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Autore: Joy B Cheshire    17/05/2020    1 recensioni
Sono passati diversi anni da quando gli Ed sono stati accettati nel gruppo di ragazzi del cul-de-sac e le sorelle Panzer sono andate via. Siamo all'ultimo anno di liceo e le cose non potrebbero andare meglio per Double D, ma un improvviso incontro venuto dal passato sta per cambiare tutto: il suo punto di vista, i suoi progetti, i suoi sentimenti...
è presente il testo di una canzone ma non so se questa sarà una song fic perché potrebbe essere che quella presente sarà l'unica canzone e se ci saranno altre canzoni saranno forse solo citate per il titolo
ci sono parolacce qui e là, ma il rating è arancione perché potrebbero esserci scene lemon in futuro
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Autunno, la stagione che Edd preferiva più di qualsiasi altra. Il motivo? Si tornava a scuola e nel suo caso era l’ultimo anno di liceo. Ogni volta che si soffermava a pensarci non riusciva a credere che poi lo aspettava il college e poi avrebbe iniziato a lavorare. La sua vita non poteva andare meglio di così: col passare del tempo lui e i suoi amici Ed e Eddy erano stati accettati nel gruppo del quartiere dopo l’incidente con il fratello di Eddy ed erano diventati grandi amici di tutti, e la cosa migliore era che dopo poco tempo le sorelle Panzer non furono più un problema. Perché? Nessuno ne conosceva bene il motivo, ma tutto ciò che si sapeva era che si erano trasferite, si supponeva un probabile trasferimento della madre per lavoro, anche se ignorava quale lavoro facesse... In ogni caso, per gli Ed ciò significava un po’ di respiro finalmente: niente agguati all’uscita da scuola o quando andavano in giro con gli amici, niente pioggia di baci non richiesti. Una meraviglia! E per Eddward sarebbe continuata la pace se non fosse accaduta una cosa che avrebbe cambiato la sua vita in modo imprevedibile....

 

Era la “vigilia” del primo giorno di scuola e Eddward stava rimettendo in ordine i libri sulla sua scrivania e preparando la cartella per il giorno dopo. Spostando un libro dal comodino inavvertitamente fece cadere una cornice che toccando terra fece il tipico rumore del vetro che si rompe. «Meraviglioso!» Sbottò il ragazzo in tono sarcastico. Posato il libro nella libreria, si affrettò a prendere la scopa per raccogliere le schegge di vetro rotto dal pavimento. Quando si avvicinò alla cornice per terra, raccolse i cocci nella paletta e si soffermò a guardare la foto all’interno, che per fortuna era rimasta intatta: rappresentava se stesso e i suoi amici che festeggiavano con delle “spaccamascella” dopo lo sgradevole episodio avvenuto col fratello di Eddy. Edd fece un sorriso malinconico, non potendo fare a meno di pensare quanto fossero cambiati negli anni e gli sembrò incredibile che una volta si vestivano e si comportavano come rappresentato nella foto.

 Ed rispetto alla foto era più alto, era circa 1 m e 87 cm, ma di corporatura era rimasto su per giù lo stesso; i capelli color pel di carota erano cresciuti, anche se lui non se li lasciava mai crescere troppo perché non gli piacevano i capelli lunghi, li aveva pettinati alla spina un po’ come quelli di Naruto da adulto, anime a cui Doppia D si era appassionato grazie a Ed dopotutto.

Aveva ancora il suo mono-sopracciglio, una specie di marchio di fabbrica, come lo era il suo look, che era rimasto quasi del tutto invariato: vestiva una camicia verde a maniche corte quasi identica a quella che aveva da ragazzino aperta su una maglietta rosa col colletto rosso, jeans blu scuro e scarpe da ginnastica nero sbiadito e un po’ sbrecciate sui lati, segno che le metteva ogni santo giorno; infine l‘unica grande differenza erano gli occhiali in stile hippie dalla montatura rettangolare e i vetri color lilla trasparenti che portava da qualche anno. Per quanto riguarda il comportamento era rimasto più o meno lo stesso: un po’ innocente, pieno di interessi bizzardi, fifone e buono fino al midollo, anche se con gli anni si era un po’ stabilizzato, tanto che riusciva a parlare in modo più normale e sembrava cavarsela un po’ meglio a scuola.

Eddy, invece, aveva avuto uno sviluppo sorprendente dal punto di vista dell’altezza, era arrivato alla bellezza di 1m e 90cm, da essere il più basso di tutto il cul-de-sac era diventato il più alto tra gli Ed e di buona parte degli altri ragazzi del quartiere, ed era molto robusto, lui sosteneva che fossero tutti muscoli e in effetti nessuno osava più prendersela con lui; i capelli erano simili a come ce li aveva da ragazzino, erano solo un po’ più lunghi riccioluti e si faceva una piccola coda alla base della nuca; indossava sempre una maglietta a maniche lunghe bianca sotto una a maniche corte nera, pantaloni larghi neri con una catenella attaccata su un fianco e delle Nike rosse. Era più vanitoso e strafottente, ma era innocuo in fondo, non ideava più scherzi da fare agli altri ragazzi del quartiere come faceva una volta: gli importava solo divertirsi il sabato sera, giocare ai videogiochi e curare il suo aspetto. Per il resto a scuola parlava più che altro con Doppia D ed Ed anche se spesso chiacchierava a lungo anche con gli altri soprattutto se si organizzava qualche serata in discoteca, dove gli piaceva andare a bere e scatenarsi coinvolgendo anche Ed.

 Infine Edd  era forse quello che era cambiato di più, soprattutto nello stile: era il più basso del gruppo, pur essendo alto 1m e 85cm, aveva mantenuto la sua forma molto magra, e nonostante il suo peso fosse nella fascia normale per la sua altezza sembrava quasi anoressico; aveva lasciato crescere i suoi capelli corvini lisci come la seta fino al sedere e indossava spesso cappelli come una volta, solo che ne metteva diversi anche se della stessa forma, il suo preferito era un cappello di lana verde che metteva molto spesso soprattutto in inverno; come al solito per la scuola vestiva in maniera abbastanza formale: camicia bianca, cravatta nera, pantaloni viola, intorno alla vita un golfino beige e scarpe da ginnastica azzurre. Era rimasto la persona precisa, puntuale e intelligente che era, il migliore della sua classe, e le sue manie erano quasi del tutto svanite. Ad esempio, se qualcuno gli levava il cappello non ne faceva più una tragedia come prima, perché i capelli erano cresciuti talmente tanto da coprire quello che per lui era una gran fonte di vergogna... Non permetteva infatti a nessuno di toccargli la testa, dicendo che gli dava fastidio, nessuno conosceva il suo segreto e andava bene così.

