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Autore: EvilHel24    12/05/2020    2 recensioni
Jane Rizzoli dopo un anno di distanza dal terribile caso de "il Chirurgo" si trova davanti ad un nuovo caso molto simile a quelli dell'uomo che le ha segnato la vita. Jane indagando su questo caso si trova a lavorare con il miglio medico legale di Boston, Maura Isles.
Tra loro però c'è qualcosa di più, ancora da percepire, ancora da scoprire.
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Boston,
l’aria è fredda in questa notte piena di stelle.
Sento il freddo sulla mia pelle mentre cammino per strada rientrando a casa. I rividi lungo la schiena mi fanno capire che è meglio indossare la giacca che ho poggiato sul braccio destro. Indosso la giacca mentre guardo in basso e inizio a pensare a quanto la mia vita sia cambiata negli ultimi anni…
 
Boston,
l’aria è fredda e i miei capelli sembrano come onde scure mossi dal vento su un cielo color rosso fuoco. Scesa dalla mia macchina mi dirigo con passo sicuro verso l’ingresso di una bellissima casa adornata in questo caso da nastri segnalatori del dipartimento di polizia di Boston. Mi avvicino all’ufficiale che si trova davanti la segnaletica e mi identifico.
“Salve Detective Jane Rizzoli, omicidi, Victor 825” dico spostando i capelli che mi ricadono sul viso. L’ufficiale segna sul foglio ciò che ho appena detto e mi lascia entrare sorridendomi.
In circostanze come queste un sorriso ha un non so che di confortante. Gli sorrido e passo oltre vedendo il mio nuovo collega vomitare tutta la cena nel grande giardino del proprietario della super casa che è stata segnata da una catastrofe.
Mi avvicino e gli chiedo se va tutto bene. “C-certo Jane, grazie” mi dice mentre gli poggio una mano sulla spalla e gli sorrido.
F: “Allora Frost, entriamo?”
J: “ Certo, ti mostro cosa abbiamo”
Ci incamminiamo verso l’entrata e sento un dolore lancinante alle mani così inizio a sfregarle cercando di non far notare questa cosa. Il dolore delle ferite che l’anno scorso mi sono state inferte continua a tornare di tanto in tanto. A volte ho proprio la sensazione del freddo acciaio che mi trapassa le mani e una miriade di brividi percorre la mia schiena. A distanza di un anno le sensazioni sono ancora devastanti, per non parlare di quanto le mie notti siano tormentate.
Entriamo e mentre indosso copri scarpe e guanti una figura mi si avvicina. Alzo il viso e mi trovo davanti Korsak che era in ferie. Lo guardo in modo strano così gli chiedo “che ci fai qui Vince? Non eri in ferie?”
K: “Le ho accorciate”.
J: “è così brutto” dico riferendomi all’omicidio.
K: “Vieni a vedere tu stessa” mi dice facendo pochi passi verso il salotto.
Lo seguo spostandomi i capelli e la prima cosa che vedo è una donna bellissima china sul corpo esanime. penso mentre continuo a far scorrere lo sguardo sul suo corpo. Oh non il cadavere. L’ho sempre vista in tv mentre si presentava in tribunale. Impassibile. Elegante e bella. In tribunale la temevano tutti. In nessun modo gli avvocati potevano, con i loro giri di parole, far passare le sue parole dalla parte sbagliate. Sono sempre rimasta affascinata da questa donna.
< Ragiona Rizzoli,  non sbavare. È una scena del crimine>. Ed ecco a voi la mia coscienza ragazzi.
penso mentre mi avvicino al divano.
K: “Lei è la dottoressa Maura Isles, medico legale capo del Commonwealth del Massachusetts” dice mentre la donna bionda appena presentata alza lo sguardo nella mia direzione. I suoi occhi verdi sono un colpo al cuore.
penso mentre cerco di domare i miei capelli ricci ribelli.
J: “piacere Jane Rizzoli, omicidi” riesco a dire mentre la osservo sorridermi.
È decisamente molto più bella dal vivo. Korsak nota il mio imbarazzo e con la coda dell’occhio lo vedo ridacchiare.
M: “piacere mio”
K: “la vittima è il dottor Yeager, un uomo benestante, la moglie è scomparsa”
M: “ un taglio netto ha reciso la carotide, l’assassino è una persona precisa”
Notando il taglio mi sfrego le mani e il viso di Korsak si incupisce e punta gli occhi sulle sue scarpe.
Korsak è il miglior compagno che si possa avere, è la spalla su cui posso contare sempre, anche se il nostro rapporto è mutato in questo anno.
Abbasso anche io lo sguardo notando però qualcosa…
Mi abbasso e dico “una tazza da thè” e guardo Korsak che con sguardo serio mi dice che l’uomo in questione è ancora in carcere quindi non può essere lui.
Inizia a mancarmi l’aria qui dentro così mi alzo di corsa e mi dirigo fuori. C’è troppa gente tra agenti e giornalisti. Mi dirigo sul retro della casa con la scusa di trovare indizi. Sul retro, la casa è ancora più bella. Un giardino con una mega piscina. Mi siedo sul bordo e cerco di respirare. Poggio i gomiti sulle ginocchia e le mani sul viso che poi scivolano tra i capelli. Guardo l’acqua muoversi leggermente manovrata dal vento. Sento un’ ondata di profumo femminile e forte entrarmi nelle narici. Mi volto e allora noto una figura poggiata sull’angolo della casa.
M: “Detective… scusi non volevo disturbarla”
J: “Non si preoccupi…” dico voltandomi di nuovo verso la piscina.
M: “Volevo informarla che la scientifica tra poco sarà pronta a portare via il corpo”
J: “Perfetto, la ringrazio”.
Ci furono parecchi minuti di silenzio mentre il mio respiro si regolarizzava e riuscivo finalmente a respirare. 
J: “Come mai è qui?” le chiedo mentre mi alzo e mi dirigo verso di lei.
M: “Una donna forte come te non dovrebbe scappare via in quel modo” dice con aria seria e guardandomi negli occhi.
Quella sua frase, arrivata alle mie orecchie, fece in modo di bloccare la mia camminata verso di lei.
J: “C-cosa?
M: “Nulla di importante… Mi metto al lavoro stanotte stessa se vuole può assistermi. So che è importante per lei avere i risultati prima possibile e avrei bisogno di una mano dato che prima delle 8 di domattina nessuno dei miei assistenti sarà reperibile.”
Ascolto il suo discorso e la guardo sorridermi. Rimango a guardarla mentre lei si aspetta una risposta. Sono come ipnotizzata. Lei si sta allontanando da me per dirigersi verso la parte anteriore della casa.
J: “Aspetta!” dico afferrandola per un braccio. Lei si volta verso di me leggermente irritata per la presenza della mia mano sul suo braccio. Stacco la mia mano dal suo braccio e abbasso lo sguardo.
M: “Dimmi” la sua voce è tranquilla così alzo gli occhi su di lei.
J: “Perché sei così con me? Nemmeno mi conosci”


