Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: armen66    13/05/2020    0 recensioni
Tre importanti notti nella vita di due personaggi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Stava andando bene, stava procedendo proprio come Arya desiderava, Gendry le aveva offertp una nuova lancia, forgiata dalle sue mani per la battaglia, per la notte che sarebbe diventata giorno e per il giorno che sarebbe diventato notte.
 Lui parlava di Melisandre, parlava di sangue e di fuoco e di essere il figlio di un re, il bastardo di un re.
 Arya non voleva pensare che quel re era maledetto, perchè il tradimento aveva governato al posto di Robert, causando a Ned Stark di perdere la propria vita.
 Il re aveva tradito la regina e aveva avuto una dozzina di figli bastardi, troppe le donne con cui aveva giaciuto.
 La regina aveva tradito il re con l'uomo che aveva ucciso il precedente re, con suo fratello gemello, rendendolo padre dei suoi tre figli, ormai morti.
 Figlio di tradimento, sangue di tradimento, cuore di tradimento. Arya cancellò re Robert dalla sua mente e si concentrò soltanto sul giovane uomo che conosceva da anni.
 Gendry era la possibilità, l’ultima chance prima della battaglia finale di quello che sarebbe potuto essere e che aria voleva conoscere.
 Cosi arya piano si tolse i guanti, uno alla volta, li appoggio su un sacco nel magazzino vicino alla forgia; era buio non era importante la luce, ognuno stava a suo modo vivendo la notte dell’attesa.
 Chissà gli altri Stark cosa stavano facendo in quel momento. Sapeva che suo fratello - suo cugino - era con la regina, sua sorella forse nascosta in una stanza, Bran di sicuro si era isolato.
 Aveva sentito la voce di Brienne chiedere di portare nuova legna per il camino della sala dei cavalieri.

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Gli occhi di Brienne erano risplendenti mentre la spada passava da una spalla all'altra per poi tornare a quella di partenza.
“Alzati, Brienne di Tarth, Cavaliere dei sette regni.”
Jaime proclamò e la gioia nel viso di Brienne fece tornare una fiammella di onore nel cuore dello sterminatore di re: Brienne era felice, il suo più grande desiderio si è realizzato, era diventata la prima donna cavaliere.
 Gli anni durante i quali era stata derisa, insultata, sbeffeggiata perché era troppo alta, poco donna, troppo brutta, poco elegante diventavano nulla in confronto alla soddisfazione di quella sera, il suo nome sarebbe stato inserito nel grande libro come il primo nome di donna.
 Brienne guardò Jaime negli occhi, c'erano troppe emozioni, una cavaliere non poteva permettersi una lacrima e così leggermente abbassò la testa e si allontanò dalla stanza.
 Jaime rimise la spada nel fodero, voleva dire qualcosa, voleva cambiare l'atmosfera che era diventata silenzio mentre Tormund, Podrick, Davos avevano assistito con lui alla scena.
 Tyrion verso del vino, prese la coppa e la offrì a Jaime che prima accettò ma poi, guardando il contenuto, la posò sul tavolo e sedette a guardare le fiamme del fuoco.
 Tormund prese congedo, dirigendosi verso la stessa porta da cui Brienne era uscita; Jaime lo notò e si girò verso suo fratello, uno sguardo interrogativo.
 Tyrion annuì leggermente, lo sapevano tutti che il grande uomo dalla barba e dai capelli rossi aveva un solo punto debole, la donna bionda che vestiva spesso di blu.
 Un ultimo Brindisi, decise Jaime, riprendendo la coppa dal tavolo.
“Alla vittoria!” Propose Tyrion.
 Jaime bevve in fretta il contenuto e uscì dal lato opposto.
 Il freddo lo colpì, il gelo di Winterfell, il gelo di una notte dove il pericolo è l'incertezza stavano distruggendo dall'interno le sicurezze dei guerrieri
 Jaime Lannister non era mai stato un uomo particolarmente religioso, ricordava che da bambino sua madre lo portava davanti ai Sette.
 Suo padre non era mai presente in quelle occasioni e neanche sua sorella voleva presenziarvi.
 Jaime crescendo si rese conto che le sue mancanze davanti agli dei avevano un significato così forte che non sarebbe mai stato perdonato.
 Tutti i suoi peccati erano stati commessi per amore, ma l’amore non era più sufficiente: compresso tra l'onore e il dovere, l'amore era stato soffocato. Troppe le promesse che aveva dovuto rispettare nella sua vita, si erano accumulate come strati di polvere su un vecchio scaffale e il legno marcio aveva ceduto, spazzando via tutto.
 Un groppo in gola: il ricordo di sua sorella, l'ultimo saluto prima di questo viaggio all'altro capo del mondo.

