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Autore: Michele_Anici    16/05/2020    0 recensioni
Michael è un brillante giornalista, pronto a dare l'ennesimo slancio alla sua carriera quando gli viene chiesto di partecipare alla conferenza del direttore dell'ICUB. L'incontro con la giovane Mary cambierà però inevitabilmente la sua vita, con un mistero all'orizzonte irto di pericoli.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brown Derring provava, contemporaneamente, furia e dolore. Era adirato per tutto ciò che sotto ai loro occhi era successo, senza controllo alcuno, ma pensare ai diciotto uomini morti negli elicotteri lo faceva star male.

Nel suo ufficio, a mezzanotte quasi spaccata, vi erano Jack Cross, visibilmente scosso, Raymond Huffman ed il capo della sicurezza nazionale, il signor Donald Anschiz, un uomo altissimo e gracile, ma animato da una scossa emotiva senza pari, quella notte.

"come è stato possibile? I superumani dovevano essere una nostra arma unica, inimitabile. O mi volete forse dire che non ci sono state ricerche sufficienti a tal proposito?" tuonò Anschiz, pretendendo spiegazioni.

"non ne abbiamo idea, le nostre ricerche sono estese in tutto il mondo, non ci sono posti che non siano stati controllati da cima a fondo" rispose Derring, asciugandosi un po' di sudore con il suo fazzoletto.

"beh allora ribalti il mondo e trovi chi altro ha potuto creare simili mostruosità, o non la passerà liscia. Quanto a lei, signor Cross, credevo mi avesse detto che era possibile fermare queste creature con i proiettili speciali da noi finanziati, eppure il vostro cecchino non ha fatto altro che sparare a salve"

"evidentemente, il calore prodotto..." tentò di rispondere lui, prima di essere interrotto.

"non mi interessa. Io ho tenuto in piedi questa baracca negli ultimi anni intercedendo con il presidente in persona. Potevano morire centinaia di cittadini, ed in fondo avete perso tanti uomini; un attacco del genere organizzato meglio potrebbe devastare quartieri e vite. E quel Tom, doveva essere un dio... io vedo solo un moccioso in ospedale. Tirate fuori l'ingegno, o sarò costretto a sbarazzarmi delle bestie che allevate qui!".

Quelle parole fecero imbestialire Huffman, che scattò in piedi, guardando Anschiz dritto negli occhi.

"non sono bestie; sono ragazzi, esseri umani. Tom e Mary hanno rischiato di morire per salvare la situazione, e non creda che non lo faranno ancora. Capisco la sua rabbia, ma si dia un contegno. Non hanno meno dignità dei nostri soldati morti per la nazione" disse con voce quasi paterna.

Donald sospirò per alcuni secondi, poi decise di congedarsi.

"dica al suo giornalista di preparare un discorso. Entro tre giorni voglio aprire le porte di questo posto. La gente sta già dando di matto in rete, e le interviste parlano chiaro. Non voglio che la mia nazione tema le sue stesse armi. Buona notte, ci rivedremo presto" concluse, facendosi poi scortare dai suoi uomini fuori dall'ICUB.

Gli animi non erano dei migliori, ma c'era del lavoro da fare.

Il cadavere dell'uomo ucciso era già andato in autopsia, per cercare di capire chi fosse. Purtroppo, la morte per le fiamme non rendeva il lavoro facile, ma Cross era fiducioso di poter scoprire la sua identità nel giro di due giorni.

"mi raccomando, cerchiamo di stare vicino ai ragazzi" disse infine Derring, mettendosi a sedere.

"certamente. Ora, se permette, vorrei tornare al mio laboratorio"

"certo, Cross... certo".

 

Infermeria dell'ICUB, ore 00:21

Michael continuava a guardare i dottori fare avanti e indietro con enorme perplessità. Sapeva che Mary stava dormendo nel letto dove l'avevano messa. La sezione infermieristica dell'ICUB era piccola, ma bastava ad accogliere i due pazienti che non potevano proprio andare in giro per ospedali.

Il dottore che si stava occupando di Mary gli aveva detto di non preoccuparsi; era messa male ma non certo in pericolo di vita. Nulla che delle sapienti cure e medicazioni non potessero risolvere.

Inoltre non si trattava di essere umani comuni, i tempi di recupero sarebbero stati sicuramente molto più rapidi rispetto a qualsivoglia paziente.

Anche Tom era ridotto ad uno straccio, tuttavia i medici erano fiduciosi del fatto che in pochi giorni si sarebbe potuto rimettere in piedi ed essere operativo, almeno a livelli di salute fuori da rischio.

