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Autore: Keeper of Memories    14/05/2020    4 recensioni
Protagonista di queste oneshot è Sigrid, una barbara avvar creata per una campagna di D&D ambientata nel Thedas che sto giocando assieme ad altre bellissime persone. All'inizio non avevo in programma di pubblicare il suo background ma man mano che la campagna procede mi ci sono affezionata e ho deciso di renderle giustizia dandole una storia più completa.
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9:40 Era del Drago
 
Tell the tale of Tyrdda Bright-Axe, mountain maker, spirit’s bride
Free her people, forged in fastness, made in mountains, hardy hide
 
Sigrid cantava davanti al fuoco nel giorno delle sue nozze, la voce roca riverberava nella grotta. Alla sua destra, sua madre Dagmar sorrideva. Quanto era bella sua figlia con i capelli biondi intrecciati e l’abito cerimoniale! Aveva intagliato lei personalmente nell’osso ogni perla che adornava il suo capo e cucito la candida lana in quell’abito che avvolgeva le sue morbide forme femminili.

Maiden, spurning all requests
Tyrdda Bright-Axe, Dreamer’s Eyes,
Avvar-Mother, of her making.
 
Einar sedeva tranquillo ai piedi di Sigrid. Il giovane lupo grigio non capiva perché così tante persone era riunita attorno al fuoco, né perché la sua sorella umana stesse cantando. Forse era importante, si disse. Decise allora di unire la sua voce a quella di sua sorella, imitandone il tono con il suo ululato.
 
None shall break my tribe apart,
not with demon-words that kill,
fear my fury’s fiery rays,
Dream-words lie, their thirst unslaking.
 
Sigrid guarda con affetto Halvard, che alla sua sinistra armeggia con difficoltà con i nodi nuziali. Le piace Halvard, è forte come un orso e i capelli e la barba rossicci le ricordano il fuoco che divampa nei falò notturni e illuminano le notti a Picco del Lupo. Ricordava ancora lo stupore quando si presentò alla sua capanna e le annunciò la sua intenzione di portarla a Roccia Ursina, per farla diventare sua moglie. Come aveva fatto a convincere Einar a lasciarlo entrare, era ancora un mistero.
 
Blade of dragonbone now blooded, warrior throats wrung raw with cheers
Tyrdda stands, her bright ax blazing, leg still weeping battle tears
 
“Sconfiggimi e sarò tua” gli rispose e Halvard sgranò gli occhi. Non sarebbe andata altrimenti, si era detta. Non avrebbe mai accettato di lasciare sola sua madre per condividere il giaciglio con un uomo più debole di lei, nemmeno per seguire il suo cuore. Uscì dalla capanna e andò a parlare con il Thane del Clan, affinché gli dei stessi fossero testimoni di quello scontro.
 
Tyrdda Bright-Axe, proud her tribe, free from fallow fat below,
built in battle, fed on fighting, strong from struggle did they grow.
 
“Senza armi, affidatevi solo alla forza del vostro corpo” aveva sentenziato il Thane e così era stato. Una piccola folla di curiosi si era radunata per assistere allo scontro, inclusa sua madre Dagmar. Aveva fatto capire a Einar che doveva restare indietro e ora fissa il suo pretendente, i pugni alzati in guardia.
La folla esulta per quello scontro entusiasmante, i due grandi guerrieri che lottano sono uno spettacolo. Passa un’ora prima che il Thane li fermi, hanno entrambi botte e lividi ovunque ma Halvard è riuscito a bloccarla al suolo, non riesce più a muoversi.
Il Thane annuncia che l’unione di Sigrid e Halvard è voluta dagli dei e sotto sotto scopre di esserne felice.
 
Skyward, one last trek she made,
to her lover, dream-delivered,
raven feathered, reunited,
hearts both whole, now neither aching.
 
