Fanfic su artisti musicali > Take That
Segui la storia  |       
Autore: FairLady    12/05/2020    0 recensioni
Una persona può cambiare totalmente per un'altra? Può annullarsi per un'altra?
Questa è la storia di Mark e Marta, gentilmente concessomi da Ohra_W, e del percorso che, in qualche anno, li porterà a capire cosa realmente vogliono e di cosa hanno veramente bisogno.
Dal primo capitolo:
"E, a un tratto, quella donna si era trasformata nella sua ossessione personale. Era possibile che fossero stati sufficienti cinque minuti, in cui, per altro, non era successo assolutamente nulla di anche solo lontanamente rilevante, per farlo impazzire? "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Owen, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da un paio di giorni Mark non si faceva sentire.
Marta era molto preoccupata. Lo stato di grazia in cui era caduta, ora dopo ora andava sempre più scemando e senza avere neanche un cenno da lui finì con lo scomparire completamente.
“Tieni conto che se sta davvero facendo quello che ha detto avrebbe fatto, forse per qualche giorno potresti non sentirlo. Non credo che lei si farà lasciare tanto facilmente… G.”
Aveva riletto il messaggio dell’amica fino ad impararlo a memoria.
Il pensiero che in quelle ore Mark stesse davvero lasciando definitamente Emma per lei le provocava conati di vomito nervoso misti a crisi di euforia incontrollata. Anche se, per lo più, aveva paura per lui e odiava che stesse passando quell’inferno da solo.
“E se lei lo convincesse a ripensarci? In fondo sono sposati, hanno due figli. Se lei è stata in grado di perdonargli i tradimenti pur di stare con lui, chissà cosa potrebbe inventarsi?
E in effetti, anche tu, cara Marta, cosa hai sopportato, subìto… quante volte hai ribaltato la tua vita durante tutti questi anni pur di stare con lui?”
«La prossima opera all’asta è un olio su tela quarantadue per cinquantotto. L’artista è quotato sette punti, Alois Schönn, Diciannovesimo secolo…», le parole defluivano dalle sue labbra come miele. Erano veloci e chiare. All’apparenza tutto era normale, ma dentro lei scorreva un fiume in piena di emozioni contrastanti. Mentre dirigeva le contrattazioni, ormai come una vera professionista del settore, continuava a pensare a ciò che stava accadendo fuori dal quel palazzo, a quello che ancora non sapeva – e che probabilmente avrebbe continuanto ad ignorare –, e a quello che invece aveva bisogno di sapere.
“Chissà se sta bene… speriamo che i ragazzi almeno non gli diano addosso e gli stiano accanto, visto che io non posso essere lì.”
Qualche istante dopo, senza neanche rendersi conto, aveva battuto “Il campo di Gypsy in riva al fiume” di Schönn a cinquemiladuecento sterline, duemilatrecento in più del suo valore di mercato, e fu in grado di chiamare dieci minuti di pausa. Violet, che per un breve periodo le aveva tolto il saluto per aver fatto soffrire suo fratello, era tornata a parlarle e le stava facendo cenno di raggiungerla dall’altra parte della sala.
«In sala caffè girano delle chiacchiere su un certo Owen… - Vee smise di parlare all’istante, forse alla vista degli occhi sgranati dell’amica – non è strano che proprio io ti porti pettegolezzi sulla persona che ha causato la rottura tra te e mio fratello, vero?», disse d’un fiato la ragazza, guardando Marta con aspettativa.
“Oh, sì, è proprio per quello che sono scioccata!”
«Ma no! Ma va, che dici. Piuttosto lo chiedo io a te, non sei obbligata a starmi dietro in questa cosa…»
«Oh, figurati, è acqua passata. D’altronde con uno come quello avrei avuto dei ripensamenti anche io!», Vee le rifilò una goliardica gomitata nel fianco e scoppiò a ridere. «Comunque c’è un articolo su People – “E figuriamoci se non dovesse esserci ancora di mezzo quel giornaletto da quattro soldi!” – che parla di ferri veramente corti ormai, tra lui e sua moglie. Tu non ne sai nulla, eh, mascalzoncella?!»
Violet se la rideva e continuava a comportarsi come un giocatore di football negli spogliatoi a fine partita, e Marta riuscì anche a divertirsi i primi istanti, poi il sorriso si spense.
«Non sono proprio sicura che ci sia qualcosa da ridere, Vee. Sarà meglio tenere un basso profilo, non voglio che si sparga troppo la voce. Ti ho raccontato la verità perché con la storia di Adam mi sentivo di dovertelo, ma non mi va di sbandierare la cosa ai quattro venti. Oltretutto stiamo parlando di una famiglia rovinata, di bambini che ci vanno di mezzo…», anche Vee piano piano perse il sorriso. Marta sedette su una poltroncina al limitare della sala e si chiuse le mani in grembo. L’amica poggiò una delle sue su di esse.
«Non sentirti in colpa, tesoro. Se quella famiglia sta andando in pezzi non è certo colpa tua. Non sei una rovina famiglie.»
«Come fai a dirlo, Vee? Forse tu non lo pensi, ma quando tutto questo sarà alla luce del sole ci saranno migliaia di persone che invece daranno contro a Mark, che daranno contro a me, senza sapere la sofferenza e i sacrifici che abbiamo dovuto fare. Senza preoccuparsi della verità, sputeranno sentenze. E io ho le spalle larghe, l’ho messo in conto ormai, ma lui… dopo tutto quello ha dovuto superare.» Marta sospirò, come se un enorme peso le stesse bloccando il respiro. Guardò l’amica e incurvò le spalle, tornando a fissare poi il pavimento.
«Non sai quanto ho desiderato questo momento, Vee. Non sai quanto ardentemente io desideri una vita con lui, quanto l’ho sognata e quanto ci ho pianto negli ultimi anni. Ma non mi potrei mai perdonare se, a causa dei miei desideri, lui dovesse perdere i suoi figli. Questo lo ucciderebbe…»
Una lacrima furtiva le rigò la guancia, l’amica gliel’asciugò subito, sorridendole.
«Non preoccuparti, tesoro. Vedrai che andrà tutto bene alla fine. Non è la prima coppia con figli che si separa. Certo, forse i primi momenti sarà dura, c’è da metterlo in conto, ma con il passare del tempo sono sicura che tutto troverà il giusto equilibro. Emma non può negare a Mark di vedere i suoi figli o, meglio, non può negare ai suoi figli di vedere il loro padre. Stai tranquilla… e poi, lui ha te, che saprai stargli accanto come solo una donna innamorata come te può fare.»
Marta si sentì un po’ meglio, anche se quella sensazione di pesantezza sullo stomaco non accennava ad andarsene, ma l’unica cosa che potesse fare ormai era vivere la cosa come veniva.
Le due amiche si alzarono, dovevano tornare a lavoro. Poco dopo il suo telefono vibrò, sullo schermo comparve un messaggio di Mark.
“Tesoro, ho bisogno di te, ti prego. Stasera prima che vada all’Arena passa al solito albergo, ho preso una camera qui. M.”
Sul suo viso comparve un sorriso così disteso che l’intero volto si illuminò. Vee la guardò negli occhi e le disse: «Andrà tutto bene, ne sono sicura.»
 