Come da procedura, anche Michael era stato controllato, ma fortunatamente per lui non aveva subito nulla, a parte il grande spavento che lo aveva praticamente reso intontito per parecchio tempo. Avrebbe voluto vederla, desiderava vedere con i suoi occhi il viso di Mary, che dormiva e si riposava.

Ma le regole erano chiare: finché non si sarebbe svegliata, doveva stare alla larga.

Con un certo rammarico, uscì dalla stanza, procedendo a piccoli passi verso l'ascensore. Derring gli aveva detto di tornare a casa e riposare, l'indomani avrebbe avuto da fare una riunione per decidere come muoversi con l'opinione pubblica.

Premette il tasto dell'ascensore e vi entrò, ma appena mise piede dentro, sentì correre alle sue spalle. Era Lisa, che senza dir nulla si infilò e selezionò il piano dove si svolgevano addestramento e sviluppo.

"io dovrei andare a casa" fece lui, senza scomporsi troppo.

"ora non ci vai. Ho bisogno di te" ribatté Lisa a basa voce.

Si era cambiata, aveva addosso degli abiti più informali; la maglietta rossa non nascondeva troppo bene le sue forme, ma evidentemente era l'unica cosa che aveva trovato al momento. Michael non si sentiva in imbarazzo, ma non poté fare a meno di pensare che non fosse certo l'indumento più rilassante del mondo, per sostenere una conversazione.

Arrivati al piano, i due camminarono con passo svelto verso la zona di tiro; Lisa afferrò una pistola, e tolse il caricatore, svuotandolo poi dei proiettili.

Li lasciò rotolare sul tavolo di fronte a lei, quindi ne prese uno in mano e lo mostrò bene al giovane.

"questo è ciò che uso da quando sono qui, ho sparato proiettili su proiettili. Questi sono di un calibro molto pericoloso, e possono ferire a morte. Quelli che mi sono portata dietro, stanotte, sono invece stati realizzati da quando Cross collabora con noi, e sono a prova di Tom, se così si può dire" disse guardando Michael negli occhi.

Lui non stava capendo cosa volesse trasmettergli, ma preferì lasciarla continuare.

"c'eri anche tu, hai visto cosa è successo... un bel niente. Ascolta, tu sei esterno a questa organizzazione, non sei di parte e di sicuro non hai segreti. Quindi ti prego, dammi una mano" chiese, ora con espressione di supplica.

"che cosa vuoi?"

"non mi fido di Cross, e francamente, nemmeno così tanto di Derring ed Huffman. Tom e Mary sono dei fenomeni, ci dicono. Ci posso credere senza problemi, davvero. Ma non posso credere che ne siano spuntati altri tre così all'improvviso e che guarda caso abbiano colpito proprio nella nostra città. Hai visto che siamo impotenti al momento contro certi nemici, no? Cross non me la racconta giusta, secondo me non vuole davvero fornirci mezzi contro le persone dotate di poteri".

Nella voce di Lisa c'era frustrazione, oltre che amarezza.

Michael ebbe bisogno di qualche secondo di silenzio per ragionare su quanto gli aveva appena detto. Era chiaro che voleva appoggiarsi a lui per andare più in fondo possibile.

"tu sei neutrale, non hai i miei limiti. Anzi, è tuo dovere sapere; sii i miei occhi e le mie orecchie, al di là di dove io stessa posso stare. Posso essere brava quanto vuoi, ma non sarà un cecchino a vincere questa battaglia. Ho solo bisogno di potermi muovere qua intorno senza dovermi guardare le spalle anche da chi collabora con noi"

"e va bene, capisco cosa intendi... ti aiuterò, ogni volta che avrò dubbi sarai la prima ed unica a saperlo. Ma devo anche potermi fidare ciecamente di te, e di questa nostra tacita alleanza" disse lui, incrociando le braccia.

Lei restò interdetta, ma si ricompose subito. Chiese ancora per favore, con tutta la grazia che il suo volto da soldatessa le permetteva. Aveva bisogno di qualcuno, là dentro.

"ti credo Lisa, tranquilla; ora però vorrei trovare un modo per andare a casa, sai... hey".

Michael interruppe la frase non appena vide Lisa barcollare leggermente, mentre si metteva una mano sul volto.

