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Autore: EleWar    15/05/2020    16 recensioni
Poi incredibilmente prese a spogliarsi, con naturalezza, proprio lì davanti a lui.
Ryo non poteva crederci!
Ma era forse impazzita?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Bene, eccoci al secondo ed ultimo capitolo di questa fic sgangherata. Il primo capitolo vi è piaciuto particolarmente e non immaginate quanto tutto ciò mi abbia reso felice ^_______^
Questo che vi state apprestando a leggere è un filino diverso dal primo :D e spero vivamente che non vi deluderà; m’è venuto così, tutta la storia è venuta così. E anzi sta fine mi ha fatto penare tantissimo e non capisco perché. Lo pubblico quasi per disperazione, che se lo riguardo ancora non lo finisco più!!!!
UN G*R*A*Z*I*E*  A LETTERE CUBITALI a TUTTI quelli che hanno letto, commentato, visitato, messo fra le preferite seguite ricordate, la mia fic, a chi c’è sempre, a chi passa e va, grazie.
Eleonora

 
 
CAP. 2 BISOGNI ED ESIGENZE
 
 
Quando, finalmente, il significato delle parole di Kaori si fece strada nel cervello del socio, con tutte le implicazioni del caso, lui proruppe con un:
 
“Non se ne parla nemmeno!”
 
“Non avrai paura di farti vedere in giro con me?” chiese lei, già pronta a dargli battaglia; poi aggiunse: “Dai, ci divertiremo: night club, spogliarelli, qualche drink” e gli strizzò l’occhio, dandogli di gomito nuovamente.
 
“Sei impazzita? Tu… con me… nei… miei locali? Impossibile!” disse Ryo, con gli occhi spalancati e lo sguardo stralunato, nemmeno gli avessero chiesto di andare a piedi sull’Himalaya.
 
“E va bene…” rispose conciliante la ragazza “Allora vorrà dire che io andrò in un altro tipo di locali” e guardandolo maliziosamente proseguì: “Ci sono locali adatti a quelli e quelle come me!
 
Aveva scoccato la sua freccia migliore, e fece subito centro.
 
Ryo balzò su come se fosse stato punto dalla tarantola, e con voce stridula gridò:
 
“Tu non vai da nessuna parte invece!”
 
“E perché no?” lo sfidò lei.
 
“Perché sì!” ribatté lui a corto d’idee.
 
“Senti, non sarai di certo tu ad impedirmi di uscire. Sono adulta, lo sai!”
 
“Ho detto di no. Chiusa la questione!” ribatté lui, cercando di mettere fine a quel penoso scambio di battute. Ma lei, ovvio, non era dello stesso avviso, perché riprese con:
 
“Ehi, socio, io ho i miei bisogni, le mie esigenze… devo uscire!”
 
“Ci penso io, ai tuoi bisogni e alle tue esigenze!” rispose lui precipitosamente, rendendosi conto di quello che aveva appena detto, quando ormai era troppo tardi.
Sbiancò e si portò una mano alla bocca.
 
Kaori non si aspettava quella riposta, ma resse botta e dissimulò l’improvvisa sorpresa; passò subito al contrattacco:
 
“E sentiamo, come faresti?” lo provocò.
 
Però, quando vide che lui non rispondeva, sprofondato nell’imbarazzo più totale e rosso come un peperone, la socia sorrise sardonicamente e pensò:
 
Come immaginavo. Arrivati al dunque è il solito codardo e vigliacco. Ma la partita non è ancora finita”.
 
 
Tirò su le spalle e, con atteggiamento fiero, fece per passargli accanto e lo scansò con una leggera spallata, dicendogli:
 
“Allora siamo d’accordo: ognuno per la sua strada e… buona serata!” e si voltò per lanciargli uno sguardo malizioso e strizzargli l’occhio.
 
Ma appena lo oltrepassò, sentì provenire da lui un’aura oscura, una tensione come quando sta per arrivare una tempesta.
Lui era furente, e si dominava a stento; sibilò fra i denti:
 
“Ho detto che tu non vai da nessuna parte!”
 
