Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: M_Evans    15/05/2020    2 recensioni
| Canon Divergence - Time Skip - hints of SebaCiel |
Quando gli fu comunicato che sarebbe stato proprio lui l'incaricato ad effettuare l'autopsia del defunto rampollo di Casa Phantomhive - deceduto in circostanze ancora sconosciute, all'età di quindici anni -, il Dottor Harry Zoe non si aspettava altro che una mera operazione di routine: oh, come si sbagliava!
Nel momento in cui si ritrovò solo, - immerso nel buio dell'obitorio del Saint Bartholomew Hospital, nella notte di Gennaio più fredda che Londra avesse mai conosciuto - Harry si rese conto che no, non tutti i cadaveri erano uguali agli altri. Di certo, quello del Conte Ciel Phantomhive non lo era affatto.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Fred Aberline, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 30 Gennaio 1891 - Pomeriggio

 


Entrando in un obitorio, si ha l’impressione di accedere ad una dimensione diversa dalla realtà - o almeno, è quello che ha sempre pensato Harry. 

E’ come un limbo. Un luogo in cui sostano i corpi, tra l’istante della morte ed il momento dell’esposizione nella camera ardente: è il periodo di transizione in cui un corpo muta persino giuridicamente, passando dallo status di salma a quello di cadavere. 

Quando il morgue del St. Bartholomew gli si schiude dinanzi - scesa l’infinita scala di marmo -  ad Harry sembra di vivere in un incubo messo in pausa, dove tutto è fisso, statico, immobile di un’immobilità innaturale. Si guarda meglio intorno: non è nemmeno male, come obitorio, quello del Barts. E’ tutto sommato ben tenuto, abbastanza illuminato grazie alle lampade ad olio appese alle pareti grigie, con i soffitti alti che lasciano prendere respiro: Harry respira

L’odore che gli s’intriga nelle narici - dove è destinato a rimanere per giorni - è però lo stesso di qualsiasi obitorio in cui sia mai stato. E’ pungente e al contempo dolciastro, di sangue e liquido cerebrale, ed è l’odore della morte, l’odore delle anime. 

Dopo aver lasciato cappotti e cappelli all’ingresso, percorrono il corridoio in silenzio, quasi con riverenza, e giungono ad una piccola stanza che Harry riconosce essere lo studio dell’eventuale medico legale responsabile: una scrivania ed una vecchia sedia, libri alle pareti, strumenti vari, e un bello strato di polvere ovunque

“Dio mio, Lee impazzirebbe…” 

“Come sta Lee, Harry? Come state voi?” 

La domanda di Abberline lo coglie di sorpresa, ma al contempo lo riempie di gioia: Fred è uno dei pochi ad averlo sempre accettato nonostante la sua omosessualità (e che diavolo!) ed è anche uno dei pochi che Lee riesce a tollerare per più di tre minuti, senza che finisca con il prenderlo a male parole. Sorride pensando al suo fidanzato brontolone.

“Ce la caviamo. Lee lavora ancora con sua madre nel loro negozio di thè, quello vicino a Piccadilly, hai presente? Gli affari non vanno benone, ma tra il mio stipendio ed il suo riusciamo a sbarcare il lunario. Abbiamo comprato un piccolo cottage. Niente di che eh, ma per noi è perfetto. Sono… Siamo contenti Fred, davvero contenti, nonostante tutto."

Fred sorride di rimando e gli batte una pacca sulla spalla: “Ed io sono contento per voi, ‘Ry, vi meritate un po’ di tranquillità. E’ da tanto che non vedo Lee, ora che ci penso… Mi farebbe piacere venirvi a trovare, dopo che tutta questa storia sarà finita. Sempre che tu me lo permetta, è ovvio.”

“Certo Fred, certo.” La voce di Harry trema dall’emozione. Quanto gli vuole bene a quello stronzetto di un piedipiatti.

“Signori, buongiorno!”

A parlare era stato l’uomo sulla quarantina materializzatosi dal nulla, con i capelli biondi perfettamente pettinati e le sopracciglia monumentali; gli occhi azzurri attenti sul volto cesellato. 

“Sono il dottor Edwin Smith, e sono a capo dell’obitorio del Barts da ormai già tre anni. E’ un piacere fare la vostra conoscenza, Ispettore Abberline e, Dottor Zoe! Ho sentito molto parlare di lei.”