"scusami, ma sto morendo di stanchezza. Non ho dormito quasi per nulla in questi giorni, e la battaglia di stanotte mi ha dato il colpo di grazia. Ti prego, accompagnami a casa, non me la sento di guidare in queste condizioni" sussurrò.

Lui avrebbe voluto accontentarla, ma non era così facile come poteva sembrare. C'era una caccia all'uomo ancora aperta, le strade erano bloccate ed impraticabili.

Da quel che sapeva, inoltre, lei abitava veramente lontano, sarebbe stato più facile dormire in macchina.

"ascolta, c'è un hotel qua dietro; suggerisco di andare là, stai cascando dal sonno. Ti ci accompagno e poi me ne torno indietro con la tua macchina. Puoi star tranquilla" propose Michael.

"va bene, mi sembra sensato... dobbiamo solo andare a parlarne con il capo... e grazie, davvero".

"state fermi, vi dico che sto bene" protestava Tom, insistendo sul volersi alzare dal suo lettino.

La sala dove lui e Mary erano tenuti e curati stava ospitando in quel momento una equipe di dottori preparatissimi, un manipolo di assistenti ed, ovviamente, tanti e diversi macchinari.

I due ragazzi erano controllati in maniera meticolosa, il loro sangue era stato analizzato e sui loro corpi vi erano flebo e ventose, pronte a registrare qualunque anomalia presente.

I dottori faticarono a far calmare Tom, il quale sbraitò per diversi minuti prima di arrendersi e tornarsene buono a letto; Mary, dall'altro lato della stanza, era ancora incosciente. Aveva diverse fasciature, e le erano state applicate delle particolari creme per alleviare i suoi dolori.

"Tom, ma insomma... che ti prende?" chiese uno dei dottori.

"niente, ho solo voglia di uscire da qui; devo tornarmene al lavoro e prendere quella gente"

"stiamo solo cercando di curarti, sei stato ferito abbondantemente" disse ancora un altro medico, il signor Lopez. Egli era il più anziano di tutti, e negli anni aveva curato spesso gli uomini dell'ICUB, ma questa volta sapeva di aver di fronte un paziente speciale.

"ascoltami, sarai fuori presto" continuò lui, sistemandosi gli occhiali tondeggianti "ma ora devi semplicemente fidarti di noi e lasciarti aiutare. Pensi forse di poterli battere, ridotto così?".

Il biondo non riuscì a trattenere un gesto di stizza, ma successivamente mise completamente a tacere le sue ire.

Non si era mai sentito così infervorato, proprio lui che era conosciuto come il più freddo dell'intera organizzazione.

Ma quelle parole, quella voce, gli aveva fatto male, era entrata nel suo cervello e nel suo cuore. Sentir parlare di suo padre da uno sconosciuto era stato un duro colpo da ricevere, persino per una persona stoica ed indefessa come lui. Quel che era peggio era che quelle dannate parole gli erano state dette da chi pochi secondi prima lo aveva battuto, umiliato e reso incapace di qualsivoglia reazione.

Si sentiva anche in colpa per le vittime che la battaglia aveva provocato; non conosceva intimamente nessuno degli agenti morti, ma aveva visto le loro facce almeno una volta, con qualcuno di loro aveva anche parlato più di una volta, eppure ognuno di loro pesava come un macigno sulla sua coscienza.

si domandava, chiudendo gli occhi e cercando una risposta nel buio della sua mente.

"come sta Mary?" chiese poi, dopo un respiro profondo.

"non è in pericolo di vita, ma le sue ferite sono gravi. Pur avendo un potere enorme, la pressione le ha probabilmente impedito di usufruirne al meglio, ed il suo corpo è stato danneggiato" rispose la dottoressa che stava vicino al letto della ragazza, con in mano la sua cartella clinica.

Nel guardarla, Tom provava un senso di pena ed ansia. Quel che avevano fatto a lei era stato commesso davanti a lui; aveva protetto ed accudito Mary per tantissimo tempo, ma nel momento del pericolo, l'aveva fatta ferire. Pur non ricambiando i sentimenti che la ragazza gli aveva sempre dimostrato, si stava lentamente accorgendo che vederla soffrire così tanto lo faceva star male; sentiva in lui il senso del fallimento.

"appena possibile, vorrei parlare con Derring" chiese Tom, rivolgendosi al dottor Lopez.

"ma certo. Ora però calmati, ti porteremo presto degli antidolorifici e dell'acqua, chiedi se hai bisogno".

Rispose positivamente con un cenno della testa, affondando poi nel suo cuscino.