Per un attimo Kaori fu tentata di gettare la spugna e smetterla con quel giochetto, impressionata e un po’ impaurita dal tono di voce del socio, ma poi si disse che no, non era quello il momento di cedere.
Quasi si stupì lei stessa nel sentirsi dire:
 
“Allora dovrai impedirmelo, e non solo a parole.”
 
Quando però incontrò i suoi occhi, neri come la pece e profondi come la notte più scura, fu percorsa da un brivido, di cui non seppe capire la natura.
 
Un secondo dopo era già lì che fuggiva a gambe levate, e lui dietro che la rincorreva.
Agile come una gazzella, evitò gli ostacoli del salotto, aggirò il divano, e stava per fiondarsi sulle scale, quando lui con un urlo, scavalcatolo, le fu addosso.
L’agguantò per i fianchi ed entrambi caddero lunghi distesi in avanti, e subito Kaori prese a divincolarsi per sfuggire alla sua presa; Ryo si ritrovò a trattenerla per l’elastico dei suoi boxer, ma tanta era la foga della socia nel dimenarsi, che l’uomo, suo malgrado, finì per sfilarglieli quasi totalmente, facendoli scorre giù.
 
Appena il sedere nudo emerse dal tessuto, lo sweeper si bloccò all’istante. E così pure la sua socia.
 
Un secondo dopo si udì uno stoc sul legno del pavimento.
 
I due sweepers restarono immobili per un secondo che parve eterno.
 
Kaori aveva perso tutta la baldanza con cui, per tutto il giorno, aveva condotto quel giochino al limite dell’assurdo; perché un conto era che lei si spogliasse di sua iniziativa, e un conto era che lo facesse lui a lei, seppur involontariamente.
E come avrebbe fatto, ora, a togliersi da lì senza mostrare altro?
 
Ryo, dal canto suo, era rimasto pietrificato, con le dita che sfioravano quella porzione di corpo per lui proibita, ma così tanto agognata.
Il suo amichetto si era già rimesso in moto entusiasta, e tanto era il desiderio di allungare le mani su quel sedere perfetto, che si stava trattenendo a fatica.
 
Ed infatti…
 
…ad un certo punto cedette.
 
Lentissimamente le sue mani si mossero, come animate di volontà propria, e andarono a sfiorare quelle morbide rotondità che sembravano chiamarlo come le sirene di Ulisse.
Il suo tocco fu delicatissimo e leggero come le ali di una farfalla, ma bastò per far sprigionare in entrambi brividi elettrizzanti, che li percorsero per tutto il corpo.
Ryo sentì le sue dita come scottare, mentre Kaori ebbe un guizzo, che fece tremolare appena i suoi glutei, esposti alla vista cupida e adorante del socio.
Questi, benché fosse immensamente turbato, percepì la reazione della partner, e sentì nascere dentro di sé una soddisfazione senza uguali.
Lei aveva apprezzato quella sua carezza, e non lo aveva ancora preso nemmeno a martellate.
Incoraggiato da quel pensiero, si spinse ancora oltre, e stavolta la carezza fu più consapevole: con una mano tracciò dei disegni immaginari su quelle dune voluttuose, poi aprì le dita e appoggiò tutto il palmo fino a comprendere totalmente una parte di quel sedere così perfetto.
Di lì a breve, anche l’altra mano si posò vicino alla prima.
 
Kaori non aveva mosso un muscolo, nonostante quelle carezze fossero per lei un piacevole tormento a cui peraltro non riusciva a sottrarsi; ma quando entrambe le mani del socio si posarono su di lei, sospirò deliziata.
Poco dopo però, la ragazza allungò le braccia ai lati dei boxer per afferrarne i bordi dell’elastico, e piano piano si ritirò su l’indumento; Ryo, a malincuore, allentò la presa per permettere alla socia di coprirsi, non senza lasciarle un’ultima carezza deliberata.
 
Quando Kaori si fu in qualche modo coperta, ruotò su sé stessa, e Ryo si staccò leggermente da lei per lasciarglielo fare.
 
