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Autore: fool_dynosaur    15/05/2020    0 recensioni
La vita di Giulia è un continuo volta pagina. Dal tribunale in casa e viceversa per un'intera vita.
Tiene tutti i suoi segreti nascosti in un diario, portandoselo sempre dietro. Ogni sfumatura della sua vita e ogni lacrima era segnata su carta, sicura che mai nessuno l'avrebbe letto.
Finché un giorno non lo dimentica dal tattuatore, cambiando il corso del suo destino.
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( Questa storia è di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente casuale. )
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( Questa storia è frutto di fantasia, ogni referenza alla realtà è puramente casuale. )
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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P r o l o g o

 

 

 

 

 

Troppo prevedibile diventò il destino. Almeno, per gli occhi di Giulia che perse quasi tutto. La sua famiglia si sgretolò di fronte ai suoi occhi, i suoi fratellini furono portati via da lei lasciandola vuota.

La mattina sospirava, trovando le mura di casa silenziose; la sera tremava, sdraiandosi in un letto freddo e solitario. L’unica cosa che forse l’aiutò a tirare avanti fu sua madre. Da quattro anni, assieme a sua madre, faceva le scalinate del tribunale. Da quattro anni nascondeva ad ogni persona le sue mancanze, ma solo da due anni lasciava il suo dolore scritto in parole sulle pagine di un diario comprato in un negozio qualunque.

Perché ogni tentativo di mostrare la realtà al mondo costò più di quanto Giulia e sua madre potessero mai permetterselo, ma un appartamento ipotecato, le banche che bussavano alla loro porta consumata e i prestiti dagli amici sembravano solo granuli di sabbia.

Sua madre fece l’errore di risposarsi, di cercare di costruire una famiglia che lei non aveva mai avuto.

“Quattordici novembre.”

Giulia sussultò quando i documenti vennero lanciati sulla tavola della cucina. I suoi occhi si rattristarono nel leggere un altro rinvio al giudizio, ciò significò altri soldi spesi al vento, o meglio, in avvocati a cui poco contava il loro dolore.

“Sto cercando lavoro mamma, ma nessun buon lavoro assume una non laureata.”

“Tesoro… - Caterina posò le mani sulle guance di sua figlia, guardandola come un minatore guarda un diamante. - Volevo tanto che tu avessi un’ottima educazione, voglio il meglio per te tutt’ora. Anche per Sara e Leo. Mi dispiace averti impedito quel traguardo.”

Giulia sapeva poco cosa volesse dire famiglia, fu sempre sfortunata in quel punto di vista. Nacque da un matrimonio finito in tragedia, quando il primo marito di Caterina morì sotto un macchinario in cantiere. Il vuoto lasciato nel cuore della vedova fu grande, di certo più dell’assicurazione o il supporto dato dalla dita del marito. Ci vollero tredici anni affinché Caterina trovasse nuovamente l’amore.

Ma quell’amore non sembrava tanto celestiale; si sposarono, ebbero due splendidi bambini che  crescendo diventarono quasi come due bambolotti. Tutto sembrò essere perfetto, e per quello Caterina perse di nuovo. Perché nulla era perfetto e di quello la famiglia ne era a conoscenza. Nemmeno Antonio era perfetto, e per quanto amasse i suoi figli, odiava Giulia, semplicemente perché non era suo sangue. Anche dopo il divorzio trovò dissidio nei suoi confronti, quando la ragazza cercava di incontrare i suoi fratellini soltanto da lontano.

Partì un giorno di febbraio, dopo l’ennesima lite con la moglie, Antonio cercò di cacciare Giulia di casa spingendola verso la porta. Cadendo e rompendosi il braccio, per la madre fu un punto di non ritorno. Il divorzio fu imminente nonostante Caterina fosse distrutta emotivamente. Il scegliere tra la figlia e il marito, prendere una decisione senza ritorno fu come perdere nuovamente un senso di vita. Fu allora che iniziò a perdere la ragione, a sembrare quasi pazza di fronte ai propri cari. Perché per lei, il fatto che il marito non accettasse la figlia, lo rendeva uno stronzo.

Ciò diede l’opportunità ad Antonio di chiamare i servizi sociali, e tutto d’un colpo i bambini si trovarono in tribunale, rispondendo il più innocentemente possibile di fronte a quelle persone sconosciute, senza servire a nulla. I lividi di Giulia vennero dichiarati come procurati dalla madre, violenta e mentalmente instabile da quando perse il primo marito. E mentre le testimonianza false del marito e i suoi famigliari vincevano sempre di più, Caterina crollava. I secondi figli vennero affidati al padre; l’ordinanza restrittivo a causa di continue invasione sgradite arrivò poco dopo, stappando anche l’ultima speranza alla madre di vedere i figli.

Se solo il mondo avesse saputo la verità. Una verità per la quale Giulia e sua madre avevano speso tutto, fino agli ultimi centesimi dei salvadanai. Ci furono giorni in cui mangiare era stata l’ultima preoccupazione. La madre cercava ancora il motivo per vivere: i suoi figli.

“Penso sia sempre peggio. Ho paura di lasciare semplicemente la casa.

Se mia madre dovesse avere pensieri avanzati dalla tristezza della perdita di Sara e Leo, sarebbe colpa mia.”

 

“L'affidamento è suo.”

E quella lotta, quella guerra durata mesi e tutte le lacrime versate fino a quel momento sembrarono inutili. Giulia guardò la madre, vedendo nei suoi occhi solo la disperazione. 

Avevano perso.

E l’ordine di restrizione era dietro l’angolo. Sua madre urlò in tribunale, iniziò prendersela con chiunque. Fu chiusa per una notte in caserma a causa delle aggressioni date ai poliziotti e Giulia l’aspettò lì, seduta su una sedia di ferro.

 

“Ci rimangono solo i sogni.”

 

Da allora lasciò perdere. Giulia iniziò a cercare lavoro e sua madre continuò a sperare, guardando le foto di quando erano felici.


 

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