Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |      
Autore: rosy03    12/05/2020    1 recensioni
# Raccolta con protagonisti i 'defunti'.
No, non sto scherzando e Sì, dico sul serio.
# Dal Capitolo Uno: Sono Qui [Ace/Rouge]
Era davvero lei... non era un sogno.
Aveva provato a immaginarla così tante volte che aveva perso il conto, eppure era così bella e delicata e- e non sapeva cosa dirle, qualsiasi sua parola sarebbe stata inutile. Ma come poteva rimanere in silenzio?

# Dal Capitolo Due : in fase di scrittura...
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold D. Roger, Portuguese D. Ace, Portuguese D. Rouge
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono Qui




Il dolore al petto parve diminuire. La sensazione che andava diramandosi dal cuore a ogni più piccola fibra del suo essere, non poteva descriverla.
Aprì gli occhi color pece e ciò che vide lo lasciò senza fiato.
Il nero divenne bianco, le nuvole sfumarono e si tinsero di rosa e di arancio. Quel sole che sbocciava lentamente all’orizzonte era gentile, i suoi raggi gli carezzavano la pelle come un balsamo.
Non conosceva quel luogo, non sapeva neanche se fosse reale.
Per un istante, un brevissimo istante, provò la pace. Poi i muscoli tornarono in tensione, i suoi occhi cominciarono a cercare, a cercarli insistentemente ma lì, in quel luogo paradisiaco, quasi magico, non c’era nessuno.
Dov’era suo padre? Dov’erano i suoi fratelli? Dov’era Rufy?
Rufy...
La preoccupazione lo trafisse come un dardo avvelenato, le sue mani sfiorarono incredule il suo petto e lo trovò intatto. Nessuna ferita, nessun bruciore irritante.
Nessuna traccia di sangue.
In quel momento capì.
Una risata amara lasciò le sue labbra e sentì le gambe molli. Cadde in ginocchio, il contatto con l’erba fresca non fece per niente male.
Ciò che realmente faceva male era la consapevolezza di non poterlo vedere, veder realizzarsi il sogno di suo fratello, di averlo lasciato tutto solo nel mezzo della guerra, nel mezzo della vita.
Rufy... perdonami...
Lui che aveva sempre messo in dubbio se fosse meritevole di quella vita che gli era stata donata, in quel momento non desiderò altro che vivere, riabbracciare i suoi compagni, assicurarsi che il suo fratellino tornasse dalla sua famiglia sano e salvo.
Gliel’aveva promesso, gli aveva promesso che almeno lui non sarebbe morto e invece...
Strinse le mani al suolo, fino a far sbiancare le nocche. Lasciò che il male lo attraversasse, lo sentì distintamente lacerargli il cuore fino a scendere nelle profondità della terra che stava stringendo, come fosse assorbito.
Come se quella terra lo stesse purificando dal dolore.
Poi, chiara e soave, come una canzone che sapeva di dolcezza, sentì la sua voce.
– Avrei preferito aspettare ancora qualche anno prima di poterti riabbracciare –
Trattenne il respiro e ogni cosa, ogni muscolo, ogni organo, ogni cellula tremò. Per un attimo gli sembrò di riconoscere quella voce, quel suono tanto dolce, come una ninna nanna sussurrata o una carezza sulla guancia.
Alzò il capo, scosso dai fremiti, e la guardò.
Incantevole. Lei era... semplicemente stupenda.
Un angelo dagli occhi rossi, come il più bello dei tramonti.
– Ma sono comunque felice di poterti finalmente incontrare, bambino mio –
Ace, suo figlio, scosse impercettibilmente la testa ma non osava distogliere lo sguardo da lei.
Con gambe tremanti, si alzò in piedi e le si avvicinò quel tanto che bastava a poterle sfiorare una guancia. Non riusciva a credere che fosse reale.
Non riusciva a credere che fosse realmente lei. La donna che aveva dato la vita per lui, che aveva scelto di morire per dargli la possibilità di vivere, colei che l’aveva amato incondizionatamente senza neanche sapere chi fosse, soltanto perché... perché... lei era...
– M-Mamma? –
Rouge, sua madre, singhiozzò così forte che per un attimo ebbe paura.
