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Autore: fantaysytrash    14/05/2020    2 recensioni
[Ian/Mickey | Introspettivo/Sentimentale | Missing Moment | 7x11] [Questa storia partecipa alla challenge “I like that quote, said the month” indetta da Mari Lace sul forum di EFP]
Una conversazione più che dovuta mentre Ian e Mickey osservano il cielo stellato del Texas.
Dal testo:
“E quando ti chiede di incontrarlo, di ascoltarlo, di andare con lui in Messico, la decisione è molto più semplice di quanto ti saresti aspettato. Perché quale sarebbe l’alternativa? Lasciarlo andare per sempre? Sei sempre stato troppo egoista per compiere una scelta simile.”
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice

Quella che inizialmente doveva essere una brevissima flashfic si è trasformata in una oneshot a tutti gli effetti, in cui finalmente Ian e Mickey hanno anche solo qualcosa di lontanamente simile a una conversazione. 

Il prompt di partenza offerto dalla challenge è la citazione “Non chiedo alle stelle di esaudire i miei desideri. Chiedo loro di continuare a splendere, così da poter trovare la mia via nel buio della notte” che ovviamente ha portato alla mente una delle scene iconiche della 7x11.

Il titolo rasenta la casualità – inizialmente doveva riferirsi alla frase “We’re one step from the finish line– ma la storia ha preso una piega leggermente diversa per cui alla fine non c’entra più molto.

A ogni modo, spero possiate apprezzare!

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Paul Abbott, a John Wells e alla Warner Bros. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

ONE STEP

 

Risentire la voce di Mickey dopo tanto tempo ti fa mancare un battito in quel modo assurdo di cui Debbie ti ha parlato molte volte. Ti senti una ragazzina al primo appuntamento, impacciata e insicura che aspetta trepidante l’entrata in scena del suo amante.

E, in fondo, è quello che hai fatto per anni, da quando le medicine hanno iniziato a funzionare e hai potuto ragionare a mente lucida sulle tue azioni.

Ti penti di non aver mai fatto visita a Mickey in carcere, di avergli fatto credere che non te ne importasse niente, tutto perché sei stato troppo codardo per affrontare i tuoi sentimenti.

Ma sai bene che Caleb e Trevor non hanno mai avuto una vera chance, l’intera famiglia – chi consciamente, chi no – ha sempre saputo qual era il loro posto nella tua vita: una distrazione in attesa di altro. In attesa di Mickey.

E quando ti chiede di incontrarlo, di ascoltarlo, di andare con lui in Messico, la decisione è molto più semplice di quanto ti saresti aspettato. Perché quale sarebbe l’alternativa? Lasciarlo andare per sempre? Sei sempre stato troppo egoista per compiere una scelta simile.

Ma mai avresti pensato che quel viaggio tanto assurdo quanto pericoloso vi avrebbe condotti a osservare le costellazioni come un paio di adolescenti smielati.

“Te l’avevo detto che un giorno avresti suggerito di stendere una coperta e guardare le stelle. Fottuta checca,” scherza Mickey, ma l’aria rimane colma di tensione e non spetta certo a lui diffonderla.

“Mick…”

“Hai mai pensato a me?” ti chiede sottovoce, quasi timoroso della tua risposta. “Mentre ero dentro?”

Non puoi fargliene una colpa, sei addirittura sorpreso che voglia parlarti dopo il modo raccapricciante in cui lo hai trattato. Ti meriti ogni sospetto, ogni sfiducia, ogni sguardo preoccupato che ti lancia quando crede che tu non stia prestando attenzione.

Non si fida di te, e lo capisci, ma ti riprometti di mostrargli quando realmente valga nei mesi che seguiranno.

“Molte volte,” ammetti quindi con lo stesso tono sommesso, ed è la verità. Per quanto tu abbia cercato di nasconderlo o ignorarlo, il pensiero di Mickey è sempre stato a un passo da te, pronto a tenerti sveglio la notte e persino a farti prendere le medicine al mattino.

Una parte di te si vergogna di quanto tu sia dipendente da lui, come se il pensiero di renderlo orgoglioso sia più importante della tua stessa salute, ma non è qualcosa che rientra nel tuo controllo. È semplicemente la realtà dei fatti.

“Mi dispiace,” sussurri, perché lo devi dire, perché glielo devi, perché se lo merita. “Per talmente tante cose che non so nemmeno da dove iniziare.”

Mickey non risponde, ti lascia ordinare i tuoi pensieri alla ricerca di un discorso adeguato, ma temi che non ci siano parole sufficienti per rimediare a tutto il dolore che hai causato.

“Mi dispiace di averti allontanato quando l’unica cosa che volevi era aiutarmi,” inizi dopo un attimo di riflessione. È stato il tuo rifiuto della malattia che ha dato il via alla serie di catastrofici eventi che lo hanno condotto in fuga dalle autorità.

“Mi dispiace per quello che ti ho detto quel giorno e poi di nuovo in carcere. Allora ero confuso e spaventato, ma non ho scuse per non averti mai fatto visita successivamente. Ti ho allontanato perché era la cosa più facile per me, perché volevo far finta che non esistessi. Non ero pronto ad accettare la realtà.”

“E ora lo sei?”

“Ora sei qui, e non ho nessuna intenzione di lasciarti andare un’altra volta.”

Restate in silenzio a contemplare il panorama, persi nelle mille parole che ancora dovete dirvi, nei pensieri turbolenti che hanno affollato entrambe le vostre menti da troppo tempo per essere risolti in pochi minuti.

“Gli chiedi qualcosa?” domanda il moro dopo un istante. “Alle stelle, intendo.”

Riporti il tuo sguardo sul cielo notturno, cercando di concentrarti su un punto in particolare. Ma la quantità spropositata di stelle – non credi di averne mai viste tante prima d’ora – lo rende pressoché impossibile. E in ogni caso sei troppo distratto dalla presenza solida che finalmente si trova a pochi centimetri di distanza per notarle veramente.

“Non chiedo alle stelle di esaudire i miei desideri. Chiedo loro di continuare a splendere, così da poter trovare la mia via nel buio della notte.”

“Questa è la cosa più gay che tu abbia mai detto, Gallagher.”

Sorridi nonostante tutto, e ti abbandoni alla sensazione del corpo caldo di Mickey accanto a te. Vorresti abbracciarlo talmente forte da lasciargli i segni, ma non sei tu che decidi, non più.

“Vieni qui,” ti esorta lui notando il tuo sguardo imbambolato, e sei più che contento di lasciarti avvinghiare dalla forma famigliare e sicura di Mickey, dal suo odore così inebriante che più di una volta ti sei ritrovato a immaginare.

E pensi a quanto sia incredibile che dopo tutto il tempo in cui siete stati separati, è sempre lui che riesce a farti sentire vivo e normale, anche mentre state per lasciare il paese con documenti falsi.

Ripensi alle ultime parole che hai scambiato con Fiona e tenti di immaginare Mickey come un vero e proprio fiammifero troppo vicino alla benzina che sei tu. E concludi che lasceresti che ti facesse saltare in aria – brutale, distruttivo, reale – pur di trascorrere qualche momento in più con lui.

Non sai cosa vi aspetterà effettivamente in Messico – non sai nemmeno se ci arriverete in Messico –, ma la vostra storia è sempre stata fatta di attimi rubati; uno in più non può nuocere a nessuno.

   
 
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