“M’immagino, cosa avrà sentito…” Borbotta Harry, mentre gli stringe la mano.

Smith lo fissa intenso: “Nient’altro se non lodi e parole gentili, mi creda Dottore: non tutti hanno dimenticato cosa ha fatto per questa città, e per la Scienza. Non a caso si sono rivolti a lei.” 

Harry vorrebbe quasi mettersi a piangere. Era da così tanto tempo che qualcuno non riconosceva il suo valore, che stenta a credere alle sue orecchie: ama già quest’omone.

“Io…grazie.” Pigola, mentre sente gli occhi pungere traditori.

“E’ ciò che penso, non c’è bisogno di ringraziarmi, Dottore, davvero. Dovremo esserle tutti grati per i servigi che ha svolto per questa comunità, e mi permetta di aggiungere, che hanno commesso un grosso, grossissimo errore togliendola di circolazione. Spero finiscano col ricredersi.”

Ora seriamente Harry rischia di piangere: è sempre stato un tipo piuttosto emotivo. Fortuna che Smith riprende subito a parlare.

“Accomodiamoci, prego. Vediamo di fare il punto della situazione.”

I tre uomini si siedono attorno alla scrivania dopo che Smith fa spuntare un altro paio di sedie sgangherate. C’è tensione nell’aria, è palese ad Harry, ed è allora che inizia a chiedersi il perché di tutta questa frenesia attorno ad un mero cadavere: la curiosità la paura lo divora.

“Dunque Freddie, ci parli un po’ di questo Ciel? Cosa sappiamo di lui? Oltre al fatto che fosse un giovanotto tutto pepe al servizio della vecchia stre— voglio dire, di Sua Maestà?”

Abberline sospira profondamente, poi sfila dalla tasca interna della giacca un plico di fogli che dipana davanti a loro: si tratta di testimonianze di varie persone, quello che Harry riconosce come il  primo referto medico ottenuto ed ovviamente, il file personale di Ciel Phantomhive e di un altro individuo che non conosce, entrambi provvisti di una piccola fotografia allegata.  

“Immagino già saprete chi fosse, in vita, Ciel Phantomhive.”

“Si.” Risponde Smith.
“No.” Fa Harry, per poi correggere il tiro, vedendo l’occhiataccia di Abberline “Cioè, s-n…snì? Scusate, non seguo molto il gossip.”


Abberline si pizzica il ponte del naso, chiaramente irritato, ma continua risoluto: “Brevemente, Harry - e ti prego, fai i compiti la prossima volta, che speriamo a prescindere non ci sarà mai. Ciel Phantomhive…” e gli avvicina piano la scheda del Conte “Ha ereditato il titolo di Conte della Casata Phantomhive dopo che i suoi genitori sono morti in un incendio, si pensa doloso, quando il ragazzo aveva dieci anni.”

Harry fissa ipnotizzato la fotografia di Ciel, che lo guarda di rimando; serio ed impassibile come sempre lo era stato in vita.

“L’anno subito successivo alla morte dei coniugi Phantomhive, è tutt’ora avvolto nel buio: ti basti sapere che, nello stesso giorno in cui è avvenuto l’incendio, Ciel Phantomhive scompare nel nulla, per riapparire magicamente un mese dopo in compagnia del maggiordomo Sebastian Michaelis, da allora divenuto la sua ombra. Si pensa sia stato rapito da una qualche setta, ma non ne siamo sicuri. Da quel giorno, sino ad oggi, il Conte ha svolto l’attività segreta di famiglia come Cane da Guardia della Regina, indagando e sventando con successo i crimini che, mi duole ammetterlo, si sono rivelati fin troppo complessi per noi di Scotland Yard. Era brillante davvero, il ragazzo.”

“Oh, però, una bella storia…” Soffia Harry, non distogliendo lo sguardo dal volto del Conte: la fotografia è sgranata e lievemente arricciata ai bordi, ma la bellezza di chi vi è raffigurato traspare ancora. Chissà il perché di quella benda.