Si portò le mani alla bocca, troppo emozionata e annuì tra le lacrime.
Questa volta fu lei ad avvicinarsi fino a prendere quel viso, il viso di un neonato divenuto ormai uomo, tra le dita – Sì, amore mio, sì. Sono io –
Strofinò i pollici sulle sue guance, laddove spiccavano le sue, le loro lentiggini – Sei cresciuto così tanto –
La gioia che stava provando in quel momento non era descrivibile a parole.
Sapeva soltanto che quando lui aveva sollevato lo sguardo si era sentita egoisticamente bene.
Sapeva soltanto che quando l’aveva chiamata Mamma aveva provato per un attimo la felicità, quella vera. Rouge l’assaporò con lentezza, con gioia e soprattutto con emozione.
E lo guardò. Lo guardò talmente tanto perché non voleva dimenticare neanche il più piccolo dettaglio di quel viso che tanto aveva amato.
Ace la lasciò fare. La lasciò sorridere tra le lacrime mentre si mordeva le labbra, la lasciò fare anche mentre gli sistemava i capelli un po’ troppo spettinati, la lasciò inclinare il capo per poterlo guardare meglio, da un’angolazione diversa.
Schiuse le labbra, sgranò gli occhi umidi e allora sentì la gola stringersi.
Era davvero lei... non era un sogno.
Aveva provato a immaginarla così tante volte che aveva perso il conto, eppure era così bella e delicata e- e non sapeva cosa dirle, qualsiasi sua parola sarebbe stata inutile. Ma come poteva rimanere in silenzio? Come poteva lasciare che fosse soltanto lei a piangere?
– Mamma, io... io... – le lacrime cominciarono a cadere, a scivolare sulle guance di Ace e sulle dita di Rouge che tirò un sospiro spezzato dai singhiozzi – Mi... Mi dispiace. T-Tu mi hai donato la vita e io... io sono morto. Io... sappi che non ti ho m-mai odiata, non te, io...! –
Pianse ancor più intensamente quando lei lo abbracciò, tanto forte da riuscire a sostenere non solo il suo corpo ma anche tutte le emozioni distruttive che lo stavano attraversando.
Il capo di Ace si piegò per poter posare la fronte sulla sua spalla, le braccia avvolte attorno alla sua vita, sembrava che non volesse più lasciarla andare.
Non sapeva neanche lui cosa gli stesse prendendo. Non piangeva in quella maniera tanti, troppi anni. Eppure in quel momento era l’unica cosa che sembrava importargli...
– Va tutto bene, bambino mio – sussurrò – Va tutto bene. Sono qui con te, non preoccuparti –
Sono qui. Quante volte avrebbe voluto dirgli quelle parole?
Lo aveva visto solo, triste, arrabbiato e non riusciva a non pensare che forse, in parte, era anche colpa sua. Lei l’aveva abbandonato, l’aveva lasciato in balia di quel mondo orribile, si era innamorata del più grande male del mondo e, così facendo, aveva dato alla luce un piccolo essere e allo stesso tempo l’aveva condannato a una vita di rancore.
– Perdonami tu, bambino mio – disse – Non riuscita a proteggerti quanto avrei voluto. Ma adesso sono qui, Ace. Sono qui –
Sono qui. Quante volte avrebbe voluto sentire quelle parole?
Quante volte avrebbe voluto essere abbracciato in quel modo?
– T-Ti voglio bene, mamma –
Rouge alzò lo sguardo verso il cielo roseo e sorrise e pianse e il suo cuore si colmò di felicità, non c’era niente di più bello, niente che valesse di più di quella semplice parola...
– Ti voglio bene anch’io, Ace –












# E allora... boh.
Non so perché l'ho scritta, so ancora meno perchè abbia deciso di iniziare una raccolta di incontri Oltre La Porta (che sarebbe l'aldilà, se non si fosse capito) e... nulla, boh.
L'unica cosa che mi viene da dire è T.T magari Oda ci facesse vedere un incontro tra Ace e Rouge, io ho già pianto a sufficienza ma sono pronta a perdere altre risorse idriche. Tanto con One Piece, piangere e/o piangere-ridere insieme è diventato normalissimo...!
Alla prossima, non so quando ^^ Baci

rosy

P.S. e già che ci siamo, anche se un po' in ritardo, auguri a tutte le mamme! Meno male che esistete...

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: rosy03