 

All'improvviso entrarono Ed e Eddy spalancando la porta della sua camera e gridarono: «Ehilà, Doppia D!» Il moro sobbalzò per lo spavento e si girò di scatto dicendo: «Dovete smetterla di invadere la mia privacy in maniera così brutale! La civiltà vuole che si bussi prima di entrare!» Eddy in tono noncurante rispose: «Dai smettila, Einstein! Non ti abbiamo mica beccato a masturbarti, o sbaglio?» Doppia D diventò rosso più per stizza che per imbarazzo e rispose: «Come dovresti sapere non ne ho necessità e non mi interessa! Non sono come te che ti fai sgridare perché poi non ripulisci!»

Ed a quel punto disse prendendo in giro Eddy: «Uuuuuh! Questa brucia, vero Eddy?! *Ahahahah*» 

«Zitto, Monociglio!» ringhiò Eddy, poi aggiunse rivolto a Doppia D: «Ad ogni modo, oggi organizzano una festa in discoteca con alcuni amici, ti andrebbe di venire con noi?» L’altro scosse la testa e rispose: «No, Eddy, non posso. Devo preparare la cartella per domani e andare a letto prima perché ho mal di testa. Devo aver dormito poco queste ultime notti.» Eddy sbuffò e disse un po’ seccato: «Come volevasi dimostrare... Va bene piccolo topo di biblioteca, riposati. Ci vediamo domani allora. Su andiamo, Ed!»

Ed si voltò a guardare Doppia D e lo salutò con una pacca sulla spalla e dicendo: «Buonanotte, Doppia D! Ci vediamo domani!»; «Ciao ragazzi ci vediamo domani!» concluse il moro.        

Una volta rimasto solo finì di mettere a posto la sua camera e di fare lo zaino e si mise il pigiama, che consisteva solo in un paio di pantaloni della tuta: con l’arrivo della pubertà aveva iniziato a sentire molto caldo durante la notte perciò dormiva a petto nudo, finché non arrivava l’inverno. Prima di dormire, riprese in mano la cornice rotta. La foto si sarebbe rovinata al suo interno così la aprì e scoprì una cosa che non si sarebbe mai aspettato: all’interno non c’era solo la sua foto. Dietro di essa infatti se ne nascondeva un'altra nella quale erano raffigurati due bambini: un ragazzino col cappello nero che dormiva appoggiato a un albero e seduta accanto a lui una ragazzina con i capelli blu corti e scompigliati che le coprivano l’occhio destro che sorrideva dolcemente alla fotocamera mentre scattava la foto da sola. La cosa più curiosa era che anche se lei sorrideva, guardando attentamente si poteva vedere che l’occhio visibile era lucido e le guance avevano un leggero rossore, ma Edd non ne capì il motivo. Il ragazzo non riusciva a capacitarsene, pensava: “Per prima cosa: quando diavolo è stata scattata? E in secondo luogo: come accidenti ci è finita nella mia cornice? Non ditemi che è entrata qui senza permesso! Cavolo parliamo di Marie Panzer! È possibilissimo! Aspetta, c’è scritto qualcosa dietro...”

Sul retro c’era scritto: “Mai ti dimenticherò… Aspettami! Ci rivedremo…” Edd inorridì e pensò: “Non è possibile!”

 

*Beep-beep* *beep-beep* *SBAM!* : erano questi i rumori con cui cominciava la giornata di Edd. La sveglia segnava le 6:30 del mattino, il moro si sedeva sul bordo del letto ancora mezzo addormentato e si stiracchiava, poi andava in bagno a farsi una doccia e in seguito andava in cucina dove accendeva la macchinetta del caffè mettendo a riscaldare due toast. Appena erano pronti li prendeva e su uno spalmava il burro di arachidi e sull’altro la marmellata di mirtilli, poi li metteva insieme e cominciava a mangiare mentre leggeva l’ennesimo biglietto lasciato dai suoi genitori su che commissioni doveva fare durante la giornata: quel giorno doveva ripulire il vialetto davanti a casa dalle foglie cadute dagli alberi, portare fuori la spazzatura e riordinare il soggiorno, era come bere un bicchier d’acqua per lui. Dopo aver bevuto il caffè corse in bagno a lavarsi i denti e poi a vestirsi. Alle 7:10 era già fuori di casa e stava avviando la sua macchina, una vecchia Ford del ’97, forse non era il massimo della bellezza, ma era l’unica che poteva permettersi per il momento dato che al negozio di elettronica del centro commerciale di Peach Creek non ti ricoprivano d’oro dalla testa ai piedi, lavorando come commesso. Da casa sua in macchina ci metteva circa dieci minuti per arrivare a scuola e altri cinque per trovare parcheggio. Per fortuna trovò subito posto così, una volta entrato, ebbe tutto il tempo di vedere l’orario delle lezioni e trovare il suo armadietto. Appena aprì l’armadietto arrivarono Ed e Eddy a salutarlo: «Buongiorno Doppia D!» Il moro li guardò e sorridendo disse: «Splendida giornata anche a voi amici miei! Allora, già visto l’orario? Che professori avete?» quando risposero alla sua domanda rimase sconvolto e, in qualche modo, allo stesso tempo sollevato nel sapere che avevano solo 4 ore alla settimana in comune. Voleva bene ai suoi amici, solo che a scuola preferiva non essere distratto, soprattutto durante le spiegazioni, e, come ci si aspetterebbe, Ed e Eddy non erano le persone più silenziose della Terra. Comunque si intristì perché probabilmente avrebbe passato molto tempo da solo, e vedendolo così abbattuto Ed disse: «Ci sarà la pausa pranzo in cui potremo mangiare tutti insieme! Su col morale, Doppia D!» Alzò lo sguardo e vide che sia Ed che Eddy gli sorridevano rassicuranti e allora disse: «Beh allora prima iniziamo, prima arriverà la pausa pranzo! Brofist?» tese il pugno verso i suoi amici che urlarono in coro mentre battevano i loro pugni sul suo: «Brofist! Woo-hoo!»     

Prima classe: Scienze, la materia preferita di Eddward. La giornata non poteva cominciare meglio per lui! Fu uno dei primi ad entrare in classe e a prendere posto. Sistemò le sue cose sul banco più ordinatamente che poteva, se giocasse a Tetris, ogni cosa si incastrava perfettamente al suo posto. La lezione finalmente incominciò ed il professore disse ad alta voce dopo che gli ultimi ragazzi si sedettero: «Buongiorno a tutti! Oggi faremo una prima lezione introduttiva alla chimica organica. Ma prima di cominciare, abbiamo una nuova studentessa arrivata qui da Lemon Brook.» Edd sbarrò gli occhi: “Lemon Brook? È molto meglio in moltissime cose rispetto a Peach Creek, perché qualcuno dovrebbe venire qui da quella città?”

