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Autore: wittyy_name    18/05/2020    1 recensioni
Proprio quando le cose fra Keith e Lance sembravano essere migliorate, ecco che prendono una svolta anche peggiore. Con il lato destro di Voltron che litiga come non mai, la squadra idea un piano per risolvere la situazione: rinchiuderli nella sala allenamenti fino a che non impareranno a comportarsi bene l'uno con l'altro.
Il suggerimento di Coran? Aggiungere un labirinto invisibile al tutto.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto: In cui la “musica d'atmosfera” alteana viene introdotta, e Lance è un idiota


Note autrice: La prospettiva cambierà in ogni capitolo, ma indicherò sempre di chi è il punto di vista.

Grazie per tutti i vostri commenti! Li conservo come tesori <3






[K E I T H]

Avevi soltanto voglia di urlare.

Non potevi credere che ti avessero rinchiuso nella sala allenamenti, nel labirinto invisibile, con Lance fra tutti. Avevi automaticamente assunto una posizione di difesa quando i muri si erano alzati improvvisamente. Ora erano scomparsi, ma i tuoi occhi scannerizzarono la stanza attentamente. Potevi ancora sentire il sottile 'hum' dell'elettricità. Erano sicuramente ancora attivi.

Potevi sentire, inoltre, un suono leggero, strangolato. Lanciasti uno sguardo di sbieco per trovare Lance in piedi, le gambe larghe e le ginocchia piegate, le braccia verso l'esterno con i palmi in alto e le dita arricciate. I suoi occhi erano spalancati e concentrati sulla cabina al di sopra delle vostre teste. La sua bocca era aperta e ne usciva un piccolo lamento strozzato, lungo e continuo. Nel complesso, sembrava un completo idiota. Niente di nuovo.

Sospirasti, rilassandoti e mettendoti dritto. Portasti un braccio al tuo petto e vi poggiasti sopra l'altro gomito, alzando una mano per pizzicarti il ponte del naso. Strizzando gli occhi, abbassasti il capo e sopprimesti un grugnito di frustrazione. Non volevi nient'altro se non andare alla porta e provare a forzarla, ma il labirinto invisibile ti teneva al tuo posto. Non avevi nessun desiderio di ricevere la scossa oggi.

“Pidge? Hunk?” Lance improvvisamente si mise a gridare. Apristi gli occhi, fissandolo senza alzare la testa. Si era raddrizzato nuovamente e aveva le mani attorno alla bocca a mo' di coppa. “MOLTO DIVERTENTE, RAGAZZI! PIDGE! FACCI USCIRE! HUNK? SHIRO? ALLURA? CORAN? CHIUNQUE?!”

Guardasti la cabina, ma non riuscivi più a vedere le figure che poco prima erano presenti. Lasciasti cadere la mano dal tuo viso. “Non penso che ci siano.” Dicesti in tono piatto.

Oh sì? Beh, che ne sai?!” Disse lui, aggredendoti verbalmente. I suoi occhi erano stretti e le sue labbra corrucciate in un broncio. Provasti immediatamente stizza. Ti sentivi teso e il tuo cipiglio s'intensificava. Perché era sempre così? Come riusciva ogni volta a farti reagire in quel modo? Perché reagivi sempre alle sue provocazioni? Nessuno ti faceva innervosire come Lance. Nessuno era– era frustrante come Lance.

Potevi capire perché la squadra avesse deciso che fosse ora di intervenire tra voi due, ma questo non significava che ne fossi felice. Andava tutto bene. Vi eravate avvicinati, avevate legato, parlavate come due persone normali. In realtà, ti piaceva stare con lui. Una volta che aveva smesso di essere inutilmente aggressivo, avevi trovato che avesse anche un certo fascino. Era ancora un idiota, ma avevi iniziato a trovarlo divertente. Forse stranamente tenero. Come un cucciolo.

Poi tutto era cambiato. Non eri sicuro di cosa fosse. Un giorno era amichevole, e quello dopo era tornato a cercare il litigio. Il cambiamento era stato così improvviso e inspiegabile. Il suo comportamento era peggio di prima, e non avevi idea di quale fosse il problema. Avevi pensato che avessi iniziato davvero a piacergli.

Essere così vicino a Lance ti rendeva nervoso. L'aria era pregna di energia che ti faceva drizzare i capelli, e non eri sicuro che fosse solo a causa del labirinto invisibile.

“So che non sono lì.” Dicesti seccamente, agitando una mano verso la cabina. “Se ne sono andati, genio. L'hanno pure detto.”

“E tu ci credi? Probabilmente sono seduti da qualche parte a guardarci in questo momento. So che siete lì, Hunk! Pidge!”