“Per quel che concerne più intimamente la sua persona, stando alle parole del Dottor Bennett, oltre ad essere estremamente cagionevole di salute, Phantomhive soffriva di un profondo stress post - traumatico che si manifestava con violenti attacchi di panico e prolungati stati depressivi - e ciò non sorprende affatto, pensando al trauma subìto. Era estremamente narcisista, una primadonna che aveva il bisogno di primeggiare su tutto e tutti ed il suo ego era spropositato. Al contempo però, Ciel Phantomhive era anche una persona molto fragile: afefobico, appariva disgustato da qualsiasi contatto umano, perfino da quello della fidanzata e promessa sposa Lady Elizabeth Midford. Bennett infine, lo definisce anche ‘crudele’ e ‘manipolatore’. Come puoi capire Harry, non si trattava assolutamente di una persona semplice.

“No ovviamente, ma non capisco come questo renda speciale la sua morte. Voglio dire, non fraintendetemi, sicuramente il Conte ha fatto del bene, sconfiggendo il crimine e bla bla, però non capisco davvero dove voi di Scotland Yard vi siate incagliati. Nessun segno di effrazione? Mi viene da pensare che di nemici ne avesse parecchi. O forse si è semplicemente suicidato: vi dimenticate che era un ragazzino, e reggere una tale pressione, per così tanto tempo…”

Fred sbuffa.

“Ora ci arriviamo Harry, porta pazienza. Il cadavere di Ciel è stato rinvenuto la mattina del 29, dalla domestica Mey Rin - eccovi la testimonianza. Come potete evincere, le circostanze del ritrovamento sono singolari. No Harry, non abbiamo trovato nessun segno di effrazione. Tutto era perfettamente al proprio posto: niente porte o finestre forzate, né impronte estranee nel giardino, niente di niente. Il corpo, ugualmente, intonso: non un livido, un graffio, un capello fuori posto. Nessuna traccia di avvelenamento o di ferita autoinflitta, ergo è da escludere il suicidio. Sorrideva quasi, Harry, e ti giuro, conoscevo quel ragazzino da quasi cinque anni, e mai una volta che l’abbia visto con un’espressione diversa da un cipiglio astioso.”

“Non può essere morto di, che ne so, cause naturali? Un attacco di cuore? Anche se, così giovane…”

“Bennett ha subito scartato l’opzione: appunto, troppo giovane. Il fatto che poi avesse praticamente preparato il suo letto di morte, - o qualcuno per lui -, esclude tutte le possibili cause accidentali. Come vedi Harry, siamo dinanzi a un vicolo cieco. I domestici non hanno visto nient’altro.”

“Nemmeno quel maggiordomo? Quel Sebastian?"

“Sebastian non si trova, e ad oggi è il massimo sospettato.”

“Come ha fatto ad ucciderlo, senza lasciare segni, scusate? Non possiamo accusare un uomo senza avere prove. Capisco sia sospetta, questa sua sparizione, ma cos’è, una specie di mago forse?”

“Questo ce lo deve dire lei, Dottor Zoe.” Interviene Smith “E’ per quello che l’abbiamo chiamata.”

Harry osserva perplesso il foglio con le informazioni sul maggiordomo, sul quale è incollata l’altra piccola fotografia, se possibile ancor più rovinata: sotto la macchia d’inchiostro, intravede un volto affilato e occhi felini.

 

Età: Sconosciuta - Paese di origine: Sconosciuto
Inizio del servizio presso Villa Phantomhive tra Dicembre 1885 e  Gennaio 1886
Lascia la residenza, si pensa, il 28 Gennaio 1891, senza fare ritorno. Il conte è stato rinvenuto morto sul suo letto la mattina successiva.
Il signor Michaelis non è stato trovato, e si presume sia il responsabile del decesso o un’ulteriore vittima (ipotesi da scartare).


“Indiscrezioni definiscono la sua relazione con Ciel Phantomhive morbosa, quasi di dipendenza. Queste sono due note sul maggiordomo che abbiamo raccolto durante gli interrogatori: la prima è di Charles Grey, la seconda del Principe Soma Asman Kandar, amico di Ciel. Leggetele.”
 

