Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: LetsCuddle    17/05/2020    1 recensioni
Jack Frost aveva vissuto tutta la sua vita in solitudine, nessuno poteva vederlo o sentirlo, nessuno si accorgeva della sua presenza.
Una storia in tre capitoli che narra dell'incontro con una piccola bambina dagli incredibili poteri che cambiò totalmente la sua vita, facendogli conoscere per la prima volta l'amore.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jack volava nel cuore della notte alla ricerca di Elsa, una bufera di neve più potente di quella della notte in cui nacque la bambina gli tagliava la strada, i suoi poteri non potevano niente per fermarla, ci provava, ma la magia di Elsa era stata oppressa per troppo tempo e ora infuriava violenta.
Si accorse che anche Anna era partita per parlare con lei ma perse presto le sue tracce.
Quando finalmente la trovò la bufera si stava calmando, si accorse di lei perché iniziò a sentire in lontananza una voce di donna che cantava, la seguì finché non la vide, in quel momento esatto Elsa lanciò in aria il guanto che le era rimasto e mise fine alla bufera, Jack provò ad avvicinarsi ma rimase incantato dall’amica che si faceva avanti con i suoi poteri dandone finalmente sfogo.
Eresse avanti ai suoi occhi un meraviglioso castello di ghiaccio, partendo da una lunga scalinata fino al portone che si apriva su un enorme ingresso ed una fontana ghiacciata, due scalinate laterali ed una cupola di ghiaccio decorata con un motivo di fiocchi di neve, lei stessa in fine si trasformò, la vide liberarsi delle sue paure, delle sue costrizioni, prendere in mano la sua vita finalmente.
Un brivido di eccitazione percorse il Guardiano da capo a piedi, era entusiasta, aveva aspettato quel momento fin da quando conobbe la piccola 21 anni prima.
L’ammirò fino alla fine prima di avvicinarsi a lei: “Elsa sei stata incredibile!”
“Oh Jack, che ci fai qui?”
“Secondo te che ci faccio qui?” non riusciva a stare fermo, continuava a fare capriole in aria, finché non atterrò seduto sulla punta del suo bastone come spesso faceva: “Sei incredibile! Questo posto è incredibile” continuò guardandosi intorno “è da quando eri piccola che aspettavo dessi così sfogo ai tuoi poteri, vedi cosa riesci a fare? E quel vestito è bellissimo, hai sciolto anche i capelli finalmente”.
Elsa arrossì ma finalmente si sentiva libera di essere se stessa, era pronta a vivere la sua vita come diceva lei, non aveva più intenzione di reprimersi ma comunque non voleva fare del male a nessuno: “Jack forse non dovrest…”
“Non dirlo nemmeno per scherzo” Jack sapeva già quello che Elsa voleva dirle: “Tu non puoi farmi del male, io sono la personificazione del ghiaccio e dell’inverno oltre che il tuo migliore amico, non ti lascerò sola”.
Elsa sorrise: “Ma non hai un lavoro da svolgere tu?” gli disse ammiccando.
Jack scese dal bastone e fece un giro della sala “Beh si, ogni tanto forse dovrò andare via per un po’”.
“E Dentolina?”
“Forse più di un po’… Però starò con te ogni volta che posso”.
Elsa comprendeva le intenzioni dell’amico e ne era grata; era grata di avere qualcuno come lui nella vita, senza si sarebbe sentita persa in più di un’occasione, ma sapeva che lui non poteva esserci sempre e che per essere finalmente se stessa doveva stare da sola: “Ti ringrazio Jack” concluse abbozzando un sorriso.
“Allora, come ti senti adesso?” chiese il Guardiano seguendo l’amica fuori il terrazzo.
“Bene, finalmente. Libera” affermò la Regina guardando l’alba sorgere sulla foresta.
“E’ così che volevo che ti sentissi”.
“Lo so Jack, finalmente capisco, è una sensazione meravigliosa poter essere me stessa”.
“Hai intenzione di restare qui?” la domanda del folletto rimase sospesa nell’aria, nonostante Elsa era entusiasta all’idea di riappropriarsi della propria vita, nel suo cuore c’era sempre la piccola Anna, che aveva lasciato da sola.
“Si, non posso tornare indietro e rischiare di fare ancora del male”.
Il Guardiano del Divertimento sapeva che non sarebbe stata la scelta più giusta, Elsa meritava di essere se stessa ma aveva anche bisogno dell’affetto di sua sorella, d’altro canto sapeva anche che insistere in quel momento con Elsa sarebbe stato del tutto inutile.
