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Autore: Estethell    14/05/2020    0 recensioni
Nori è un ladro che ruba agli ubriachi, approfittando della loro stato alterato. Una notte incontra un nano ubriaco che sembra avere un interesse particolare per lui. È l'inizio di una quasi amicizia che non ha futuro, ma nonostante le apparenze loro ci credono ancora. E quando una serie di eventi li avvicina maggiormente, iniziano a chiedersi quale sia la linea sottile tra amicizia improbabile e amore impossibile.
Oppure: Come Nori conosce un Bofur ubriaco e inizia a incontrarlo ogni sera per rubare i suoi soldi e chiacchierare con lui, fino a quando una serie speciale di eventi li porta a unirsi alla compagnia di Thorin e iniziare la loro "amicizia"
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Bilbo Baggins, Bofur, Nori, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Arrivò alla locanda nel quartiere delle miniere intorno alla mezzanotte. La nottata non era stata molto proficua, il ladro era riuscito ad alleggerire le tasche di due persone soltanto, riuscendo a mettere le mani su appena quattro monete d’argento. Certo non era male come bottino e la nottata era ancora lunga, ma il pensiero di aver già preso di mira due locande senza ricavarci molto lo sconfortava. Anche se quelle locande non erano in genere molto frequentate dalla popolazione.

Saltellando da un tetto all’altro, il nano color zenzero si fermò sul tetto davanti la locanda, nello stesso punto della sera precedente dove poteva tenere sotto controllo sia la strada sia la porta dell’edificio. Il quartiere era calmo e tranquillo, e non si sentivano molti rumori se non i passi di alcune guardie che pattugliavano la zona. Nori rimase nascosto sul tetto osservando mentre le guardie passavano ignare e impegnate a chiacchierare davanti la locanda.

È la seconda pattuglia che incontro questa notte, chissà perché improvvisamente le guardie sono raddoppiate! Pensò il nano mentre si rialzava lentamente, gli occhi fissi sulle schiene ormai lontane delle guardie.

Era davvero molto strano, di solito le guardie non pattugliavano così frequentemente i quartieri di periferia. Forse il capitano Dwalin si era finalmente accorto che anche lì vivevano dei nani che dovevano essere protetti dalla malavita, non solo nei quartieri residenziali della buona società e della nobiltà. Maledetto nano che baciava il culo al re ereditario e ai suoi parenti, di cui faceva parte tra l’altro.
Beh in realtà anche lui e la sua famiglia erano imparentati con la linea regale dei Durin, da parte di madre dato che avevano padri diversi. Ma era una parentela davvero molto lontana, inoltre loro non erano mai stati particolarmente interessati a trattare con sua madre, figurarsi con la sua prole bastarda.

Improvvisamente la porta della locanda si aprì lasciando trapelare luce e un’assordante musica da quattro soldi per la strada. Una figura tarchiata e larga uscì barcollando dall’edificio, il piccone in spalla e la pipa in bocca.
Niente cappello.
Nori lo osservò con un certo interesse, valutando se potesse essere una buona vittima da colpire.
Apparentemente era così ubriaco da non riuscire a camminare correttamente, inoltre si fermò a urinare nel vicolo più vicino.
Era perfetto.

Con movimenti agili e silenziosi, Nori scese dal tetto nel vicolo accanto la strada e, accertandosi che non ci fossero guardie o altre persone sgradite, si avvicinò furtivamente al malcapitato e lo borseggiò. Dovette evitare con un movimento veloce il piccone che il nano roteò con noncuranza attorno a sé mentre si girava, un colpo che se non schivato avrebbe potuto facilmente rompere la testa a qualcuno. Per il resto fu molto semplice appropriarsi di quella luccicante moneta d’oro, lasciando due monete di minor valore nel borsello.

Ritornando sul tetto, guardò con gioia la moneta rubata e la aggiunse al resto del bottino di quella sera. Di colpo la sua serata era migliorata esponenzialmente. E sembrava essere destinata a migliorare ulteriormente.
Di lì a poco la porta della locanda si riaprì e un grosso cappello dalla forma bizzarra fece capolino tra le luci soffuse e la musica del locale. Nori poteva vedere il sorriso largo sul volto del nano anche da quella distanza mentre si girava dopo aver salutato chissà chi ad alta voce. Come la sera precedente, il minatore sembrava così ubriaco da non riuscire a camminare dritto. Sbandava ad ogni passo ondeggiando pericolosamente, la punta del piccone sobbalzava sulle pietre della strada mentre veniva pesantemente trascinato.
Era davvero una scena patetica.

