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Autore: Saruwatari_Asuka    18/05/2020    0 recensioni
[Probabile Spoiler per Shinsou]
[Shinoji -of course- TodoBaku -con accenni KiriBaku e DekuBaku-]
[Fluff - nonsense]
--
Shinsou l’ascoltava solo con un orecchio, l’altro era impegnato a capire se sentiva qualcosa da quel fagotto di abiti. Tipo perché la coda che spuntava da essi pareva un po’ più piccola di come avrebbe dovuto essere.
Idem per Todoroki, che era inginocchiato accanto alla zazzera bionda che, incastrata nella maglia nera troppo larga, stava lottando con uscire all’aria aperta.
Ma forse era un gatto.
Più o meno si comportavano così, i gatti.
Doveva essere un gatto anche quello che si stava facendo strada dalla maglia bianca di Ojiro.
“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo! Tornerà tutto normale da solo, ma non so bene dirvi quando! Mi dispiace ancora, chiedo ancora scusa! Addio!”
Shinsou allungò un braccio verso di lei, ma non riuscì a dire niente.
Non che ci fosse niente da dire. O chiedere.
Lei aveva detto tutto e la testolina bionda che era sbucata dai vestiti con l’aiuto della codina rendeva impossibile confondersi ancora.
O sperare.
Era proprio Ojiro.
E quell’altro era Bakugou. Preciso spiccicato.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hitoshi Shinso, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mashirao Ojiro, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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BABY

 

 

Capitolo 1

 

 

Non era certo di che cosa fosse successo. Non era nemmeno una villan la ragazzina che si stava scusando disperatamente con loro.

Continuava a dire che non l’aveva fatto apposta, che faceva ancora fatica a controllare il suo quirk, che era così strano. Che le avevano detto milioni di volte che non poteva utilizzarlo, le era vietato, ma non era certo facile quando l’attivazione era dettata dai suoi livelli ormonali.

Quelli mica li poteva controllare.

O almeno era una cosa simile che aveva detto, gli pareva.

Shinsou l’ascoltava solo con un orecchio, l’altro era impegnato a capire se sentiva qualcosa da quel fagotto di abiti. Tipo perché la coda che spuntava da essi pareva un po’ più piccola di come avrebbe dovuto essere.

Idem per Todoroki, che era inginocchiato accanto alla zazzera bionda che, incastrata nella maglia nera troppo larga, stava lottando con uscire all’aria aperta.

Ma forse era un gatto.

Più o meno si comportavano così, i gatti.

Doveva essere un gatto anche quello che si stava facendo strada dalla maglia bianca di Ojiro.

“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo! Tornerà tutto normale da solo, ma non so bene dirvi quando! Mi dispiace ancora, chiedo ancora scusa! Addio!”

Shinsou allungò un braccio verso di lei, ma non riuscì a dire niente.

Non che ci fosse niente da dire. O chiedere.

Lei aveva detto tutto e la testolina bionda che era sbucata dai vestiti con l’aiuto della codina rendeva impossibile confondersi ancora.

O sperare.

Era proprio Ojiro.

Un piccolo, piccolissimo Ojiro.

“Dove cacchio sono? Tu chi sei, vecchio?”

E quell’altro era Bakugou.  Preciso spiccicato, magari un pelo meno sboccato solo perché certi termini ancora non li conosceva. O almeno, se lo augurava.

“Vecchio?” ripeté perplesso Todoroki, scambiandosi appena un’occhiata con Shinsou che, per tutta risposta, scrollò le spalle.

“Beh per lui sei vecchio, suppongo,” sogghignò Shinsou, squadrandolo dalla testa ai piedi...piedini. Non ci mise molto.

Era piccolo, magari se erano fortunati non aveva ancora manifestato il quirk e non sarebbero dovuti impazzire per stargli dietro.

Magari.

“E perché sono senza vestiti? Rispondi, vecchio, o ti faccio saltare in aria! Posso farlo, cosa credi? Il mio quirk è il più forte di tutti, diventerò più forte di All Might!”

“Sì, sì, certo.”

No. Il quirk ce l’aveva.

Quindi aveva più di quattro anni. Forse cinque o sei.

Todoroki lo guardò in cerca d’aiuto, “Cosa faccio?” chiese, indicando Bakugou in miniatura con il capo.