Improvvisamente, sentisti l'istinto di strangolarlo. Lo sentivi spesso di recente. “Li vedi lassù?”

Lance ti diede le spalle per guardare la cabina. La sua bocca si contrasse in una smorfia, e la sua fronte si corrugò. Sospirò e crollò a terra, sembrando, per un momento, completamente sconfitto, prima di raddrizzarsi. “Okay, okay, mettiamo che se ne siano andati davvero.” Spostò il peso su un fianco e portò un braccio sul suo petto. Ci poggiò sopra il gomito mentre la sua mano libera accarezzava il suo mento. “Immagino che dovremmo inventarci qualcosa per uscire da qui.”

Alzasti lo sguardo su di lui, le sopracciglia leggermente arcuate. Portasti una mano al tuo fianco, l'altra che ti penzolava accanto. “Potremmo, sai, effettivamente parlare come loro vogliono che facciamo.”

Lui ti riservò uno sguardo così comicamente pieno di disgusto che probabilmente sorridesti davvero, se non fosse stato per il fatto che sapevi significasse che stava per dire qualcosa di stupido.

Finalmente riuscì a ricomporsi e a riflettere, al meglio delle sue capacità. “Oh, te lo scordi.” Cominciò a scuotere la testa. “Nope. No, no. Nononono. Nope. Nope, nope, nope.” Scuoteva le mani di fronte a lui, avanti e indietro. Poi si fermò e puntò entrambi gli indici verso il soffitto. “Non parleremo a cuore aperto. Non lo faremo. No. Assolutamente no. Fanculo. Non abbiamo niente di cui parlare. E anche se fosse così, non ne parlerei con te.”

Sentisti le tue sopracciglia corrucciarsi, e il tuo occhio avere uno spasmo. Lasciasti cadere il capo leggermente da un lato. “Pensi sinceramente che non abbiamo nulla di cui parlare?” Chiedesti in tono piatto.

Incrociò le braccia al petto, scuotendo il capo. “No, niente di niente.” Aveva gli occhi chiusi e le labbra premute in un piccolo broncio, ma aprì un occhio e ti guardò curiosamente. “Perché? Tu pensi che abbiamo qualcosa di cui parlare?”

“Uhm, sì?” Alzasti gli occhi al cielo, sollevando la mano che riposava al tuo fianco per gesticolare vagamente, il palmo verso l'alto. “Perché non parliamo di come ultimamente ti stai comportando da coglione, e sei arrivato al punto da intaccare la sinergia della nostra squadra?”

Cosa?!” Le sue braccia si stirarono ai lati del suo corpo, le mani che si chiusero in due pugni. Camminò pesantemente verso di te. “Non dare la colpa a me!” Colpì il tuo petto con il dito e sentisti il sangue ribollire. “Tu sei quello che sta incasinando la nostra sinergia!”

Digrignasti i denti. “Non sono io quello che sta cercando di impressionare tutti con un eccessivo lavoro di piedi! Notizia flash, Lance, non funziona. Continui a farci perdere l'equilibrio!”

Almeno io non sono quello che si mette in mostra con ricercate mosse da spadaccino! L'abbiamo capito, Keith! Sai usare una spada, hip hip urrà!”

Lo guardasti a bocca aperta. Sentisti l'arcata ciliare inferiore contrarsi. “Sono il braccio destro!” Sentisti la tua voce alzarsi, indignata. “Devo usare la spada! È la mia spada!”

Ti stavi sporgendo in avanti, e lui sporse la sua testa verso la tua. Praticamente vi ritrovaste a sbattere le teste l'una contro l'altra. Lo guardasti in cagnesco, e lui sostenne il tuo sguardo con altrettanto astio. “Sì? Beh tu non devi essere così–! Così–!” La sua bocca si chiuse di scatto e le sue labbra si torsero. La sua pelle olivastra mostrava segni rossi sul naso e sulle guance. Arrossiva sempre quando era arrabbiato o frustrato, ma avevi notato che solitamente capitava quando litigava con te. Non eri sicuro di cosa pensare.

“Sìììì?” Dicesti, spostando l'attenzione sul suo essere rimasto senza parole.

L'effetto fu quello desiderato. Il suo rossore aumentò. Non sapevi spiegarlo, ma ti sentivi soddisfatto quando lo facevi arrossire così. Quando gli facevi perdere il controllo. Le sue labbra si premettero in una linea retta. “Non devi essere così esibizionista!” Urlò, buttando le braccia in aria.

Non sono un esibizionista! Sto facendo il mio lavoro!”

“Da quando il tuo lavoro è darmi sui nervi?!”

