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Autore: Saeko_san    17/05/2020    1 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo:
La vita va avanti
 
4 marzo 2003. Venezia, Campo dei Frari, sestiere di San Paolo.
 
Lixa era alla panetteria davanti alla basilica. Il signor Giorgio fece per consegnarle le due pagnotte e la rosetta che aveva chiesto, ma la ragazza non le prese subito; era voltata verso la chiesa e sembrava quasi in uno stato di trance, persa nei suoi pensieri.
“Oh no, di nuovo”.
Giorgio ricordava come la signora Maria Melania Costantin aveva reagito allo stesso modo, circa un anno prima, guardando la chiesa.
 
-Signorina Tosca, il pane-.
 
La ragazza sembrò risvegliarsi. Aveva lo sguardo allucinato.
 
-Ah, grazie Giorgio-.
 
Lixa prese il pane, pagò l’uomo e se andò senza salutare.
“Accidenti, che ragazza strana. Sono convinto che quella chiesa porti una specie di maledizione” pensò Giorgio, mentre guardava Lixa Tosca allontanarsi.
“Prima ci muore davanti Livio Tosca, poi Melania e infine trovano il corpo di Antonio Cisano dietro l’edificio; tra l’altro hanno trovato quegli appunti dell’ex-giornalista qualche giorno dopo nel pozzo dietro l’abside e pare che Cisano avesse ammazzato Tosca. Possibile?”.
Giorgio si ripeteva mentalmente quel piccolo gioco di eventi, quasi ogni giorno; erano strani, quasi irreali e il fatto che fossero accaduti quasi un anno prima non aiutava, perché nel frattempo, come sempre, la vita era andata avanti.
 
***
 
Lixa uscì velocemente dal forno e attraversò il ponticello che portava al Campo dei Frari. Non poteva credere a ciò che stava osservando.
Lì, proprio in mezzo al sagrato davanti alla basilica, dove era morto suo zio, c’era un ragazzino vestito con una maglia bianca e i pantaloni neri, esattamente come quelli che indossava Manes il giorno che le era venuto addosso. Quel ragazzino che stava lì, in piedi, muto, a fissare il cielo, aveva i capelli neri e ricci come i suoi.
Si avvicinò a lui con incertezza e gli mise una mano sulla spalla. Era leggermente più basso di lei. La cosa che la stupì fu che non appena toccò il tessuto della maglia il ragazzo iniziò a diventare trasparente, a svanire nel nulla.
Ma ancor più di questo fatto, la cosa che la stupì più di tutto fu quando si voltò. Il volto era quello con cui Manes le si presentava ogni volta che diventava ragazzo, ma non v’erano ciocche verdi sul lato sinistro della testa e i suoi occhi erano di un azzurro intenso, nessuna pagliuzza d’oro a decorare le iridi.
 
-Lo sapevo- disse lui, sorridendo alla ragazza.
-Cosa sapevi?-.
-Che questo posto sarebbe rimasto in eterno-.
-In che senso?-.
-La mia anima è rimasta qui per molto tempo, nonostante sia morto di peste. Poi ad un certo punto qualcosa l’ha svegliata. Non riuscivo a trovare il modo per uscire dall’ombra. Ci sono riuscito solo questa mattina-.
 
Fece una pausa. Nel frattempo il suo corpo continuava a svanire lentamente.
 
-Venezia è cambiata molto. Ma la chiesa dei Frari è rimasta quella che era, quella che ricordavo-.
 
Ormai il suo volto era quasi svanito, insieme al corpo. Però rimanevano nitidi i suoi capelli ricci e neri, gli occhi azzurri e il grande sorriso beato che aveva dipinto sul volto.
 
-Come ti chiami?- chiese Lixa.
-Io?- chiese indicandosi con la mano evanescente –Io mi chiamo Mario Guglielmi-.
 
Lixa gli tolse la mano dalla spalla, poiché ormai stringeva aria.
 
-Ehi, aspetta- disse Mario –Ma tu somigli a quell’uomo che ho fatto entrare in chiesa!-.
-Che uomo?-.
 
Ma non arrivò risposta. Ci fu solo un leggero bagliore e l’immagine dell’anima di Mario Guglielmi trovò la pace.
 
