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Autore: pamina71    15/05/2020    10 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28. A casa!

     

Mentre la carrozza usciva dal cancello, nel palazzo si stava creando un notevole trambusto. Il Duca era rientrato nella sala del banchetto, con la mano sanguinante ed urlando di essere stato tradito.

Voleva sapere come fosse entrato quel plebeo che stava sempre insieme al Comandante Jarjayes, e forse anche lo stesso giovane ufficiale, sebbene non lo avesse veduto.

Sbraitava, e faceva un sacco di chiasso, ma di fatto non pareva intenzionato a seguirli. Non di persona. Fersen lo osservava con attenzione, cercando di mostrarsi stupito. Sapeva che fingere un'espressione credibilmente sorpresa era estremamente difficile. Il Duca mandò a chiamare un tipo che lo svedese trovò losco e pericoloso, un uomo segaligno, con l'espressione fredda. De Guiche lo trasse in disparte,gli parlò, e l'altro uscì rapido, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Solo allora l'aristocratico si sedette, e lasciò che una delle ragazze gli pulisse la ferita e lo fasciasse.

- Chi di voi ha al proprio seguito dei lacchè in tenuta azzurra?

Fersen rispose con l'aria tranquilla.

- Io. La mia servitù è abbigliata in azzurro.

- Come avete osato introdurre in casa mia qualcuno che volesse farmi del male? Io vi ospito, e questo è il vostro modo di ricambiare?

- Non capisco, sinceramente. Sono qui con due soli lacchè. Conosco da poco Jacques, il francese, ma mi pare affidabile. E Lennart è venuto con me dalla Svezia. Gli affiderei la mia stessa vita.

De Guiche lo osservò.

- Ritengo che abbiate invece introdotto qui De Jarjayes e il suo attendente.

- Non potrei mai tradire così la fiducia di un ospite.

- Lo vedremo. Li sto facendo condurre qui.

Seguirono alcuni secondi di imbarazzato silenzio. Poi due figure fecero il loro ingresso. Uno era un ragazzo molto giovane, lentigginoso, e dalle sopracciglia si intuivano i capelli rossi. L'altro era un bell'uomo dagli occhi scuri.

Vagamente simili ad Osar ed André nella struttura fisica, anche se ad un attento esame non li si sarebbe potuti confondere. Esame che nessuno aveva avuto la necessità di effettuare.

Il Conte di Fersen si alzò. Aveva l'aria risentita.

- L'ospitalità dell'aristocrazia francese è molto decaduta, durante la mia assenza. Mai avrei creduto di essere insultato in questa maniera. Comprendo le vostre motivazioni, ma non le giustifico.

Fece un inchino rigido, e se ne andò sussiegoso, seguito da Lennart e Jacques.

 

La carrozza proseguì sino al primo bivio. Lì, sulla strada che si dipartiva a destra, una seconda vettura era in attesa. Oscar ed André scesero, aprirono lo sportello ed aiutarono Madame ad uscire.

- Salite sull'altra, presto.

Non appena lei e Constance ebbero cambiato mezzo di trasporto, il cocchiere spostòla prima carrozza poco più avanti, e la guidò sull'erba che costeggiava il viale alberato. Aiutò a staccare i cavalli, sui quali Oscar ed André si affrettarono a salire. Poi tornò alla seconda vettura, pronto a partire

Intanto, due servitori sdi Palazzo Jarjayes assicurarono una sottile corda tra due alberi, in modo da creare un ostacolo, appena prima del bivio.

Nel buio, era pressoché invisibile, ed avrebbe rallentato eventuali inseguitori.

Partirono in due direzioni differenti, con l'idea di ritrovarsi a palazzo nel più breve tempo possibile. Madame avrebbe percorso la via più diretta.

 

Oscar scese da cavallo, lasciando l'animale alle cure di uno stalliere, e si precipitò verso l'interno del palazzo, dove Madame Jarjayes stava ricevendo gli abbracci e le congratulazioni di Louise Hèlène, di nonna Marie, del Generale in pensione, circondata dalla servitù sollevata, mentre Rosalie, in disparte, cercava di trattenere le lacrime. Si fermò sulla soglia, con la parrucca in una mano, l'aria accaldata e lo sguardo felice.

Dopo qualche istante apparve André, con i capelli già liberi, che si era tolto la giacca azzurra e la trascinava dietro di sé, lasciandola strisciare sul pavimento.

Madame Marguerite, benché evidentemente stanca, si alzò per andar loro incontro. Oscar fece per fermarla, ma sua madre le Ande vicino e, cosa che non faceva da tempo, l'abbracciò.

- Grazie. - sussurrò piano.

Poi si staccò lentamente e si rivolse verso André, cui prese le mani.

- Anche a te.

Lui abbassò lo sguardo. Da quando era giunto a palazzo, nonna Marie e Madame avevano rivestito, insieme, il ruolo che era stato di sua madre, in modi differenti, completandosi a vicenda. LA amava di un affetto sincero, ed era felice di ave contribuito a salvarla.