È facile darti sui nervi tanto quanto lo sei tu!”

E questo che cosa vorrebbe dire?!”

Era così vicino. Troppo vicino. Potevi sentire il calore del suo corpo. Il suo respiro che sfiorava le tue guance, che carezzava le tue labbra. Alzando lo sguardo verso di lui quando era così vicino, i suoi occhi diventavano uno solo. Un solo occhio sfocato del colore dell'oceano profondo e del cielo dopo il tramonto quando l'oscurità arrivava. La sua faccia era ancora rossa, una sfumatura piuttosto scura che gli bruciava le guance. Non l'avevi mai visto avere una reazione così esagerata con nessun altro. Solo con te. E abbastanza stranamente, ne andavi fiero.

Eppure, la sua vicinanza cominciava ad irritarti. Potevi sentirlo lungo la tua pelle, facendoti rizzare i peli. Potevi sentirlo nel modo in cui le tue ginocchia tremavano. Nel modo in cui il tuo cuore martellava contro il tuo petto ad un ritmo fin troppo veloce per farti stare tranquillo. Ti rendeva così– così... arrabbiato? Sì. No. Ti faceva arrabbiare, ma era più di questo. Eri frustrato. Eri ansioso. Eri infastidito. Eri nervoso. Eri furioso. Volevi afferrarlo, ma non eri sicuro di cosa ne avresti fatto di lui. Le tue mani si chiusero a pugno, le unghie che affondavano nel tuo palmo per evitare di raggiungerlo. Ti dava sui nervi in un modo tutto suo, in modi in cui non pensavi fosse possibile. Ti confondeva, e lo odiavi.

Avevi bisogno di spazio. Avevi bisogno di aria non contaminata da Lance. Ti raddrizzasti e ti tirasti indietro, girandoti a centottanta gradi e incrociando le braccia al petto. Ti muovesti così improvvisamente che Lance non ebbe tempo di riprendere l'equilibrio, quasi cadendo in avanti. Quasi cadendo su di te. Quando si rimise in piedi, ti guardò male, il suo labbro inferiore che sporgeva in un modo così incredibilmente da Lance. Fece agitare il tuo stomaco.

“Oh per favore,” Dicesti tu, voltando il capo dall'altra parte. C'era dell'amarezza nella tua voce che non riuscisti ad eliminare completamente. “Sai esattamente che cosa intendo.”

“No, non è vero!” Insistette lui.

“Allora usa il tuo cervello per scoprirlo.” Scattasti tu. “Non è lì solo per bellezza.”

Perché tu non usi il tuo cervello e pensi ad una maniera per uscirne?”

Lo farei se qualcuno stesse zitto per un secondo e mi lasciasse pensare!”

“Perché non mi costringi?!”

La tua bocca si chiuse di scatto, la mandibola contratta mentre le tue labbra si corrucciavano. Volevi farlo. Dio, avresti fatto qualsiasi cosa per farlo tacere per due secondi. Era a portata di mano. Avresti potuto raggiungerlo e strattonarlo. Non eri sicuro di cosa avresti fatto dopo. Qualsiasi cosa per fermare la sua voce. Qualsiasi cosa che riportasse la pressione e il battito del tuo cuore alla normalità. Volevi prenderlo a pugni. In faccia. Sulla bocca. Su quella fottutamente bellissima bocca.

Ti gelasti sul posto. Da dove diavolo arrivava quel pensiero? I tuoi occhi si spalancarono un poco, e del calore risalì sul tuo collo.

Apristi la bocca per parlare, ma prima che potessi trovare la voce, la sala allenamenti fu improvvisamente invasa da uno stridio assurdo.

Avresti potuto cacciare un urlo di sorpresa, ma lo soffocasti. Le tue mani corsero automaticamente alle tue orecchie, schiacciandole contro la testa in un debole tentativo di fermare quel rumore. Era forte, assordante, ed era terribile. Apristi gli occhi, guardandoti intorno, ma non c'era niente di nuovo. Niente a parte il rumore che arrivava dagli altoparlanti.

CHE CAZZO È STA ROBA?” A malapena riuscisti a sentire le parole di Lance. Dovesti guardarlo per leggergli il labiale. Anche lui si stava premendo le mani contro le orecchie, guardandosi intorno allarmato e decisamente in panico. Eravate entrambi piegati su voi stessi, come se in qualche modo allontanarsi dal soffitto vi aiutasse a scappare da quel suono.

“PENSO CHE SIA MUSICA.” Urlasti di rimando.

“COSA?” Lance si girò per guardarti, la confusione visibile in ogni suo tratto, e tu dovetti resistere all'impulso di roteare gli occhi.