Appoggiato con la schiena al muro, Michael provava un certo senso di fastidio nel non poter capire cosa Derring stesse dicendo con tanta urgenza a Lisa. Li aveva pregati di attenderlo vicini all'uscita, ma quando arrivò prese subito a parlare con la donna, chiedendo a lui di pazientare.

Sentiva puzza di bruciato, era l'istinto che il suo lavoro gli aveva donato a parlare nella sua testa. Faceva finta di non guardare, cercando di comprendere quale fosse l'oggetto del loro dialogo. Pur mancando di questa informazione, era convinto che i due stessero parlando di lui.

Derring si comportava in modo fin troppo scrupoloso a volte, e tutto quel mistero non lo faceva star tranquillo.

Vide Lisa acconsentire ad ogni singola parola; cercando di non angosciarsi ancor di più, tentò di volgere altrove lo sguardo, ma qualsiasi cosa intorno a lui era muta, insignificante. Avere la testa vuota era anzi un problema per lui: oltre a non poter fare a meno di pensare a cosa sarebbe accaduto da lì a poco, gli tornavano in mente le orribili visioni di Mary colpita e ferita davanti ai suoi occhi.

I suoi brutti pensieri vennero fortunatamente interrotti quando Brown Derring richiamò la sua attenzione, per dirgli che con Lisa aveva finito e che potevano andarsene in tranquillità.

Con grande fretta, il direttore se ne andò via, lasciando i due davanti all'enorme porta d'ingresso.

"che diamine di problema c'è?" chiese il ragazzo a braccia conserte.

"mah, niente... non devi preoccuparti"

"si che mi preoccupo, da quando sono qui ho fatto a malapena il mio lavoro, ed ogni volta che Derring ha aperto bocca sono finito a fare cose che tutto centrano tranne che con il giornalismo"

"accompagnami all'hotel, ti spiego tutto lì. Ti prego, tra poco svengo".

Micheal non cercò di indagare oltre; dopotutto, cosa poteva accadergli di male giunti a questo punto?

 

Hotel Ravanotti, ore 01:06

Dietro al grande ed attrezzato bancone in marmo della hall, illuminata da ogni sorta di lampadario, sedeva un uomo piuttosto in carne con in mano un tablet enorme. Da lì, scorreva le notizie dell'ultim'ora, e leggeva attonito tutti i vari post ed articoli riguardanti il clamoroso evento di poco prima.

Era assorto nella lettura, mentre aspettava di ricevere qualche ospite tardivo. Ogni pagina che scorreva era sempre più pessimista.

C'era chi ipotizzava un attacco terrorista, chi addirittura evocava alieni o altrettante simili minacce.

Vi erano poi tutte quelle notizie che entravano anche nel merito delle vittime, le quali però non erano chiare su quale fosse il corpo di appartenenza dei diciotto defunti. L'ICUB aveva prontamente preso tempo, insabbiando parte delle informazioni fuoriuscite per forza di cose dal trambusto creatosi.

L'omaccione scosse la testa e sbuffò, con un'espressione titubante e preoccupata.

La sua attenta lettura venne però interrotta quando le porte automatiche si spalancarono; Lisa si avvicinò senza perdere tempo al banco di ricevimento, mentre Michael perse qualche secondo nel guardarsi attorno.

Non era mai entrato in posti lussuosi, ed il Ravanotti ne era uno di tutto rispetto.

"prego, desiderate?" chiese educatamente il ricezionista notturno.

"sono la signorina Miller. Abbiamo chiamato poco fa" disse, nascondendo a fatica uno sbadiglio.

L'uomo sgranò gli occhi, poi si ricordò di aver segnato il suo nome. Una matrimoniale, come da chiamata.

"ecco le chiavi. Auguro ad entrambi una buona permanenza" fece lui, chiamando il facchino.

"non ce ne è bisogno. Preferiremmo raggiungere la stanza da soli" lo fermò lei, facendo poi un cenno a Michael.

"vi consiglio di non uscire troppo presto, domani. Pare che ci saranno strettissimi controlli in ogni via"

"la ringrazio. Ne terremo conto" sorrise lei, prima di andarsene.

Raggiunsero l'ascensore, poi premettero il tasto del quinto piano. Una volta usciti, sulla loro destra, trovarono la stanza numero 24 assegnatagli.

Chiusero la porta alle loro spalle, e finalmente poterono parlare in tutta tranquillità.