Nori sbuffò trattenendo a stento una risata alla vista di quel nano. Era così buffo che avrebbe fatto ridere chiunque, sicuramente era lo scemo del quartiere a cui tutti volevano bene.
Si calò velocemente dal tetto, puntando dritto verso il malcapitato. Se la sera prima non fosse stata un caso, con quel tipo non avrebbe avuto bisogno di ricorrere a nessuna abilità speciale. Si avvicinò con fare vago e sfoggiò il suo più bel sorriso mentre attirava l’attenzione dell’ubriaco.

“Ciao amico” Disse toccandogli una spalla.

Il nano si girò di scatto, quasi inciampando su sé stesso quando il manico del piccone gli sbatté sulle gambe, rimanendo a fissarlo per qualche istante con gli occhi appannati dall’alcol prima di sorridergli.

“Ciao a te, amico. Non credo di conoscerti ma già mi stai simpatico!”

Il suo alito era così carico di alcol che Nori riuscì a sentirlo fin sopra la pelle del suo viso. Cercò con tutte le forze di non trasformare il suo sorriso in una smorfia mentre toglieva la mano dalla spalla dell’alto nano.

“No, infatti non credo. Ascolta amico, hai da cambiare delle monete? Mi ritrovo questa moneta d’oro ma vorrei cambiarla con dei pezzi d’argento, sai non mi fido dei locandieri, sono degli imbroglioni!”

Il trucchetto del cambio delle monete era relativamente affidabile, ma soltanto con quelli che non erano particolarmente bravi a contare. Ma data la situazione, non aveva alcun dubbio sul risultato finale.
Il nano bruno rimase nuovamente a fissarlo inebetito per alcuni istanti, innervosendo non poco il ladro. Ogni momento era prezioso quando si cercavano persone da derubare, perdere tempo significava perdere occasioni buone da poter cogliere e soldi.
Infine il minatore sembrò risvegliarsi dal torpore dovuto dall’alcol e si strofinò il naso con la manica della tunica.

“Hai davvero dei bei capelli” Esclamò guardando i suoi capelli sapientemente pettinati in tre punte e trecce “Mi ricordano una stella rossa!”

Nori rimase piuttosto sbalordito e seccato dal commento. Certo era molto fiero della propria pettinatura e del colore dei suoi capelli, e di certo quella non era la prima volta che riceveva un complimento a tal proposito -anche se spesso erano molto spinti- ma non era quello che voleva sentire al momento.

“Allora ce l’hai o no?” Sollecitò con una punta di irritazione nel tono della voce.

Il minatore annuì vigorosamente e gesticolò con una mano guantata di aspettare un momento mentre con l’altra si tastava le tasche della tunica e dei pantaloni, il piccone abbandonato a terra. Nori roteò gli occhi sbuffando per l’attesa e per la scenetta patetica. Non sopportava gli ubriachi e la loro triste pateticità, forse era dovuto al fatto che il suo stesso padre era un bevitore accanito ed era quasi sempre ubriaco. Ma non era quello il momento di pensare a quello sventurato di suo padre.
Finalmente il minatore riuscì a tirare fuori il suo deludente borsello e a porgerlo al ladro.

“Bofur, al tuo servizio” Biascicò quando Nori agguantò il sacchetto di pelle per aprirlo.

“Bene, lo terrò a mente” Rispose mentre contava i soldi al suo interno. Due monete d’argento e tre di rame, forse quello non era stato un giorno particolarmente fortunato nei giochi di carte.

“Non mi dici il tuo nome, amico?”

“Non vedo perché dovrei” Si limitò a rispondere il nano color zenzero facendo scivolare una moneta d’argento e due di rame nella manica. In realtà, in altre circostanze avrebbe preso le due monete d’argento e lasciato quelle di rame alla vittima, tant’erano di piccola taglia e praticamente inutili per acquistare qualunque cosa, ma in quel momento si scoprì inspiegabilmente magnanimo con quel nano.

Forse era la pietà che gli idioti tendevano a suscitare nelle persone che lo stava portando ad agire così, in fondo anche Nori aveva un briciolo di coscienza, o semplicemente era la consapevolezza di aver già derubato quel nano e di non volerlo dissanguare come qualsiasi altra canaglia nella città.

Un po’ a me e un po’ a te no? È così che agisco Si disse mentre porgeva con un sorriso il borsello al suo proprietario, ma il pensiero suonò più come un autoconvincimento che un’affermazione.

“Grazie amico, mi hai proprio salvato”

Stava per andarsene quando il minatore lo afferrò per il polso con una mano, facendolo voltale nuovamente.

“Posso offrirti una birra?” Chiese con la lingua impastata, lo sguardo supplicante.

