fece appoggiare sulla sua spalla.


Mh, faceva.. caldo.


"Oh, quindi è questo che avevi in mente".


Ozpin gli sorrise.


"Non è del tutto paragonabile a un vero contatto fisico, ma dovrebbe ugualmente darti un po' di conforto".


Già, non era proprio come stringersi a qualcuno per davvero, ma, in qualche modo, era l'anima di Oscar a sentirsi più confortata e rilassata ogni minuto che passava.


"Penso che vada bene anche così", disse.


Dopo qualche minuto di silenzio, Ozpin parlò di nuovo.


"Oscar".


Ma la sua voce vacillò immediatamente.


Oscar si voltò a guardarlo e vide che la sua... immagine mentale o qualunque cosa fosse aveva abbassato la testa.


Ozpin fece una smorfia per una frazione di secondo e riprese a parlare.


"So che non vuoi sentire le mie scuse, ma..."


Oscar non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo, e si appoggiò forzatamente a lui, infastidito.


"Non sono stato con te quando ne avevi bisogno. Niente di tutto ciò sarebbe successo se non fossi scappato".


Oscar chiuse gli occhi. Non voleva saperne niente dell'autocommiserazione del mago.


"Non puoi saperlo! Ironwood avrebbe potuto sparare tanto a te quanto a me, per quanto ne sappiamo!"


Ozpin considerò quelle parole.


"Forse hai ragione. Non ha senso chiedersi cosa sarebbe potuto succedere. Ma comunque..."


Oscar sentì Ozpin farsi più vicino e circondarlo con l'altro braccio.


"Lo so", e la sua voce era così straziante, mentre diceva queste parole. "Che tu non possa trovarlo confortante. O che possa essere la cosa che vuoi di meno nella vita. Ma, per quanto mi riguarda, non ti abbandonerò mai, mai più in quel modo. Lo prometto".


Oscar aprì di nuovo gli occhi.


"E so che potrai non ritenermi meritevole di fiducia, dopo che ti ho nascosto quelle cose, ma..."


"Zitto".


Ozpin lo guardò confuso. Oscar ricambiò lo sguardo.


"Ti ho detto che non c'è bisogno che tu ti scusi".


"Ma tu ti meriti le mie scuse".


"Sì", Oscar era d'accordo con questo punto. "Ma ora che ti sei scusato, basta con tutti questi 'lo so che' e 'ma', ok?"


Ozpin fu colto alla sprovvista.


"Cosa", balbettò. "Cosa vorresti che dicessi, allora?"


"Niente", rispose Oscar.


Tirò fuori una mano da sotto le coperte con cui si era avvolto e la posò sul braccio di Ozpin.


"Penso che il fatto che tu sia qui, ora, sia abbastanza".


E dopo che ebbe detto ciò, si piegò di più sul suo petto e mosse la mano dal suo braccio al bavero della sua giacca.


Non era ancora del tutto sicuro di cosa pensasse di Ozpin.


Ma capì che non erano pensieri negativi.


"Neanche io ti abbandonerò, Oz", disse. Nella sua intenzione, quella frase doveva suonare più sarcastica, una sorta di 'dovrai sopportarmi per sempre', ma era troppo stanco dopo tutto ciò che gli era capitato quel giorno, e alla fine le sue parole risuonarono delle sue vere emozioni.


"Non sei solo".


Ozpin inspirò come se volesse dire qualcosa, ma non disse niente.


Invece, la sua presa su Oscar si fece più forte, e affondò il suo volto nei suoi capelli.


Oscar, in cambio, mise il suo braccio attorno al collo di Ozpin e chiuse gli occhi.


Normalmente, pensò, uno dovrebbe cercare di stare sveglio, in un freddo del genere. Ma qualcosa gli disse che avere un immortale che vegliava su di lui gli avrebbe concesso di dormire.


E così, dormì.

 
Questa storia doveva essere più lunga, ma poi ho pensato che lo scenario che avevo in mente avrebbe funzionato meglio se lo avessi separato in due pezzi diversi. Quindi, in questi giorni potrete probabilmente vedere la seconda parte.

Anche questa fic è stata scritta originariamente in inglese, sempre da me. Spero non ci siano errori.
  
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