"dopo quelli di Derring e Huffman, il tuo è il primo cognome che sento. Pensa, Mary Hynes e Tom Rogers li ho letti sul briefing, mica me li hanno mai detti. In ogni caso hai fatto bene a prendere la matrimoniale, starai molto più comoda" disse sardonicamente Michael, sedendosi sul letto.

Si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, iniziando ad accusare molta fatica.

"beh Tom non è molto aperto, lo avrai immaginato... Mary a volte si scorda di avere un cognome. Quanto a me... si, scusami, sono stata una stupida" rispose Lisa, facendo qualche passo verso la finestra centrale.

La stanza era decorata, accogliente ma soprattutto accessoriata di ogni più piccolo comfort. Il mini frigo aveva dentro di sé una gran varietà di bevande, mentre il bagno metteva a disposizione sia la vasca, sia la doccia. Le lenzuola del letto erano morbide e lisce, e si accompagnavano alle eleganti federe dei cuscini.

"che poi detto tra noi, Mary ha un cognome solo per convenienza. Neanche le servirebbe" continuò Lisa.

"si, immagino. Non deve essere facile la loro... Lisa? Che stai facendo?".

Michael, sollevando lo sguardo, vide lei spogliarsi della maglietta e dei jeans, ed in un baleno non restò che l'intimo a coprirle il corpo.

Il giornalista si sentì incredibilmente imbarazzato, e volse lo sguardo altrove.

"ma cosa diamine ti salta in mente?" chiese lui, arrossendo.

"come sarebbe a dire? Mi metto comoda, non ci dormo vestita così. E poi è caldo qui" rispose lei con naturalezza.

"si, ho capito. Ma non potevi aspettare che io me ne andassi?"

"no, perché tu non te ne andrai da nessuna parte. Dormi qui con me" disse Lisa, riponendo i suoi vestiti nell'armadio.

Michael era senza parole. Possibile che fosse seria?

"Derring mi ha chiesto di non mollarti neanche un secondo. Dopo stanotte teme che tu possa andare in mezzo a qualche pericolo, così dovrò tenerti d'occhio".

In un secondo, Michael associò questa condizione al suo desiderio di voler stare con Mary. Subito dopo, un enorme sospiro di sincera demoralizzazione si fece strada nella sua bocca; guardò a terra, non sapendo se ridere o meno.

"pensaci, quale migliore scusa per poter indagare per fatti nostri? Approfittiamone e cerchiamo di toglierci i dubbi".

"si... scusa ma non ti rendi conto che mi metti un po' in difficoltà? Copriti"

"perdonami, è che sono abituata a stare in missioni lunghe anche svariati giorni con Tom ed altri sette ragazzi. Oramai non mi faccio più certi problemi, e loro sono sempre stati gentili con me"

"anche perché potresti centrarli in testa ad occhi chiusi" scherzò lui, provando a togliersi un po' di disagio.

Lisa non voleva certo essere un problema per lui, ma per stanotte, Michael si sarebbe dovuto adattare. Si sedette vicino a lui, cercando di spiegargli che qualsiasi reazione avrebbe avuto, lei non si sarebbe offesa.

"posso almeno tenermi i jeans? Non voglio dormire vestito ma..."

"si, tranquillo. Sei andato nel pallone per niente. Ti ho detto, e ripetuto, che non mi offenderò. Anche se sei eccitato".

Di certo, Lisa non aveva un talento particolare nel far sentire a proprio agio i ragazzi.

Michael tornò con il viso tra le mani, e sbuffò ancora. Lei si lasciò scappare un sorriso, trovava dolce questo suo comportamento tanto lontano da quello che lei era abituata a vedere all'ICUB.

"non ragiono più, Lisa. Stanotte sono successe troppe cose, il mio fisico risponde come non vorrei. È che se hai addosso due pezzi d'intimo... ma non vorrei che fosse così, capisci?" farfugliò lui a stento.

"hey, fai una cosa. Vai in bagno e datti una rinfrescata al volto, poi torna qua. Prometto che mi troverai sotto le coperte, ti toglierò la tortura dagli occhi".

Senza aggiungere altro, il ragazzo obbedì. Entrò in bagno e si lanciò letteralmente sul viso un bel po' di acqua fresca; prese l'asciugamano e se lo passò sul volto, poi si tolse la maglietta.

Tolse anche le scarpe, ma come aveva già detto, non toccò i jeans. Si guardò, un po' deluso da se stesso, un po' confuso su quanto la sua vita fosse cambiata in pochissimo tempo.

.

