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Autore: Keeper of Memories    14/05/2020    0 recensioni
Protagonista di queste oneshot è Sigrid, una barbara avvar creata per una campagna di D&D ambientata nel Thedas che sto giocando assieme ad altre bellissime persone. All'inizio non avevo in programma di pubblicare il suo background ma man mano che la campagna procede mi ci sono affezionata e ho deciso di renderle giustizia dandole una storia più completa.
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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9:37 Era del Drago
 
La squadra di cacciatori avanza lentamente nel folto della foresta, asce in mano e frecce incoccate, alla ricerca di prede. Gerd fa un cenno silenzioso e tutti guardano nella direzione che ha indicato: una cerva, sola, probabilmente staccata dal gruppo.
Argos non perde tempo e a gesti da ordini all’intera squadra: Gerd va a sinistra e Sigrid a destra, mentre lui cautamente avanza. Eyra invece si sposta tra gli alberi, alla ricerca di una linea di tiro libera. Hanno circondato la cerva e aspettano solo l’ordine.

Sigrid stringe la sua accetta e avanza sul terreno dissestato, gli stivali avvolti negli stracci per non far rumore. Quando è abbastanza vicina prende la mira e aspetta, guardando Argos con la coda dell’occhio.

Argos dà il segnale e tre accette e una freccia colpiscono la testa della cerva, distruggendole il fragile cranio. La cerva stramazza al suolo.

«Direi che ce l’abbiamo fatta» osserva Eyra con un sorriso. Sigrid annuisce, si avvicina alla carcassa con un coltello e scuoia l’animale. Gerd, senza dire nulla l’aiuta, tagliando la carne della cerva in pezzi più piccoli e facili da trasportare. Gerd non dice mai nulla e a volte è difficile sapere cosa pensa veramente. D’altro canto, sua sorella Eyra parla abbastanza per entrambi e in qualche misteriosa maniera sembra sempre sapere cosa suo fratello pensa.

«È un buon inizio ma non basta. Dobbiamo trovarne almeno altri due come questa cerva» osserva Argos pensieroso.

Un basso ringhio attira la loro attenzione. Un orso bruno un po' magro e chiaramente affamato fissa insistentemente la carcassa a terra, i denti scoperti. Sigrid porta istintivamente una mano alla schiena dove si trovava Hilda, la sua ascia, mentre l’orso si alza sulle zampe posteriori e ruglia, cercando d’intimorirli.

Eyra non perde tempo ed una freccia colpisce l’orso al muso, distraendolo mentre Argos e Sigrid scattano verso di lui e con un solo colpo lo decapitano, riempiendo il bosco con il clangore delle asce che si scontrarono a metà del collo. La testa dell’orso rotola a terra.

«Sei diventata veloce, Sigrid» osserva Argos sinceramente colpito, mentre pulisce la sua ascia nell’erba.
«Anche tu non sei stato male, ma ti ho visto fare di meglio cugino» lo punzecchia Sigrid, assicurando Hilda alla schiena e rivolgendogli un mezzo sorriso.
«Un’orso è sufficiente, cugino?» ridacchia Eyra, giocherellando con la freccia che ha in mano prima di riporla nella faretra.
«Beh, che avete voi due oggi?» Argos solleva un sopracciglio.
«Nulla, oggi sei solo particolarmente brontolone» risponde Sigrid riprendendo il lavoro sulla cerva «è da stamattina che hai le sopracciglia aggrottate.»
«Beh è ovvio, sono il più vecchio qui e il leader della squadra, dobbiamo…»
«Sono il più vecchio qui e il leader della squadra» lo imita Eyra, facendogli una linguaccia alla fine.
«Ehi ma… Gerd dì qualcosa!» Gerd si limita a fare spallucce.
«Grazie cugino, davvero. Dai scuoiamo questo orso e torniamo a casa, mi sembra abbastanza per oggi.»
«Si vecchio» rispondono in coro Sigrid e Eyra, ridacchiando tra loro.

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«Fratello! Fratello!»
Tyra, la sorella minore di Argos, corre loro incontro mentre risalgono il sentiero che porta a Picco del Lupo. È quasi sera e il sole si è già nascosto quasi completamente dietro le montagne.
«Che succede Tyra?»
«Asa, la lupa» risponde la giovane, ansimando «ha partorito. Il thane deve fare un qualche annuncio, sbrigatevi.»
I quattro guerrieri seguono Tyra fino all’incavo circolare della parete rocciosa dove siede Erman Hunsen, il thane del clan, già circondato da quasi tutti i cacciatori. Accanto a lui, l’augure scruta la folla in silenzio.
«Fratelli Avvar!» dice il thane, battendo il bastone a terra per richiamare l’attenzione «Oggi il nostro animale sacro, la lupa Asa, ha dato alla luce tre cuccioli, sani e forti come la loro madre.»
Grida di gioia e sollievo si levano dalla folla e il thane deve attendere diversi minuti prima di riprendere il discorso. La loro gioia è comprensibile, molte volte una gravidanza nelle Montagne Gelide porta alla morte e la morte dell’animale sacro è una delle peggiori disgrazie che può capitare ad un clan Avvar.
«I cuccioli di Asa non resteranno a lungo con la madre, ma verranno affidati ai più forti tra voi come compagni nelle più dure battaglie.»
Un silenzio stupito cade all’improvviso, interrotto da un fitto mormorio.
«Quando e come verranno assegnati questi cuccioli?» La voce di un cacciatore si leva tra folla.
«A questo posso rispondere io» dice l’augure muovendo qualche passo in avanti «Fra dieci giorni, alla decima alba, tutti i cacciatori che vogliono prendere parte alla prova si presentino qui. Gli Spiriti decideranno.»