Ora era stesa sotto di lui e si fissavano intensamente, senza parlare.
Alla fine fu la ragazza a rompere quel silenzio quasi imbarazzante, dicendogli:
 
“Volevi già riprenderti i boxer? Ma non me li avevi prestati?”
E ridacchiò, rossa in viso.
 
Ryo continuava a fissarla con sguardo enigmatico e magnetico, ma Kaori non abbassò il suo. Alla fine lui chiese:
 
“Kaori, cosa vuoi da me?”
 
Solo allora la socia si accorse che, a dispetto dello sguardo impenetrabile che lui stava sfoggiando, il suo cuore batteva all’impazzata; vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi, sotto la maglietta attillata.
Lui era emozionato quanto e più di lei, e questa constatazione la riempì di gioia; con tenerezza rispose:
 
“Niente Ryo, io non voglio niente” e sorrise.
 
Lui allora alzò una delle mani, con cui si reggeva sul pavimento per non rovinarle addosso, le sfiorò un ciuffo di capelli ribelle, e glielo spinse dolcemente dietro l’orecchio.
Le restituì il sorriso, timidamente.
Kaori non l’aveva mai visto così: indifeso, tenero, ma anche deciso; sembrava che non volesse più nascondersi, che volesse, per una volta, andare fino in fondo. Possibile?
 
Lui le chiese ancora:
 
“Cosa vuoi da me?”
 
“Una cosa semplicissima” rispose in un sussurro lei, sempre guardandolo negli occhi.
 
“Non so se sono in grado di accontentarti.”
 
“Allora… non chiedermelo più” disse lei, con una nota di delusione nella voce, che non sfuggì all’uomo.
 
Lui tacque per un attimo, e a quel punto Kaori si mosse a disagio, decisa a rialzarsi; ma lui si riscosse e le disse:
 
“No, voglio saperlo!”
 
Kaori non rispose subito, sembrava pensare a cosa dirgli.
Lui la vedeva tormentata, poteva intuire il marasma di pensieri ed emozioni che le stavano sfilando in testa, pur ignorandone la natura; poi la ragazza rialzò lo sguardo ad incontrare il suo, e con decisione rispose:
 
“Vorrei che ammettessi che sono una donna.”
 
Ryo trasalì; non si aspettava una riposta del genere.
Ma la sorpresa si stemperò all’istante in dolcezza, perché le disse:
 
“Tutto qui?” regalandole un sorriso che raramente Kaori gli aveva visto.
 
Lei, per tutta risposta, annuì semplicemente.
 
“Non mi chiedi chissà che… Comunque questo posso concedertelo” rispose leggermente divertito, con gli occhi che brillavano di uno strano luccicore.
 
Kaori si pentì all’istante di avergli fatto quella richiesta; lui l’avrebbe presa in giro per l’ennesima volta, l’avrebbe derisa… Peggio, magari gliel’avrebbe detto solo per accontentarla, senza capire quanto questo fosse importante per lei.
Era già pronta a difendersi dalla sua solita ironia devastante, quando lui la sorprese dicendole:
 
“Sì, sei una donna: la donna più bella e affascinante che io abbia mai conosciuto.”
 
Kaori spalancò gli occhi, indecisa se credergli veramente, o aspettarsi la solita battutaccia che sempre arrivava dopo il pur minimo complimento.
Ma lui attendeva che lei comprendesse il significato delle sue parole, e le sorrise di nuovo incoraggiante, scoccandole uno di quei suoi sguardi da far sciogliere il cuore.
 
Fece di più.
Tornò ad accarezzarle i capelli, lentamente, facendosi passare le ciocche dai riflessi ramati fra le dita, e riprese:
 
“Non mi credi? Sei la donna più donna che io conosca. Sei spiritosa, amorevole, testarda, materna, sei una pazza scatenata… ma sei anche coraggiosa e temeraria, soprattutto perché riesci ancora a stare con uno come me” concluse con un leggera risatina.
 
Gli occhi di Kaori si riempirono di lacrime; quello era molto di più di ciò che si sarebbe aspettata.
Lei voleva solo essere riconosciuta come essere femminile, e invece lui le stava aprendo il suo cuore e, finalmente, le diceva quello che provava per lei.
 