Il professore in quel momento pronunciò la frase che avrebbe sperato di non sentire mai più in vita sua: «Signorina Panzer, può alzarsi in piedi e presentarsi alla classe?» Edd ebbe una scossa violentissima di terrore che gli percorse la schiena: “PANZER????” Si sentì il lieve rumore di scarpe che toccavano il suolo ed erano alla sua destra, esattamente accanto a lui. Non voleva guardare, non riusciva a guardare. La voce che sentì però non era quella che si aspettava: non era acida e sgraziata, era dolce, seria, sicura di sé: «Buongiorno a tutti, mi chiamo Marie Panzer. Ho vissuto qui a Peach Creek per tutta la mia infanzia e sono felice di esservi tornata. Spero di trovarmi bene in questa classe. Grazie.» Edd si girò e la vide, la ragazza che aveva tormentato la sua infanzia, che non aveva mai perso un’occasione per umiliarlo e riempirlo di baci, della quale pensava di essersi liberato definitivamente. Era lì seduta accanto a lui intenta a guardare il professore che si preparava a iniziare la lezione. Era... diversa! I suoi capelli blu perennemente spettinati erano cresciuti fino a metà schiena, era magra e slanciata, indossava anfibi neri, una gonna in stile scozzese verde militare con sotto delle calze nere che arrivavano sopra il ginocchio, una canotta nera con sopra una giacca di pelle da uomo marrone almeno di 3 taglie più larga di lei con la zip che chiudeva la metà inferiore lasciandole le spalle scoperte.  Aveva 2 piercing all'orecchio sinistro, escluso quello al lobo, entrambi erano sul padiglione auricolare e collegati da una catenella. Sentendosi osservata la ragazza girò la testa verso Doppia D e sgranò l’occhio sinistro, dato che continuava a coprirsi il destro con un ciuffo di capelli e fece un sorrisetto diabolico mentre gli diceva in labiale, per non farsi sentire dal professore che spiegava, “Ciao, mio dolce Muffin!” poi lo guardò come per dire “Io e te ci vediamo dopo, Cocco!”  E in quel momento capì di essere spacciato. Sapendo di non poter gridare, aprì in fretta e furia la sua agenda alla pagina di quel giorno e scrisse infinite volte in stampatello maiuscolo “NO! NO! NO!”  

 

Dopo un tempo interminabile finalmente la campanella che annunciava la fine della prima ora di lezione suonò e a quel punto Edd scattò in piedi e corse fuori dalla classe. Cominciò a camminare velocemente per i corridoi alla ricerca disperata del suo armadietto. Pensava solamente ad andarsene il più in fretta possibile da quella classe e raggiungere la prossima lezione, ma quando arrivò al suo armadietto e riuscì finalmente ad aprirlo udì un rumore di passi leggeri e veloci venire verso di lui e vide persone buttate a terra accompagnate da fogli che volavano da tutte le parti. Sgranò gli occhi per la paura e stringendo i denti si affrettò più che poteva a prendere i libri e a richiudere l’armadietto. Quando finalmente vide quella massa di capelli blu avvicinarsi a tutta velocità verso di lui mentre diceva: «Arrivo, Tesoruccio!» che detto da lei sembrava più una minaccia che una frase dolce nei confronti di Doppia D, cominciò a correre più velocemente che poteva non badando alla meta. Doveva seminarla a tutti i costi. Corse più in fretta che poteva finché non arrivò nella palestra. Pensò: “E adesso? Sta arrivando la sento, maledizione! Dove mi nascondo...? Ci sono! Lo spogliatoio maschile!” corse al suo interno e si nascose in un bagno.  A quel punto stette più in silenzio che poté e aspettò. Tremava come una foglia, si sentiva come una delle vittime dei film dell’orrore che Ed  amava e che invece lui non riusciva a sopportare. Senti i suoi passetti leggeri entrare in palestra e la sua voce gridare: «YU-HU? Tesoro?? Dove sei? Che strano pensavo fosse qui dentro...» Si fermò poi sospirando aggiunse: «Ma chi voglio prendere in giro? Non entrerebbe mai qui dentro, si vede che ho dimenticato tutto di qui...» Edd non capiva: perché diceva quelle cose? Come faceva a ricordarsi che odiava la palestra? Ma quello che sentì dopo lo sconvolse ancora di più. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi sentì una chitarra e una voce cantare:

 

I see this life like a swinging vine

Swing my heart across the line

And my face is flashing signs

Seek it out and you shall find

Old, but I’m not that old

Young, but I’m not that bold

I don’t think the world is sold

I’m just doing what we’re told

I feel something so right

Doing the wrong thing

I feel something so wrong

Doing the right thing

I could lie, coudn’t I, could lie

Everything that kills me makes me feel alive

 

Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep

Dreaming about the things that we could be

But baby, I’ve been, I’ve been praying hard,

Said, no more counting dollars

We’ll be counting stars, yeah we’ll be counting stars

 

Era un arrangiamento più lento di Counting Stars dei OneRepublic. Edd era sotto shock: Marie aveva una bella voce, ben impostata, intonata e non perdeva il ritmo.

 

I feel the love and I feel it burn

Down this river, every turn

Hope is a four-letter word

Make that money, watch it burn

 

Old, but I’m not that old

Young, but I’m not that bold

I don’t think the world is sold

I’m just doing what we’re told

 

I feel something so wrong

Doing the right thing

I could lie, could lie, could lie

Everything that drowns me makes me wanna fly

 

Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep

Dreaming about the things that we could be

But baby, I’ve been, I’ve been praying hard,

Said, no more counting dollars

We’ll be, we’ll be counting stars

 

Mentre lei cantava Doppia D ebbe l’impulso irrefrenabile di uscire dal bagno degli spogliatoi e andare ad affacciarsi sulla palestra. Stranamente, non gli importava un fico secco del fatto che stava perdendo la seconda ora di lezione del suo primo giorno di scuola. Sentiva solo il bisogno di vederla: non riusciva a credere che fosse la stessa Marie Panzer. Ed eccola lì seduta al centro della palestra

 

Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep

Dreaming about the things that we could be

But baby, I’ve been, I’ve been praying hard,

Said, no more counting dollars

We’ll be counting stars

 

Take that money

Watch it burn

Sink in the river

The lessons are learnt

 

Everything that kills me...

 

La ragazza si girò di scatto non appena sentì il rumore di un passo nella palestra e sgranò gli occhi come un cervo davanti ai fanali di una macchina non appena vide che l’uomo dei suoi sogni che la guardava attonito dall’entrata degli spogliatoi. Avvampò all’instante diventando paonazza fino alla punta delle orecchie e comincio a impacchettare la sua chitarra in fretta e furia come per andarsene. Doppia D allora corse verso di lei dicendo: «Aspetta!»

«Perché tu possa ridere? No, grazie ne faccio a meno, Edd!» rispose Marie senza guardarlo in faccia e con un tono che voleva essere minaccioso, ma che per quanto si sforzasse riusciva ad essere solo molto imbarazzato.

«Non voglio ridere di te, Marie! Ascoltami!» disse all'improvviso afferrandole il braccio. Lei si girò verso di lui e lo guardò scioccata con le gote che sembravano due pomodori maturi. Il moro di rese conto di quello che stava facendo e lascio il suo braccio dicendo spaventato mettendo avanti le braccia per farsi scudo: «Scusami! Scusami! Ti prego non uccidermi!»