La voce si spegne e Sigrid guarda Halvard orgogliosa, mentre espone i nodi nuziali sciolti. Quattro nodi per quattro primavere insieme, così vuole la tradizione. Svarah Chioma Solare le si avvicina, sorride mentre le posa le mani sulle sue spalle. “Benvenuta nel clan dell’Orso di Pietra, Sigrid Dagmardotten” le dice e la folla esulta, irrompendo in canti e danze attorno al fuoco. Sigrid la ringrazia, ma non appena la Thane si volta è Halvard che cerca. Suo marito, Halvard Bardsen, il suo compagno di vita per i prossimi quattro anni, sorride dolcemente e le prende le mani tra le sue, enormi ma delicate. “Farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice” le dice, gli occhi scuri brillano di risolutezza. “Hai già iniziato bene” risponde lei sorridendo, prima di alzarsi sulle punte dei piedi e sfiorargli le labbra con un bacio.
 
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Quattro mesi passano, Halvard e Sigrid siedono attorno al fuoco assieme agli altri membri del Clan, mangiando lo stufato di carne e radici che i più giovani e i più anziani hanno preparato per tutti.
“Sigmund non ce la farà da solo” sente dire Svarah Chioma Solare.
Sigmund è il mercante del Clan e domani dovrà partire alla volta di Orzammar. I nani lo conoscono bene e di lui si fidano, per questo, per l’ultima volta in quell’anno, doveva partire.
Ma Sigmund è vecchio, troppo vecchio, suo figlio l’ha portato via l’Inverno pochi mesi fa e da solo potrebbe non essere in grado di fronteggiare i banditi che infestano le strade. Inoltre, l’augure li ha messi in guardia, parla di squarci nel cielo che si moltiplicano a vista d’occhio, che corrompono gli spiriti, traviando la loro essenza e allontanandoli dal loro scopo. “Le strade pullulano di demoni”, dice, “è troppo rischioso”.
“Andiamo noi con il vecchio Sigmund” li interrompe Halvard, alzandosi.
Eccolo Halvard, che non si tira mai indietro quando qualcuno è in difficoltà. È un po’ sciocco e alle volte si caccia nei guai per il suo altruismo, ma Sigrid lo ama anche per quello.
Svarah la guarda brevemente, come a chiedere la sua approvazione e lei annuisce. Se è per il bene del clan, partirà con loro.
 
Il vecchio Sigmund ha già caricato le sue merci nel carro quando Sigrid e Halvard arrivano, quella mattina. Borbotta un po', il mercante, non si sente vecchio e non gli piace essere aiutato, ma non protesta, anche lui sa che le merci che scambiano con Orzammar sono vitali per la sopravvivenza del clan e non può rischiare.
Partono presto e sono quasi a metà strada quando il sole inizia a tramontare.
Si accampano in una radura non troppo lontana dalla strada, accendono il fuoco, mangiano qualcosa e stabiliscono i turni di guardia. Sigrid insiste per fare il primo.
Halvard protesta, ma lei insiste, non ha molto sonno e ha delle cose da fare per passare il tempo. Suo marito annuisce e la lascia fare, sa bene anche lui che quando prende una decisione non c’è modo di farle cambiare idea.
Così, mentre Halvard e Sigmund dormono, lei si accovaccia accanto al fuoco, il muso di Einar posato in grembo a sonnecchiare, mentre con un coltello intaglia un pezzo di legno. Sta intagliando un piccolo lupo la giovane Sigrid, un giocattolo per quel bambino che un giorno non troppo lontano spera di avere da suo marito.
Chiede spesso consiglio agli Spiriti, ma l’augure dice che non è ancora giunto il tempo. Un po' le dispiace, ma sa che gli Spiriti sono saggi, quindi attende.
Guarda il piccolo lupo intagliato che stringe tra le mani, soddisfatta. Spera che suo figlio sia grande e forte e buono, proprio come Halvard. Per questo prende un altro pezzo di legno e riprende ad incidere, un orso questa volta. Sarà un bambino fortunato, protetto da una lupa e da un orso.
 