“Ryo… io… grazie” riuscì a sussurrare, ma lui disse:
 
“Perché mi ringrazi? Piuttosto grazie a te e… perdona il ritard…” però non poté finire la frase, che Kaori aveva raggiunto le sue labbra, e vi aveva deposto un bacio dolcissimo e struggente, e tale fu l’emozione, che Ryo ne rimase sbalordito.
Poteva, un semplicissimo sfioramento di labbra, avere il potere di annientarlo?
 
Poi Kaori gli gettò le braccia al collo, e lo attirò a sé per potergli regalare un altro bacio favoloso, a cui Ryo si abbandonò totalmente.
 
Labbra vogliose si cercarono e si trovarono, in un bacio infinito e trascinante; da quanto tempo entrambi sognavano quel momento sublime?
 
Quando si separarono, ancora ansanti e ebbri delle sensazioni appena provate, si sorrisero teneramente; poi Kaori si mosse, con l’intento di volersi alzare.
 
Seppure il desiderio che Ryo stava provando in quel momento fosse quasi devastante, l’accontentò.
Avrebbe tanto voluto fare l’amore con lei, proprio lì, dove si trovavano, ma per la loro prima volta, pensò che sarebbe stato infinitamente meglio un comodo letto; quindi, un po’ a malincuore, si scostò da lei – dio quanto era eccitante averla sotto di lui, con i loro corpi così a stretto contatto! –  le diede la mano e l’aiutò ad alzarsi.
 
Non avevano smesso per un solo attimo di guardarsi; lui le aveva messo un braccio intorno ai fianchi, e in silenzio si erano diretti di sopra, alle camere da letto, ma quando furono davanti alla porta di Kaori, questa si voltò verso di lui, e si allungò sulla punta dei piedi per baciarlo con passione e tenerezza, e tale ne fu l'intensità, che lo disorientò oltre ogni dire; sulle labbra gli sussurrò:
 
“Grazie, ora posso ritenermi soddisfatta: hai ammesso che sono una donna e… sono felice.”
 
E mentre il socio ancora cercava di capire quella strana frase, inebriato dal profumo della ragazza e dal tocco delle sue labbra, lei gli scivolò via dalle braccia e scomparve dentro la sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Lasciandolo inebetito, ma… fuori.
 
 
 
Quando Ryo si riprese, provò un terribile senso di mancanza, perché non si aspettava di dover rinunciare così presto a lei, dopo che aveva assaggiato il paradiso con quei baci travolgenti, e proprio ora che le aveva aperto il suo cuore dimostrandole di desiderarla come mai nessun’altra prima.
Allo stesso tempo, capiva le sue remore; era successo tutto così in fretta, e lui soprattutto si era esposto così tanto, quasi all’improvviso, quando appena il giorno prima non la considerava neanche e la irrideva in mille modi diversi.
Poteva credergli?
L’uomo  sapeva anche che era molto timida e voleva rispettare i suoi tempi, non voleva essere precipitoso né spaventarla.
Sì, lui poteva attendere; in fondo, lei lo aveva aspettato per più di sette anni, glielo doveva.
 
Aveva, però, la spiacevole sensazione che ci fosse una nota stonata in tutto questo, e non riusciva a darsi pace.
Perché lei gli aveva rivolto quelle parole sibilline?
Come, tutta quella messinscena di vestirsi e comportarsi da uomo, era finalizzata solo a fargli ammettere l’ovvio, e poi più niente?
Eppure si erano baciati, Kaori aveva risposto alle sue carezze, anche lei lo desiderava, lo sentiva.
Perché allora era scomparsa così, in camera sua, senza nemmeno… cosa?
La speranza che ci sarebbe stato un seguito?
Per come aveva parlato, sembrava quasi che a lei bastasse solo quello, possibile?
Però… visto che c’era, non poteva concedergli ancora un altro bacio, magari uno della buona notte?
Perché Ryo, in realtà, la voleva fortissimamente e subito, ma… era anche un gentiluomo, lui; se doveva aspettare, l’avrebbe fatto.
Poteva farcela!
 