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Nove albe passano e come tutte le mattine Sigrid e i suoi cugini si avviano verso il fitto della foresta, a caccia, questa volta però in un teso silenzio.
«Quindi parteciperai alla prova domani, Sigrid?» trilla Eyra, un sorriso stampato in volto, ignorando lo stato d’animo dei suoi cugini.
«Cosa? Ah, non lo so.»
«Certo che parteciperà» s’intromette Argos. Come sempre è in testa al gruppo e non si volta a guardarle mentre parla «parteciperò anch’io.»
«Pensi che io sia degna di portare con me uno dei figli della lupa Asa?» Sigrid solleva un sopracciglio ma Argos non la può vedere.
«Quello lo decideranno gli dei, ma perché non dovresti tentare?»
Sigrid cerca una risposta ma, Eyra la precede.
«Perché no? Sei una dei guerrieri più forti del clan.»
«Non lo so… non mi piace mettermi in mostra in realtà, preferisco fare il mio dovere e basta» risponde facendo spallucce «E comunque è Argos il nostro uomo migliore.»
Argos si volta di scatto, parandosi davanti a Sigrid in tutta la sua stazza, un’espressione esasperata in volto.
«Per gli Spiriti cugina, non dire stronzate! Se c’è qualcuno che potrebbe tenermi testa quella sei tu e sinceramente? Non vedo l’ora.»
Sigrid sorride, tutto inizia a diventare più chiaro mentre il freddo sole mattutino illumina i loro volti.
«È una sfida, cugino?»
«Assolutamente. Spero tanto in una scazzottata» risponde Argos, l’espressione esasperata lascia immediatamente il posto a un ghigno divertito.
«Se è così allora non posso certo tirarmi indietro.»
«Brava. Ora rilassati, è da quando siamo partiti che hai le sopracciglia aggrottate.»

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È l’alba del decimo giorno e Sigrid attende assieme ad altri trenta cacciatori, incluso suo cugino Argos immobile al suo fianco. Le tremano le mani, l’adrenalina scorre in ogni fibra del suo corpo, l’anticipazione della sfida imminente le fa battere forte il cuore nel petto.

«Fatevi avanti Avvar, il giorno è giunto!» urla il thane scandendo le parole con il bastone, l’eco delle sue parole si perde nelle Montagne Gelide. «Oggi gli dei saranno testimoni del vostro valore! Oggi gli spiriti sceglieranno coloro che saranno degni d’avere i figli della lupa Asa come compagni in battaglia!»

Sigrid si stropiccia le mani sudate, incapace di trattenere quel sorriso così ampio da arrivare ad illuminarle gli occhi. Alla fine, il momento è arrivato.

I cacciatori avvar seguono il thane lungo il sentiero che porta a valle, fermandosi davanti alla parete rocciosa che cade a strapiombo subito sotto l’incavo dove risiede il thane. Guardando in alto Sigrid riesce a scorgere il teschio di lupo che adorna l’arcata in pietra.

«Gli spiriti hanno deciso di testarvi con la Prova della Signora Dei Cieli ma non sarà così semplice» annuncia l’augure, facendo poi cenno ad alcuni sacchi alle sue spalle, tutti delle stesse dimensioni «svolgerete la prova portando sulla schiena uno di quelli per dimostrare di essere forti come la montagna.»

La prova è molto semplice, consiste nello scalare la parete rocciosa arrampicandosi sulla parete a mani nude, il peso sulle spalle ad aumentarne la difficoltà. La vittoria è di chi riesce per primo ad arrivare in cima.

Non essendoci sufficiente spazio, i cacciatori avvar vengono divisi in gruppi di sei e il vincitore di ognuno di questi prenderà parte all’ultima sfida, in cui gareggeranno per dimostrarsi degni di avere uno dei figli di Asa al loro fianco.

Sigrid è dispiaciuta, avrebbe preferito dei duelli singoli, con o senza armi, e lo stesso disappunto lo trova negli occhi del cugino. Però non è il momento di pensare a questo, hanno entrambi una sfida da vincere.

