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Autore: FanGirlWithK    12/05/2020    1 recensioni
Due ragazzi, la loro storia, e come inizia la parte più bella di questa.
Dalla storia:
"[...] E anche in quel momento, più di quattro anni dopo, seduti su quella panchina, ero convinto di non avere speranze, inoltre il freddo mi ha sempre scoraggiato, in qualsiasi situazione, ed era il giorno dopo natale, quindi immaginate quanto freddo ci fosse in quel parco giochi, dove ci radunavamo sempre. [...]"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Kai, Kai, Kris, Kris, Xiumin, Xiumin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'One shot '
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“E’ che non so come dirtelo…”
Eravamo seduti in una panchina, io, a gambe incrociate e con la schiena curvata in avanti, giocavo con le mie dita, aspettando che l’altro finisse un discorso, iniziato settimane prima, che non riusciva mai a concludere.

“Ma cosa Yifan? E’ così tanto brutta questa cosa che mi devi dire? Hai ucciso qualcuno?”
Cercavo di capire, nelle precedenti settimane mi ero immaginato ogni scena possibile, non riuscivo proprio a capire cosa il mio amico avesse da dirmi di così… Non riuscivo nemmeno a capire se fosse spaventato di ammetterlo a se stesso o, invece, semplicemente imbarazzato.
In realtà era sempre stato difficile comprendere le sue emozioni, ed era questo che, anni prima, mi aveva spinto ad avvicinarmi a lui, quando Minseok lo presentò a tutta la comitiva.

E sin da allora mi affliggeva un problema di cuore, ma questi sono solo dettagli, lui non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti, quando mi avvicinai a lui la prima volta avevo solo quattordici anni, nessuna esperienza alle spalle, viso e corpo di un bambino… E lui invece era quasi maggiorenne, una quindicina di centimetri più alto di me, trenta volte più bello di me…
E anche in quel momento, più di quattro anni dopo, seduti su quella panchina, ero convinto di non avere speranze, inoltre il freddo mi ha sempre scoraggiato, in qualsiasi situazione, ed era il giorno dopo natale, quindi immaginate quanto freddo ci fosse in quel parco giochi, dove ci radunavamo sempre.

“Hey! Come ti viene in mente? Secondo te sarei mai capace di farlo?”
Alzai il viso e lo guardai, sorridendo, al contrario suo che mi guardava fingendosi scioccato e nascondendo una piccola risata. E, giuro, avevo la risposta pronta, ma per qualche secondo non riuscì a smettere di guardare i suoi occhi e a muovere le labbra.

“Beh, con l’altezza e la corporatura che ti ritrovi… Nessuno penserebbe che non saresti capace di farlo”
E così scoppiammo entrambi a ridere, non so se per la mia frase ovviamente ironica o perché ci andava e basta, ma quando tornammo a guardarci di quella risata non era rimasto nulla.

E io, che nei miei quasi diciannove anni ero più innocente di un bambino di otto anni, non feci caso alla sua mano sulla mia, che faceva in modo che non potessi più staccarmi le pellicine, e ai nostri corpi, che erano più vicini.
Non badai nemmeno al suo sussulto quando, stanco di pensare a ciò che non riusciva a dirmi, mi stirai a pancia in su, con ancora le gambe incrociate, e appoggiai la testa sulle sue gambe, per poi guardarlo un attimo dal basso e chiudere gli occhi.

“Hai intenzione di dirmi questa maledetta cosa o no?”
Chiesi dopo almeno una decina di minuti, mentre mi godevo la sua mano che scorreva leggera tra i miei capelli e, a volte, sul mio viso.
Era una cosa che faceva da sempre, quando arrivavo stanco dalla scuola e mi sedevo vicino a lui, finendo per chiudere gli occhi e addormentarmi sulle sue gambe. E non era per niente strano, per noi due. Per gli altri lo era, e quante volte, tutti, avevano provato a dirmi che forse non era solo un affetto fraterno quello che provava Yifan per me… Ero stupido, più che innocente, credo.

“Se tieni gli occhi chiusi si”
Mi rispose lui, e io, pur non sapendo il perché di questa sua, più o meno esplicita, richiesta, tenni gli occhi chiusi.
O almeno, lo feci fino a quando non sentii le sue labbra sulle mie e fui costretto a sbattere le palpebre un paio di volte per assicurarmi di non star sognando. Insomma, il mio sogno proibito aveva le labbra spalmate sulle mie.
Tornai a chiudere gli occhi quando lui si staccò, per paura che potesse aprire i propri da un momento all’atro. E quando non sentii più il suo respiro vicino al mio volto mi rilassai leggermente, solo in quel momento mi ero accorso di essere stato teso come una corda.

“Non mi hai detto nulla ancora, sto aspettando”
Non so quanto di ironia, quanto di innocenza e quanto di stupidità ci fossero in quella frase, ma la frase con cui rispose lui non lasciava spazio a fraintendimenti, anche la persona più stupida e innocente sulla faccia della terra avrebbe avuto il concetto chiaro.

“Jongin, sono innamorato di te più di quanto lo sono del cibo che cucina mia mamma”  
E io, che da quando conoscevo Yifan mangiavo più da lui o da sua madre che a casa mia, sapevo che ogni morso al cibo che preparava quell’angelo di donna era un orgasmo per le papille gustative.
Così, senza nemmeno pensarci, mi tirai su e mi misi a sedere sulle sue gambe, lasciando un bacio delicato sulla sua guancia e appoggiando poi la testa al suo petto, con un sorriso enorme sulle labbra.
“Vorrei poter dire lo stesso, ma la cucina di tua madre è l’unica cosa al mondo che non puoi battere”

“Significa che farò in modo che mia madre non cucini mai più per te”
Senza sapere come, mi ritrovai ad avere il respiro accelerato, il cuore che batteva a mille, le mani che quasi tremavano, il suo profumo che mi inebriava e le labbra a un centimetro dalle sue.

Un quarto d’ora dopo avevo gli stessi sintomi più le labbra rosse e gonfie, il respiro, oltre che accelerato, leggermente affannato e la sensazione che l’altro avesse le labbra ancora sulla mia pelle.
« I sintomi di cosa? »

Ottima domanda, chiunque se la sia posta.
La risposta, in fondo, chiunque la conoscerebbe, ma in pochi risponderebbero a voce alta.
« I sintomi dell’amore. »
   
 
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