Tornò da Lisa, e si sistemò anche lui sotto la sottile coperta. La donna gli stava dando le spalle, ed anche lui fece lo stesso. Questo non poteva che essere d'aiuto per la sua pace mentale.

"ti fai tanti problemi perché mi conosci da poco? O perché c'è qualcuno nella tua vita?" chiese lei, rimanendo immobile.

"ti conosco da poco ma mi sei subito piaciuta. Sono una persona molto aperta solitamente"

"non mi hai risposto"

"la mia ex ragazza mi ha lasciato due anni fa. Non avevo dato abbastanza importanza al nostro rapporto, e me ne stavo sempre a studiare e scrivere per me stesso. Stavamo insieme sin dagli

anni del liceo. Ho dato per scontato che lei mi seguisse in ogni mia scelta, ma non è stato così. Di notte, ogni tanto sento freddo, anche nelle più afose delle estati. Non voglio ammetterlo ma...".

Michael si interruppe di botto quando sentì le braccia di Lisa stringersi a lui. Non voleva che, in preda allo stress e la stanchezza, si mettesse a piangere o che si sentisse troppo giù anche solo per dormire.

"non sei costretto a raccontarmi tutto questo. Sono io che non so stare da sola. Appena ho qualcuno con me, cerco di parlarci il più possibile; ti sarai accorto che sono una rompiscatole. Ma sto confondendo il lavoro con la vita privata. Considera questo abbraccio un gesto d'affetto, ma finché sarò qui con te, dovrò fare il mio lavoro. Stasera il mio appuntamento è stato uno schifo, sono quasi contenta che si sia interrotto bruscamente. Eppure uscirei molto volentieri con te, sappilo. Mi hai fatto una bella impressione" disse, appoggiando la testa sulla nuca di lui.

Michael deglutì rumorosamente, ma si sentì sollevato.

"che sia per dovere o per volontà, ti farò stare al sicuro, anche mentalmente. Stai per andare incontro a qualcosa di enormemente complesso, ed il mondo avrà gli occhi su di te. Fino ad allora, ci sarò io a darti manforte".

Il ragazzo si voltò, ora non più impensierito dal doverla guardare.

"Derring ci tiene a tal punto a me?" ironizzò, con respiro lento.

"il capo non mi ha detto di abbracciarti. Promettimi che ci aiuteremo a vicenda"

"te lo prometto...".

Lisa smise di tenere le braccia strette a lui, ma nessuno dei due si voltò. Pochi minuti dopo, si addormentarono.

 

Hotel Ravanotti, ore 9:03

Michael aprì gli occhi, cercando di capire dove fosse; il sonno profondo che aveva fatto era stato a dir poco disorientante, così tanto da convincerlo che fosse nel letto di casa sua.

Era solo, così si mise seduto e diede uno sguardo alla sveglia. Erano passate le nove da pochi minuti, pertanto non doveva aver dormito troppo a lungo. Eppure si sentiva molto meglio.

Probabilmente, sapere di essere al sicuro piuttosto che davanti ad una battaglia tra mostri lo aveva aiutato a riprendere molte delle energie spese.

Scansò quindi le coperte, stropicciandosi gli occhi; un lungo sbadiglio accompagnò il suo stiracchiarsi.

"buongiorno" disse ad un certo punto Lisa, appena uscita dal bagno.

"ciao Lisa, e buongiorno a te. Dove hai preso quell'accappatoio?"

"ce ne sono alcuni nel bagno. Ho appena riempito la vasca di acqua calda, ne abbiamo bisogno"

"ah... ma da quanto sei sveglia?" chiese lui sbadigliando di nuovo.

"non molto, saranno una quarantina di minuti"

"eri distrutta, come diamine..."

"ci sono abituata" lo interruppe, appoggiandosi al mobile davanti al letto; "anni ed anni di missioni ti fanno abituare a degli orari non proprio amichevoli".

Michael restò sinceramente impressionato da questa sua prontezza. Anche lui era solito alzarsi molto presto e dormire relativamente poco, ma di certo la vita di un super soldato come lei non era neanche paragonabile alla sua.

"allora, che ne dici di fare un bel bagno? Derring mi ha comunicato poco fa che abbiamo la giornata libera fino alle quindici, poi avremo una riunione con Huffman, Cross e... beh, tu, caro genio del giornalismo" rise, occhi al cielo.

"beh, era anche ora. Comunque inizia tu, prima le donne"

"peccato, speravo di poter avere compagnia".

Lui non riuscì a comprendere se in quelle parole ci fosse sarcasmo oppure no.