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Gendry era confuso alle domande sul numero di donne con cui aveva fatto l'amore, forse pensava che una signora non avrebbe mai fatto una simile domanda.
 Arya Stark non era una signora e non lo sarebbe mai stata.
 Arya Stark voleva un uomo per l'ultima notte, voleva Gendry solo per una notte.
 Mentre Gendry diceva confuso che era stato con tre donne fino ad allora, Arya sapeva che lei non era stata con nessun uomo.
 Mentre Arya diceva che probabilmente sarebbero tutti morti il giorno dopo e lui comprese, la guardò e il bacio arrivò d’impulso, ma non solo impulso, era una paura, era un bisogno disperato, era un qualcosa di più forte.
 Un richiamo nel tempo nello spazio a chi li aveva preceduti, a chi li aveva generati, alla volontà di sopravvivere più forte della morte.
 Gendry sapeva di ferro e di sudore e Arya lo voleva, il cuore batteva forte e le braccia lo stringevano stretto.
 Arya aprì i lacci della sua giacca, lui sciolse la cintura del suo pugnale, erano persi soltanto in loro stessi, dimenticando tutto il resto attorno, finché un suono li costrinse a tornare alla realtà, dei passi, voci, qualcuno gridava.
 Dov'è il fabbro? Si sta spezzando una catena! Di corsa Dov'è il fabbro? Una voce, due voci, tre uomini arrivarono, aprirono la porta, Gendry e Arya si separarono di colpo.
 Presto! Accendi la forgia, dobbiamo andare. Veloce.
 Gli uomini presero Gendry per un braccio e lo trascinarono via a forza, senza accorgersi della presenza di Arya nella stanza.
 Gendry non riuscì a dirle nulla, gli uomini scomparvero con lui girando dietro l'angolo del fabbricato.
 Arya rimase sola, una solitudine che era freddo nel cuore, era più ghiaccio della neve sui tetti di Winterfell.
 Pensò di andare a dormire, ma sapeva che sarebbe stato inutile: doveva muoversi, doveva fare qualcosa; vide una pesante cappa appesa a un gancio e la indossò.
 Uscì e si diresse verso l'unico punto dove sentiva di poter trovare un momento di pace, una tranquillità diversa da quella che sperava di provare con Gendry: al posto di accendere le sue emozioni, le avrebbe represse di nuovo.
 Era perfettamente in grado di farlo, si era allenata con gli uomini senza volto per lungo tempo, per tanti mesi aveva perso i suoi punti di riferimento in modo da ricostruirne altri, per diventare più veloce di un gatto di notte, più leggera di una piuma di uccello, più rapida di un serpente a colpire. La chiamava il luogo che la sua famiglia venerava, il luogo dove suo padre amava pregare.

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Passando lungo il cortile, Jaime vide soldati dormire, bere, giocare a dadi attorno al fuoco, soli, in gruppo, con qualche donna, serve, compagne, mogli,
 Lui non aveva nessuna che gli tenesse compagnia quella notte e provo una punta di invidia per la semplicità di quegli uomini che potevano godere di un abbraccio, di un affetto in una ora così piena di incertezze e di dolore. Se anche Cersei fosse stata con lui, si sarebbero dovuti nascondere in una delle camere con ancora la paura di essere scoperti dagli alleati.
 Sua sorella non aveva mandato aiuti al nord, sua sorella era pronta a lasciare che morissero migliaia di soldati per il proprio desiderio di potere. La cosa più dolorosa era che Cersei aveva minacciato di distruggere Jaime, mandando un assassino sulle sue tracce, come aveva distrutto i loro tre figli.
 Era stato il suicidio di Tommen il momento più duro, quando ultima speranza era morta con il giovane re.
 Cersei aveva detto che aspettava un altro bambino, ma i dubbi in lui si facevano sempre più forti ogni giorno.
 C'era davvero un figlio? Era suo il figlio? Forse questa era la domanda che non voleva porsi.
 Era una domanda che si sarebbe semplicemente ripetuta per la quarta volta, un altro figlio senza il padre, ancora un padre senza i suoi figli.
 Certo, Cersei aveva promesso che avrebbe dichiarato che Jaime stavolta era il padre, ma c’era Euron Greyjoy, che voleva sposarla per unire gli eserciti e al potere Cersei non era in grado di resistere.
 Un'altra volta non essere il padre di un figlio, non sarebbe stato in grado di sopportarlo
 Eppure sapeva che doveva affrontare Cersei ancora, se fosse sopravvissuto, perché sua sorella era stato il suo destino e dal proprio destino un uomo non riesce a sfuggire