“PENSO CHE SIA MUSICA.” Ripetesti, alzando un po' di più la voce. Questa volta ti stava fissando, e tra la tua voce e le tue labbra, sembrò recepire il concetto.

È TERRIBILE.”

“HO NOTATO.” Avevi anche esitato a definirla musica, ma eri abbastanza sicuro che fosse quantomeno un tentativo. La musica era discordante, armonie e melodie stridenti fra loro incoerenti e sbagliate. Non riconoscevi nessuno strumento, se ce n'erano. Non aveva alcun ritmo riconoscibile e ti ricordava della ghiaia in un frullatore. La parte vocale sembrava un ammasso di strilli, acuti, frenetici, che formavano sillabe che non riuscivi a identificare, producendo suoni che non pensavi fossero possibili. Aveva diminuzioni e movimenti e schemi che potevi ritrovare nella musica, ma non era nulla che Keith avesse mai ascoltato. Non era nulla di piacevole.

RAGAZZI! SPEGNETE!” Lance stava gridando, girandosi verso la cabina. “PIDGE? PIDGE!! HUNK!! VI PREGO. PER FAVORE RAGAZZI SPEGNETELA! ABBIATE PIETÀ! SHIRO? ALLURA? CORAN!”

“NON SONO QUI!” Gridasti fra i denti, ma lanciasti un'occhiata alla cabina nella speranza di vedere delle figure. Non fu così.

“E ALLORA CHE STA SUCCEDENDO??” Si girò per guardarti, gli occhi spalancati e disperati.

Non lo sapevi. “POTREBBE ESSERE UN MALFUNZIONAMENTO.”

“OOOOH NO, CI SIAMO. IL CASTELLO STA DAVVERO CERCANDO DI UCCIDERCI.” Cadde in ginocchio, le mani ancorate alle orecchie. “SIAMO TUTTI SOLI E NON CI POSSONO SENTIRE E MORIREMO. PENSO CHE MI STIANO SANGUINANDO LE ORECCHIE.”

“LANCE, DACCI UN TAGLIO.”

“SIAMO INTRAPPOLATI PER SEMPRE ED È TUTTA COLPA TUA!”

Lo guardasti male. Era piegato e si premeva contro le ginocchia. Francamente, eri sorpreso che tu riuscissi a reggerti in piedi. “FORSE SE AVESSI SMESSO DI STRILLARE CI AVREBBERO LASCIATO USCIRE PRIMA!”

“ALMENO SE DIVENTO SORDO NON DOVRÒ PIÙ SENTIRE LA TUA STUPIDA VOCE!”

“CHE COS'HA CHE NON VA LA MIA VOCE?” Sbottasti tu. La tua irritazione verso Lance si era affievolita a causa dell'improvvisa comparsa della musica, ma riaumentò in un attimo. Sentivi una strana sensazione al petto, una stretta mentre il tuo cuore martellava. Che cosa c'era che non andava con la tua voce?

“NIENTE! QUESTO È IL PROBLEMA! È PERFETTA, COME TUTTO IL RESTO DI TE!”

Tu.. avevi per forza sentito male. Assottigliasti gli occhi, corrugando la fronte. “CHE HAI DETTO?”

Ti guardò male, la faccia corrucciata in una smorfia. Strizzò gli occhi mentre portava il capo all'indietro per urlare chiaramente: “HO DETTO CHE SEI TROPPO PERFETTO, CAZZO!”

Tutto il tuo corpo venne investito da una calda sensazione, e il tuo stomaco si contorse. Considerando quanto il tuo cuore batteva veloce, non c'era da sorprendersi che il sangue fluisse sulle tue guance così in fretta. Cominciò nel tuo petto, sul tuo collo, il calore aumentava. Era rabbia, dicesti a te stesso. Lance, esasperante, irritante, fastidioso Lance, ti aveva fatto arrabbiare. Era normale per le facce delle persone arrossire quando erano arrabbiate. Dopo tutto, Lance era riuscito a fare un complimento facendolo suonare come un insulto. “NON SONO PERFETTO!” Gridasti, mangiandoti le parole.

Lance roteò gli occhi, e tutta la testa, drammaticamente. “MI PRENDI IN GIRO.” Riuscì a mettersi in piedi, non senza faticare e quasi cadendo all'indietro, e si mise a fare una piccola danza con le mani ancora fermamente incollate alle sue orecchie. “WHY THE FUCK YOU LYIN'? WHY YOU ALWAYS LYIN'?”

“CHE STAI FACENDO?” Sapevi esattamente che cosa stava facendo.