Mi sorride e si avvicina a me, forse troppo. Riesco a sentire il suo profumo nelle narici. Riesco persino a percepire la morbidezza dei suoi capelli che mi sfiorano il viso.
M: “Perché sei più forte di quanto pensi” mi sussurra all’orecchio mentre si allontana continuando a dirmi “Ho seguito il caso di Hoyt anche se non ero il medico legale assegnata a quel caso” mi sorride e si volta dirigendosi verso la sua macchina.
Continuo a fissarla sbalordita mentre lei interrompe i miei pensieri dicendo “Jane?”.
J: “Si?” riesco a dire senza sembrare una completa idiota in balia del suo profumo.
M: “Seguo te e il tuo lavoro come detective da prima del caso” dice rimanendo sempre girata di spalle. Si volta leggermente e vedo che sorride. “Ti aspetto in obitorio tra una mezz’ora” dice per poi entrare in macchina con eleganza e sfrecciare nel viale.
Rimango li ferma a guardare la strada non so per quanto tempo fino a quando Vince Korsak si avvicina a me con fare compiaciuto.
K: “la regina dei morti ha fatto breccia nel cuore della detective più dura e testarda del dipartimento eh?” dice dandomi delle gomitate.
J: “dai Vince” dico tirandoli un leggero schiaffo sul braccio e scoppio a ridere.
K: “mi ha chiesto di te quando sei uscita, sai?”
J: “davvero?” dico tornando subito seria “e cosa ti ha chiesto?” dico di corsa.
Questa volta è Vince a ridere mentre Frost si avvicina a noi chiedendoci cosa ci fosse da ridere.
K: “Vedrai Frost, vedrai” dice prima di andarsene lasciandomi con i miei dubbi.
Decisa entro in macchina salutando Frost e sfreccio verso casa per preparare del caffè per la notte prima di raggiungere la dottoressa.
Mentre mi preparo il caffè e la scorta per la nottata in obitorio penso a quello successo questa sera con la splendida donna che ha deciso di donare il suo cervello e la sua intera vita a dare una voce a chi ormai non può più parlare. Perché quelle sensazioni? Quelle emozioni? Perché lei si comporta così con me? Non la conosco se non per la sua carriera e lei neanche conosce me.
Finisco di sistemare il caffè, entro in macchina e mi dirigo verso l’obitorio del tutto intenzionata a scoprire due grandi misteri stasera. Primo chi è quel folle che sta replicando il Chirurgo. Secondo, il mistero che ricopre la donna regina dei morti.
   
 
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