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Autore: ederabiclea00    12/05/2020    0 recensioni
"Nonna, non te l'ho mai chiesto, ma tu come hai incontrato il nonno?" chiese incuriosita Rose.
La donna rispose con una voce stanca: "E' una storia molto lunga, tesoro, se riesci a stare ancora sveglia, te la posso raccontare tutta."
"Certo nonna, comincia pure." la nipote allungò la tazza di thè all'anziana e, mentre cominciava a berne qualche sorso, la bellissima e turbolenta storia d'amore con il suo amato iniziò...
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alexy, Altri, Armin, Dolcetta
Note: AU, Lime, Soulmate!AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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 (PICCOLO DISCLAIMER: Questa storia è molto incentrata sui ricordi e ogni tanto -poche volte- ci saranno delle specie di "salti" tra il passato ed il presente, proverò a renderlo il meno confusionario possibile! Questa FF non sarà esageratamente lunga e pubblicherò un nuovo capitolo ogni settimana –anche prima se riesco-, se avete qualche consiglio su come continuare la storia, scrivetemi senza paura! Buona lettura!🥰)

Capitolo 1Lui

L'estate era uno dei periodi più tristi e cupi per Candace, da quando il marito era mancato 2 anni fa proprio durante i mesi più caldi dell'anno. 
Da allora nulla era come prima; certo, aveva due gattine, dei bellissimi figli, nipoti e dei pronipoti in arrivo, ma nulla poteva sostituire l'amore che Candy provava (e ancora prova) per Armin; l'unico ricordo concreto e ancora vivo - letteralmente- del marito era il suo fratello gemello, Alexy, che veniva a trovare la donna tutti i giorni assieme a Morgan, suo marito. 
Questa estate però sarebbe stata diversa dalle precedenti, la nipote Rose, assieme al fidanzato, avrebbe trascorso 3 mesi interi a casa sua per aiutarla con le faccende di casa e per non farla sentire sola. 
 
Candace doveva ancora abituarsi alla mancanza di Armin, nonostante fossero passati 2 anni dalla sua scomparsa. Ogni mattina quando si svegliava cercava il suo corpo accanto a lei sul letto, lo chiamava per nome e preparava i pasti per due, sperando che la sua morte fosse stata solo un terribile incubo, ma chiaramente non lo era.  
 
Verso tardo pomeriggio Candy sentì una macchina parcheggiare nel suo vialetto e, il più velocemente possibile, si alzò dal divano per poi recarsi verso la porta. Il suo cuore era pieno di gioia e riusciva a malapena a trattenere le lacrime, l'ultima volta che aveva visto la nipote era il giorno dopo il funerale del marito, la giovane viveva nella Canada Francese per motivi scolastici e l'anziana abitava in Francia, non era facile per loro vedersi. 
Quest'ultima uscì di casa rapidamente per buttarsi nelle braccia di Rose, facendo piangere pure lei, mentre il fidanzato, Josè, guardava la scena con un sorriso sulle labbra e le valigie in mano. 
 
Dopo altri minuti di abbracci, baci e pianti, i tre si recarono in casa e si prepararono una tazza di thè caldo, anche se era estate, le notti nel nord della Francia continuavano ad essere fresche. 
Parlarono del più e del meno, del viaggio, dell'università che frequentavano, degli amici, dei loro genitori e così trascorsero ore e ore, finché non si fece notte fonda.  
 
"Che ne dite se vi faccio un altro thè, cari?" Candy propose, non volendo che la serata si concludesse. 
"A me va benissimo, nonna. Tu che dici, Josè?" Rose si voltò verso di lui, che però aveva degli occhi chiaramente stanchi e a malapena li teneva aperti.  
"In realtà ora volevo andare a dormire, così domani riesco a svegliarmi abbastanza presto per tagliare l'erba del prato e potare gli alberi." Josè rispose con una voce esausta. 
"Ma certo carissimo, sai dov'è la camera, vai pure a riposarti. Buonanotte e sogni d'oro."  
Diede ad entrambe un bacio sulla guancia e si recò verso la camera da letto. 

Con un lungo sospiro Candy si alzò dalla poltrona e mise a bollire dell’acqua, intanto Rose la seguì in cucina e la prima cosa su cui posò gli occhi furono due foto, la prima ritraeva il nonno da giovane –circa sui 18 anni- e la seconda era una foto più recente, di forse 5 anni fa.  