Il pomeriggio dopo Jack era pronto per ripartire, ma poco prima di saltare su una corrente d’aria lui e Elsa sentirono una voce provenire dall’ingresso: “Elsa! Sono io… Anna”.
Ce l’aveva fatta, Anna aveva trovato la strada per il castello di Elsa sulla Montagna del Nord.
La Regina fece il suo ingresso nel salone lasciando Anna di stucco “Oh Elsa, sei… cambiata. In meglio, davvero! E questo posto è meraviglioso”.
“Grazie, non mi rendevo conto di cosa fossi in grado di fare” rispose Elsa imbarazzata ma fiera allo stesso tempo.
Jack era seduto sul corrimano della scalinata, poco dietro Elsa, da quando ci fu l’incidente sperava solo che Anna ritrovasse la strada verso la magia della sorella e finalmente c’era riuscita.
“Mi dispiace per quanto è successo se avessi saputo… io non…”
“No, no, no va tutto bene. Non devi chiedermi perdono. Ma dovresti andar via, ti prego”.
“Ma sono appena arrivata!” esclamò Anna, ferita dal fatto che la sorella volesse ancora una volta scacciarla dalla sua vita.
“Il tuo posto è ad Arendelle” tentò Elsa, ritraendosi dalla sorella che iniziava a salire le scale verso di lei.
“Anche il tuo” continuò Anna con voce ferma.
“No Anna, il mio posto è qui. Da sola. Dove posso essere me stessa, senza far male a nessuno.” Elsa era proprio lì, in piedi vicino a Jack, che guardava la scena con una tale voglia di intervenire che era difficile per lui rimanere seduto.
“Veramente, a proposito di questo…” ma Anna fu nuovamente interrotta da una piccola voce: “Cinquantotto, cinquantanove, sessanta!” un pupazzo di neve dalle piccole dimensioni ma dal grande naso a carota fece il suo ingresso ridendo nelle sale del palazzo.
“Ma chi è?” chiese spaventata Elsa.
“Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci!” esclamò lui correndo verso Anna.
“Olaf?”
“Si mi hai fatto tu, non te lo ricordi?”
“E sei vivo?” la Regina sembrava ancora potersi stupefare dei suoi poteri, il piccolo Olaf era un pupazzo di neve che lei ed Anna fecero da piccole, proprio la sera dell’incidente.
“Elsa eravamo così unite. Possiamo esserlo di nuovo.”
Le parole di Anna combinate alla vista di Olaf portarono i ricordi alla mente di Elsa più vividi che mai: “No, non possiamo, addio Anna” disse terrorizzata la Regina chiudendosi nuovamente in se stessa.
“Elsa aspetta!” cercò di inseguirla la sorellina.
“No, cerco solo di proteggerti!”
Jack iniziò a sentire l’aria più fredda, una brutta sensazione prese il sopravvento su di lui.
“Non devi proteggermi, io non ho paura!” Anna continuava a salire le scale: “Non escludermi di nuovo dalla tua vita” la inseguiva cercando di spiegarle che non doveva scappare da lei ora che sapeva dei suoi poteri, che poteva aiutarla, che voleva solo starle accanto.
Elsa insisteva che Anna stesse esagerando, che per lei lì non c’era nulla, che senza di lei sarebbe stata meglio.
Jack le seguì fin di nuovo in balcone, dove poco prima stava per riprendere il volo, gli prudevano le mani, voleva intervenire, sostenere Anna, dire ad Elsa che si stava sbagliando e che la sorella aveva ragione ma in quel momento era come se nemmeno Elsa riuscisse a vederlo.
“Sai non è così Elsa, lì la neve è sempre di più”
“Cosa?”
“Hai portato un inverno perenne ovunque”
“Ovunque?” le paure di Elsa stavano tornando, Jack lo sentiva.
“Ma non fa niente, puoi sciogliere tutto”
“No, non posso! Non so come fare!” una piccola nevicata prese a scendere su di loro.
“Certo che puoi, io so che puoi”
“Ha ragione Anna!” sbottò finalmente Jack, ma nessuno lo sentì. Intanto la neve attorno ad Elsa prese a vorticare sempre più forte. Anna tentava ancora di convincere la sorella, ma lei non riusciva a pensare ad altro che al fatto che non sarebbe mai stata davvero libera e il turbinio di neve attorno a lei diventò fortissimo, una bufera di neve dentro la sala del palazzo. Jack guardava inerme la scena, come ogni tempesta creata dalle paure di Elsa, lui non poteva controllarla. Anna si avvicinava cercando di infondere fiducia alla sorella e lei che se ne distaccava sempre di più finché d’improvviso sopraffatta dai sensi di colpa riassorbì la tempesta e lancio delle schegge di ghiaccio ovunque, colpendo Anna.
