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Autore: Celeste98    12/05/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era bella Rosicheena, anche in quella circostanza, anche con gli occhi rossi dal pianto, circondati da cerchi neri e con il viso pallido a causa delle tante ore sveglia. Ma soprattutto, era bella quando sorrideva e Turles adorava vederla sorridere.
Nei suoi venticinque anni aveva vissuto abbastanza esperienze negative da averne per non una ma addirittura due vite. Turles Son, suo marito, era stato l’unico a vedere in lei qualcosa di buono e con molta fatica e perseveranza aveva abbattuto tutte le sue barriere arrivando a conquistare il suo cuore. Lui era sempre stato il classico stronzo che cambiava donna dalla sera alla mattina ma il giorno in cui conobbe Rosicheena cominciò a vedere il mondo in maniera diversa. Lei divenne presto la sua principessa e come tale la trattava. Si erano sposati senza preavviso, niente abiti sfarzosi, niente fiori o ricevimento; solo loro due, un giudice di pace e i due migliori amici di Turles a far loro da testimoni. Erano giovani, avevano dei progetti e avevano tutta la vita davanti, ma la loro felicità durò solo due anni. A Turles fu diagnosticato un tumore ai polmoni, assurdo considerando che l’uomo non aveva mai fumato neanche una sigaretta in tutta la vita. Dopo un primo momento di smarrimento i due non si lasciarono abbattere e lottarono insieme contro quel mostro che li stava separando. Ben presto Turles fu costretto a trasferirsi in ospedale e Rosicheena iniziò a fare due lavori, eppure non mancava mai di raggiungere suo marito e stargli accanto almeno durante la notte. Fu proprio durante la notte che l’uomo se ne andò. Quella mattina aveva avuto una visita dopo il secondo ciclo di radioterapia e il pomeriggio avevano ricevuto la splendida notizia di una regressione del tumore. Entrambi avevano pianto di gioia e la notte si erano addormentati l’una tra le braccia dell’altro. Era stato il suono continuato del macchinario che monitorava il battito cardiaco di Turles a svegliare Rosicheena, i medici tentarono la rianimazione per dieci interminabili minuti prima di dichiarare l’ora del decesso. L’unica consolazione che i medici si sentirono di dare ai familiari fu che quantomeno se n’era andato nel sonno, senza soffrire ulteriormente e, soprattutto, con il sorriso ancora sul volto, un sorriso vero ben diverso da quello strafottente che mostrava di solito.
“Dovresti davvero prendere in considerazione di smettere di fumare, o quella roba finirà per ucciderti” Rosicheena non si preoccupò neanche di dare la dovuta attenzione al suo interlocutore, preferendo rimanere con lo sguardo fermo sulla tomba che veniva ricoperta di terra. Sarebbe dovuta essere lì a dare l’ultimo saluto a suo marito, ma non sopportava l’idea di essere giudicata da quegli ipocriti, soprattutto non tollerava lo sguardo dei genitori di suo marito che mai l’avevano veramente approvata.
“Magari l’intento è proprio quello” rispose per poi gettare a terra il mozzicone e pestarlo “Qual buon vento porta fin qui in culonia matrigna e sorellastre?” chiese schietta come sempre spostando finalmente lo sguardo, complice il fatto che la sepoltura fosse ormai conclusa. A raggiungerla sulla sommità della collina su cui si era appostata erano niente di meno che Noah Prince, il capo famiglia della grande e potente famiglia Prince nonché rinomato neurochirurgo, suo figlio maggiore Vegeta e Bardack Son, il suo migliore amico e fratello gemello di Turles. Agli occhi di Rosicheena in realtà non erano così simili come sembravano a tutti e tali differenze andavano ben oltre la cicatrice che il fratello superstite si portava sulla guancia. Turles aveva la pelle più scura e lo sguardo sprezzante, ma anche lui aveva una cicatrice; gli attraversava l’angolo sinistro del labbro inferiore ed era talmente piccola che si vedeva solo da molto vicino, le aveva raccontato di essersela procurata da piccolo andando a sbattere con i denti sulla fronte di Vegeta e il dente da latte, saltando per la botta, gli tagliò il labbro.
“Come stai Rosy?” fu sempre il signor Prince a parlare mentre “Anastasia e Genoveffa” si guardavano attorno, ben sapendo di quanto la donna odiasse essere fissata
“Come una che ha appena sepolto suo marito, sensazione familiare?” non voleva essere così cattiva, non con Noah che dal giorno in cui la conobbe la considerò al pari di una figlia, eppure non ci riusciva. Nella sua vita aveva sofferto troppo ed era stanca di fingere che tutto andasse bene, voleva essere triste e ne aveva tutto il diritto. Nessuno dei tre sembrò far molto caso al suo essere più scontrosa del solito.