Non è neanche a metà dal completamento quando Einar si alza di scatto e scopre i denti, ringhiando. Silenziosamente, Sigrid si rimette in tasca il lavoro incompiuto e afferra Hilda, la sua fidata ascia da battaglia.
Non fa in tempo a muovere un passo che una freccia la colpisce all’addome, il suo grido di dolore sveglia Halvard e Sigmund che, armi in mano, si preparano per l’attacco.
Accadde tutto velocemente, troppo velocemente.
Vengono investiti da una pioggia di frecce, quindi qualcuno spegne il fuoco, lasciando solo la luna piena ad illuminare la radura. Come uno sciame, degli uomini appaiono dall’ombra e li attaccano con ferocia. Sono una ventina almeno, ma il buio non gli permette di dire altro, solo che la loro altezza è quella di un umano.
Sigrid rotea Hilda come una furia, piantando la lama sulle teste dei suoi nemici. Accanto a lei, Halvard scaglia lontano gli aggressori con il suo maglio da guerra ed Einar affonda gli artigli nelle loro tenere carni.
 
Sigmund è il primo a cadere, trapassato dalla spada di un bandito, ma Sigrid e Halvard non si fermano, roteando le loro armi, due cieche macchine da guerra senza freni.
Una freccia.
Una sola freccia trapassa la testa di Halvard e il mondo di Sigrid va in frantumi.
“NO HALVARD”, grida ma la sua voce si perde nella notte.
Un nemico ne approfitta e usa l’elsa della sua lama per tramortirla con un colpo in testa. Sente la testa pesare, la giovane Sigrid, barcolla un po' mentre il suo aggressore solleva la spada, pronto a far calare la lama sulla sua testa.
Quella spada però, non la colpì.
Einar si avventò sul suo aggressore, azzannandogli un braccio. Scattò di nuovo il lupo, non appena si accorse che la sua sorella umana stava per cadere a terra, facendola accasciare sulla sua schiena.
Incurante del peso della donna, Einar iniziò a correre, veloce e lontano dagli aggressori.
Ogni fibra del corpo di Sigrid bruciava, non sapeva quante volte era stata colpita ma non c’era nulla di più doloroso delle lacrime che le bruciavano il volto, prima di posarsi sulla pelliccia di Einar.
 
Non sapeva dire per quanto tempo Einar aveva corso, l’alba era ancora lontana quando il lupo la posò a terra, sul terreno roccioso di una grotta. Ha tre frecce ancora conficcate in corpo, una alla spalla, una al fianco e una al polpaccio, assieme a un numero non ben precisato di tagli e botte. Estrae le frecce e l’odore pungente di veleno le infastidisce il naso.
Ma Sigrid è fortunata, gli Spiriti non vogliono che muoia, poiché scopre che la sua borsa è ancora con lei, assieme al necessario per curarsi.
 
Passa un’intera giornata prima che Sigrid possa rimettersi in piedi. Einar non ha mai lasciato il suo capezzale, tranne per pochi minuti, costretto a cercare cibo per entrambi. Quando Sigrid si alzò, ancora provata per le ferite, il lupo la tirò per la manica del cappotto, cercando di rimeterla seduta.
Sigrid si sedette e guardò Einar negli occhi, affondando le dita nella pelliccia ai lati della sua testa.
“Ti prego, amico mio” lo implorò “devo trovare i corpi di Halvard e Sigmund o il loro spirito non avrà pace.”
Einar sembrò capire. Il lupo uscì dalla grotta e lei lo seguì, lentamente, fino al luogo dove era stata attaccata.
Sigrid s’inginocchiò sul corpo senza vita del marito, gli pulì amorevolmente il viso dal sangue e dalla sporcizia e posò le labbra sulla sua fronte gelida in un ultimo bacio d’addio.
Raccolse ciò che restava della tenda che avevano montato, la tagliò in due sezioni distinte che usò per avvolgere i due corpi, dopo averli smembrati secondo la tradizione. Su quello di Halvard, in particolare, posò Hilda, la sua ascia.
Quindi passò l’intera giornata a pregare, affinché la Signora dei Cieli accogliesse entrambi tra le sue braccia, che donasse sollievo alle loro anime, oltre che alla sua, che non riusciva a darsi pace.
 
Sigrid doveva essersi addormentata, proprio come stava facendo Einar, al suo fianco. I corpi però erano scomparsi, probabilmente sollevati in cielo dai corvi della Signora.
 
La notte era ormai vicina, di nuovo, quando sentì l’urlo doloroso e straziante di Sigrid, accompagnato dall’ululato di un lupo.
   
 
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