“Ti manca proprio il nonno, eh?” la nipote poggiò delicatamente le sue dita sulle immagini, contemplandole. 

“Non ne hai idea tesoro, sono la persona che io sono oggi grazie a lui.”  l’acqua era ormai diventata calda e Candy aveva già immerso alcune erbe in essa; passarono un paio di minuti e si recarono nuovamente in salotto. 

"Nonna, non te l'ho mai chiesto, ma tu come hai incontrato il nonno?" chiese incuriosita Rose. 

La donna rispose con una voce stanca: "E' una storia molto lunga, tesoro, se riesci a stare ancora sveglia, te la posso raccontare tutta." 

"Certo nonna, comincia pure." la nipote allungò la tazza di thè all'anziana e, mentre cominciava a berne qualche sorso, la bellissima e turbolenta storia d'amore con il suo amato iniziò... 

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Guardo l’abitazione di fronte a me con sospetto. Questi ultimi 10 mesi della mia vita si possono descrivere con una sola parola: merda. 

Non riesco nemmeno a processare ed accettare cosa mi ha fatto quel bastardo, sono mesi che le forze dell’ordine lo stanno cercando ma è svanito nel nulla, si fa vedere solo quando vuole rovinarmi la vita un’altra volta, per poi scomparire senza lasciare tracce. 

Ho solo 17 anni, ma mi sento di averne 90 per la stanchezza psicologica e fisica che provo, non ne posso davvero più. Giuro che se lo vedo ancora una volta, gli prendo i gioielli di famiglia e glieli strappo, non si merita nemmeno di- 

“Hey tesoro, sei immobile da 20 minuti, tutto bene?” Lucìa, mia madre, mi chiede con il tono preoccupato che, tristemente, ho imparato a riconoscere in questi mesi.  

“S-Sì, mamma.” la mia voce trema, non riesco nemmeno a parlare. Stringo il cellulare che ho tra le mani e qualche lacrima scorre sul mio viso. Questa è già la terza volta che, per colpa di quell’elemento, mi sono dovuta trasferire. Nelle scuole in cui sono finita a studiare ho conosciuto tantissime persone con cui avevo formato un bellissimo legame, che però poi è stato rovinato da lui. 

Ora non ho amici e nessun parente vuole parlare con me –tranne che la zia Agatha- e insieme a lei, le uniche persone che non mi hanno mai abbandonata sono stati i miei genitori, che per il mio bene hanno buttato continuamente le loro vite all’aria. 

“Amore, questa volta andrà bene, me lo sento. Qui non può trovarci, è un paesino sperduto.” mi asciuga le lacrime e mi abbraccia. “Se solo fossi stata una madre meno stakanovista, tutto ciò-” prova a incolparsi sempre per l’accaduto, mentre l’unica persona che ha sbagliato è lui, né io né i miei genitori. 

“Non dirlo nemmeno, è solo colpa sua, non attribuirti delle colpe che non hai.” la stringo più forte nell’abbraccio e sentiamo qualcun altro unirsi, Philip, mio padre. 

“Lo prenderemo, e questa è una promessa.” Mio padre è sempre stato protettivo della sua famiglia, nessuno deve osare toccare me, mamma o la zia, se qualcuno lo fa, diventa pazzo. 

Strizzo gli occhi e mi dico ‘questa volta tutto andrà bene, non perderò più nessuno per colpa tua, bastardo.’ 

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La notte cala e mi trovo nella mia nuova camera da letto, sto finendo di tirare le cose fuori dalle scatole, quando d’un tratto sento delle voci ridenti provenire dalla strada. 

Mi affaccio alla finestra e vedo un gruppo di 4/5 ragazzi poco più grandi di me che stanno facendo fatica a parlare per le troppe risate; sono invidiosa, pure io voglio avere un gruppo di amici con cui divertirmi e sentirmi a mio agio, ma di questo passo rimarrò sola per sempre. 

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Come DIAVOLO ho fatto a perdermi in una cittadina così piccola?! Noodle Maps non doveva andare proprio oggi!  

“Ora pure il mio cellulare si è spento. FANTASTICO!” urlo in frustrazione in mezzo ad un parco desolato, colpendo ripetutamente l’aggeggio.   

