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Autore: flyerthanwind    15/05/2020    0 recensioni
Sofia e Stefano si inseguono da un po', non facendo mai l'ultimo passo per avvicinarsi.
Rimanere bloccati in ascensore li costringerà ad affrontarsi per la prima volta, scoprendo l'uno dell'altra molte più cose di quelle che si scoprono al primo appuntamento.
Capitoli brevi per una storia breve, ma quante cose possono succedere in una notte?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Fuori

Uscire dall’ascensore è stato più imbarazzante del previsto, e non solo perché sono in reggiseno davanti a una squadra di vigili del fuoco che distolgono lo sguardo in imbarazzo non appena si rendono conto del mio intimo.
Ecco, adesso vorrei di nuovo uccidere Livia, se non mi avesse costretto ad indossare il pizzo non starei pregando di non morire dalla vergogna.
Stefano mi ha fatto salire sulle sue spalle come avevamo preventivato, tuttavia nessuno dei due aveva calcolato il fattore gonna attillata. Ho dovuto arricciarla più che potevo per stringere le cosce intorno al suo viso, desiderosa che quella tortura potesse finire il più in fretta possibile.
Poi le braccia di uno degli operatori, piegato a mezzo busto all’interno della cabina e sorretto dai suoi colleghi, mi hanno sollevata di peso e fatta uscire da lì, praticamente spalmandomi sul pavimento.
Dopo il primo istante di smarrimento mi sono ripresa, tirandomi a sedere e cercando di non avvampare sotto i loro sguardi incerti. Evidentemente non si aspettavano di soccorrere una donzella seminuda.
La voce che abbiamo sentito per tutta la durata dell’estrazione appartiene al Capo Squadra, che non ha mancato di lanciarmi sguardi di biasimo intrisi di rimprovero finché qualcuno non mi ha dato una coperta termica e l’ho avvolta attorno al mio busto.
Estrarre Stefano è stato più semplice: è salito senza troppi sforzi ed è stato aiutato ad uscire quando praticamente era fuori. Se non altro, quando hanno notato la sua fasciatura arrangiata hanno smesso di chiedersi perché io sia nuda.
«Dottore, mi scusi» mi avvicino al medico di primo soccorso che sta attendendo di visitare Stefano, impegnato a spazzolarsi i jeans e rimettersi in piedi.
«Mi dica, ha bisogno di qualcosa? Vuole che le guari di nuovo la caviglia?» domanda con premura. Ha confermato la mia diagnosi –ciò che non è rotta- consigliandomi di mettere una pomata e stare a riposo.
«No» nego, scuotendo la testa, poi indico Stefano che si sta avvicinando, «Il suo taglio non è molto profondo, ma non ho potuto disinfettarlo come si deve. Se pensa che possa esserci qualche piccola scheggia, non glielo faccia intendere, andrà nel panico» mi affretto a terminare quando ormai Stefano è alle mie spalle.
Sorride tranquillo, per cui deduco che non abbia sentito ciò che ho riferito al dottore.
«Come stai?» domanda invece, rivolgendosi a me e indicando la caviglia con un cenno.
È il medico a interromperlo, invitandolo a sedersi su una sedia. «La signorina sta bene, non si preoccupi. Ora mi faccia controllare se ha fatto un buon lavoro con la fasciatura» riferisce, sciogliendo il top e facendomi l’occhiolino senza farsi notare.
Osserva la ferita a lungo, aiutandosi con una piccola torcia e con la lente, tuttavia non trova nulla di strano per cui si appresta a medicarla e inserire una fasciatura sterile. E più consona di un top.
«Ha fatto un ottimo lavoro, i bambini saranno in buone mani con lei» mi sorride infine, alludendo alla mia laurea imminente e al mestiere che mi appresto a svolgere.
Mi ha fatto parecchie domande nell’attesa, sia mentre controllava la mia caviglia che durante la medicazione di Stefano, suppongo sia per ingannare il tempo che per distrarre il diretto interessato, che è impallidito alla vista degli strumenti chirurgici.
«Come stai?» mi domanda nuovamente lui quando il medico si allontana, recuperando le sue cose per riporle nella valigetta e andare via.
«Sto bene» rispondo sinceramente, passandogli una mano tra i capelli per allontanare i ricci dalla fasciatura intorno al capo, «E tu?» aggiungo con apprensione, notando il velo di agitazione che gli tende i muscoli.
«Ora che sono fuori da lì e non sanguino sto meglio» confessa ridacchiando, scostando la mia mano dalla fronte per prenderla tra le sue. Intreccia le dita e prende un lungo respiro prima di continuare.
«Senti, stavo pensando… Siccome non è il luogo adatto per… beh… parlare… e nemmeno il momento in verità, ma il mio tempismo è sempre pessimo» ridacchia ancora, carezzando il dorso della mia mano con le dita, «Mi chiedevo se ti andasse di uscire a bere qualcosa una sera di queste».
Le mie labbra si arricciano in un sorriso che non riesco a controllare. Il suo sguardo vaga altrove ma io attendo che i suoi occhi si posino nei miei prima di rispondere.
«Va bene» concedo, e anche le sue labbra si arricciano in un sorriso ampio, «Ma niente locali con ascensori!».


N.d'A.
Oggi mettiamo la parola fine a questo piccolo progetto, nato quasi per caso come una one-shot e poi separato per farlo divenire una storia breve. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto e magari se aveste voluto saperne qualcosa di più di Sofia e Stefano.
Per chi volesse continuare a seguirmi c'è sempre la mia fanfiction in corso!
flyerthanwind

 
   
 
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