Sentì una piccola mano poggiarsi gentilmente su una delle sue e riaprì piano piano gli occhi che teneva sigillati. Guardò Marie che gli sorrideva dolcemente, come l’aveva vista fare solo nella foto ritrovata il giorno prima. Le disse: «Ehm, non avrei mai pensato di chiedertelo, ma.... Perché non mi stai travolgendo di baci fino a farmi soffocare?»

Appena le disse queste parole la ragazza scoppiò a ridere: «Pfft... AHAHAHAHAH... Credevi davvero che avrei continuato a perseguitarti come quando eravamo piccoli? Oh, mio Dio, Edd! AHAHAHAHAH»

Doppia D era sempre più confuso e chiese un po’ stizzito: «Ma allora l'inseguimento di prima per cosa era?»

Lei allora si mise mano tra i capelli un po' imbarazzata: «Ehm, è una situazione un po’ difficile per me ed è una lunga storia da spiegare...»

«Tanto, ormai la seconda ora è andata. Spiegami un po' com’è che una Panzer insegue un Ed senza volerlo perseguitare.» disse lui con una punta di sfida nel tono della voce.

Marie sbuffò e disse seccata: «E va bene, ma solo perché sei tu, Muffin! Tanto per cominciare immagino avrai intuito che se io sono qui, ci sono anche le mie sorelle. Quando eravamo molto piccole abbiamo fatto un patto: “Mai lasciare che un uomo ci spezzi il cuore, piuttosto gli spezziamo un braccio e mai voltare le spalle alle tue sorelle Panzer”. Se venissero a sapere che non mi interessa più farti del male sarebbe come ammettere di aver rotto il patto. Lee è quella più rigida da questo punto di vista: secondo lei se dovessimo smettere di perseguitare voi o altri uomini lo vedrebbero come un segno di debolezza e proverebbero ad approfittarsene di noi.»

Edd sembrava parecchio confuso e chiese: «Frena un attimo! Avete giurato sin da piccole che ci avreste perseguitato a vita? Non pensi sia ormai ora di mettere da parte una sciocchezza del genere?».

Lei gli tirò un’occhiataccia e lui spaventato si affrettò a correggersi: «Ehm, volevo dire che non penso che le tue sorelle ti abbandonerebbero per questo.»

Fece una smorfia poco convinta e disse seria: «Credimi, Doppia D, non le conosci bene come le conosco io... Ti propongo un patto: se tu accetti di inscenare gli inseguimenti ogni volta che ci sono le mie sorelle io durante le lezioni e durante i pomeriggi ti lascerò in pace, promesso! Ti prego! Ho una reputazione da mantenere davanti a loro e, in fondo, davanti a tutti...»

Ci pensò, sembrava davvero disposta a lasciarlo in pace, ma non era sicuro se fidarsi o meno e le chiese: «Come faccio a sapere che non mi soffocherai e non mi lascerai ematomi sul collo e sulla faccia?»

Marie alzò l’occhio sinistro al cielo e disse: «Uff, d'accordo, Mr. Diffidenza, te ne do una piccola dimostrazione. Chiedo scusa in anticipo.» è detto ciò iniziò ad avvicinarglisi con uno degli sguardi che lo terrorizzavano da piccolo. Tirò fuori il suo rossetto rosso e se lo mise sulle labbra. Doppia D nel frattempo indietreggiava sentendosi come in un incubo: «No, Marie, ti prego!» diceva finché non si trovò con le spalle al muro. «Allora, tesoruccio, ti sono mancata?» gli disse mettendo le labbra a cuoricino e facendo camminare due dita sul suo petto.  Gli fece lo sgambetto per farlo sedere, essendo troppo alto per lei che gli arrivava alla spalla. Si sedette, a gambe divaricate poggiando sulle ginocchia, su di lui come se niente fosse, mentre lui era a metà tra lo spaventato e l’imbarazzato, tanto che stava sudando freddo ed era diventato paonazzo allo stesso tempo. Lo guardò dritto negli occhi e poi cominciò a lasciargli sul viso e sul collo le impronte rosse delle sue labbra, dolcemente, senza fretta, come non aveva mai fatto, e nel frattempo gli spettinava i capelli e stropicciava i vestiti. Edd sentiva una vampata di calore diffondersi da ogni punto che veniva toccato dalle labbra di Marie, teneva gli occhi sgranati fissi su di lei e la seguiva in ogni suo movimento. Finalmente la ragazza ebbe finito, si rialzò e tese la mano al moro seduto per terra davanti a lei senza guardarlo. Questo esitò un momento e poi accettò il suo aiuto per alzarsi: «Allora, piccolo Muffin, è stato così terribile?» Doppia D si aggiustò la cartella sulla spalla destra e evitando di guardarla in faccia rispose: «Beh, è stato... diverso!»

«Diverso?» chiese perplessa l’altra. «S-Sì, d-diverso... b-beh, d-da quello a c-cui ero abituato!» balbettò il ragazzo stringendosi il cappello verde tra le mani.

«Ti sei tolto il cappello?!» lo guardò con l’occhio sinistro sgranato.

Edd la guardò come per dire “Che c’è di strano?” poi sembrò avere un’illuminazione e disse: «Ah, è vero! Tu non c’eri! Beh, da quando ho iniziato a lasciarmi crescere i capelli, ho capito che non serviva più indossare il cappello sempre...»

«Quindi indossavi il cappello perché avevi problemi con la crescita dei capelli?» chiese lei incuriosita mentre si arrotolava una ciocca di capelli intorno al dito.

«In un certo senso sì...» rispose lui guardando per terra.

In quel momento suonò la campanella della terza ora e Doppia D venne riportato di colpo alla realtà: aveva perso l’ora! Cominciò a farsi prendere dal panico: «Oh, no! No! No! No! No! Non può essere! Non era mai successo! Porca miseria! E adesso? Chi li sentirà i miei? Cazzo!» iniziò a sbraitare camminando avanti e indietro. Marie, che non capiva cosa stesse facendo, gli chiese: «Qual è il problema, Crostatina? Non ti ho mai sentito dire parolacce in vita mia, deve essere importante! Ahahah…»

Doppia D si girò con gli occhi che sembravano sprizzare fiamme dalla rabbia e sbottò: «Qual è il problema? QUAL È IL PROBLEMA?! Il fatto che abbia saltato un’ora di lezione è un problema, un enorme problema! Non ho mai fatto assenza in tutti gli anni di scuola, non mi sono mai ammalato, non mi sono neanche mai sognato di saltare la scuola per nessuna ragione. E poi, all’improvviso, nell’anno in cui dovrò decidere che cosa fare della mia vita, perdo la seconda ora del primo giorno di scuola! Il mio fascicolo verrà rovinato per sempre... Maledizione!» appena finì la frase crollò a terra con la testa fra le mani. Marie si strinse due dita in mezzo alle sopracciglia e pensò: “Questo ne ha di problemi ancora da risolvere...” poi lo guardò e sorrise: “Però, è anche per questo che lo amo. Anche se so che non sarà mai mio... Nulla mi impedisce di aiutarlo!”