***
 
Quel pomeriggio fu il più lungo di tutta la sua vita, tra quadri, statue e martellino da battere ad un certo punto Marta non ne poté più. Continuava a guardare l’orologio nella speranza che la fine di quella lunga ed estenuante giornate arrivasse il più in fretta possibile. E poi, finalmente, il momento scoccò e lei non ebbe neanche la forza di andare a cambiarsi. Salutò Vee veloce come un fulmine e ticchettò via, liberando la coda da quell’elastico straziante e prendendo il taxi, per fare prima.
Dieci minuti dopo fu sotto all’albergo, il cuore che pompava nel petto come un pazzo per l’ansia.
“Tesoro, ho bisogno di te, ti prego”
Quelle parole le rimbombavano nella testa come palline antistress che, però, lo stress glielo facevano aumentare. Si avvicinò alla reception e chiede della camera di Mark, non gli aveva detto il numero. Ovviamente il concierge fu restio, come dovrebbe essere; per fortuna dietro di sé senti la voce di Robbie chiamarla. Non avevano mai parlato direttamente, non sapeva neanche che lui conoscesse il suo viso, ma gli fu grata. «Robbie, sì, sono io.»
Lui le concesse un sorriso tirato, probabilmente i ragazzi la odiavano tutti, ma in quel momento sarebbe passata attraverso il fuoco per raggiungere Mark per cui non se ne curò.
«Vieni, ti accompagno io da lui…» le disse, calmo. Si avvicinarono agli ascensori e lui ne chiamò uno. «Stavolta ha fatto un bel casino, eh…». Marta non capì se quella di Rob fosse un’affermazione o una domanda, si limitò a chinare il capo. «Spero solo che tutto questo casino alla fine ne valga la pena. Quel piccolo idiota sembra totalmente asservito da te…» commentò quando furono ormai nella cabina dell’ascensore.
«Sono io che non posso fare a meno di lui.» riuscì a tirar fuori lei. «Questa cosa non va avanti da un mese, non so se Mark vi ha spiegato bene la situazione.» Marta non capiva il motivo, ma si sentiva quasi in obbligo a dare spiegazioni, come se la loro vita in qualche modo centrasse con quella degli altri ragazzi. Ed in effetti in parte era così.
«Ho provato ad allontanarmi, a fare la cosa giusta>> gli disse, con semplicità ed onestà. «Ma nel tentativo di proteggere il mio cuore ho finito con lo spezzarne due.»
Lo guardò per un attimo sperando che il resto delle parole lui potesse percepirle dal suo sguardo, ma il campanello dell’ascensore che precedeva l’apertura delle porte lì riportò alla realtà. Lui le mise una mano sulla spalla, accompagnandola lentamente verso la camera di Mark. Lei voleva correre più forte del vento, ma l’aria le si bloccava in gola al solo pensiero che lo avrebbe riabbracciato.
Si ritrovò in un attimo catapultata a qualche anno fa, all’albergo dove lavorava e a quel termometro portato alla camera 520, la stessa di fronte cui si trovava ora. Un mezzo sorriso le si dipinse sul volto leggermente contratto per l’ansia. «Da qui posso andare avanti da sola…» Marta guardò Rob, mise una mano su quella di lui poggiata ancora sulla propria spalla e delicatamente la staccò.
«Vai, non preoccuparti, mi prenderò io cura di lui.»
 
 
 
 
Saving the hearts
That were breaking
Oh yeah, it's coming
To those who are waiting
You know that it's true
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Take That / Vai alla pagina dell'autore: FairLady