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Autore: eli_mination    17/05/2020    4 recensioni
In questa storia viene raccontata una mia vicenda autobiografica, da collegarsi agli anni di liceo, che fa un confronto tra l'aspettativa che la gente si crea su qualcuno e la realtà delle cose.
Si tratta di un ricordo che mi è riaffiorato alla mente ascoltando una canzone durante un noioso pomeriggio privo di ulteriore ispirazione.
Un ricordo che, se non fosse stato per una stupida foto, non sarebbe mai esistito nella mia testa e non mi avrebbe mai aperto gli occhi su determinati aspetti della mia vita.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente quando la gente si fa un’idea di voi e quando vede che le sue aspettative erano sbagliate rimane a bocca aperta, manco fosse il meme di Pikachu sorpreso, specie se la realtà dei fatti è negativa rispetto a quella stessa aspettativa? No?

Ok, facciamo un piccolo esempio: andate sempre bene a scuola, avete sempre voti alti e i vostri genitori lo sanno. Un giorno, per motivazione X non riuscite a studiare e il giorno dopo prendete un’insufficienza. Come reagiranno le persone attorno a voi? Nella maggior parte dei casi, purtroppo, si dà troppo peso a quell’infima insufficienza e codeste diranno “Ma come? Ha sempre preso voti superiori all’otto, come ha fatto a prendere un quattro?”, mortificando voi che, nonostante vi siate sempre fatti il culo per ottenere quei risultati, per una volta non siete stati eccellenti. Chi se ne frega degli altri risultati, improvvisamente avete deluso le aspettative di chi vi circonda, persino di chi non sa minimamente chi siete voi!

Ovviamente c’è anche quella fetta di gente a cui non può fregar di meno questo piccolo inciampo che avete avuto, ma diciamoci la verità: se quella fetta avesse fatto parte della maggioranza (e se in questo momento non avessi un maledetto blocco dello scrittore che mi impedisce di avere ispirazione per altre storie), adesso non starei qui a scrivere questa piccola vicenda autobiografica.

Dunque, era una giornata di quinta superiore. Io ero in classe ed ero seduta vicino alla cattedra perché, assieme ad un’altra ragazza, ero stata chiamata all’interrogazione di storia. Non ricordo gli argomenti, ricordo solo che la prof provava a farmi domande a trabocchetto per mettermi in difficoltà, parlando con un tono lento e dimenticandosi svariate volte il mio cognome, confondendomi con un’altra compagna di classe. “Tranquilla, ricordo chi sei, cara… ehm…” e io le rispondevo sempre “Elisa, professoressa… Elisa…”. Una smemorata incredibile. 

Durante le interrogazioni, chi non era interpellato si faceva i fatti propri, ripetendo altri argomenti, chiacchierando con i compagni di banco, cazzeggiando con il telefono e quant’altro, pertanto non mi stupii quando ad un certo punto sentii ridacchiare durante la mia verifica. Quelle piccole risatine, poi, si trasformarono in un piccolo attacco di ilarità quasi isterica. Pareva che fossero sorprese di qualcosa che era accaduto.

“Capirai…” mi dissi. Non ero una persona con molte amicizie, quindi non potevo capire tutti i pettegolezzi che nascevano in varie occasioni. Tuttavia, sentii che c’era qualcosa che non andava. Non so, me lo sentivo.

La professoressa continuava a rimproverare quelle ragazze che stavano infastidendo l’interrogazione… peccato che non sapeva proprio farsi valere perché, tempo dieci secondi, tornavano a ridere tra di loro e cacciare delle espressioni dalla propria bocca come “Oddio!”, “Ma siete serie?!”, “No, vabbè…” e chi più ne ha, più ne metta. Nonostante gli schiamazzi, terminai l’interrogazione e me ne andai a posto. L’ora finì, dopo ci sarebbe stata un’altra prof ma a quanto pare era assente, così venne un supplente che ci diede la libertà di fare quello che volevamo. 

Il trambusto continuava, eccome se continuava. Caspita, doveva essere un argomento scottante! Di solito non mi metto in mezzo agli impicci, però notai che anche una ragazza che conosco da una vita, di nome Serena, era interessata a parlottare di quell’argomento, perciò quando si trovò in disparte le domandai il motivo di tutta quell’agitazione. Era solo una piccola curiosità.

“Oh… nulla, semplicemente stavano parlando di una ragazza che ha postato foto un po’ sconce…”

Questa fu la sua risposta. È da tenere in mente, mi raccomando. Le chiesi pure chi fosse questa qui ma anche in quel caso rispose in modo abbastanza vago, sostenendo che io non la conoscessi. Beh… Ok.