Nori rimase a bocca aperta per la sorpresa. Di tutti gli scenari che aveva immaginato per le sue rapine, soprattutto per prepararsi le vie di fuga se qualcosa fosse andato storto, quello non era stato sicuramente contemplato. Chiudendo la bocca lentamente, rimase a fissare con un cipiglio il nano bruno davanti a lui. Il suo sguardo era ancora annebbiato dall’alcol ma ora era più brillante, il sorriso teso dal nervosismo. Sembrava davvero sperare in una risposta positiva, guardando Nori con uno sguardo quasi da cucciolo. Ma la cosa che più sconvolse il ladro fu il fatto che per qualche breve istante considerò l’idea di rispondere di sì.

“Mi dispiace amico, magari un’altra volta. Devo andare”

Lo sguardo deluso e ferito del nano ubriaco scosse il ladro più di quanto fosse disposto ad ammettere. Il minatore annuì lentamente, come se stesse assimilando una tragica notizia.
Lo lasciò lì in piedi senza dire una parola, raggiungendo il primo vicolo buio che trovava e risalendo sui tetti delle case, quasi fuggendo dalla sua presenza. Lo guardò riprendere in spalla il suo piccone e barcollare verso la fine della strada, intonando una canzone che in principio non doveva essere così lenta e triste.

 

 

Quando tornò nel suo rifugio, si mise subito a contare il suo guadagno, cercando di scacciare la moltitudine di pensieri che gli affollavano la testa.
Una moneta d’oro, sei d’argento e otto di rame.
Perché diavolo mi ha invitato a bere una birra?
Poteva andare meglio ma non poteva lamentarsi.
Era così ubriaco da non capire cosa stesse facendo?
Ora doveva solo riuscire a rubare qualche altra moneta d’oro e sarebbe riuscito a mettere insieme i soldi necessari per pagare un altro ciclo lunare di apprendistato del fratellino Ori.
Perché cazzo gli aveva detto il suo nome? E soprattutto perché la sua delusione lo aveva sconvolto così tanto?

Alla fine, si arrese a tutte quelle domande che affollavano la sua mente e sistemò le monete nel solito nascondiglio, per poi sdraiarsi e guardare il soffitto mentre rimuginava.
Non riusciva a capire perché quell’episodio lo aveva colpito così tanto da lasciarlo turbato. Sapeva di non essere un nano spiacevole, e aveva avuto le sue diverse scappatelle, più per necessità che per passione, e non era nuovo ad approcci e tentativi di adescamento da parte di altri nani o nane. Inoltre, quel tipo era davvero ubriaco fino alle ossa, probabilmente aveva parlato più per colpa dell’alcol che per sua volontà. Ma c’era qualcosa nel suo modo di fare che lo aveva colpito positivamente. La sua innocenza nell’apprezzare i suoi capelli, quando altri avrebbero mostrato solo lussuria in ogni singola parola. La speranza di poterlo invitare a bere, quando tutti quelli che aveva conosciuto gli avevano offerto di condividere il letto senza tanti giri di parole. E soprattutto la delusione genuina del suo sguardo al suo rifiuto, quando altri avrebbero reagito con irritazione e sprezzo, tirandogli dietro qualche parola poco carina.
No, quello che aveva colpito Nori non era tanto l’azione in sé ma l’innocenza e l’ingenuità con cui era stata fatta.
Non era abituato a tanta gentilezza, non nel mondo in cui viveva e non con le persone che era costretto a frequentare, in realtà nemmeno con la sua famiglia per molti aspetti. Ma pensare di essere stato oggetto di tanta premura lo faceva sorridere e gli diffondeva nel corpo un senso di calore e leggerezza.
Forse era per quello che gli idioti piacevano tanto alla gente, stava cominciando a capire anche lui.

 

Trovarsi davanti alla locanda del quartiere delle miniere intorno alla mezzanotte divenne un’abitudine per il ladro. Arrivava poco prima per cercare di racimolare qualche soldo da qualcuno, poi aspettava finché non usciva il minatore che rispondeva al nome di Bofur. Ogni sera lo raggiungeva per portargli via qualche moneta e scambiare qualche parola con lui, per lo più prenderlo in giro in vari modi, ma una volta che se ne andava non rimaneva ad aspettare altre vittime e cambiava obbiettivo. Nori poteva negare l’evidenza fino alla fine, ma i suoi incontri con Bofur non erano più dettati dal furto, bensì dal semplice piacere di passare qualche momento in compagnia di quel nano e ascoltare le sue chiacchiere.
Finché il minatore non iniziò a frequentare molto meno la locanda.

   
 
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