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Autore: maggie_mayhem    14/05/2020    0 recensioni
Huntington Beach, Califonia. Estate 2008, casa Baker.
Zacky e sua sorella Alex vivono finalmente da soli dopo che i loro genitori si sono trasferiti.
Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando a Zac non viene in mente di ospitare in casa l'unica persona che Alex non sopporta...chi se non quel pervertito di Synyster Gates.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa Baker,
qualche mese prima.


Vi ho già detto che è un maniaco?

-La colazioneee!!-
Qualcuno gridò dal piano di sotto.
Aprì gli occhi, o almeno tentai…mi sembrava di essermi appena addormentata, ma la luce filtrava con tutta la sua potenza dalla finestra.
Notai qualcosa di strano vicino al letto, strizzai gli occhi per mettere a fuoco e capii che non era qualcosa, ma qualcuno.
Mio fratello Zac era in piedi con il suo cellulare puntato sulla mia faccia. La cosa che mi stupì subito è che Vee difficilmente si alza così presto la mattina, cioè, neanche le cannonate servono a destarlo quando fa tardi la sera, e soffrendo d’insonnia riesce a prendere sonno solo la mattina tardi.
E invece eccolo qua, vivo e vegean...vegeto, con i suoi occhi verdi precisi ai miei che mi fissa come se fossi un fenomeno da baraccone di settima annata, come le cose strane che piacciono a lui.
-Zacky che diavolo stai facendo? Ma che ore sono? E leva quell’aggeggio dalla mia faccia- girai la testa e allungai il braccio per prendere la sveglia, ma mi accorsi che qualcosa mi bloccava i movimenti.
Guardai di nuovo mio fratello che adesso non riusciva più a trattenere le lacrime dal ridere.
–Credimi Alex, mi ringrazierai per aver immortalato questo momento, perché è una cosa che se la racconti in giro nessuno ci crederebbe, cioè non ci sto credendo neanche io che la sto vedendo in diretta-
-Zac ma che diavo…- le parole mi morirono in gola. Una volta seguito lo sguardo di Zac, capii il significato di quel discorso. Accanto a me c’era qualcuno.

Brian Haner.
Il chitarrista della band di mio fratello.
La persona che odiavo di più al mondo, anche più di Jenny Stuart, che in quinta elementare mi tagliò di netto la mia bellissima e lunghissima treccia perché era più lunga della sua.

-Oh no…no no no no no, Oddio-
Guardai prima lui, poi mio fratello poi ancora Brian.
Abbassai ancora di più il mio sguardo fino a scendere sulla mia pancia sotto la coperta.
La mano di quel maniaco era appoggiata sopra l’elastico dei miei slip. Guardai inorridita mio fratello e schizzai fuori dal letto in una frazione di secondo, mentre Haner sembrò non essersi accorto di niente.
-3…2…1…- mio fratello cominciò ad indietreggiare senza mai lasciare il cellulare che stava riprendendo quel momento da oscar ( e la miglior interpretazione come attore non protagonista va a –rullo di rullante- Synyster fuckin Gates per non essersi accorto di quello che gli sta per capitare!).
Tirai prima un cuscino a Zac e poi, con il fiato corto, guardai Brian.
Stava li, in mutande e a gambe all’aria a pancia in giù, del tutto pacificamente rilassato.

-HO DETTO: COLAZIO…-  Jimmy si era appena affacciato alla porta quando le parole gli si gelarono in gola.
Bloccò a mezz’aria il mestolo che stava brandendo a mo di direttore d’orchestra e si fermò a pochi passi da mio fratello. Se anche Jimbo era a casa nostra la serata dei ragazzi doveva essere stata piuttosto lunga.
Lo fissammo tutti, e lui a sua volta interrogativo fissò noi. A un primo sguardo quella situazione parve divertirlo, fino a che non realizzò che Haner era nel mio letto, in mutande.
Guardò entrambi con una smorfia, poi puntando il mestolo contro il sedere di Brian diede un bel colpo a quelle regali natiche d’acciaio. E quando dico un bel colpo, intendo proprio un bel colpo, cioè, Jimmy è un batterista con i controcazzi, ho visto e sentito come batte sulle pelli durante i concerti e per una millesima frazione di secondo mi sono anche dispiaciuta per Gates.
 –se l’hai sfiorata con un solo dito userò il tuo sangue per farcire la tua colazione, rivestiti…SUBITO!- ora, guarda te se a proteggere il mio onore ci deve pensare Jimbo e non mio fratello, che oltretutto si sta godendo la scena ridendo senza riprendere fiato. Alla fine è così che è successo, ognuno dei ragazzi della band è diventato un po una sorta di fratello acquisito nel corso di questi anni.
Ovviamente tutti tranne Synyster Gates. C'era da chiederlo?
 