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Camminare verso gli alberi sacri, schiacciando la neve creava un rumore ovattato; i piccoli cristalli non si rompevano ma Si fondevano in qualcosa di nuovo, perché l'aria era fredda ma mancava il gelo che avevo accompagnato altre notti. Jaime senti l'ululato dei lupi in lontananza e i versi degli uccelli notturni posati sui rami degli alberi.
 La luce della luna illuminava il suo passaggio sul terreno in mezzo a foglie cadute e a sassi, le tracce di qualcun altro, piccole, leggere, forse un bambino era andato a portare un regalo agli dei per metterlo sui rami più bassi, quelli che poteva raggiungere.
 I bambini erano dentro il castello e sarebbero stati nascosti durante la battaglia nelle cripte, assieme a Sansa, alle altre donne e a Tyrion; suo fratello non era grado di combattere in campo aperto, ma Tyrion avrebbe protetto fino alla propria morte le persone che gli erano state affidate.
 Jaime era pronto alla battaglia, un'altra, forse l'ultima, forse la più importante: aveva visto il drago, aveva visto la potenza del fuoco e ora avrebbe visto la potenza del ghiaccio.
 Arriòo al confine del bosco sacro, li aveva incontrato Bran, li era stato perdonato, quale balsamo per il suo cuore sapere che quello che era successo era necessario, inevitabile.
 Un piccolo rametto scricchiolò sotto il suo stivale, una voce, subito.
“Chi va la?”
Un'ombra furtiva si mosse con velocità da dietro un tronco.
 Jaime la riconobbe subito dalla voce, dalla postura, dalla piccola lama scintillante: la giovane lupa, la più pericolosa di tutte, quella che non aveva avuto paura nel chiamarlo sterminatore di re uomo senza onore, amante della regina sua sorella.
“Jaime Lannister.”
Rispose, soltanto con il suo nome, avvicinandosi a lei e aprendo leggermente le braccia per far vedere che non teneva alcuna arma in mano.
“Avrei potuto colpirti. La neve fa rumore.”
 “Non puoi colpirmi oggi, domani qualsiasi cosa succederà potrai farlo.”
 “Bran ti ha perdonato. Non è facile avere il perdono da uno Stark.”
Jamie alzò il moncherino nel segno di accettazione.
“Non ho chiesto il suo perdono, ma gli sono grato per avermelo concesso.”
 “Chiederesti il mio, Lannister? Il tuo orgoglio ti permetterebbe di farlo?”
Gli si era avvicinata, una intera testa più bassa di lui, piccola e mortale, i suoi occhi erano diventati enormi, le iridi grigie occupavano tutto spazio, Jaime si sentì affondare in quel mare grigio.
“Stark, vuoi che te lo chieda ? Ti sentiresti meglio per quello che la mia famiglia ha fatto alla tua? O preferisci forse che il mio perdono lo chieda con la spada domani? Sono a Winterfell per difenderlo. Non sono…” Un sospiro, era difficile, comunque. “Non sono al sicuro con mia sorella.”
Jaime capì che gli occhi di Arya erano una giustizia diversa, non erano soltanto bianco e nero come quelli di Brienne, che non avrebbe mai commesso un atto contro il proprio codice di onore. Invece Arya poteva farlo, poteva prendere il suo pugnale e conficcarlo nel cuore di Jamie senza rimorsi e senza paura.
“Non abbiamo mai parlato da soli.” Arya disse, rimettendo il pugnale nei nel fodero. “Per molti anni ho odiato tutti voi Lannister, quelli che erano nella mia lista e anche gli altri, perché era il vostro sangue che io volevo. Adesso tuo padre è morto e anche i tuoi figli, colpevoli o innocenti. Tuo fratello è qui con la regina dei draghi e tu hai offerto la tua spada.”
 “La mia offerta è stata libera. Ho deciso io di venire, Cersei mi ha ingannato, non ha tenuto fede alla sua promessa e qualcuna delle mie la voglio mantenere.”
Arya si spostò verso il centro della radura, per toccare il tronco, il fulcro del recinto sacro.
“Una promessa fatta qui ha valore fino alla fine dei tuoi giorni.”
Jaime si avvicinò, la sua mano sul tronco più in alto di quella di Arya, vicinissime senza nemmeno sfiorarsi.
“Prometto di combattere a difesa dei viventi, domani e tutti i giorni della mia vita che gli Dei mi vorranno concedere.”

   
 
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