“Non aggiungere altro, capisco perfettamente” esclamò l’anziano avanzando fino a sedersi sulla panchina che c’era lì sotto l’albero di magnolia per poi rivolgersi ai due più giovani che non si erano mossi di un solo passo “Potete andare, non ho bisogno delle guardie del corpo e se dovete rimanere per guardare in cagnesco, qui non mi servite proprio a niente” i due annuirono prima di allontanarsi ma nonostante questo Vegeta non riuscì ad evitare di incontrare gli occhi cerulei della donna, che immediatamente spostò lo sguardo altrove.
“Cosa è successo dottor Prince? C’era stata una regressione, allora perché è...” si fermò per rimandare indietro le lacrime, se non riusciva neanche a dirlo ad alta voce come sarebbe riuscita ad essere di nuovo da sola? “Perché non ce l’ha fatta?”
“Turles ha avuto una crisi respiratoria inaspettata, non se n’è accorto neanche lui. È solo successo ed era felice perché non era solo, tu eri con lui Rosy” rispose il rinomato neurochirurgo alzandosi per prendere tra le proprie mani quelle della giovane vedova
“Non è servito a molto, magari se ci fosse stato qualcun altro sarebbe andata diversamente” Noah era l’unico, forse insieme solo a Vegeta, ormai, con cui non si vergognava di piangere, del resto erano stati solo a raccogliere i suoi cocci ogni volta che si era lasciata andare alla disperazione nei corridoi dell’ospedale.
“Non credo che Turles avrebbe voluto al suo fianco in quel momento qualcuno che non fossi tu... Ti amava davvero, Rosicheena, e non vorrebbe vederti così per nulla al mondo”
“Allora non avrebbe dovuto lasciarmi” sbotta allontanandosi di scatto per accendersi un’altra sigaretta. Quella in realtà era una novità, dopo la dichiarazione del decesso di Turles era corsa fuori dall’ospedale e si era lasciata andare alla disperazione. Dopo qualche minuto fu abbracciata da un uomo ma dovette riprendersi del tutto prima di riconoscere gli occhi neri di Vegeta, lucidi di lacrime, che la stavano osservando; dopodiché le offrì una sigaretta, senza dire nulla.
La mano che teneva la sigaretta tremava vistosamente per un misto di ragioni: rabbia, malcelata disperazione, sonno arretrato.
“Vieni, siediti qui accanto a me bambina” se fosse stato qualcun altro a chiederglielo probabilmente lo avrebbe ignorato e se ne sarebbe andata senza degnarlo di una risposta, ma per Vegeta Noah Prince avrebbe sempre fatto un’eccezione. Al contrario del figlio, Noah odiava farsi chiamare Vegeta, era il nome di famiglia che, ormai, per consuetudine avevano tutti i primogeniti Prince ed era anche più importante del nome.
“Hai scelto davvero un bel posto qua su, si riesce a vedere davvero tutto” disse l’uomo con la sua classica voce pacata “In linea d’aria è molto vicino a mia moglie Marie... Ricordi il giorno del suo funerale?” certo che lo ricordava, era rimasta per tutto il tempo seduta tra Turles e Vegeta, non smettendo neanche un secondo di stringere la mano dell’amico.
“Ricordo la poesia che hai recitato, era meravigliosa” rispose in un sussurro osservando nella direzione in cui sapeva trovarsi la tomba della donna
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue” 
L’uomo recitò a memoria l’ultima strofa della famosa poesia di Montale, con lo sguardo perso nel vuoto e un accenno di sorriso ad increspargli le labbra.
“Quando scoprimmo la malattia di Marie lei aveva già cinquant’anni e non volle tentare le cure. In un primo momento litigammo molto per questo ma lei mi disse qualcosa che mi sconvolse e mi fece sentire in colpa come non mai in tutta la mia vita. Mi disse di essere felice, di aver avuto una vita meravigliosa, di essere orgogliosa dei nostri splendidi figli e di non voler lasciare loro l’ultimo ricordo di una donna distrutta dalle terapie. Lei era felice ma questo non significa che fece meno male” Rosicheena aveva finito anche quella sigaretta e si era portata le ginocchia al petto stringendole con forza mentre guardava la tomba di Turles ricoperta di fiori.