Louise Hélène, con il senso pratico che la contraddistingueva, decise per tutti che era ora di andare a letto.

Prese Madame sottobraccio, e la accompagnò verso le sue stanze. Oscar si chiese per un istante se la sorella non fosse gelosa. Ma non ebbe tempo di approfondire il pensiero, perché si udì una carrozza, dalla quale scese rapido il Conte di Fersen.

- Allora, tutto a posto? - Chiese.

Oscar annuì.

- Mia madre è già salita a riposare.

- il Duca ha mandato tre uomini al vostro inseguimento. Ovviamente il trucco della corda ha funzionato, si sono lanciati verso la carrozza, e sono rovinati a terra. Uno dei cavalli si è ferito, ed uno scagnozzo di De Guiche si è fratturato il braccio. Gli altri sono partiti alla vostra ricerca, ma non sapendo esattamente dove fosse casa vostra non vi hanno raggiunti.

Si stiracchiò soddisfatto.

- Ho mangiato e bevuto fin troppo. Ma domani mi dovete un brindisi.

- Ovvio che sì. - Rispose André ridendo.

Il Conte fece un gesto di commiato con la mano, poi si voltò.

- Ah, dimenticavo. Ovviamente Jacques si premurerà di far girare a Versailles la notizia di quanto accaduto prima ancora che sorga il sole.

 

Quando Oscar arrivò alla Reggia, tutti sapevano che durante la notte aveva liberato la madre dal Duca De Guiche et De Gramont. I più libertini deridevano pubblicamente l'accaduto, i più moralisti stigmatizzavano il comportamento dell'aristocratico. In ogni caso, la sua reputazione aveva subito un tracollo peggiore di quello successivo al tentato suicidio della piccola Charlotte.

La Regina andò a congratularsi con lei, raccomandandosi di riferire a Madame che avrebbe potuto rientrare al suo servizio solo quando si fosse sentita sufficientemente in forze. E le diede due giorni di congedo, per trascorrerli con la madre.

La giornata passò tranquilla. Dopo le emozioni della notte, Oscar non ebbe modo di trovare noiose le passeggiate di Maria Antonietta e del suo entourage.

Il salvataggio fu la scusa scelta da alcune damigelle per avvicinare André e farsi narrare l'accaduto. Più avvicinabile del Comandante, invariabilmente gentile, oltreché, al momento, circonfuso di eroismo, rappresentava un oggetto di indubbio fascino ai loro occhi.

L'unico che pareva inquietarsi leggermente per una possibile vendetta del Duca era il vecchio Generale. Ma Oscar era certa che non avrebbe toccato ne sua madre, né alcuna delle donne che vivevano a Palazzo. Inoltre aveva fatto in modo che numerosi servitori fossero sempre presenti. Ma non considerava un altro rapimento una minaccia seria.

L'arrivo di suo padre era previsto per la settimana seguente.

In ogni caso, sarebbe stata a casa due giorni. Avrebbe sorvegliato di persona.

 

Furono dei momenti piacevoli. Passate le preoccupazioni, Oscar finalmente era riuscita a dormire ed a rilassarsi. Si era goduta appieno la vicinanza della madre, e la serenità di Palazzo Jarjayes. Al tramonto del secondo giorno, sedeva con André nel giardino. L'indomani sarebbero rientrati a Versailles, e dopo la tensione dell'ultima settimana voleva trascorrere ancora qualche momento di quiete.

Si stupì udendo un rumore di zoccoli, e di ruote di una carrozza. Non attendevano nessuno, Fersen era passato il giorno prima a riscuotere il suo brindisi, ed alcuni amici di famiglia avevano già fatto visita a Madame in orari più consoni.

Alzò lo sguardo, e vide tre soldati della Guardia Reale a cavallo ed una carrozza chiusa, nera. Quelle che si usavano per trasferire i detenuti.

Riconobbe Langlois, che teneva lo sguardo basso e pareva imbarazzato. Aveva in mano un foglio.

- Il Duca De Guiche et De Gramont ha portato lagnanza verso Monsieur Grandier. Sostiene di essere stato ferito.

Oscar li guardò senza essere capace di proferire parola. André si sentì sbiancare.

- Dobbiamo trasferirlo alla Prison De La Force, in attesa del processo.

- No! - gridò Oscar, alzandosi di scatto.

- Si, invece – Rispose André, fingendo una sicurezza che era ben lungi dall'avere. - Vado. So che saprai tirarmi fuori.

- Ma non dirlo neanche. Entra in casa e restaci.

Lui la guardò.

- Non intendo fuggire. Non era che un graffio. Mentre lui teneva prigioniera tua madre. Lui è un Duca, io un roturier. Ma voglio ristabilire la giustizia.

Si rivolse a Langlois: - Andiamo.

 

   
 
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