Ballava da un piede all'altro, il torso che si muoveva e i fianchi che ondeggiavano quanto possibile senza che lui muovesse le braccia. Era ridicolo. Disgustosamente adorabile. “OH MY GOD, STOP FUCKING LYIN'!”

“OH MIO DIO, SMETTILA DI CANTARE, CAZZO.”

La tua preghiera non venne ascoltata. Fece un passo verso di te, piegando le ginocchia e muovendo il bacino come se si stesse scopando l'aria. “ALWAYS LYIN' TO ME! YOU LYIN' SO MUCH!”

“SEI UN PESSIMO BALLERINO.”

“YOU MAKING IT HARD FOR ME!” Mosse i fianchi da un lato diverse volte, prima di farlo dall'altro. Il suo canto era più che altro uno strillo con del ritmo e faceva vergognosamente a botte con il rumore che fuoriusciva dagli altoparlanti. Tu mantenevi gli occhi fermamente lontani dai suoi fianchi.

“PERCHÈ SEI COSÌ?”

EVERYTIME YOU TELL ME SOMETHING I FIGURE THAT YOU LYIN'.” Ruotò su se stesso e sporse in fuori il suo sedere, scuotendolo verso di te. Cominciò poi a saltare nella tua direzione, il culo sempre all'infuori. Al terzo salto, perse l'equilibrio. Le mani si staccarono dalle sue orecchie mentre le sue braccia si agitavano. Ti facesti da parte mentre cadeva sul sedere. Uno sguardo di dolore imbarazzato attraversò il suo viso prima che si sbrigasse a rimettere le mani sulle orecchie. Grugnì e lentamente si sdraiò sulla schiena. “HA FATTO MALE... NON MENTIRÒ.”

Non riuscisti ad evitarlo. Ridesti. Quella risata aveva risalito la tua gola, passando al di sopra di tutta la frustrazione e l'irritazione, ed era uscita dalle tue labbra, sorprendendovi entrambi. Il suo suono fu ingoiato dalla musica urlante, ma le tue spalle vibrarono mentre chiudevi gli occhi, la tua testa che andava all'indietro per un attimo. “SEI UN IDIOTA!” Dicesti, il tuo urlo contaminato di divertimento. La risata era stata improvvisa, ma avevi riacquistato il controllo velocemente. Eppure quando guardasti nuovamente Lance, il sorriso non ti era sparito completamente dalle tue labbra. 


La sua espressione era assente, i suoi occhi spalancati e le sue labbra leggermente aperte mentre ti fissava. Sentisti qualcosa simile ad un mix di imbarazzo e irritazione farsi spazio dentro di te, e il tuo sorriso scemò. Indossasti un'espressione cautamente indifferente. “COSA?”

La reazione di Lance fu immediata. Il suo cipiglio e il suo sguardo malevolo tornarono a tutta forza. “LO STAI FACENDO DI NUOVO!”

L'angolo delle tue labbra tremò dall'agitazione, e un'onda di esasperazione ti investì. “CHE HO FATTO?”

“SEI– SEI STRANO!”

“COME SAREBBE SONO STRANO?”

“STAI SORRIDENDO!”

Ti bloccasti, sbattendo le palpebre numerose volte mentre esaminavi le sue parole. “SERIAMENTE?” Eri stanco, e volevi soltanto strangolare Lance. Non aveva assolutamente senso. “SORRIDERE NON È STRANO. TUTTI SORRIDONO.”

La sua faccia si contrasse in una smorfia, e ti guardò in cagnesco dal suo posticino a terra. “È STRANO QUANDO SEI TU.” Fece fatica a tirarsi su, le mani ancora sulle orecchie. Rischiò di cadere un sacco di volte, ma ecco che era in piedi e ancora una volta attaccò la sua testa alla tua. “ANDAVA TUTTO BENE, E POI TU L'HAI RESO STRANO!”

Ti cadde la mascella mentre lo fissavi, occhi spalancati. Dopodiché le tue labbra si corrucciarono, e il tuo naso si arricciò. Non potevi crederci. Voi due avevate finalmente iniziato ad andare d'accordo. Tutto sembrava andare bene. Lance poteva starti intorno per periodi più lunghi senza insultarti, e quando lo faceva, erano più giocosi che altro. E non ti dava sui nervi, e per la prima volta, iniziava davvero a piacerti il fatto che voi due foste amici. Stavate legando. Lance aveva iniziato a piacerti davvero. Ti piaceva passare il tempo con lui. Era un idiota, ma era dolce. Non vedevi l'ora di stare con lui, gli sfottò, le sue idee ridicole, le sue mosse stupide. Poi all'improvviso era cambiato radicalmente. Era infastidito ogni volta che stavate nella stessa stanza. Ti guardava con molta più ostilità di quanta ne avessi mai vista da parte sua. Non gli piaceva stare vicino a te, faceva in modo di essere il più lontano possibile. Faceva male. Faceva male molto più di quanto volessi ammettere. Soprattutto perché non avevi fatto niente a parte iniziare ad aprirti con lui.