“Non ti addolcirò la pillola, tesoro, e capisco che ora più che mai non vorrai avere nessuno attorno, ma sappi che non sei sola e, più di tutto, non è stata colpa tua. Non accusarti di niente piccola” la donna si limitò ad annuire, ovviamente, solo perché era Noah.
Rosicheena non sapeva nulla del suo passato e dei suoi genitori, non ricordava neanche la faccia di sua madre che, ad appena un anno, l’aveva lasciata davanti alla stazione di polizia dicendole di non muoversi e poi non tornare più. Era cresciuta in casa famiglia e a dieci anni era stata presa in casa da una coppia straordinaria. Rosy ricordava con affetto sia loro che gli altri quattro ragazzi che avevano già preso in custodia. Doug ed Ester erano presenti nella vita di quei ragazzi ma senza essere soffocanti, gli lasciavano le loro libertà ma pretendevano il rispetto e, grazie al loro ruolo molto attivo nella società, aiutarono tutti i loro ragazzi ad immettersi nel mondo del lavoro e trovare la loro strada. Ogni volta che un ragazzo andava ne arrivava uno nuovo, ma non si facevano quasi mai affidare bambini piccoli, bensì coloro che erano considerati gli scarti, ragazzi più grandi o quelli problematici che venivano continuamente riportati in casa famiglia. Rosicheena l’aveva capito da sé che era il loro modo di dare una seconda possibilità a quei ragazzi che altrimenti sarebbero finiti male, voleva bene a entrambi e si sentivano spesso ancora adesso. Proprio quella mattina mamma Ester l’aveva telefonata per farle le condoglianze e spiegarle che a causa di due bambini influenzati non avrebbero potuto essere presenti al funerale, ma il loro pensiero andava a lei. I coniugi Prince furono per Rosy la seconda dimostrazione che il genere umano non fa poi così schifo come credeva, ma lo stesso non poteva dire di Sadala Prince, la sorella minore di Vegeta.
“Cosa farai adesso?”
“Non lo so, ma non me la sento di tornare a casa. Avevo promesso a Turles che quando sarebbe uscito dall’ospedale ci saremmo tornati insieme... Ester e Doug mi hanno proposto di stare un po’ da loro, finché non mi sentirò pronta a ritornare alla mia vita”
“Potrebbe essere un’idea... Ma adesso è meglio andare, non mi piace questo tempo e da quanto mi fa male la spalla credo proprio che pioverà” esordì alzandosi massaggiando la spalla che aveva lussato da ragazzo “Che ne dici, ti va di unirti a me per una cioccolata calda corretta con qualche super alcolico o qualsiasi altra schifezza tu ci voglia mettere?”
“Volentieri, se mi assicuri che non ci sarà quell’ arpia di tua figlia” per quanto potesse sembrare assurdo, Noah era l’unico con cui Rosicheena poteva lamentarsi della donna, probabilmente perché lui stesso aveva spesso attriti con sua figlia e si rendeva conto da sé del difficile carattere che possedeva
“Non c’è questo rischio. Hai dimenticato che lei e Bardack sono andati a convivere?”
“No che non lo dimentico, lo sfregiato abita nell’appartamento accanto a quello di Turles... Ma sicuramente Bardack vorrà stare accanto ai suoi per un po’ e non è detto che Sadala lo seguirà in questo” l’uomo la guardò con fare pensieroso
“Beh ho ancora un ultimo figlio minore che ha abbastanza sale in zucca da volerti a casa con noi, andiamo dai”
Il terzo e ultimo figlio di Noah e Marie si chiamava Radish, aveva venti anni e sembrava la via di mezzo tra i suoi due fratelli maggiori. Aveva preso una cotta furiosa per Rosy dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo e ricordando costantemente a suo fratello che per una come lei vale la pena farsi rompere il naso.
“Oh beh, se metti di mezzo Radish non posso dirti di no”
 
- Cinque anni prima -
“Ma guarda che bella coincidenza. Tu sei la ragazzina che ha aiutato il mio amico quando perdeva sangue dal naso” la ragazza dai lunghi capelli neri legati in una treccia neanche sollevò lo sguardo sullo scocciatore che le stava parlando accanto
“Non è una coincidenza se segui per un’ora la persona che speri di incontrare casualmente” rispose con tono freddo continuando a leggere il giornale che teneva per metà sul tavolino e metà sulle gambe accavallate, mentre con l’altra mano reggeva il bicchiere di tè freddo ordinato poc’anzi.