"Lisa, non è che mi aiuti molto così"

"se vuoi presentare al mondo intero la più grande rivoluzione della specie umana, od indagare con me sul conto di tutti i nostri superiori, come puoi non avere la faccia tosta di entrare nella vasca con me?" lo provocò lei.

"cosa c'entra adesso? Si tratta di una faccenda diversa"

"ti ricordo che l'ho letto, il tuo libro. A parte i bellissimi discorsi sull'informazione e sulla verità mediata, ho ancora bene in testa i tuoi aneddoti. Che mi dici di quella volta che ti sei finto un fattorino per scroccare due parole con il direttore dell'azienda telefonica?"

"oh si, bei tempi. Fortuna che gli sono stato simpatico, penso che mi avrebbero denunciato"

"ed a meno che non sia una bugia, ricordo anche che hai scritto di aver seguito perfino in bagno quel docente di..."

"...di filosofia indagato per stupro, che poi non era vero niente. Si lo so, ma ripeto, che c'entra con me, te e la vasca?"

"voglio dire che da quando sei con noi mi sembri sulle tue; mi aspettavo dell'altro da te".

La discussione si stava facendo accesa, quando il cellulare di Michael squillò, irrompendo nel loro parlare.

"scusa, è importante" disse lui, guardando lo schermo; "è mia sorella, ieri sono riuscito solo a mandarle un SMS, credo voglia sapere se sono ancora tra i vivi".

"e va bene. Se cambi idea, sai dove trovarmi. E la colazione la paghi tu" disse Lisa, girando i tacchi.

Lui la vide sparire dietro la porta del bagno, lasciata appena accostata. Sbuffò, per poi rispondere alla chiamata.

"hey, Sal, buongiorno" disse, alzandosi in piedi.

"come buongiorno? Io mi sveglio con un messaggio che dice tutto bene, e mi rispondi buongiorno? Ho visto i notiziari, tutti sono impazziti. Fratellino, ti odio"

"hey avanti, non agitarti"

"si che mi agito. Lo so benissimo che eri lì anche tu, è inutile negarlo. Qui stanno già dando tutti la colpa all'ICUB, e considerando quel che mi hai scritto ultimamente, è ovvio che tu fossi in quel trambusto"

"e va bene, scusami. Ma non volevo chiamarti nel cuore della notte, saresti morta di paura. E poi senti, ora ho un altra gatta da pelare; potremmo parlarne poi, con più calma?"

"che succede ancora? Ti chiedono di combattere?" disse Sally, ora con voce ancora più preoccupata.

"no, macché. Mi hanno affibbiato una guardia del corpo, e fin qui ok, solo che per fartela breve è da ieri che mi provoca e sai che non sono in vena di scherzare su queste cose".

Sally non rispose immediatamente, pensò bene a cosa dire a suo fratello.

"pensa, mi ha detto di andare a fare il bagno assieme, ma io non posso lavorare così. La stimo, ma non capisco se mi sta prendendo sul serio o no" continuò lui, guardando la porta del bagno.

"ma è una bella donna?"

"si, assolutam... hey, non ci provare. È una cosa seria. Io qui ho troppe cose a cui pensare. Non posso cedere solo perché... si, ok, è una donna da sogno".

"ci puoi giurare che è una cosa seria. Senti fratellino, sono quasi due anni che mi parli dei tuoi problemi. Non sono lì con te ma sono pronta a scommettere che hai il solito problema".

Michael si sentì incredibilmente imbarazzato, eppure non poteva nascondere la verità a Sally. Tanto, come al solito, sua sorella avrebbe avuto ragione alla fine dei conti.

"quando una donna fa così, e bada bene che non mi importa chi è o che ruolo ha nei tuoi confronti, è perché sa quel che fa. Scommetto anche che è più grande di te, ti mettono sempre in difficoltà"

"Sal, smettila di leggermi nella mente. Ascolta, io vorrei anche ma... sono confuso ok? Mi piace Mary ma non so fin dove mi spingerei. Mi sono affezionato ma non me la sto per sposare, eppure ho il sentore che poi non le potrei parlare come prima" disse, sconsolato.

"ascoltami, ti prego. È una vita che non fai che pensare ad una donna, lo so che ti senti solo da star male. Solo che quando è il momento di farti avanti sei un disastro. Ora che è lei a fare il primo passo, non fare cazzate. Se ti azzardi poi a chiamarmi per dirmi che ti senti stressato ti prendo a schiaffi. Posa la penna ogni tanto".