I.’C’è qualcosa di innaturale in Phantomhive e nel suo maggiordomo. So di aver ucciso il bastardo quando stava indagando sulla morte di von Siemens; gli ho infilato un attizzatoio da fuoco dritto nel cuore. L'hanno seppellito, eppure, eccotelo che rispunta, compiaciuto come un bambino la mattina di Natale. Quel moccioso mi faceva incazzare, lo ammetto: pensava di poter superare in astuzia non solo me, ma la Regina in persona, ma non ho niente a che vedere con la sua morte. Concentratevi sul maggiordomo, ripeto, quel tipo non è umano. E’ viscido e crudele, ed ha sempre guardato il marmocchio come fosse un pezzo di carne succulenta, per tutto il tempo. Aveva una tale fame negli occhi da far impressione, credetemi.’

 

II. ‘Il maggiordomo Sebastian è sicuramente benedetto dagli Dei, questo ve l’assicuro. E' forte e veloce come Agni, il che è impensabile - parlo al presente perché mi rifiuto di pensare che sia morto, nossignore. Il ritmo con cui svolgeva i suoi compiti era disumano: pensate che, quando il maniero è stato distrutto, lo ha sistemato in un giorno. È fuori dal comune! Una persona straordinaria. Mai una volta che lo abbia visto cedere ai piaceri del cibo o sonnecchiare sul lavoro, praticamente una macchina! Credetemi Ispettore, lui non c’entra niente con la morte del mio amico, gli voleva bene, ne sono convinto.’


“Sono molto diverse tra loro.” Fa Smith, dopo un attimo di riflessione “Sembra quasi non parlino della stessa persona.”

In realtà,” Interviene Harry, “Su una cosa concordano entrambi.” Con un dito traccia i contorni della fotografia rovinata di Sebastian.

“Ovvero sul fatto che Michaelis non sembrasse umano.” 

Nessuno proferisce più parola per molto tempo.

xxx

La salma non arriva alle due, né alle tre, né alle cinque del pomeriggio, tanto che Harry inizia a dubitare seriamente che questa arriverà mai. Verso le sette, un’infermiera un po’ attempata, porta loro la cena: un pasto frugale a base di zuppa di cereali, un tozzo di pane e qualche pezzo di formaggio, che basta tuttavia a placare i morsi della fame che gli sconquassano lo stomaco. Non avevano neanche pranzato. 

Mangiano tutti e tre in silenzio, con gusto persino, come se non fossero circondati da cadaveri e come se l’odore pestilenziale fosse improvvisamente scomparso; dopo un po’ ti ci abitui, dicono, e forse è davvero così. 

Quando il suo orologio da taschino segna ormai le otto e mezza passate, ed il continuo scalpicciare di infermieri, dottori e pazienti s’interrompe brusco ai piani di sopra, Harry si scopre davvero perplesso, ma è Fred ad esplodere

“Quanto ancora dovremmo starcene qui a far niente? Io ho del lavoro da sbrigare in centrale. Dubito che arrivi ormai… Non sarebbe meglio tornare domattina? Mica avrete intenzione di aspettarlo tutta la notte!”

Ah, caro, vecchio ispettore Abberline! La punta di diamante di Scotland Yard, che in realtà è un fifone di prima categoria, Harry se l’era quasi dimenticato. Un sorrisetto furbo gli fa arricciare le labbra. 

“Che c’è, Freddie, non avrai paura del buio?” Il volto di Abberline prende fuoco.

“P-paura io? Ma che dici! Sto solo dicendo che mi sembra inutile aspettare ancora, dato che è palese la salma non sarà qui fino a domattina. Che senso ha passare la notte in obitorio? Ritiriamoci, e preghiamo il buon Dio che arrivi integra. E’ incredibile come persino da morto mi complichi la vita, quel ragazzino…”

“Sì, grande e grosso ispettore! Secondo me hai una paura nera di questo posto!"

“Ispettore Abberline, Dottore Zoe, non mi sembra il caso…” Smith non sa se ridere o se piangere.

“Chissà, magari hai ragione ad aver paura. Magari, tra poco, tutte quelle celle mortuarie che vedi in fondo al corridoio, si apriranno di botto e saremo accerchiati da un’orda di zombie assassini pronti a divorarci il cervello!“

“Harry, piantala una buona volta!”

Buu-huu!

“Ho detto piantal—“

La porta che collega l’obitorio all’ospedale grazie ad un labirinto di rampe, si spalanca all’improvviso. Spinta da un infermiere, la barella con la salma del Conte Ciel Phantomhive, ora coperto da un lenzuolo nero, fa finalmente il suo ingresso nel morgue del Barts. E con lei, il gelo.