Il sangue di Jack raggelò nelle vene, era la stessa scena vissuta 13 anni prima, ma questa volta invece di colpire la testa della giovane ragazza colpì dritto il cuore, proprio quello a cui Gran Papà aveva detto di stare attenti.
Elsa si rese conto di aver ferito la sorella e fu presa dalla paura, cacciò Anna, Olaf e un altro ragazzo che intanto era arrivato a soccorrere la principessa, la quale insisteva che poteva aiutarla.
“Come? Che potere hai tu per fermare questo inverno? Per fermare me!”.
“Anna penso sia meglio andare” si intromise il ragazzo.
“Penso anche io, amico” concordò Jack dietro di lui.
“No, non vado senza di te Elsa” si impuntò Anna.
“Si, invece vai” concluse determinata la Regina delle Nevi creando dal nulla un gigante di ghiaccio. “Oh andiamo, Elsa!” esclamò stizzito Jack.
Il gigante afferrò i tre intrusi, li buttò fuori dal palazzo e si assicurò che non tornassero indietro.
“Elsa, ma cosa diamine hai fatto!” Jack non ce la faceva più, era stato in silenzio troppo a lungo “perché li hai cacciati? E così in malo modo. Tu hai bisogno di tua sorella, non puoi stare da sola!”.
“Ma cosa ne sai tu?” Elsa era in preda al terrore, non sapeva cosa fare, come giustificarsi, si sentiva in colpa per Anna ma non poteva darlo a vedere a Jack “io non ho bisogno di lei! Io non ho bisogno di nessuno, nemmeno di te! Vai via Jack”.
“Elsa non…”
“Ho detto vai via!” un vento ghiacciato infuriò ancora, i poteri di Elsa non potevano fare del male a Jack ma il vento riuscì a farlo volare fuori dalla finestra.
Elsa, rimasta sola, continuava a camminare per la sala, il ghiaccio delle pareti da un freddo azzurro era diventato rosso porpora, la Regina era preoccupata e spaventata, più si ripeteva di non provare emozioni, più il ghiaccio delle pareti cresceva ed il castello mutava.
Jack era ferito. Non fisicamente ma nel cuore, come aveva potuto Elsa cacciarlo così? Decise di rimettersi in viaggio ma più si allontanava dalla Montagna del Nord, più si convinceva che quella non era Elsa, ma le sue paure che la guidavano. Mentre tornava indietro trovò Anna e i suoi compagni procedere per la via della foresta dei troll e non ebbe bisogno di vedere con i suoi occhi per sapere che Gran Papà avrebbe fatto il possibile per prendersi cura di lei.
Tornato a palazzo trovò una battaglia in corso, Elsa correva per le scale, inseguita da due uomini con balestre. Quando si ritrovarono faccia a faccia, uno dei due scoccò una freccia verso il viso della Regina ma Jack le fece da scudo con un blocco di ghiaccio.
Elsa ne fu sorpresa perché sapeva di non averlo evocato lei e che questo voleva dire solo una cosa: il suo migliore amico non l’aveva abbandonata nonostante il suo comportamento.
Elsa riprese in mano la situazione, iniziò a difendersi invocando del ghiaccio per colpire i suoi assalitori, ne bloccò uno al muro e spinse l’altro sul terrazzo con un blocco di ghiaccio. Jack era sorpreso da come l’amica riuscisse a destreggiarsi bene con la sua magia, evidentemente le sue lezioni erano servite a qualcosa.
La Regina però sembrava sempre di più in preda ad una furia, sul punto di uccidere entrambi i soldati e questo il Guardiano non poteva permetterlo, stava per dirle di smetterla, quando degli uomini entrarono nella sala ed il promesso sposo di Anna esclamo: “Regina Elsa, non siate il mostro che tutti temono!”.
Elsa si fermò, realizzando spaventata quello che stava facendo poi in un attimo la situazione cambiò: uno dei due uomini con la balestra le puntò una freccia ed il giovane uomo gli corse incontro per fermalo, la freccia colpì l’enorme lampadario sopra di loro e Elsa quasi ne finì schiacciata, per fortuna Jack la spinse via con una folata di vento dandole il tempo di scappare all’ultimo secondo.

La situazione era grave: Anna aveva scoperto che l’unico modo per salvarsi era un atto di vero amore, così tornò di corse al castello di Arendelle per dare un bacio al suo futuro sposo, il quale intanto aveva portato lì anche Elsa. Ma Hans intanto, così si chiamava il ragazzo, aveva tradito entrambe. Jack si appuntò mentalmente che gliel’avrebbe fatta pagare.