-Cristo…che cazzo succede?- per poco non rotolò giù dal letto. Massaggiandosi le chiappe dolorati guardò prima me, poi loro e poi ancora me.
-Che diavolo ci fai in camera mia? Nel mio letto?- lo stavo fissando con le braccia incrociate al petto.
-Io….- si girò nuovamente verso Zacky che si stava asciugando le lacrime –Oh, no amico, non guardare me, ieri ti abbiamo lasciato in quel locale e siamo tornati a casa, mentre tu ci hai detto che volevi rimanere ancora un po- ridendo chiuse il telefono, quel filmatino non meritava un epilogo di sangue come si stava preannunciando.

-Sentite io non mi ricordo niente di ieri- il suo sguardo indagatore si fermò su di me guardandomi dall’alto in basso. Sentivo i miei lunghi capelli corvini appiccicati alla schiena per il sudore, non osavo immaginare la mia faccia come poteva essere ridotta, la sera pima non mi ero neanche struccata talmente ero stanca dopo il turno di lavoro.
 –Aspetta…abbiamo fatto sesso?-
-Cos…Come…NO- dissi indignata.
-Ok, ok, il divertimento è finito, questi sono affari vostri-  Zacky prese Jimmy per un braccio e lo trascinò fuori, per poi riaffacciarsi –sicuri che non avete fatto sesso?- ridendo scansò per un pelo il secondo cuscino che gli tirai, per poi sparire davvero.
- noi non abbiamo fatto…sesso. E’ Haner, potrei mai aver fatto sesso con lui?!?- gridai in corridoio, le parole mi uscirono di bocca tutte insieme, gridando più a me stessa che a mio fratello. Era ovvio che non avevamo fatto niente.
-tecnicamente non conosco nessuna che abbia dormito con Gates e non sia stata con lui- gridò Johnny, quel maledetto nano da giardino, riusciva a sentire tutto anche dal bagno in fondo al corridoio.
-JOHNNY NOI NON ABBIAMO FATTO SESSO, e poi avete dormito tutti con lui, quindi tutti VOI avete fatto sesso con luiii- mi sentivo come il personaggio di un cartone giapponese, completamente rossa dalla rabbia, ansimante, con i nervi a fior di pelle disegnati sulla testa.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente -Brian vuoi dirmi qualcosa?- cercai di mantenere la calma mentre rovistavo nell’armadio alla ricerca di un paio di braghe.
– te lo giuro Alex…Ricordo di essere andato in quel locale con i ragazzi, di essermi scolato un paio di bicchieri-
Pausa.
 –ok, forse più di un paio. Ma ti giurò che tutto quello che ricordo dopo è veramente confuso. Mi ricordo di essere arrivato a casa, di essere entrato in camera, di essermi spogliato e poi zero-
-Tra tutte le stanze che ci sono in questo corridoio dovevi imboccare proprio la mia?-
-Pensavo fosse la mia, alla fine sono vicine. E dato che abbiamo appurato che non  ancora successo niente, che ne dici di tornare qua?- quel maledetto se la rideva di gusto mentre con la faccia sorniona accarezzava la parte di letto che fino a poco tempo fa occupavo io.
-FUORI DA QUI- indicai la porte mentre la rabbia cominciava a trasformarsi in vergogna.
-Ok, ok- si stirò sbadigliando -sicura?- il suo sguardo mi fece arrossire ancora di più se era possibile,
-Gates- mi avvicinai -dai sempre per scontato che tutte ti cadano ai piedi. Non credere che basti avere questi - indicai i suoi coloratissimi tatuaggi - o questo- indicai il suo fisico - sai, a volte alle ragazze piace anche questo- tirai un pizzicotto alla sua testa per poi scendere con il dito sul suo petto,seguita dal suo sguardo - e ancora di più qualcosa che dovrebbe stare qua- mi fermai sul suo cuore.
Mi fissò interdetto e il suo volto diventò un misto di emozioni. Era uno di quei momenti, uno dei nostri momenti.
-tu sei convinta che io non ne abbia uno, vero?- nel suo sguardo interrogativo lessi una nota di sofferenza. Fu solo un momento.
-Brian...- cominciai, prima di essere interrotta dalla sua mano sulla mia. -che diamine stai facendo?- lo guardai impietrita.
-riesci a stare zitta per 5 secondi?- portò la mia mano sul suo petto, proprio dove c'era il suo cuore. -lo senti- la sua non era una domanda.
Sotto il mio palmo sentivo un ritmo martellante, come la musica che componeva con le note sulla sua chitarra, troppo veloce. Avevo paura ad ammettere cosa mi stesse facendo ascoltare, anche se in fondo un po lo sapevo già.
-cosa mi stai dicendo Brian?- lo guardai alzando un sopracciglio curvando un angolo della bocca cercando di rimanere indifferente alla bomba che avrebbe potuto sganciare, proprio li, lontani da tutto e da tutti. Qualcosa che era sempre stato nell'aria, ma alla quale nessuno dei due aveva voluto dar voce.
-credo tu lo sappia Alex...- il suo sguardo inchiodato al mio. Lasciai cadere la mia mano lungo il mio fianco indietreggiando. 


 
   
 
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