E’ Smith il primo a riprendersi. Si scrolla le spalle e si avvicina verso la stessa, poi si rivolge all’infermiere.

“Finalmente, ce l’hanno fatta. La ringrazio per l’aiuto, d’ora in avanti ce ne occupiamo noi.”

L’altro uomo sorride gentile, anche se il sorriso non raggiunge i suoi occhi. Ha un che di vagamente familiare, nonostante i tratti del volto siano in buona parte nascosti dai capelli scuri, ma Harry non sa dire perché.

“So per certo che lo farete.” S’inchina lievemente e scompare nel buio del corridoio, lasciando tutti straniti.

“Ooookey, ennesimo tipo strambo. Vediamo un po’ adesso…”

Il dottor Zoe trotta in direzione della barella, e con un solo, gesto fluido si sbarazza del lenzuolo. 

Nella sua breve, ma intensa carriera, Harry ne ha visti, di cadaveri (ottantatre, per precisare): nudi, a brandelli, in avanzato stato di decomposizione, gonfi annegati, irrigiditi in posizioni strane… 

Alla fine, sono cadaveri, cosa si dovrebbe pretendere? Che siano belli, forse? Sereni? Assolutamente no, visto che i più se ne vanno con dolore e sofferenza. E sbigottimento. Harry se li ricorda quasi tutti, i volti dei morti che ha incontrato, con quegli sguardi stralunati che pare sia  capitata loro la cosa più improbabile di questo accidenti di mondo. 

Il cadavere del Conte è diverso. 

“Ma che…”

Il suo corpo se ne sta disteso sulla barella con una tale grazia e delicatezza, da far quasi scoppiare a ridere Harry. Le mani eleganti e chiare del giovane sono saldamente intrecciate (rigor mortis?) sull’addome, e contrastano in modo impressionante con la stoffa scura del completo che lo veste alla perfezione. La colonna pallida della gola conduce ad un ovale perfetto ed altrettanto cinereo, accarezzato da ciuffi scuri che appaiono quasi blu sotto la luce baluginante delle lampade ad olio: le labbra appena schiuse ancora rosee e le lunghe ciglia che proiettano ombre sull’incarnato straordinariamente uniforme.

Il cadavere del Conte è diverso, perché non lo sembra nemmeno, un cadavere.

Non con quel volto, non con quell’espressione pacifica, beata, della beatitudine che si prova solamente quando ci si è liberati di un pesante fardello dalle spalle, disegnata sui tratti regali. L’espressione, non di chi rifugge e teme la morte, ma di chi l’accoglie come una vecchia amica.

Sembra solo che Ciel Phantomhive abbia deciso di prendersi una vacanza e dormire per un bel po’, fottendo tutti. Quello non può essere un cadavere, Harry si rifiuta di crederlo. Non è possibile davvero, ma che lo stanno prendendo in giro? E’ tutta una farsa per metterlo alla prova o che? E’ tutto troppo… 

Perfetto.”

E prima che lui stesso, o chiunque altro dei presenti possa trattenerlo, Harry si avvicina al corpo del Conte e poggia un orecchio sul suo petto magro.

Niente. 

Non un battito, un rumore o lo scorrere di una goccia di sangue nelle grandi arterie. Solo silenzio. 

Sposta il viso in direzione di quello di Ciel, quasi certo che potrà sentire sulla sua pelle un flebile respiro, prova ineluttabile che i suoi polmoni sono ancora gonfi di vita. Ma ancora, niente: solo una spiacevole sensazione di freddo che si irradia dalla pelle alabastrina del ragazzo. Quindi è davvero morto, il Conte.

“Harry, forse dovresti allontanarti…” Gracchia Fred, palesemente disturbato da quel teatrino. 

“Cos—Oh sì, sì, scusate, io non, non me n’ero reso conto.”

Harry fa per allontanarsi dal corpo sotto di lui, sul quale è ancora chinato, un profondo rossore a macchiare le guance lentigginose, che figura di merda

Haaarry ~

“L-lo avete sentito anche voi?” Le parole gli escono prima che possa ingoiarle. Fred e Smith lo guardano perplessi. 

“Che cosa esattamente, dottor Zoe?” 