«Alzati!» disse la ragazza in tono perentorio. Il moro alzò lo sguardo un po’ confuso: «Come prego?»

Siccome stava perdendo la pazienza, tirò fuori un coltello a serramanico e lo puntò contro di lui dicendo: «Devo fartelo ripetere da lui?»

Il ragazzo fece cenno di no con la testa e si alzò di scatto. «Ottimo, seguimi!» disse lei prendendolo per la cravatta e iniziando a tirarselo lungo il corridoio, ignorando ovviamente i suoi vani tentativi di protesta.

Gli sussurrò tra i denti mentre continuava a camminare tirandogli la cravatta: «È una precauzione nel caso incontrassimo qualcuno. Potresti sembrare terrorizzato? Deve sembrare vero!» Lui si limitò ad annuire. E che ci voleva? Era già spaventato solo all’idea di farla arrabbiare e farse sfoderare il coltello che aveva all’interno della giacca. Incontrarono di sfuggita Ed e Eddy che a quanto pare erano stati braccati dalle altre due Panzer. Lo guardarono con gli occhi sbarrati e lui si limitò a mimare in labiale: “Se sopravvivo, ci vediamo a pranzo...” e proseguì a camminare tirato dalla presa d’acciaio di Marie.

 

Finalmente si fermarono. Erano arrivati davanti all’infermeria, che per fortuna era vicina alla classe della terza ora. Doppia D stupito le chiese: «Che ci facciamo qui?»

«Shhh!» fece lei mettendo l’indice sulle labbra.  Bussò alla porta dicendo: «Zia Piper, sono Marie!»

Le aprì una donna di mezza età con i capelli ricci biondi e abbastanza in carne che indossava una uniforme da infermiera che puzzava di fumo. Appena i suoi occhi truccati in maniera esagerata videro Marie si illuminarono e la abbracciò dicendo: «Cara, che piacere vederti! Siete tornate da Lemon Brook allora!» La ragazza che stava soffocando nell’abbraccio della zia si liberò senza essere sgarbata e disse: «Eheh, Sì, zia, siamo tornate una settimana fa. Il tempo di sistemarci e organizzare le cose per la scuola. Ora però ho bisogno del tuo aiuto.»

«Qualsiasi cosa per la mia nipotina preferita!» disse sorridente passando una mano sui capelli blu di Marie. Poi aggiunse: «Di che hai bisogno?»

«Una giustifica per aver saltato la seconda ora. Prima che tu dica qualsiasi cosa: lo so! Per me e le mie sorelle non le farai più. Di fatto non è per me. È per lui!» disse indicando Edd dietro di lei.

«Oh, nessun problema! Come ti chiami giovanotto?» disse entusiasta l’infermiera Piper.

Un po’ titubante Doppia D rispose: «Ehm, Eddward Swanson… scritto con due D!»

«Pfft..Swanson?!» disse Marie cercando di trattenere le risate.

Edd le lanciò un’occhiataccia seccata e disse: «Ora capisci perché molti non sanno il mio cognome: è già abbastanza imbarazzante avere Marion per secondo nome! Non ridere!»  e vedendo che l’altra faceva una gran fatica per trattenersi ebbe un’idea che non gli piacque per niente, ma che sembrò efficace. «Ascolta, ho una controproposta da farti: se tu prometti di non ridere di me per il mio nome, o per qualsiasi altro motivo, e di non interferire con i miei studi, sia a scuola che a casa, accetterò -*gulp*- di aiutarti con il tuo patto, o per qualsiasi altro problema. Ci...ci stai?» L’occhio sinistro di Marie si illuminò e disse: «Dici sul serio? Oh grazie, dolce Muffin! Grazie, grazie, grazie!» lo strinse forte e iniziò a saltellare dalla felicità. Edd arrossì un po’ e disse: «Ok, ok! Basta, Marie: mi soffochi!»

«Ehi, piccioncini! La giustifica è pronta! Eddward, ricorda che secondo quello che ho scritto, hai avuto un calo di zuccheri e, sentendoti poco bene, sei venuto in infermeria e sei svenuto. Se te lo chiedono, di che ti senti meglio e per questo sei tornato. Tieni: un fazzoletto per pulirti la faccia dal rossetto. *Eheheh*» disse l'infermiera Piper ammiccando alla nipote con un sorrisetto malizioso che la fece sorridere a sua volta arrossendo lievemente, mentre Doppia D abbozzando un sorriso accompagnato da un grazie, prendeva la giustifica e si affrettava verso la classe passandosi il fazzoletto sulla faccia come fosse carta vetrata per non pensare alla vena che gli pulsava sulla tempia per la rabbia.

Dopo aver consegnato la giustifica ed essersi seduto come al solito in uno dei banchi di dietro, Edd si mise le mani tra i capelli ripensando a ciò che aveva appena accettato: "Ma che mi è saltato in mente?? E adesso come faccio? Non posso nemmeno dirlo a Ed e Eddy! È uno schifo... Beh credo sia meglio seguire la lezione: non serve a niente angustiarsi per Marie Panzer, quella piccola streghetta..." Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dal rumore della porta che si chiudeva e del professore di matematica che faceva una ramanzina a una ragazza in ritardo. Alzo lo sguardo e vide Marie che dopo essersi scusata con il professore si diresse verso l'unico posto libero, quello accanto al suo. Appena si fu seduta il moro le sussurrò: «Che ci fai qui?»

«Sono venuta a fare matematica, tu piuttosto perché sei in questa classe?» rispose lei a bassa voce.

«Sono qui per il medesimo motivo. Mi faresti vedere il tuo orario delle lezioni, per favore?» le chiese e lei glielo passò sbuffando leggermente. Appena Doppia D ebbe confrontato il suo orario con quello della ragazza gli mancò l'aria: erano quasi identici, avevano quasi tutte le ore insieme tranne due delle ore che lui condivideva con Ed e Eddy. Diventò pallido in volto pensando che doveva essere uno scherzo: non era possibile che stesse succedendo questo proprio a lui. Vedendo che lei lo guardava con uno sguardo interrogativo glieli passò e nel vederli il volto della ragazza si illuminò. Ripassò l'orario a Doppia D che si fermò a osservarla un minuto: Marie stava sorridendo come un bambino che ha appena ricevuto il giocattolo più bello che potesse desiderare. Arrossì sorridendo anche lui e subito dopo sgranò gli occhi e girando di scatto la testa sul suo libro pensò: "Ma che mi sta succedendo? Perché mi rende felice vederla sorridere? Perché arrossisco? Non sarà mica che sto pensando che Marie sia... BELLA?! NO! NO! NO! Nazz è Bella, ma Marie..." la guardò di nuovo con la coda dell'occhio e vide che stava scrivendo sul suo quaderno concentrata sul problema alla lavagna. Non lo degnava di uno sguardo, sembrava troppo assorbita da quello che faceva. Le spuntò un sorrisetto sul viso appena prima di posare la penna e di mettersi ad aspettare che anche lo studente alla lavagna avesse finito. Edd si rimise a guardare il quaderno. "...ma Marie è cresciuta...!"