Forte di questa risoluzione, si sedette, a gambe incrociate e a braccia conserte, davanti alla sua porta, serissimo, in attesa; ma dopo nemmeno un minuto, saltò su e si mise a bussare e chiamare:
 
“Kaori? Ma… mi lasci qui così?” e avrebbe tanto voluto aggiungere “insoddisfatto, sedotto e abbandonato.”
 
La ragazza poté scorgere nella voce del socio un leggero tono di supplica e ne gioì interiormente sorridendo soddisfatta.
Le piaceva essere desiderata da lui, e questa sensazione nuova se la voleva gustare fino in fondo, anche se non era sua intenzione farlo penare troppo, infatti subito gli disse:
 
“Ryo, ma che hai?”
 
“Credevo che tu… che io… che noi…” e non finì la frase.
 
Lo sweeper, ora che aveva dato la stura ai suoi sentimenti, improvvisamente voleva vederla, parlarle, toccarla e… va be’, baciarla e tutto il resto… ed era così crudele restarsene chiuso fuori, piagnucolò mentalmente.
 
Ma subito la ragazza rispose:
 
“Un attimo! Mi sto cambiando!”
 
A quelle parole, Ryo si riscosse improvvisamente, e perse all’istante quella sua aria da cane bastonato; allarmato chiese:
 
“Perché ti stai cambiando?? Non vorrai mica uscire lo stesso?”
 
“Eh, cosa? Scusa non ho sentito… che hai detto?”
 
“Ho detto che ci avrei pensato io, ai tuoi bisogni e alle tue esigenze, ricordi?”, rispose lui, alzando leggermente il tono della voce per farsi sentire meglio, ma una nota di panico trapelò da quell’affermazione.
 
Se prima non l’avrebbe lasciata andare nei locali che frequentava lui nemmeno vestita da uomo, ora non se ne parlava nemmeno che vi andasse come era vestita sempre, o peggio con uno di quei bellissimi abiti che le aveva regalato Eriko.
No no no, Kaori era sua! Era una donna da perderci la testa, e non le avrebbe permesso di andare a mostrarsi a quei libidinosi degli avventori.
 
Sentì nascergli dentro una gelosia mai conosciuta prima.
Provò ad entrare, girando il pomello della porta, ma non ce ne fu bisogno, perché questa si schiuse e un attimo dopo sbucò la testolina rossa della sua socia.
 
Lei gli sorrise, arrossendo, e questo fece svaporare tutta la sua animosità.
Ryo si sentì come uno scolaretto davanti alla bambina con cui voleva fare coppia.
La ragazza aprì lentamente la porta, mostrandosi completamente a lui.
In effetti, si era cambiata, e non indossava più la canottiera sformata del socio e i suoi boxer, ma un completino di biancheria intima in pizzo nero.
Era lì, ritta al centro della stanza, con le braccia incrociate dietro la schiena, rossa come una peonia, e quando non riuscì più a reggere lo sguardo di Ryo, abbassò il suo, in un eccesso di vergogna.
Lui, che aveva perso tutta l’urgenza e la sicurezza di un attimo prima, era rimasto impalato all’entrata, con tanto di occhi, incapace di proferire parola.
Poi, la sua espressione da allibita si fece via via più tenera e amorevole, e sussurrando un: “Posso?” mise un piede dentro la stanza e timidamente avanzò all’interno.
Passo dopo passo le fu davanti: a quel punto Kaori si decise ad alzare gli occhi verso Ryo, e ciò che vide riflesso in quelli dell’uomo, la emozionò infinitamente.
Vi scorgeva il desiderio, certo, ma anche tanto amore; un sentimento che non credeva fosse così potente in lui, tanto da percepirlo altresì nell’aria, e nella sua stessa aura, e che ora l’avvolgeva come in un caldo abbraccio.
Quasi le sfuggì un singhiozzo commosso.
 
Infine lui si decise a parlare:
 
“Sei… sei bellissima.”
 
E lei rispose con un grazie, appena sussurrato.
 