E tutto perché avevi iniziato a sorridere quando c'era lui?!

“HAI INIZIATO A FARE LO STRANO PERCHÈ SORRIDEVO?”

“HAI INIZIATO ANCHE A RIDERE! TU SEI KEITH! TU NON RIDI!”

La tua testa si mosse per un attimo all'indietro, le tue labbra arricciate. “IO RIDO!”

“NON QUANDO CI SONO IO, NON LO FAI! MA POI HAI COMINCIATO ED È DIVENTATO STRANO!”

“NON TI DISPIACE QUANDO GLI ALTRI RIDONO! PENSAVO CHE VOLESSI CHE ANCH'IO RIDESSI ALLE TUE STUPIDE BATTUTE?!”

“INFATTI!” Numerose espressioni attraversarono il suo viso, tutte scomparse prima che potessi identificarle. In generale, sembrava frustrato quanto te. “MA POI HAI RISO ED ERA STRANO E– E MI HA CONFUSO! TU MI CONFONDI!” Non aveva senso, ma il suo tono era chiaramente di accusa, e tu venisti preso dalla collera.

Portasti il capo all'indietro, offeso, le labbra corrucciate e il naso arricciato. “BEH SCUSA SE LA MIA RISATA TI OFFENDE, LANCE, NON TUTTI POSSONO AVERE UNA BELLA RISATA.”

“NON È– LA TUA RISATA NON È– QUELLO CHE INTENDEVO ERA– UGH!” Lance sembrava che stesse digrignando i denti. Piegò le ginocchia, strizzò gli occhi, buttò il capo all'indietro, e urlò tutta la sua frustrazione.

Nel bel mezzo del grido, la musica si fermò di botto. L'urlo di Lance riecheggiò per un paio di secondi dopo che si era fermato. Entrambi rimasero in religioso silenzio per un po', guardandosi attorno attentamente. Dato che la musica non ricominciò, abbassasti lentamente le mani dalle tue orecchie. Ti guardasti i palmi delle mani, quasi aspettandoti di vedere del sangue. Non ce n'era. Ti fischiavano le orecchie, ma sospirasti di sollievo.

“Oh, grazie al quiznak.” Disse Lance, la voce ancora più alta del normale. Scommettevi che anche le sue orecchie stessero fischiando. Lui sospirò, e alzò lo sguardo verso la cabina di controllo. “Va bene, haha, divertente, ragazzi. Ora potete farci uscire!”

Roteasti gli occhi e incrociasti le braccia sul tuo petto. Potevi ancora sentire il battito del tuo cuore attraverso la cassa toracica. “Non sono lì, Lance.”

Il suo cipiglio sfociò in un broncio quando si girò per tirarti un'occhiataccia, lasciando cadere testa e spalle. “Oh sì? Perché allora la musica si è fermata, eh? E come si è accesa, tanto per cominciare?”

Onestamente, non ne avevi idea, ma non pensavi che i tuoi amici e compagni di squadra fossero lassù a guardarvi soffrire. Shiro e Allura non glielo avrebbero lasciato fare. Scrollasti le spalle. “Abbiamo visto cose più strane.”

Sbuffò fra sé e sé, portando una mano sul suo fianco. Un piccolo ghigno curvò uno degli angoli della sua bocca. “Sì, come te che sorridi.”

Sentisti la tua faccia arrossire a causa di un'improvvisa agitazione. “Perché il mio sorriso ti dà così tanto fastidio?”

Il suo ghigno si spense, e esaminò il tuo volto per un momento. Qualcosa di strano riempì i suoi tratti, qualcosa di morbido, qualcosa di preoccupato. Sembrava quasi che stesse per dire qualcosa, ma poi alzò le mani e girò su se stesso. “Nope. Io ho chiuso. Me ne vado.”

Lo guardasti con un sopracciglio inarcato, mentre Lance si allontanava cautamente da te. Fece qualche passo in avanti, strisciando i piedi sul pavimento, tenendo le mani alzate di fronte a lui. Era accigliato, e i suoi occhi erano socchiusi dalla concentrazione. Le sue labbra erano strette e sporgevano. Sembrava assolutamente ridicolo. Prima che potesti dire qualcosa, la sua mano destra colpì il muro del labirinto. La scossa rese visibile per un attimo il pannello del muro, prima che scomparisse di nuovo. Lance strillò, l'elettricità crepitò, dopodiché fece scattare la mano all'indietro.