***
 
Paolo stava sistemando le panche. I fedeli erano appena usciti, poiché la messa del mattino era finita. In quel momento entrò dal portone principale Lixa; reggeva una busta che emanava un buonissimo profumo di pane appena sfornato. Quel giorno la sua scuola era chiusa per una disinfestazione, quindi sapeva che sarebbe venuta a trovarlo.
 
-Lixa!-.
 
Era felice che fosse arrivata, perciò le rivolse un sorriso radioso; poi si accorse dell’espressione strana che aveva.
 
-Che hai?-.
-Paolo, è successa una cosa incredibile-.
 
Mentre Paolo ascoltava il racconto di Lixa che incontrava l’anima di Mario Guglielmi, il ragazzo al quale Manes aveva preso l’aspetto, ripensò a quell’8 maggio dell’anno prima.
Ripensò a quando Antonio Cisano era morto.
Lui era rimasto fuori per evitare che qualcuno eventualmente venisse in chiesa, per qualsiasi motivo, ma il Campo dei Frari era rimasto silenzioso come suo solito.
Aveva repentinamente iniziato a piovere; lui si era stretto contro il portone, per proteggersi dall’acqua. Sapeva che non doveva entrare per non interrompere il rito; sarebbe venuta Lixa a chiamarlo. Tuttavia era poi successo qualcosa di strano: c’era stata una luce intensa che proveniva dalla chiesa stessa, la cui durata si era protratta per molti minuti; il ragazzo si era sentito avvolto da un calore familiare, come quello che gli regalava sua madre ogni qualvolta che lo abbracciava.
Tutto era finito in un attimo e quel punto Paolo non aveva resistito, aveva aperto il portone ed era entrato. Davanti all’altare c’era Lixa. Sola.
Stava fissando il quadro dell’Assunta di Tiziano.
Piangeva.
 
-Lixa! Cosa è successo? Dov’è Manes? E il corpo di Cisano?- aveva chiesto, correndole incontro.
-Il corpo di Cisano sembra sparito- aveva risposto lei –Ma Manes è tornato da sua madre-.
-Sul serio?-.
-Sì. L’angioletto mancante è di nuovo al suo posto-.
 
Paolo aveva guardato nel punto dove effettivamente era sparito un angioletto: in quel momento era di nuovo lì (e lì era rimasto anche nei giorni a venire).
Il giorno dopo, il corpo di Cisano era stato ritrovato dietro l’edificio, disteso supino con le braccia aperte, quasi a rappresentare un crocifisso; ma solo lui e Lixa avevano notato una cosa, che, effettivamente, solo loro potevano notare: il cadavere era messo in parallelo all’altare dentro la chiesa, nella posizione in cui Manes lo aveva disteso. Il pugnale era rimasto conficcato nel cuore, ma era privo di impronte digitali. Lixa e Paolo avevano pensato che forse si erano cancellate nel passaggio attraverso il quadro.
Avevano deciso, qualche giorno dopo, di lasciare tutte le prove che avevano recuperato dai diari di Mirco Lostello nel pozzo vicino all’abside, poco lontano dal luogo di ritrovamento dell’imprenditore.
In quell’anno, la Ca’ de Delizie aveva trovato un tutore legale che potesse coprire gli interessi della giovane proprietaria per permetterle di finire la scuola e diventare maggiorenne, prima di decidere che cosa fare del suo futuro.
 
-Quindi, forse l’anima di Mario Guglielmi si è svegliata nello stesso momento in cui Manes ha deciso di prendere il suo aspetto- terminò di dire Lixa.
-Probabile-.
-Non ci credo ancora! È stato come riavere Manes di nuovo qui. Però non ho fatto in tempo a ringraziarlo per aver vendicato mio zio-.
-Sono sicuro che lui già lo sa, te l’ha detto: finché ci sarà la Basilica dei Frari, ci sarà anche Manes-.
-Sì, lo so, tuttavia …-
-Ora basta-.
 
Paolo le mise un dito sulle labbra.
 
-Manes non vorrebbe che tu sia triste perché lui non c’è e che tu lo cerchi ogni volta che ne hai l’occasione. Lo sai benissimo che è inutile-.
-Sì, hai ragione-.
 
Lixa abbassò lo sguardo. “Allora, la sposto sullo scherzo” pensò Paolo.
 