“Sai che non si usa così, vero?” sento una voce molto profonda dietro di me, mi giro e vedo un ragazzo alto che mi sorride. 

“Ma non mi dire!” non posso fare a meno di essere sarcastica, già la giornata è iniziata male, ora mi trovo un bel ragazzo pronto a prendersi gioco di me. 

Passano alcuni minuti di silenzio totale e poi risento la sua voce: “Non ti ho mai vista qua, sei nuova?” 

“Sì.” non lo guardo e do delle risposte brevi per fargli capire che voglio rimanere da sola. 

“Hai bisogno di aiuto?” la sua voce ha un tono quasi preoccupato e mi poggia una mano sulla spalla, al contatto faccio rapidamente un passo indietro e lui si gratta la nuca imbarazzato. 

“Mi puoi solo indicare dove si trova il Dolce Amoris?” chiedo con un filo di voce. Per mesi non mi sono fatta toccare da nessuno tranne che dalla mia famiglia, il fatto che un estraneo mi abbia toccata senza permesso ha fatto scattare qualcosa in me.  

“Certo! Mi stavo dirigendo proprio là, pure io sono uno studente.” torna a sorridere e comincia a camminare verso i cancelli del parco in cui eravamo.  Lo seguo, e in meno di 2 minuti ci troviamo davanti ad un bel edificio moderno con una marea di studenti e professori che si precipitano al suo interno. 

“Eccoci qua, bella eh?” guarda la scuola mentre me lo chiede ed io semplicemente annuisco. 

“Grazie per avermi accompagnata, sei stato molto gentile.” faccio i primi passi verso la scuola, ma sento il ragazzo parlare: “Mi puoi almeno dire come ti chiami? Io sono Armin!” 

“Candace.” affretto il mio passo per evitare ulteriori domande e, alla mia entrata, vengo subito accolta da un ragazzo biondo e dall’aspetto molto professionale.  

“Ciao! Tu devi essere Candace, la nuova ragazza! Io sono Nathaniel, il delegato!” la sua voce è calda e matura, ma quasi troppo calcolata. C’è qualcosa che non va in lui.  

“Ciao, sì, sono io. Ecco la mia iscrizione e documenti.” gli allungo il tutto e, dopo averli controllati, mi sorride e mi dà una piantina della scuola. Punta un dito su un’aula e mi dice che la maggior parte delle mie lezioni si svolgeranno proprio lì, si sente la campanella suonare e, dopo un veloce ‘grazie’, corro verso la classe. 

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Mi avvicino ed entro in aula, ci sono 7/8 studenti seduti ai loro banchi, mi siedo vicino alla finestra, sola, fissando la porta e memorizzando già alcuni visi, fino a che ne vedo uno che conosco. Armin.  

Facciamo contatto visivo e si avvicina a me tutto sorridente, si siede accanto a me e mi dice: “Ci rincontriamo, dev’essere destino.” ridacchia e tira fuori una PSP dallo zaino. Rigiro gli occhi e metto sul banco quaderni e biro, mentre lui continua a giocare sulla console.  

L’insegnante entra, mi presenta alla classe e comincia la lezione.  

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La giornata scolastica è finita e, per l’ennesima volta in questa giornata, sento gli occhi di Armin seguirmi. Non ha smesso di starmi addosso oggi, non può farsi gli affari suoi? 

“Candace, ti riaccompagno a casa?” cos’ho appena detto? Mi sta addosso. Però non conosco la città e sono riuscita a caricare il cellulare grazie al caricatore di Rosalia, una ragazza che ho conosciuto oggi, quindi in caso si rivelasse uno psicopatico sono almeno un po’ protetta. 

“Come vuoi.” Cammino velocemente ma è inutile, è più veloce di me e me lo trovo affianco. 

D’un tratto comincio a sentire tutto come se fossi sott’acqua, non sento più chiaramente la voce di Armin, il cinguettio degli uccelli o le macchine, vedo e sento solo dei flashback di quei momenti. Di quello che mi ha fatto, dei miei continui trasferimenti, delle amicizie perse, riguadagnate e perse un’altra volta, dell’ansia che ogni giorno provo a causa sua.  

Questa volta però sarò io quella a vincere, non mi rovinerà la vita un’altra volta. 

(Ciao, questo capitolo è più una introduzione, per questo non è molto lungo! Spero vi sia piaciuto, alla prossima!)
 

   
 
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