“Va bene, non da questa parte.” Mormorò a se stesso, stringendo la mano al petto e accarezzandola con la sinistra. Guardò male il muro come se lo avesse personalmente offeso. Girò il capo a sinistra e sporse l'altra mano. “Magari qui–” Un altro crepitio elettrico e un altro breve grido. “Di qui allora.” Si voltò alla sua destra e camminò in quella direzione, facendosi lentamente strada con il piede destro.

“Che stai facendo?” Chiedesti con tono piatto, fissandolo con sguardo vuoto.

Ti guardò velocemente in cagnesco oltre la sua spalla. “A differenza di te, io sto provando ad uscire da qui.”

“E come avresti intenzione di fare?” Dovevi ammetterlo, eri curioso. Mentre guardavi, Lance si mosse in avanti fino a che il suo piede non incappò in un muro. Urlò e saltò immediatamente all'indietro, saltellando su un piede solo mentre si teneva quello ferito con entrambe le mani.

“Riuscirò ad uscire da questo labirinto soltanto se mi ucciderà.” Soffiò lui tra i denti stretti. Si voltò verso destra per prendere una nuova direzione, ma bastò un passo per farlo finire con la testa contro un muro. Scattò all'indietro, entrambe le mani che volarono alla fronte e al naso. I suoi occhi erano acquosi a causa del breve dolore.

Dovesti ingoiare una risata, trasformandola in un piccolo colpo di tosse. L'angolo delle tue labbra si sollevò appena. “Potresti avere ragione.”

“Sicuramente è meglio che rimanere lì vicino a te.” Ti voltò completamente le spalle e si avviò nella direzione opposta. A causa dei muri del labirinto invisibile, era uno spasso guardarlo sporgersi in avanti, toccando cautamente l'aria con un dito. Faceva una smorfia ad ogni millimetro. 

“Anche se dovessi uscire, le porte sono ancora bloccate.” Gli ricordasti, guardando divertito come una scintilla gli avvolse il dito. Ritirò la mano così velocemente e così drammaticamente che riuscì a colpire un altro muro. Il suo suono vittorioso fu interrotto in un attimo.

“Se riusciamo a uscire dal labirinto per quando torneranno, penseranno che abbiamo legato abbastanza da lavorare come una squadra, o qualcosa del genere.” Disse lui, sfregandosi il naso. Quando spostò la mano, aprì la bocca e mosse il naso da un lato all'altro, arricciandolo. Le tue sopracciglia si alzarono, le labbra che si arricciarono un po' di più. Avevi voglia di vedere di nuovo la sua faccia contratta dopo che aveva sbattuto contro il muro. “Allora dovranno per forza lasciarci uscire.”

“Questa...” Cominciasti a dire, ma le parole ti morirono in gola. Il tuo mezzo sorriso scomparve, e guardasti Lance, pensieroso. La tua testa si piegò da un lato. “Questa non è per niente una cattiva idea.”

Non era una cattiva idea, se tu avessi avuto davvero intenzione di attraversare il labirinto con lui. Cosa che non avevi. Ma non facesti notare questo piccolo difetto del piano.

Lance stava ghignando, nuovamente sicuro di sé. Si mise le mani sui fianchi. “Vedi? Fidati di me.”

Scuotesti il capo, provando a soffocare quel calore che si stava spandendo nel tuo petto alla vista del suo sorrisino presuntuoso. Era un po' che non vedevi quell'espressione sul suo volto. Era totalmente alla Lance, ma era sempre così incazzato che ultimamente non ne avevi avuto occasione. Non avevi realizzato quanto in realtà ti mancasse. “Mi fido di te tanto quanto lontano posso lanciarti.”

Spostò il peso su una gamba, incrociando le braccia al petto. Il suo ghigno si allargò. Abbassò il mento, guardandoti con una scintilla negli occhi che fece contrarre il tuo stomaco spiacevolmente. “Amico, ti ho visto lanciare la gente da un lato all'altro di una stanza, quindi vuol dire che ti fidi un sacco di me, eh?” Fece l'occhiolino e fece la pistola con una mano nella tua direzione. La sua voce era pregna di scherno compiaciuto.

Pensavi che ti mancassero le leggere prese in giro, ma il modo in cui il tuo cuore sussultò e la tua faccia si scaldò e le tue mani cominciarono a sudare.. Era spiacevole. Gli riservasti uno sguardo vuoto e mantenesti la tua voce piatta. “Rettifico: mi fido di te tanto quanto lontano tu riesci a lanciare me.”