-E poi così mi ingelosisco. È incredibile che lui riesca ad avere ancora la priorità sul tuo cuore, nonostante ora non sia più in questo mondo, ma nel suo-.
 
Lixa sospirò prima di alzare la testa e sorridere sbarazzina.
 
-E così t’ingelosisco?-.
-Sì, e pure a dovere-.
-Bene. Vuol dire che mi vuoi bene. Però i gelosi non li sopporto-.
 
Paolo fece uno sguardo interrogativo.
 
-E poi è Manes che dovrebbe essere geloso-.
-Perché?-.
-Perché lui sa benissimo che chi ha priorità sul mio cuore sei tu-.
-Già, è vero. Ormai sapeva leggere anche i tuoi di pensieri, giusto?-.
-Sì-.
 
Lixa si avvicinò e lo baciò.
Paolo la strinse a sé.
 
-Ehi, qui siamo in una chiesa- la voce di frate Luigi li fece staccare d’improvviso –Se volete fare questo genere di smancerie, fatele in un luogo privato-.
 
Tutti e due arrossirono violentemente, prima di rispondere:
 
-Sì, frate Luigi. Ci scusi-.
 
Paolo diceva che non doveva essere triste per Manes, che doveva smettere di cercarlo ogni volta che ne aveva l’occasione. Anche Lixa sapeva che era completamente inutile.
Eppure era qualcosa che ormai le veniva automatico; però ci avrebbe provato, perché sapeva che Manes voleva che lei vivesse la sua vita: ricordava ancora benissimo la litania che l’ombra aveva recitato mentre affondava il pugnale nel petto di Cisano.
In fondo al suo cuore, sapeva che avrebbe ricordato per sempre Manes, la strana ombra che l’aveva portata al di fuori del naturale, fino a raggiungere il soprannaturale; che l’aveva aiutata a trovare una famiglia con cui stare.
Lixa l’avrebbe ricordato per tutta la vita.
 
 



Niente va mai perduto veramente.
Tutto ha una fonte,
anche le cose che sembrano dimenticate.
E’ solo che a volte
non è facile trovare l’inizio di tutto,
l’inizio di noi.
Tutto ciò che possiamo fare è cercare.
 
 
 





 
 
Fine






























 
Postfazione e ringraziamenti di Saeko_san

 
La genesi di questo racconto non è stata particolarmente sofferta (non come il primo che ho scritto, almeno); avevo quasi quindici anni, ero alla fine del mio quarto ginnasio ed ero in gita d’istruzione a Venezia. Avevamo una signora a farci da guida nelle varie passeggiate fatte per la città, di cui purtroppo non ricordo più né nome né volto, ma ricordo che ci raccontò tantissime cose di una città che evidentemente amava.
 
Molte delle descrizioni della città che avete trovato in questa storia sono state fatte con gli occhi della me adolescente, affascinata dalla passione che la nostra guida infondeva nei racconti della sua casa; questo piccolo romanzo è stato scritto in poco più di otto mesi, per poi essere lasciato a se stesso nel dimenticatoio dei miei hard disk.
Ha subìto una prima revisione circa sei anni fa e all’epoca credevo che fosse ormai concluso e che non avesse bisogno di ulteriori rimaneggiamenti.
Tuttavia, rileggendolo, mi sono resa conto che c’era ancora molto che si poteva migliorare e spero che adesso abbia raggiunto la sua forma finale.
 
Non è cambiato moltissimo dalla sua prima stesura, soprattutto a livello di trama; l’unico elemento ad essere effettivamente cambiato è stato il cognome di Antonio Cisano, che inizialmente si chiamava Antonio Casano – ma poiché questo nome mi sembrava troppo riconducibile all’ex calciatore della Roma Antonio Cassano, ho deciso di cambiarlo.
 
Ringrazio chiunque sia giunto alla fine di questa piccola avventura, ma soprattutto devo molta della mia gratitudine ai miei genitori (a cui il lavoro è dedicato), che si sono sempre mostrati entusiasti dei miei progetti, di questo in particolare; anche se mia madre non c’è più, sono certa che quest’ultima versione di questo racconto le sarebbe piaciuta moltissimo.
 
Basta poco per rendere felice una persona, perciò grazie di avermi permesso di passare sul vostro cammino.





 
  
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