Restarono lì a guardarsi, semplicemente, incapaci di dire o fare altro, mentre il tempo sembrava essersi fermato, fin quando Kaori, di nuovo, raccolse tutto il suo coraggio e, un po’ per darsi un tono, un po’ per spezzare quello strano silenzio, disse:
 
“Ora che lo hai finalmente ammesso, posso mostrarmi così a te.”
 
Ryo, che senza fiato, ancora non riusciva a parlare, quasi senza rendersene conto, allungò una mano a sfiorarle la guancia con una carezza così dolce, che la ragazza fu percorsa da un intenso brivido.
Non immaginava che il suo compagno potesse essere così tenero e… impacciato.
 
Lei socchiuse per un attimo gli occhi.
Quando li riaprì, lo sweeper si perse in quelle pozze di ambra liquida, e il sorriso che lei gli rivolse, gli fece provare uno strano sfarfallio nello stomaco; si sentiva leggero e quasi euforico.
 
Le chiese: “Per me?” ancora incredulo di poter assistere a quella visione celestiale e conturbante al tempo stesso.
 
“Sì.”
 
Lui accorciò ulteriormente la distanza e le posò una mano sul fianco, attirandola ancora di più a sé; nell’aria c’era una strana tensione, e l’atmosfera era cambiata quasi di colpo; ora era più rarefatta, calda e avvolgente.
Continuavano a guardarsi negli occhi, e sembrava che volessero dirsi tutto ciò che si erano taciuti per anni, ma le parole non uscivano, forse non ce n’era nemmeno più bisogno, perché i loro corpi anelavano a trovarsi, unirsi, e avrebbero parlato per loro.
 
Ryo si chinò a sfiorare le labbra della ragazza leggermente schiuse e la baciò con trasporto, ma nonostante l’urgenza che rischiava di spingerlo ben oltre, si contenne; voleva che fosse lei a dettare i tempi e le regole, e non voleva assolutamente metterle fretta.
Sentiva, infatti, che la partner si stava lentamente rilassando, prendendo confidenza con lui, e con la sua fisicità, acquistando sicurezza.
 
Quando lei partì in esplorazione del corpo dell’uomo, con carezze sempre più decise e possessive, lui si sentì avvampare da un piacere mai provato, da una felicità che lo faceva vibrare.
Si era sempre imposto di non fantasticare su come sarebbe stato stare fra le sue braccia, nonostante la sognasse tutte le notti; ma quell’esperienza così conturbante che stava vivendo con lei, Ryo, essere sensuale e disinibito come pochi, non l’aveva mai sperimentata.
Kaori gli stava dando molto di più di tutte donne che aveva conosciuto, e se ne inebriò.
 
La ragazza, scoprendosi e stupendosi, lei per prima, dell’audacia che stava dimostrando nell’amare il suo socio, si sentì finalmente realizzata.
Ora era finalmente libera di dimostrargli tutto l’amore che nutriva per lui, e di dare libero sfogo a quel desiderio che si era fatto via via più impellente, perché sentiva che lui non aspettava altro; gradiva ogni suo più piccolo gesto, ogni sua carezza o bacio, e questo spazzava via anni e anni di derisioni, battutacce, prese in giro… e seppe che, per tutto quel tempo, lui le aveva sempre mentito.
 
Quando, dopo una serie infinita di baci sul collo, Kaori si avventurò a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, Ryo mugolò di piacere, e lei, galvanizzata dall’ascendente che scopriva di avere su di lui, si sentì autorizzata a proseguire nella sua esplorazione; ad un certo punto però, si accorse che Ryo faceva ben poco, ed era come se si trattenesse, allora gli sussurrò all’orecchio:
 
“Ryo, amami… come ami le altre donne.”
 
E nonostante quella voce roca, così sensuale e piena di desiderio, che mai aveva udito dalla sua bocca così allettante, lo avesse mandato in estasi, riuscì a rispondere:
 
“No-no, non posso.”
 
La ragazza si staccò improvvisamente da lui, e lo guardò incredula; stava per rabbuiarsi, e già un leggero dolore s’irradiava nel suo cuore, quando lui, prendendole il mento con le dita, e fissandola negli occhi con quanto più amore avesse, precisò:
 
“Non come con le altre donne, perché tu non sei come loro. Tu sei unica: sei la donna della mia vita.”
 