La sua faccia arrogante si spense in un istante e corrugò la fronte. “Ehi!” Le sue mani volarono ai suoi fianchi, la testa si sporse in avanti mentre faceva un passo verso di te– solo per finire con la faccia contro un altro muro. Urlò e inciampò, colpendo il muro dietro di lui. Gridò di nuovo, saltando in avanti, le mani che dalla faccia si spostarono velocemente sul suo sedere. Il suo volto era in agonia. Ispirava assoluta pietà.

Non riuscisti ad evitarlo: buttasti la testa all'indietro e ridesti, dopodiché ti slanciasti in avanti e avvolgesti il tuo stomaco con le mani, piegandoti su te stesso.

“Non è divertente!” Gridò lui, e quando tornasti a guardarlo, aveva messo su un broncio, sfregandosi il naso con una mano e il culo con l'altra. “Abbi un po' di compassione, amico.”

“Te la sei cercata.” Dicesti una volta raddrizzatoti, sfregandoti l'angolo dell'occhio. Incrociasti le braccia comodamente al tuo petto e ghignasti nella sua direzione. “Sei un idiota.” Non ti aspettavi che uscisse con così tanto... affetto.

“Oh, sì? Beh tu sei–” La sua bocca si muoveva, in cerca delle parole. Sollevasti un sopracciglio, ancora sorridendo, cosa che rendeva la sua faccia soltanto più rossa. Arrossiva così facilmente. “Sei un idiota ancora più grande!” Se ne uscì pateticamente alla fine, facendoti la linguaccia.

“Attento, o prenderai la scossa alla lingua.”

La sua lingua scomparve velocemente e chiuse di scatto la bocca, gli occhi spalancati dalla paura. Si guardò intorno, come se fosse in qualche modo possibile vedere i muri invisibili che lo circondavano. Poi i suoi occhi tornarono su di te. “Aw, Keith, non sapevo che ti importasse.” Disse seccamente.

“Ripensandoci, prendi pure la scossa. Magari starai finalmente zitto.”

Ti diede le spalle e continuò con il suo goffo e cauto avanzare. “Ti mancherebbe troppo la mia voce.”

Qualcosa dentro di te si contrasse a quelle parole, e non ti piacque assolutamente quanto vera sembrasse quell'affermazione. “Non proiettare i tuoi problemi su di me.”

“Non sto proiettando niente!” Gridò senza guardarti.

Inarcasti un sopracciglio, il labbro che si alzò verso l'alto. Non potevi farne a meno. “Sei tu quello che ha detto che ho una voce perfetta.”

Lance ti dava la schiena, ma si congelò sul posto, le spalle rigide. Si girò velocemente, la faccia di un rosso acceso. Stava per puntarti addosso la mano, ma si fermò, guardando l'aria attorno a sé cautamente. Decise quindi di farti il terzo dito. “Perché non chiudi quella quiznak di bocca e mi lasci concentrare!”

Scrollasti le spalle. “Va bene.”

“Bene!”

“Bene!”

“Perfetto!” Si voltò nuovamente, infuriato mentre continuava ad avanzare attraverso il labirinto.

Lo guardavi, sussultando leggermente ogni qualvolta sentivi un improvviso crepitio elettrico seguito da uno dei soliti strilli di Lance. Nonostante tutto, continuò ad avanzare, alternando entrambe le mani ed entrambi i piedi. Era un idiota. Un completo idiota, eppure riusciva a far sembrare quella stupidità... quasi carina? Il labirinto lo fece girare così che tu potessi vederlo di profilo. Il suo viso era ancora chiazzato di un profondo rosso rubino al di sotto del suo incarnato scuro. Un dito era appena stato attraversato da una scarica elettrica e ora era nella sua bocca, e lui lo succhiava mentre fissava dritto davanti a sé, le sopracciglia corrugate dalla concentrazione. Ti mettesti una mano in faccia, per nascondere la tua espressione mentre ti obbligavi a smettere di fissarlo mentre si succhiava il dito.

Sentivi che la faccia ti stava andando a fuoco.





Note traduttore: Finalmente, eccomi qui con il secondo capitolo! Sì, lo so, è tardi, quasi mezzanotte, ma oggi ho avuto una giornata intensa al lavoro e mi sono addormentato e.. beh, sono arrivato ora, ahahah. Comunque, ho deciso di postare ogni dieci giorni, perché due settimane mi sembrano troppe, non trovate? 

Ringrazio inoltre la mia proofreader, Rachel, che corregge tutti i miei strafalcioni. 

Se la traduzione è stata di vostro gradimento, lasciatemi un commentino, mi fa sempre piacere leggervi


NON POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO


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Andate anche a leggere Shut Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!


Andrea

   
 
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