Sigrid si carica in spalle il sacco con le pietre e con l’aiuto di un altro cacciatore lo assicura, in modo che le pietre che vi sono all'interno non cadano durante la sfida. È pesante, molto pesante, ma non dice nulla e si avvicina allo strapiombo. Il thane dà il via e Sigrid inizia ad arrampicarsi cercando degli appigli sulla pietra e puntando i piedi, i muscoli che protestano ad ogni passo.

Quando arriva in cima, c’è solo l’augure ad attenderla. Le si avvicina con un sorriso confortante in volto.
«Complimenti Sigrid Dagmardotten, sei stata la prima ad arrivare.»

Sigrid rotola su un fianco, felice, tenta di sciogliere le corde che le legano alla schiena quel fardello mentre attende che gli altri arrivino in cima.
 
Il sole è già alto in cielo quando i cinque pretendenti si avvicinano di nuovo alla parete rocciosa, pesi in spalla e muscoli ancora indolenziti dalla prova precedente. Sigrid guarda accanto a sé, suo cugino Argos ha di nuovo quel ghigno di sfida che aveva la mattina precedente, quando l’aveva sfidata.
«Beh, che vinca il migliore» le dice soltanto.
«Che vinca il migliore, cugino.»

Per l’ultima volta, il thane dà il via. Non c’è centimetro del corpo di Sigrid che non faccia male, anche sollevare semplicemente il braccio le costa fatica ma non è quello il momento di riposare. Si aggrappa al primo appiglio e, puntando i piedi, si issa verso l’altro, afferrando l’appiglio successivo. Un appiglio alla volta, un passo alla volta.

Sigrid vorrebbe urlare, tutto fa male, il dolore le annebbia il cervello e non riesce più a pensare lucidamente. Eppure, nella sua mente qualcosa prende forma, un ricordo che pensava di aver dimenticato.
 
Aveva dieci anni e stava tornando a casa, dopo aver affrontato il suo primissimo allenamento con le armi. Era giù di morale, non era affatto come se lo aspettava e aveva ricevuto tante botte per la sua goffaggine. Sua madre la fece sedere con lei accanto al fuoco, ricordava la sua voce dolce come il miele mentre le accarezzava teneramente i capelli.
«In momenti come questo, bambina mia, in cui vorresti mollare tutto e nasconderti dal mondo, ricordati il significato del tuo nome. In esso, con la benedizione degli spiriti, io e tuo padre abbiamo racchiuso il tuo destino.»
«Perché? Cosa significa il mio nome mamma?»
«Significa vittoria, figlia mia. Torna là domani e dimostra a tutti di essere all’altezza del tuo nome.»
 
Dimostra di essere all’altezza del tuo nome.

Quelle parole rimbombano nella sua testa mentre scala la parete rocciosa, mentre fa forza sulle gambe per andare in alto, ancora più in alto, per vincere. In quel momento non importa null’altro.
Quando Sigrid arriva in cima però non capisce subito se ha vinto, la luce del sole di mezzogiorno l’acceca ed è troppo stanca per sollevare il capo da terra. È Argos a comunicarglielo, con il volto prima ancora che con le parole.

«Abbiamo vinto, Sigrid. Siamo solo io e te quassù» le dice, accasciato a terra.
Sigrid, riversa su un fianco, sorride. «La scazzottata è solo rimandata, cugino.»
«Ovviamente.»
Gli echi delle loro risate risuonarono tra le montagne.

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Due giorni dopo il thane chiama i tre vincitori della prova e li conduce nella tana della lupa Asa, appena fuori dall’ingresso del villaggio.
Su cinque, solo in tre sono arrivati in cima quel giorno. Uno di loro è caduto all’incirca a metà strada mentre un altro non è nemmeno riuscito ad alzarsi da terra.

Ora Sigrid è lì, con suo cugino Argos e il terzo vincitore, Haric, un cacciatore poco più grande di Argos. Guardano i tre cuccioli di lupo rotolarsi a terra sotto gli occhi attenti della madre, si siedono a terra accanto ad essi ed attendono. Asa rivolge loro una breve occhiata, ma non si muove.

Sigrid si mette comoda, stendendosi a terra a pancia in giù, le mani che sorreggono il mento. Uno dei cuccioli le si avvicina incuriosito, un maschio con una macchietta nera sulla punta dell’orecchio destro. Avvicina il volto al suo muso e dopo qualche istante il lupo le morde il naso, i denti non ancora sufficientemente appuntiti da ferirla. Sa che è un gesto d’affetto comune tra i lupi ma si ritrae comunque, mettendosi seduta. Avvicina una mano al cucciolo e questo ripete il gesto, mordendole la punta delle dita con trasporto.

E' stata scelta da un guerriero, si dice, il suo nome sarebbe stato Einar.
   
 
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