Tornai dunque al mio posto, poi mi alzai per andare a scambiare quattro chiacchiere con quelle poche persone con cui avevo confidenza in classe. A quel punto la situazione era diventata davvero curiosa, volevo saperne di più. Domandai anche ad altre persone, che mi risposero di non sapere nulla (ed effettivamente era così, non avevano proprio seguito tutta la storia). E poi, successe che finalmente qualcuno mi rivelò di cosa si trattava. 

Una mia compagna di classe, tale Letizia, mi prese in disparte e mi diede la risposta che tanto volevo. Anche se, dopo aver capito tutto, probabilmente nemmeno volevo saperlo. 

“Eli, vedi che stanno facendo tutto questo casino perché hanno visto una tua foto in cui sei svestita.”

Io mi pietrificai all’istante. Sapere che qualcosa di privato era stato reso pubblico mi avrebbe umiliato tantissimo. La prima cosa che pensai, stupidamente, fu: “Deve essere stato il mio fidanzato, porca puttana!”. In quel momento non sapevo davvero dove sbattere la testa, ero sconvolta, volevo vomitare, avevo un’ansia pazzesca. Non mi era mai capitata una cosa del genere, cosa avrei dovuto fare in quel caso? Insomma, potete immaginare come stavo…

Mi venne il dubbio, ovviamente: perché quell’imbecille del mio fidanzato avrebbe dovuto condividere una mia foto senza la mia autorizzazione? Non gli avevo fatto nulla, gli sono sempre stata fedele, tra noi due le cose sono sempre andate bene, quindi che senso aveva quel gesto (sia chiaro, con questo non giustifico assolutamente il revenge porn, era solo una paranoia che mi era venuta)? Perciò, domandai a Letizia cosa avessero visto.

“Guarda, è una foto che sta sul profilo Instagram del tuo fidanzato, nelle storie in evidenza.”

Io ancora non capivo, quindi mi feci dire da lei di quale foto si trattasse. Quando me la indicò, trassi un sospiro di sollievo. Tutta la mia ansia si trasformò in una rabbia pazzesca, per fortuna in quel caso mi seppi controllare. 

Si trattava di una semplice foto in cui ero in intimo, neanche mi si vedeva la faccia, che però doveva essere l’imitazione di un meme, in cui io ero a cavalcioni sul mio ragazzo con lui che teneva in mano un Nintendo 3DS e giocava a Pokémon Y, quindi scattata con innocenza e senza alcun secondo fine. Per giunta, non stava nemmeno sul mio profilo! Però ehi, ero in intimo, oh mio Dio che scandalo! Chi se lo sarebbe mai aspettato da Elisa, che pare una sfigata? Probabilmente, era questo il loro pensiero a riguardo. 

La cosa, ovviamente, mi fece arrabbiare per un numero infinito di motivi. In primis, a loro non importava una ceppa di me, perché avrebbero dovuto spiare il profilo del mio fidanzato? Cosa importava a loro? Poi, nessuno, e dico nessuno, ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia, tutte sconvolte da una foto. Non avevo ucciso nessuno, non violavo alcun regolamento di Instagram, era tutto perfettamente legale e avevo dato il consenso per pubblicarla. In quella foto ero in intimo, ma se avessi mostrato la stessa quantità di pelle con un bikini probabilmente non mi avrebbero detto nulla.

Ovviamente, quel magone che mi era venuto all’inizio rimase e mi salì al petto un’incredibile tristezza. Le vedevo tutte lì, a spettegolare di me, chissà cosa stavano dicendo… Inoltre, ricorderete che una persona abbastanza vicina a me era tra di loro e pure lei non mi aveva risposto come Letizia. Mi sentii tradita, in un certo senso. 

Letizia mi disse di ignorarle, che loro facevano molto peggio di me e che non dovevo assolutamente stare a sentire quelle papere. Lo stesso fecero altre ragazze estranee alla faccenda. Per fortuna, almeno, avevo qualcuno dalla mia parte, ma non bastò a placare quel fastidio e quel senso di impotenza che provavo sentendomi gli sguardi addosso di quelle persone. Avrei voluto ribattere, farmi sentire e dire quanto potevano essere ridicole a comportarsi in quel modo, facendomi sentire una merda… Purtroppo un mio difetto è la paura di discutere con qualcuno, perciò non dissi niente. In un certo senso, feci la stessa cosa che fecero loro con me, criticando i loro comportamenti con quelle persone che mi consolavano. 

Ne parlai con il mio fidanzato, che commentò dicendo che era un comportamento da bambini e che si sentiva in colpa. Poi mi chiese anche se potesse togliere quella foto, ma io rifiutai. Che senso aveva? Avrei solo fatto vincere quelle critiche, quindi gli dissi di lasciarla lì. Fu abbastanza comprensivo e sono grata anche a lui per questo.