 

Il resto della giornata andò avanti senza intoppi fino all'ora di pranzo. Edd si mise in fila alla mensa col vassoio per procacciarsi l'unica cosa a cui aveva pensato nell'ultima ora: CIBO! Sentiva che se avesse aspettato un altro minuto avrebbe avuto un Vero calo di zuccheri. Mentre proseguiva lentamente nella fila scegliendo man mano che passava davanti ai piatti che preferiva, una voce femminile lo salutò: «Buongiorno, Doppia D!» Sentitosi chiamare si girò e vide la ragazza che aveva segnato la sua infanzia con una cotta stratosferica, anche se sapeva benissimo di non essere stato l'unico a provarla. «Buongiorno, Nazz. Come è andato il primo giorno?» chiese lui. «Abbastanza bene e a te? Ho saputo che le Panzer sono tornate e che Marie ti ha assalito, stai bene?»

"Ecco perché ho iniziato a pensare di lasciare che Nazz vada a Kevin (sempre che lui si decida ad aprire gli occhi): il Gossip!" pensò Edd, poi le rispose: «Bah, abbastanza bene anche se ho avuto un calo di zuccheri dopo essere stato inseguito da Marie e sono svenuto in infermeria perdendo la seconda ora.»

«Oh, poverino! Stai bene adesso, giusto?» chiese lei sembrando preoccupata, anche se non era sicuro della sua sincerità: Nazz era una brava ragazza, non lo metteva in dubbio, ma da qualche anno, cioè da quando era diventata una cheerleader, era diventata la tipica ragazza un po' smorfiosa e fissata con il gossip. Le uniche differenze fisiche rispetto a quando erano bambini erano che, ovviamente, era cresciuta e maturata mantenendo una buona forma fisica e che portava i capelli in una coda bionda con la frangetta e si vestiva spesso con la divisa da cheerleader. Le rispose un po' incurante: «Sì, tutto bene. Ho solo dovuto rinunciare al mio record di presenze, dovrò farmene una ragione. Scusami, ma Ed e Eddy mi aspettano. Ciao, Nazz, salutami Kevin!»

Una volta sedutosi al tavolo con i suoi amici iniziarono a parlare. Argomento del giorno? IL RITORNO DELLE PANZER!

Ed fu il primo a dare escandescenze, come volevasi dimostrare: «LE PANZER! No! NO! Voglio scappare via da qui! Sono tornate le aliene Panzer e vogliono succhiarci via il cervello a suon di baci! AAAAAH! OW!» Eddy gli diede un pugno leggero sulla testa, anche se con le manacce che si ritrovava poteva uccidere, e disse: «Taci, Monosopracciglio, vuoi che tutti ci fissino?! Anche io sono incazzato nero per questa situazione! Perché? Perché tornare da Lemon Brook? Diamine, perfino io se vivessi là-non riesco a credere che sto dicendo questo- non vorrei mai venire a vivere qui! Perché il nostro ultimo anno doveva venir rovinato da quelle 3 streghe?» Edd giocando un po' con una polpetta nei suoi spaghetti disse: «Uff, almeno voi non avete il vostro peggiore incubo in classe proprio accanto a voi tutte le ore della settimana tranne due delle tre ore che noi condividiamo, amici. Pensate che devo scappare dalla classe ogni volta che la lezione finisce! L'unico lato positivo è che almeno non abbiamo gli armadietti vicini. È uno schifo...»

«Ehm, Doppia D, guarda che anche noi abbiamo le Panzer nella nostra classe. Quindi sappiamo cosa provi! Più o meno lo stesso fottutissimo numero di ore alla settimana. SARÀ UN ANNO DI MERDA!» sbraitò Eddy sconsolato. Ed allarmato disse indicando l’entrata della mensa: «Ehm, ragazzi? LE PANZER!» Edd le vide: eccole lì in tutta la loro perfidia le sorelle più temute di tutta la Peach Creek della loro generazione. Lee, la maggiore era cambiata parecchio: era più alta e aveva il fisico più slanciato e formoso (leggermente più in carne di Marie) e aveva un aria più sicura di sé; i capelli rossi, erano folti e ricci e lunghi fino alle spalle, anche se sembravano più morbidi di come erano quando era piccola e aveva sempre il suo ciuffo di capelli che le copriva completamente gli occhi e in più una bandana alla pin-up rossa a pois bianchi; portava dei cerchietti dorati come orecchini, che avevano dei disegni floreali incisi sopra, e la sua famosa maglietta bianca a pois rossi, solo che era più un top dalla scollatura a V che una maglietta tanto che le scopriva l’ombelico, dove si era fatta fare un piercing; indossava inoltre dei jeans attillati con qualche strappo fatto in fabbrica, una giacca di pelle blu scura poggiata sulle spalle e converse con la bandiera americana stampata sopra. Nonostante il suo viso si fosse addolcito, le sue labbra fossero più carnose e i denti fossero aggiustati, mentre teneva un lecca-lecca in bocca (stile chupa-chups) sfoggiava ancora quel ghigno malefico che faceva ogni volta che vedeva qualcosa che le piacesse, e guardava dritto verso Eddy. Alla sua destra c’era May che chattava sul suo smartphone, anche lei sembrava cambiata molto: i suoi incisivi da coniglio non si notavano tanto come quando era più piccola, era più bassa di Lee all’incirca di 5 cm ed era un po’ più in carne di lei, ma non tanto da rovinare la sua figura; portava i capelli legati in due lunghe code vaporose che partivano dai lati della nuca e qualche ciuffo le ricadeva davanti gli occhi cerulei intenti a guardare lo schermo del cellulare; indossava una camicetta un po’ scollata color panna e una lunga gonna rossa in stile figli dei fiori con dei disegni che ricordavano dei grandi raggi di sole color arancio; poggiata sul braccio aveva una giacca leggera color edera e da sotto la lunga gonna si intravedevano degli stivali marroni. Alzò gli occhi dal telefono e li posò su Ed, che dal canto suo tremava come una foglia, e gli sorrise facendogli l’occhiolino.