Michael aveva sempre fatto finta di nulla, ma quel che Sally gli stava dicendo era vero. Rimandava, faceva spallucce e si accontentava di scrivere, ma inevitabilmente finiva per pentirsene.

"va bene, ascolta. Vedrò cosa posso fare"

"ecco, già meglio. Baci fratellino, a presto".

Non ci pensò molto, si spogliò e, prendendo un bel respiro, si fece coraggio per entrare nel bagno.

Lisa era dentro la grande vasca, con le bolle di sapone che galleggiavano e coprivano molto del suo corpo. Sembrava assente, guardava il vuoto mentre agitava flebilmente l'acqua con le mani.

Il ragazzo se ne accorse, e per evitare discorsi troppo difficoltosi, si infilò nella vasca veloce come un fulmine.

A quel punto, Lisa si rese conto di cosa era accaduto, e tornò con la mente alla realtà.

I due erano l'uno di fronte all'altro, ma tutto l'entusiasmo di Michael sembrava essere già finito, tant'è che iniziò a guardarsi attorno, senza proferire parola.

"oh, abbiamo trovato un pizzico di orgoglio vedo" disse lei, prendendo altro bagnoschiuma.

"a che stavi pensando? Eri assorta" sviò subito Michael, noncurante.

"nulla di emozionante. Ogni tanto ho qualche pensiero anche io, ma non ti preoccupare. In ogni caso vedo che il nostro prodigio pronto a tutto ho trovato il coraggio di spogliarsi davanti ad una donna. Sei stato fedele alla tua fama"

"già. Almeno in questo caso non rischio denunce".

Lisa sorrise, sentendosi soddisfatta; in verità, aveva davvero pensato per un attimo che fosse tutto fumo e niente arrosto.

"vedo che il mattino non ti è d'aiuto per niente. Ma non stai scomodo?" disse lei, prendendolo in giro bonariamente.

Michael capì che dimenticarsi per un attimo tutta la storia dell'ICUB non poteva che farli bene, così ritrovò il suo spirito che lo rese quel che oggi poteva orgogliosamente dire di essere.

"ah, beh, sono solo problemi tecnici. Se pensi che questo possa mettermi i bastoni tra le ruote, allora dovresti rileggerti il mio libro. E poi, Miller, perché lei continua a spogliarsi di fronte a me? Mi trova affascinante?".

Lisa lo fissò per qualche secondo. Gli pareva tutto d'un tratto di stare con un altra persona.

"che fai, mi provochi tu ora? Guarda che on ti conviene"

"faccio il mio mestiere, signorina Miller. Mi informo" incalzò lui, ora guardandola stabilmente.

"beh almeno mi stai dando fiducia. Quel che è successo ieri deve avere più di una spiegazione, non le troveremo mai se farai come prima. Ma adesso ti riconosco. È come ho sentito dire, sei un paraculo".

Michael rise a questa affermazione, chiedendosi chi mai lo avesse potuto chiamare così.

L'acqua della vasca iniziava a freddarsi, nel mentre il sapone oramai si era preso tutta la superficie. L'incrocio dei loro sguardi era quasi conflittuale, nessuno dei due aveva intenzione di cedere di un passo. Era come se mantenere la serietà e la compostezza in quella assurda situazione fosse una questione d'orgoglio.

"davvero, pensavi me ne stessi a guardare? Dammi un attimo per entrare nel ritmo e poi come vedi sono me stesso; hai solo avuto fortuna a trovarmi in difficoltà. E comunque non mi hai risposto, Lisa"

"non mi va di farlo. E comunque so cosa si prova, ho passato anche io un momento di solitudine. Perdonami se me ne sono un po' approfittata, ma dopotutto devo mettere in gioco la mia stessa vita, oltre che la mia posizione. Sai, un test andava fatto. Ma ora basta, non è mio diritto torturarti".

Detto questo, si alzò in piedi.

L'acqua ed il sapone scorrevano lungo il suo corpo statuario, mentre le punte dei suoi capelli rossi le gocciolavano svogliatamente sulle spalle.

Prese un asciugamano e si diede una sistemata, restando però nuda. Michael non riuscì a distogliere lo sguardo, rimanendo però immobile.

Lisa si incamminò verso l'altra stanza, passando due dita sulla spalla di lui.

"esattamente come non ho più voglia di torturare me" fece lei, a bassa voce.

Lui continuò a seguirla con gli occhi, finché non scomparve dalla sua vista.

pensò, prima di raggiungerla.

 

   
 
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