Elsa intanto aveva dato vita ad una delle bufere di neve più forti di sempre, Jack non riusciva a fare nulla in quel turbinio, come sempre contro la magia di Elsa non aveva potere. Si sentiva inutile: invisibile e senza poteri, non poteva parlare con nessuno se non con Elsa, ma lei era troppo occupata ad ascoltare Hans per sentire lui: “Tua sorella è morta, per colpa tua” concluse in fine. Quelle parole sconvolsero la Regina a tal punto che cadde a terra e spazzò via la bufera con un gesto facendo volare lontano kilometri anche Jack.
Quando riuscì a tornare indietro si trovò davanti ad una scena spaventosa: l’aria era ferma, fiocchi di neve erano sospesi a mezz’aria, Anna era una statua di ghiaccio ed Elsa era aggrappata a lei in preda alle lacrime. Jack si avvicinò all’amica in punta di piedi, le si appoggiò accanto e l’abbracciò da dietro le spalle.
Qualche secondo dopo accadde l’impensabile, Anna riprese a sciogliersi, Jack se ne accorse subito, diede uno scossone ad Elsa la quale sopraffatta dalla gioia abbracciò di nuovo la sorella.
“Un atto d’amore scioglierà un cuore di ghiaccio” sussurrò Olaf.
A quelle parole Elsa realizzò che l’amore era quello che le serviva per rimettere a posto le cose, alzò piano le braccia ed il ghiaccio iniziò a sciogliersi: “E io che avevo detto?” esclamò Jack un po’ stizzito incrociando le braccia.
L’estate tornò ad Arendelle e Anna ottenne finalmente ciò che più desiderava: sua sorella indietro.

Quella sera Elsa e Jack si ritrovarono a parlare sul terrazzo dove 15 anni prima di ci fu il loro primo incontro: “Allora, qualcosa mi dice che ti devo delle scuse” bisbigliò Elsa alzando gli occhi al cielo. “Eccome se me le devi!” esclamò Jack dandole una piccola spinta con il gomito.
“Va bene, va bene, scusami, avevi ragione”.
“E…?”
“E?”
“Andiamo Elsa! Se non fosse stato per me ora non saremmo qui”.
Elsa si girò verso il suo amico: “Scusami? Ma se in tutto questo non hai fatto proprio nulla” “Proprio nulla?”.
Jack saltò sulla ringhiera e ci si accovacciò “Io ho avuto un ruolo fondamentale in questa storia, ho fatto la cosa più importante di tutte: ti sono stato accanto.” Sorrise dolcemente il Guardiano.
“Beh forse hai ragione” ammise Elsa.
“Certo che ragione. Ti ho sempre detto che i tuoi poteri sono spettacolari, che dovevi solo essere te stessa, senza paura e guarda cosa è successo quando ci sei riuscita! Sei la Regina, tutti ti adorano, tua sorella per prima e tu non dovrai mai più nasconderti”.
“Hai ragione Jack, non posso darti torto, e scusa ancora per averti cacciato”.
“Tranquilla, è acqua passata”.
“Certo che però avresti potuto fare qualcosa di più sostanziale in battaglia”.
“Prima di tutto ti ho difeso dalla freccia e ti ho salvato dal lampadario, poi sarò pure l’incarnazione del ghiaccio ma quando dai vita ad una di quelle maledette bufere non riesco a fermarle!” si giustificò Jack.
Elsa scoppiò a ridere, quella conversazione era così strana per lei, ma era felice finalmente e non sarebbe stato lo stesso senza il suo migliore amico.
All’improvviso Jack raggelò, il volto pietrificato, Elsa gli sentì sussurrare un “Oh cavolo.”
“Cosa?”.
“Avevo appuntamento con Dentolina oggi.”
“Oh – oh” Elsa ancora non aveva conosciuto la compagnia del suo migliore amico, sapeva che era dolcissima ma che se si arrabbiava poteva mettere Jack nei guai: “Forse è meglio che tu ora vada”.
“Già forse è meglio” Jack saltò all’indietro nel vuoto con il suo bastone in mano e rimasi a mezz’aria, salutò l’amica ed iniziò a volare vero la luna.
“Jack” si sentì chiamare alle spalle “Grazie. Ti voglio bene” la Regina aveva un sorriso sincero sul suo volto.
“Ti voglio bene anche io!” disse salutandola con la mano ancora una volta.
“Ci vediamo presto amica mia” pensò tra se e se, mentre volava via nella notte.
  
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