Edd guardò Marie e notò che in confronto alle sue sorelle sembrava molto minuta, ma allo stesso tempo emanava un’aria più incurante. Non guardava lui, stava fissando gli alberi che si vedevano fuori dalle finestre della mensa poste in alto, e sorrideva. Poi vedendo che le sue sorelle guardavano verso il loro tavolo si girò anche lei nella stessa direzione e incontrando gli occhi stupiti e spaventati di Doppia D gli sorrise, ma non in maniera spaventosa come le sue sorelle, sembrava volesse tranquillizzarlo. Gli mandò un bacio volante e, anche se sapeva che fingeva per le sue sorelle, arrossì all’istante, non capendone neanche lui il motivo. Si avvicinarono al loro tavolo e appoggiandovisi li salutarono in coro nel loro tono più acido: «Vi siamo mancati, tesorucci?» I ragazzi ebbero brividi lungo tutta la schiena appena sentirono queste parole. Eddy si riprese subito facendo il solito atteggiamento da spaccone: si mise a braccia conserte poggiandosi sullo schienale della sua sedia e guardò Lee dritto negli occhi, anche se non si vedevano, e le disse in tono non curante: «Non dovreste prendere il pranzo, strega?»

Lei fece una risatina e disse: «Volevamo salutare i nostri ragazzi prima di mangiare, giusto ragazze?»

Fecero anche loro delle risatine e risposerò con un occhiolino simultaneo. Ognuna delle Panzer si avvicinò al proprio Edward preferito e iniziò ad abbracciarlo e accarezzarlo causandogli terrore anche se in apparenza reagirono in maniera diversa: infatti, mentre Ed era in preda al panico più totale, Eddy faceva di tutto per mantenere la sua faccia tosta e non lasciarsi andare al nervosismo crescente dentro di lui, mentre Doppia D sudava freddo perché, anche se sapeva che stavano fingendo, non era abituato a sentire di nuovo il contatto invadente di Marie, che nel frattempo, stando dietro di lui, gli stava passando un dito lungo il collo e poi la spalla con movimenti circolari mentre gli mordicchiava il lobo dell’orecchio destro e con l’altra mano gli accarezzava il petto. Il moro sentì le gote e le orecchie diventare incandescenti e pregò che nessuno lo notasse e prima che se ne accorgesse Marie gli lasciò un bacio veloce sulla guancia e si avviò verso il bancone della mensa con le sue sorelle muovendo la mano a mo’ di saluto senza voltarsi. I tre al tavolo rimasero una manciata di secondi con gli occhi sbarrati fissi sulle sorelle dell’apocalisse, ognuno con una mano sulla guancia. Poi si guardarono l’un l’altro e Eddy chiese: «Ma che diavolo le prende a quelle tre? Si comportano in modo strano: non ci hanno riempito di baci appiccicosi!»         

«Già...!» Aggiunse Ed con aria assente, non si capiva se per lo shock o per la stranezza di quello che era appena successo.,

Edd a quel punto disse, riflettendoci a fondo: «Forse è perché siamo in pubblico... dopotutto sono comunque cresciute come noi, e avranno esperienza delle convenzioni sociali che implica il liceo...»

«Che intendi dire, capellone?» chiese incuriosito Eddy.

«Beh, semplicemente, al liceo esistono varie categorie di persone, come saprai, e ce n’è una che davvero in pochi riescono a sopportare: i ragazzi popolari! Nel nostro caso parliamo di Nazz e il gruppo delle cheerleader e della squadra di football di Kevin e Ralf. Nazz in particolare conosce praticamente tutta la scuola, è una cheerleader e fa anche la parte di informatrice per la rivista di gossip del giornalino scolastico. Ergo, se una persona così popolare fiutasse qualcosa di lievemente sospetto o notizie scottanti inizierebbe a far girare voci, e le Panzer non credo siano tipe che sopportano le voci, soprattutto per via delle incessanti domande di conferma dei ‘ciò che si è sentito dire’. Osserva il modo in cui Nazz le sta già guardando: sembra un ghepardo che ha appena visto una preda succulenta, pronto a balzare all’assalto in qualsiasi momento.» rispose indicando con un cenno della testa la ragazza in questione.

Eddy prima guardò Nazz e poi Doppia D e gli chiese: «E tu come le sai tutte queste cose su Nazz?»

Quest’ultimo arrossì lievemente distogliendo lo sguardo dalla bionda e disse un po’ in imbarazzo: «Ehm, e-ecco... diciamo che quando le porti i libri per due anni sperando invano che lei possa notarti ne impari di cose su di lei... Quanto avrei voluto non farlo!» Eddy fece un sorrisetto beffardo, come se si fosse improvvisamente ricordato degli eventi descritti dall’amico e di quanto fossero divertenti ai suoi occhi, e con una risatina divertita disse: «È vero! Me ne ero scordato! Io e Ed ti chiamavamo Testa di Facchino oppure il Don Giovanni montacarichi! *Ahahah* Non è vero Monociglio?» diede una lieve gomitata all’amico e questo come appena svegliato da un sogno ad occhi aperti ebbe un sussulto e poi vedendo Eddy ridere disse ridendo anche lui: «*Ahahah* Verissimo, Eddy!»

Doppia D all’inizio sospirò seccato, ma poi rise anche lui al ricordo di quanto sembrava goffo.

 

Finalmente arrivò l’orario della fine delle lezioni Edd uscendo dal portone principale salutò i suoi amici con la promessa di uscire la sera per andare a bere qualcosa per “festeggiare” l’inizio della scuola. Eddy diede uno strappo a Ed, come faceva sempre, nel suo furgoncino viola che lui d’estate usava quasi come una tenda da campeggio per sfuggire ai suoi genitori e alle loro “rogne”. Doppia D salì nella sua macchina e tutti e tre si diressero verso casa, prendendo strade diverse, perché i suoi amici dovevano passare dal centro commerciale per trovare un lavoro part-time. Mentre guidava, Edd ebbe un piccolo problema al motore e la macchina gli si fermò in mezzo alla strada. «Maledizione!» disse lui a denti stretti mentre scendeva dalla macchina e la spingeva più a lato per non intralciare il traffico e, avendo preso la scatola degli attrezzi dal portabagagli, aprì il cofano per vedere che problema ci fosse. Appena aprì una nuvola di fumo bianco si liberò dall’interno che lo fece tossire più volte. Anche se di macchine non ci capiva molto si rimboccò le maniche, si mise il cappello in tasca per legarsi i capelli e si tuffò a capofitto nell’impresa di ripararla. Dopo mezz’ora era ancora piegato nel cofano senza capirci nulla e avendo caldo si rialzò per pulirsi il viso dal sudore e si sbottonò leggermente la camicia allentandosi la cravatta. In quel momento notò che sul lato della strada dove si trovava stava venendo a piedi una figura minuta dai capelli blu che sembrava trasportare una custodia di chitarra. Pensò: “Ottimo! Come se la giornata non fosse già abbastanza brutta! Ma aspetta: Marie era brava come meccanico! Potrei odiare quello che sto per fare ma...”

Si sbracciò e gridò: «MARIE! MARIE!»

La piccola figura in lontananza alzò lo sguardo e sentendosi chiamare accelerò il passo. Quando fu finalmente vicina fece un sorrisetto e disse: «Ciao, dolce Muffin! Mi hai chiamato?»