Il resto della giornata la passai totalmente in solitaria, senza discorrere con nessuno se non con quei pochi che mi erano stati vicini in quel momento, per poi uscire da scuola. Per tornare a casa io e altre due ragazze di un’altra classe avremmo avuto un passaggio dalla madre di Serena. Accettai il passaggio solo perché non volevo perdere tempo a piedi, altrimenti col cazzo che sarei salita in quella macchina. 

Quando mi portarono sotto casa, ovviamente, salutai solo la madre e non lei. Anche se non avevo detto niente sulla faccenda, volevo farle capire che quel comportamento mi aveva ferito. Fortunatamente durante la giornata mi dimenticai dell’accaduto, nel senso che non ci stavo più male (forse perché ero a casa e non in mezzo ad una marea di sguardi, non so) e proseguii il pomeriggio tranquillamente, senza ulteriori pensieri. 

Durante lo studio, mi arrivò un messaggio lungo. Era di Serena, che mi chiedeva scusa per quello che aveva fatto e ne nacque una piccola discussione, ma alla fine ci riappacificammo. Diceva di averlo fatto perché non voleva farmi stare male e anche se abbastanza riluttante dovetti ammettere che lei era l’unica persona che mi aveva chiesto scusa, quindi la perdonai. Disse pure che lei era in quel gruppetto perché voleva dire alle altre di smetterla con le chiacchiere su di me, ma anche lì non la credetti perché era palese che stesse sparlando anche lei… Comunque, non aveva senso passare il resto di quei giorni senza rivolgerle la parola, fortunatamente non sono una persona rancorosa. 

Ora è passato più di un anno da allora e in questa quarantena mi sono ricordata vari pezzetti della mia vita, tra cui quello sopracitato. Quest’ultimo mi ha fatto riflettere tantissimo perché credo che abbia cambiato il mio modo di pensare. Tutti giudichiamo tutti, non c’è eccezione, e ognuno ha una propria idea su di te. Qualsiasi cosa tu faccia ci sarà qualcuno che parlerà di te in positivo o in negativo, davanti a te o alle tue spalle, esprimendo quel pensiero con altre persone o tenendoselo per sé. Ognuno, poi, reagisce in maniera differente. C’è chi prende molto sul serio le opinioni degli altri, chi se ne infischia, chi si arrabbia. Non siamo tutti uguali, per questo è facile giudicare qualcuno per le sue azioni. 

Anche io mi trovo spesso a criticare, non dico che sia vietato farlo. Secondo me, cosa si dovrebbe evitare quando si critica qualcuno è farlo sentire sbagliato, fuori posto, offendendolo e quant’altro. Piuttosto, essere costruttivi è la chiave, se c’è qualcosa di serio che non va bisogna farlo capire a questa persona e dare consigli per migliorare senza limitarsi a “No, devi correggere il tuo carattere e il tuo modo di fare perché non ci siamo proprio!”, un po’ come si fa qui su EFP con le recensioni, no? 

Quella persona, infine, è liberissima di seguire quei consigli o meno. Ha lei la libertà di cambiare se non si sente a suo agio con sé stessa oppure rimanere così perché le va bene. 

Concludendo questo sproloquio, sapendo che la gente ama parlare degli altri, vivete la vita come al vostro solito, non lasciatevi abbattere dai pettegolezzi (specie di chi non vi conosce) e non fatevi soffocare dalle aspettative che hanno su di voi. No, non mi piace come ho formulato questa frase, ne voglio usare una che io ripeterei come mantra… Uhm… Trovata!

Fate quello che cazzo volete!

Ah, ora va meglio!

xoxo

 

Angolo autrice

Salve ragazzi! È la prima volta che pubblico una storia originale su EFP, finora ho sempre lavorato con materiale preesistente (ergo, fanfiction xD) ma stavolta ho deciso di mettere qualcosa di mio, una piccola vicenda autobiografica che mi ha visto in prima persona. ^^

Di base ho deciso di scriverla perché non ho molta ispirazione per altro al momento e perché, ascoltando una canzone ricorrente dei miei anni di liceo (“Lost in Hollywood” dei System of a Down, se siete curiosi xD), mi sono ricordata di questo avvenimento e le mie dita sono corse subito alla tastiera del pc.

Ovviamente, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate (non solo del testo, anche dei punti discussi, sarei più che contenta di confrontarmi con voi ^^)! Ho scritto tutto di getto, ho ricontrollato il testo ma se dovessero esserci errori segnalatemeli, mi fareste un grande favore! Detto questo, forse ci rivedremo in questa sezione, chissà…

Byeeeee! ;)

 

 

  
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