“Io non ho sentito niente, Harry…”

“Il mio nome! Lui ha detto il mio nome!”

Harry è consapevole che la luce folle nei suoi occhi è tutt’altro che rassicurante e di certo non serve a confermare la sua sanità mentale, ma lui sa cosa ha sentito. Nel momento in cui ha alzato il capo dal cadavere del giovane Conte, come un sibilo, ha udito chiaro il suo nome, in una voce limpida, eterea, che non era certamente né quella di Abberline, né quella di Smith.

“Vi dico che ha parlato, non sono rimbambito!”

“Harry, non sei rimbambito, secondo me sei solo stanco. E tanto. Dottor Smith, è possibile rimandare l’autopsia a domattina? In un modo o nell’altro, oggi è stata una giornata parecchio pesante e mi sembra chiaro che il Dottor Zoe non sia nelle condizioni adatte per affrontarla.”

“Possibile è possibile, d’altronde il ritardo non è dipeso da noi. Vado a informare la direzione che—“

“No.”

La voce di Harry è ferma e risoluta mentre si sistema meglio gli occhiali sul naso aquilino, afferra un paio di guanti sterili ed indossa al meglio il camice bianco.

“Ma Harry…”

“Ho detto no. L’autopsia si farà stanotte. E’ mio compito e dovere svolgerla nel minor tempo possibile e con la massima efficienza dal momento dell’arrivo della salma. Fate come se non avessi detto niente.” Poi si rivolge ad Abberline, “Fred, hai ragione, forse sono solo un po’ stanco, ma davvero sono presente a me stesso: mi sono sbagliato ed avrò confuso questo continuo stridere delle tubature con una voce. Tranquillo, non sono pazzo, anche se ne ho dato l’impressione.” 

Abberline non appare convinto interamente, ma fa comunque un cenno di assenso.

“Se le cose stanno così… Io allora vi lascio fare. Tornerò domattina per ritirare il tuo referto Harry, con la speranza di venire a capo di qualcosa. Non mi deludere, capito? Dottor Smith, arrivederci, e grazie.”

Harry sorride, sperando che nessuno dei due noti la sua fronte imperlata di sudore. “Senz’altro, Freddie.”

“Arrivederci, Ispettore Abberline.”

I due medici hanno la consapevolezza di esser rimasti soli quando sentono il tonfo del portone dell’obitorio chiudersi pesante dietro le spalle del rosso. Smith si volta a guardare Harry.

 

“E’ sicuro che sia tutto a posto, Dottor Zoe?”

“Sicurissimo.”

“Bene, allora me ne vado anch’io, non voglio disturbarla. Per qualsiasi cosa comunque, basterà che tiri la cordicella nello studio, e sarò subito da lei, anche se sono certo che non ve ne sarà alcun bisogno. Buon lavoro, Dottore, ci vediamo domattina.”

“Grazie, Smith, buonanotte.”

Un altro tonfo, poi il silenzio. Ed Harry rimane solo, con gli occhi puntati verso la salma del Conte. Trae un profondo respiro. Lui sa cosa ha sentito, ma non è questo il momento di farsi prendere dal panico; anzi, vuole vederci chiaro.

Spinge la barella sino alla sala principale, il cigolio delle ruote l’unico rumore insieme al suo respiro ansante, e fa scivolare con delicatezza il corpo sul tavolo in ferro delle autopsie: è ancora più leggero di quanto sembri, e bello come un angelo. Harry lascia la sala per tornare pochi secondi dopo con un plico di fogli, una piuma ed un calamaio.

“Siamo rimasti solo noi due, Conte Phantomhive.”

Il dottor Zoe intinge la piuma nell’inchiostro nero, ed inizia a scrivere.

 

‘Questo documento ha valenza medico - legale. 

Sono il dottor Zoe, e sono qui oggi, al St. Bartholomew's Hospital, 

per effettuare l'autopsia sul corpo del Conte Ciel Phantomhive, 

nato a Londra il 14 Dicembre 1875 e deceduto presso la sua residenza

 il 29 Gennaio 1891, all'età di quindici anni.
La salma di Ciel Phantomhive è entrata in mio possesso il giorno 30 del c.m 

alle venti e cinquantaquattro. Alle ore ventuno e dieci circa mi preparo all’autopsia.'

 

____________________________

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: M_Evans