E il cuore di Kaori si sciolse, e lacrime di gioia traboccarono dai suoi occhi luminosi.
Non credeva che lui l’amasse fino a quel punto e, presa da un moto improvviso, lo baciò con urgenza e passione; quindi lo prese per mano e lo condusse al suo letto, dove lo fece sedere.
 
Sostarono un momento a guardarsi intensamente, in silenzio, sempre tenendosi la mano; il desiderio era palese e potente in entrambi, ma Ryo voleva essere sicuro e non voleva rovinare tutto con la sua solita faciloneria. Si decise a parlare:
 
“Kaori, non immagini quanto tu sia importante per me, e quanto ti desideri, ma posso aspettare se tu…” ma non fece in tempo a finire la frase che lei gli mise un dito sulle labbra, e sempre guardandolo con amore e con una leggera aria di sfida gli rispose:
 
“E tu pensi che dopo averti atteso così tanto, io, adesso, non sia pronta?” e i suoi occhi ridevano, al pari della bocca che, mai come in quel momento, era stata così eccitante e tentatrice.
 
Nel bel viso di Ryo si disegnò un sorriso divertito, e l’attirò a sé; poi, adagiandola sul letto, riprese a baciarla con gioia, e prima che perdessero totalmente i contatti con la realtà, Ryo le chiese con il suo solito fare ironico:
 
“Mi piace questa tua nuova biancheria intima, non l’avevo mai vista prima.”
 
E lei, fintamente offesa, ma sempre sorridendo:
 
“Quando la smetterai di frugare nei miei cassetti?”
 
“Mai” rispose, riprendendo poi possesso delle sue labbra. Ma lei continuava a ridere divertita, e allora lui fra un bacio e l’altro chiese:
 
“Piuttosto, perché ti sei cambiata? Non che mi dispiaccia questa tua mise, ma eri estremamente sexy anche con le mie cose” e sospirò di piacere.
 
Kaori rispose:
 
“Be’, mi sono cambiata perché tu non pensassi di dover andare a letto con un uomo!” e ridacchiò maliziosa.
 
“Ahhhh, Kaori Makimura, tu mi farai impazzire, prima o poi!” e catturò di nuovo la bella bocca della socia con la sua, e ben presto le risate della ragazza si trasformarono in gemiti e mugolii, che riecheggiavano quelli dell’uomo.
 
Si ritrovarono nudi, sul letto, intenti ad amarsi teneramente, con calma, saggiando l’uno la pelle dell’altro, con baci e carezze sempre più audaci, passando dalla curiosità della scoperta, alla consapevolezza del piacere dato e ricevuto.
 
E si amarono a lungo, gioiosamente, con naturalezza, passione e desiderio, con voluttà certo, ma soprattutto con totale abbandono.
Si amarono con il corpo e con l’anima, fiduciosi, sapendo che quello era il loro destino, a cui avevano girato intorno, assurdamente, per tutti quegli anni.
 
 
 
 
 
 
Molte ore dopo, quando ormai, piacevolmente stanchi, si concessero un po’ di riposo, poco prima di cedere al sonno Ryo le sussurrò:
 
“Allora? Hai ancora intenzione di uscire?”
 
Kaori, che si era leggermente assopita, non fu sicura di aver capito bene.
Cosa voleva dire, Ryo?
Uscire?
A quell’ora della notte?
E per andare dove?
Chiese con la voce impastata dal sonno incipiente:
 
“Co-cosa stai dicendo?”
 
“Non ti avevo forse detto che avrei provveduto a soddisfare i tuoi bisogni e le tue esigenze?” chiese con un tono di voce velato di ironia, che svegliò completamente la ragazza.
 
Lei si mosse appena e gli rifilò un debole colpo sul petto, ma si lasciò sfuggire una risatina divertita e soddisfatta.
 
Inutile, Ryo non sarebbe cambiato mai! E le andava bene anche così.
 
Allora lui concluse:
 
“Ora sono qui per te, e… come tu mi vuoi.”
 
 
   
 
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