“Seguirti? Non ti starai montando un po’ la testa, bambolina?” chiese lui accomodandosi senza invito al suo stesso tavolino “Passavo di qui, ti ho riconosciuta e ho pensato di scambiare quattro chiacchiere, ho fatto male? Mi chiamo Turles Son, comunque, e tu?”
“E dimmi, Turles Son” iniziò sollevando i suoi occhi di ghiaccio su quelli neri del ragazzo “Vada per quanto riguarda abbigliamento femminile, gossip e animali, ma da quanto ti intendi anche di assorbenti? Perché prima d’ora solo nelle ultime due ore ti ho già incrociato al centro commerciale, nell’edicola di fronte, al pet shop e nella corsia del supermercato riguardante proprio i già citati assorbenti” sotto il suo sguardo indagatore, forse per la prima volta, Turles si trovò con le spalle al muro contro una ragazza.
“Che buffa coincidenza eh?” la mora trattenne a stento un risolino per quella risposta, ma ammirò il coraggio del tipo che non se l’era ancora data a gambe davanti a una situazione come quella.
Passarono alcuni secondi in un imbarazzante silenzio di cui entrambi non si curarono, lei più interessata all’articolo che stava leggendo e lui fisso a guardare lei.
“Hai intenzione di rimanere a fissarmi ancora per molto? Fammi una foto, così te la porti a casa”
“Sei adorabile nel vorrei sembrare così dura, davvero, ma io sono un tipo testardo. Facciamo così: se mi dici come ti chiami levo le tende seduta stante” la ragazza parve pensarci qualche secondo mordendosi l’interno della guancia
“Che ne sai che non ti dirò un nome falso?”
“Buona fede” di nuovo la ragazza tacque finché non decise di dire, o meglio ringhiare tra i denti, una parola dal suono straniero
“Rosicheena” Turles le rivolse un sorriso sghembo che immediatamente la fece pentire di averlo accontentato.
“È stato un piacere conoscerti, Rosicheena, e spero in un nostro futuro incontro, magari non nella corsia igiene del supermercato”
 
- Tempo presente -
Villa Prince era incantevole in inverno, con la neve non ancora sciolta a coprire il giardino all’inglese finemente curato. Non era la prima volta che dormiva lì, era capitato infatti, soprattutto dopo il matrimonio, che a causa dei turni di notte in ospedale Turles insistesse affinché non rimanesse da sola e, con la scusa, andava a fare compagnia al vecchio dottor Prince che considerava come il padre che non aveva mai avuto. La prima volta che ci aveva messo piede, poi, lei e Turles non erano ancora una coppia e ricordava con un sorriso come i coniugi Prince l’avevano accolta sorridenti sostenendo dal primo istante che lei e Vegeta formassero una bellissima coppia. Che idiozia!
“Non ho portato un cambio” esordì una volta oltrepassata la porta d’ingresso. Noah sorrise amorevolmente posandole una mano sulla spalla
“Non preoccuparti, quando Radish ti ha preso gli abiti per il funerale gli ho chiesto di prendere qualche capo in più” già il funerale, Rosicheena aveva quasi dimenticato che era rimasta a villa Prince anche la sera prima ed era uscita quasi all’alba per raggiungere da sola la camera mortuaria e dare l’ultimo saluto al suo compagno. Aveva accumulato così tante emozioni in una sola giornata che sembrava fosse stata una settimana prima l’ultima volta che aveva messo piede nella villa.
“Se poi non c’è ciò che ti serve sono certo che Radish e Vegeta non avranno problemi ad accompagnarti a casa o a fare shopping”
“C’è anche Vegeta?” solo con quella domanda sollevò finalmente lo sguardo sorpreso sul padrone di casa che l’aveva aiutata, da vero gentiluomo, a togliere il cappotto.
“Certo, dice che non aveva voglia di rimanere a casa da solo”
Dopo così tanto tempo poteva definire ormai la camera degli ospiti come la sua stanza, che dopo il matrimonio era diventata sua e Turles. Ora di nuovo solo sua...  È sempre stata così grande e fredda? Come ha fatto a non notarlo prima?! E perché il paesaggio su cui si affacciava la finestra sembrava così macabro a quell’ora della notte? Il silenzio in cui era immersa la casa le stava facendo perdere la ragione, riusciva quasi a sentire il battito sul suo cuore che le rimbombava nelle orecchie.
Stanca di rigirarsi tra le coperte, e consapevole di non riuscire a prendere sonno, decise di scendere in cucina a bere una camomilla, ma cambiò idea nel momento in cui intercettò dei suoni provenienti dalla parte opposta a dove era diretta.