Doppia D arrossì lievemente e deglutendo a fatica rispose, non sapendo bene neanche lui cosa dire: «Ehm, s.sì, M-Marie! C-Come va?»

Lei rispose un po’ sorpresa: «Ehm, bene! Non credo di poter dire lo stesso per la tua macchina!» rise divertita.

Rise anche lui nervoso per l’imbarazzo e disse: «Già, non riesco a capire cosa non vada sinceramente. Vedendoti arrivare mi sono ricordato che a te piacevano i motori e quindi...»

«Aspetta: TU stai chiedendo a ME una mano ad aggiustare la macchina?» chiese lei con un tono a metà tra lo stupore e la sfida.

Lui arrossì ancora di più e distogliendo lo sguardo da lei disse: «P-Più o meno...»

Lei rise un po’ e disse: «Spostati da lì, mani di fata! Mantieni la mia roba.» gli diede la cartella e la custodia della chitarra che lui ripose momentaneamente sui sedili posteriori della sua macchina. Quando tornò davanti a cofano gli arrivò in faccia la giacca da aviatore di lei. Quando se la tolse davanti dicendo un “EHI!” la vide legarsi i capelli blu in una coda, coprendo accuratamente l’occhio destro e lasciando scoperte le spalle tempestate di piccole lentiggini che aveva leggermente anche sul viso. La canotta che indossava era nera con sopra una stampa del logo dei Guns n Roses e molto aderente e scollata, tanto che le forme del suo reggiseno erano molto evidenti sotto la stoffa nera. Edd cercò di non guardarla per non arrossire, soprattutto quando lei si piegò nel cofano per risolvere il suo problema. Nel giro di 5-10 minuti si rialzò e disse: «Ecco qual è il problema! C’è dell’acqua in uno dei tubi di scarico: niente di grave si risolve in due minuti! Mi sorprende che però il genio incontrastato di Peach Creek non abbia capito quale fosse il problema della sua macchina.»

«Ehm, ecco... i motori non sono il mio forte: preferisco le formule di biochimica alla meccanica! *Eheh*» fece lui imbarazzato.

Marie scoppiò a ridere e disse: «Chissà perché una risposta del genere me l’aspettavo! In ogni caso ho risolto, dovresti riuscire a partire adesso... Ehm Doppia D?»

Mentre lei parlava, lui aveva iniziato a guardarla intensamente: il sudore faceva diventare la canotta ancora più aderente e di conseguenza la scollatura faceva sembrare il suo seno più prosperoso; più cercava di distogliere lo sguardo, più questo improvvisamente notava le curve della ragazza che aveva di fronte. Quando si sentì nominare avvampò e disse balbettando ed evitando di incrociare il suo sguardo: «Ah! P-Perfetto, g-grazie! T-tieni la tua giacca!» Gliela porse di scatto e lei un po’ presa alla sprovvista la prese titubante e disse: «Ehm, prego, non c’è di che. La mia roba?»

«Ah, sì! Sul sedile di dietro! Un attimo e la prendo.» disse lui andando ad aprire la portiera. Si fermò un attimo a pensare e le chiese: «Non... non è che vorresti un passaggio?»

Lei lo guardò e disse un po’ insicura: «Non lo so... non vorrei disturbare!»

«Beh, è un modo per ringraziarti dell’aiuto che mi hai dato: non disturbi, te l’ho chiesto io.» rispose lui sorridendo lievemente.

«Grazie...!» fece lei timidamente.

 

Una volta partiti passarono alcuni minuti di silenzio imbarazzante. Poi fu Doppia D a rompere il ghiaccio: «Ehm, allora: come mai a piedi da sola? Le tue sorelle?»

«Sono tornate con la macchina di Lee. A pranzo abbiamo discusso un po’, quindi ho preferito camminare...» rispose lei semplicemente, guardando fuori dal finestrino.

«Davvero? A piedi da sola con la cartella e la chitarra in spalla e questo sole cocente sulla testa? Dev'essere stato un brutto litigio!» disse lui alquanto stupito.

«Nulla di nuovo: roba di asciugacapelli e smalti che avrei rubato dai loro cassetti secondo loro. Ma vorrei sapere da te: secondo te mi metterei mai uno smalto giallo con i brillantini? Andiamo! Le mie unghie starebbero male per itterizia piuttosto!» disse scoppiando a ridere.

Anche Doppia D rise e disse: «In effetti non ti ci vedrei! Ehm, è un po’ imbarazzante, ma non so dove abiti!»

Lei disse: «Non ci torno a casa! Lee e May devono prima chiedermi scusa!»

«Quindi dove ti porto?»

«Vado a casa di zia Piper per stanotte: le ho chiesto e ha detto che non ci sono problemi. Ti indico la strada.» rispose terminando con piccolo sorriso.

Doppia D dopo una rapida occhiata al suo viso ritornò a guardare la strada annuendo semplicemente. Ogni volta che sorrideva così lo faceva diventare nervoso: non era normale! Non era da Marie! Se si fosse fermato un attimo a pensare a quello che stava facendo avrebbe realizzato che era nello scenario più assurdo che potesse immaginare: LUI che dava un passaggio in macchina a MARIE PANZER e non stava TREMANDO! Almeno non di paura…

“Che diavolo sta succedendo?!” Gridò la sua testa.

 

Una volta arrivati a destinazione lei disse: «Grazie mille per il passaggio, Doppia D.»

«Figurati! Grazie a te per la macchina!»

«Una sciocchezza! Ci vediamo a scuola. Ricordati che abbiamo un patto! A domani, Swanson!» disse lasciandogli un bacio sulla guancia prima di uscire dalla macchina. Edd si toccò la guancia sentendo del calore diffondersi da lì e aspettò che lei entrasse nel portone. Ma ciò che vide lo scioccò profondamente: apparso praticamente dal nulla, un ragazzo alto e castano vestito da emo si avvicinò a Marie e la baciò sulle labbra e quando si staccarono lei lo abbracciò sorpresa e sorridente.

Se ne andò: non aveva altro da fare lì. Non riusciva a crederci, non si accorse nemmeno di aver detto ad alta voce: «Marie è fidanzata…»

 

 

 

 

 

Angolo d’autrice:

Ciao a tutti questa è la prima fanfic che scrivo a tema Ed Edd n Eddy. Questo capitolo l’ho scritto 5 anni fa, ma non ho mai avuto tempo o coraggio di pubblicarlo. All’epoca non avevo neanche un titolo o una sinossi per questa fic.

L'aspetto dei personaggi è ispirato ai modelli creati dall'utente di Deviantart VampireMeerkat con qualche piccola modifica personale

Tutti i diritti  vanno a Danny Antonucci per Ed Edd n Eddy e la canzone Counting Stars è di proprietà degli OneRepubblic. La scena è ispirata alla cover cantata su Youtube da Anna Damita ( per chi vuole metterò il link)

Spero che vi piaccia

Un bacio dall’Abisso

Joy B Cheshire

  
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