Percorse il corridoio al buio, usando come unico ausilio all'orientamento il borbottio proveniente dalla grande televisione del soggiorno. Lì trovò Vegeta, anch'egli al buio, con un bicchiere mezzo pieno di qualche liquore in una mano e lo sguardo assorto sul pavimento.
"Non dormi?" non sembrava sorpreso dell'arrivo di Rosicheena ma lei non ci fece caso. Non poteva saperlo l'ex signora Son, ma non era un caso l'aver trovato il migliore amico lì nel soggiorno, né pensò che avrebbe potuto guardare la televisione in camera sua. Vegeta Prince la conosceva bene e sapeva che quella notte non sarebbe riuscita a prendere sonno da sola, per questo aveva deciso di aspettarla lì, dove tante notti avevano passato con i loro amici a fare maratone di film, certo che sarebbe arrivata.
"Come potrei? In questa casa c'è troppo silenzio" le rispose mandando giù d'un fiato il contenuto del bicchiere
"Posso rimanere con te? Non ti disturberò" Vegeta storse la bocca a vederla in quelle condizioni, non era da lei essere così
"Mettiti seduta e smettila di fare domande idiote. Intanto che c'è la pubblicità vuoi bere qualcosa? Dunque abbiamo gin, vodka, bourbon... Non ci facciamo mancare niente qui" si era diretto all'attrezzato mobile bar fornito non solo di scorte ma anche di un frigo/congelatore.
"Non mi va niente, grazie"
La televisione trasmise la seconda parte del film Casper ma già dopo i primi minuti, dalla sua posizione rannicchiata all'angolo del divano, Rosicheena non vi fece più caso, persa nel ricordo dell'ultima volta che aveva visto quel film

- Poche settimane prima -
“E dai amore lo posso scegliere io il film?”
“No, Turles. È venerdì e di venerdì scelgo io il film, tu lo sceglierai domenica” era la loro tradizione del weekend: il venerdì era Rosy a scegliere cosa vedere, il sabato si affidavano alla programmazione TV e la domenica era il turno di Turles, anche se poi, il più delle volte, finivano a fare altro che non contemplava la televisione.
“Lo so ma non voglio vedere film per bambini. Dai facciamo un'eccezione e guardiamo Shining” provò l'uomo con un'improbabile faccia da cucciolo correlata di labbro tremolante
“Gli horror li guarderai quando sarò morta e Casper non è un film per bambini. Ora mettiti seduto e non disturbarmi”
“Fino a prova contraria sono io quello con le ore contate dovresti accon-” non concluse la frase per via di una gomitata sulle costole che gli mozzò il respiro “Va bene, sto zitto”
Come Rosy si aspettava l'uomo ben presto crollò nel dormiveglia e lei si trovò da sola a guardare il film, con la testa poggiata sulla spalla di suo marito per essere vicina al suo viso
“Posso tenerti con me?” lo sussurrò in contemporanea alla battuta del film, a pochi centimetri dalle labbra di suo marito
“Scusa amore, hai detto qualcosa?” chiese con voce strascinata dal sonno cogliendola di sorpresa
“Niente di importante, pensavo ad alta voce” e lo baciò sulle labbra.

 
SPAZIO AUTRICE
Ecco il primo capitolo di questa nuova storia un po' (molto azzardata) e si inizia con il sentimentalismo. Visto che è solo l'inizio approfitto per spiegare alcune cose tantopiù perchè qui non rispetterò molto i legami familiari originali:
1) il Vegeta della storia sarebbe re Vegeta, qui il primogenito di Noah Vegeta Prince (Vegeta è per loro un nome di famiglia che si tramanda ai primogeniti aggiunto a un altro nome) e Marie Saiyan (di lei si saprà di più nel prossimo capitolo)
2) Vegeta, Bardack e Turles qui hanno più o meno 29 anni; come detto Rosicheena ne ha invece 25, Sadala (la sorella di Vegeta) ne ha 27
3) nel corso della storia si susseguiranno dei flashback senza un ordine cronologico che approfondiranno il forte legame che unisce i protagonisti

Come si può intuire dai titolo della storia (che non so ancora se sarà una long o una mini-long) ogni capitolo è il titolo di una canzone che, a mio parere, identifica l'argomento principale del capitolo, per chi ha già letto altre mie storie non sarà nulla di nuovo la mia abitudine di inserire delle canzoni che, se volete, potete ascoltare durante la lettura.
Per il momento non credo di dover aggiungere altro, se ci sono domande non esitate a chiedere
Al prossimo capitolo che, questa volta, non avrà cadenza settimanale
  
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