Shinsou inarcò un sopracciglio, “Ah, fidanzato tuo, problema tuo. Magari se gli congeli la bocca sta zitto.”

“Ehm...scusi?”

Oh.

Abbassò lo sguardo sull’altro bambino, che fino a poco prima era rimasto educatamente in silenzio. Anche lui era piccolo, dovevano avere la stessa età, d’altronde si toglievano solo un mese l’un l’altro.

La coda così tanto più sottile se ne stava poggiata a terra e il piccolo lo guardava col naso all’insù e gli occhioni neri lucidi.

Se Bakugou l’aveva presa con la sua filosofia, Ojiro decisamente sembrava sul punto di piangere.

“Oh, no!” sbottò Shinsou, forse un po’ troppo aggressivamente visto il sobbalzo di Ojiro.

Se lo era immaginato timido, ma sperava che non fosse uno di quelli che piangeva per tutto, come Midoriya.

“Scusi...”

Gli si inginocchiò subito davanti, quando lo vide chinare il capino in quel modo, il pugnetto chiuso a stropicciarsi l’occhio forse per non piangere.

A Shinsou si strinse lo stomaco, mentre ingoiava il primo istinto di prenderlo in braccio e non lasciarlo andare più.

Faceva una tenerezza assurda, non come quell’altro che stava ancora lì ad urlare.

Povero Todoroki.

Meno male che Ojiro pareva un bambino squisito.

“No, piccolo, ti chiedo scusa io,” gli disse, pacatamente stavolta, “Non ce l’aveva proprio con te, prima.”

“Okay. Posso chiedere una cosa, allora? Anche io vorrei sapere le stesse cose di quel bambino,” affermò poi, più fermo, indicando Bakugou, “E anche perché fa così. Fa un po’ paura.”

“Sì, vero? Fa proprio paura,” rise Shinsou, “Ma io e l’altro ragazzo siamo tuoi amici, invece.”

“Però io vorrei tornare dalla mia mamma.”

“Oh...” okay. Allora avevano meno di sei anni, come aveva pensato.

Perché Ojiro gli aveva raccontato una volta di aver perso entrambi i genitori in un incidente quando non ne aveva ancora compiuti neanche sette, e che per questo viveva con gli zii.

Quindi, se quel piccino cercava la mamma, quel dramma terribile non era ancora avvenuto.

“Ecco, sì. A proposito di questo...”

“Bakugou, aspetta!” sbottò Todoroki, interrompendo qualsiasi meccanismo cerebrale col quale stava cercando di trovare una scusa plausibile per quel piccolo Ojiro. Alzò gli occhi per osservare l’altro. “Katsuki, non puoi andare in giro così! Sei nudo! Shinsou, dammi una mano!”
“Io? Sei tu quello che ha un potere con cui puoi fermarlo.”

“Ma non posso congelarlo!”

“Peccato.”

“Sei un maledetto, Shinsou!”

“Eh, Todoroki, io ti consiglio di correre perché guarda che non lo riprendi più, sai?”

“Maledizione.”

Shinsou non riuscì proprio a trattenere le risate, quando lo vide corrergli davvero dietro. A quel punto era ovvio che si sarebbero rivisti direttamente a scuola. Probabilmente davanti al professor Aizawa, che li avrebbe massacrati per quell’ennesimo disastro.

Per lo meno stavolta non era qualcosa di così tragico.

“Adesso che quel confusionario se ne è andato,” riprese quindi, guardando Ojiro, “Io...non ti posso portare dalla tua mamma, non subito. Però ti posso portare da un eroe che ti porterà da lei,” aggiunse il più in fretta possibile, prima che potesse mettersi a piangere o simile.

Ma Ojiro si era solo lasciando andare ad un versetto dispiaciuto, le sopracciglia arcuate e gli occhioni lucidi. Ma fermi. “Anche tu sei un eroe?”

“Quasi.”

“Allora okay,” esclamò Ojiro, alzandosi in piedi. Shinsou gli sistemò subito la maglia addosso, anche se era troppo larga e gli arrivava ai piedi.

Scalzi.

“Ti porto io, va bene? Così non ti fai male ai piedi,” fece subito, afferrandolo da sotto le ascelle e tirandolo su. Era più leggero di quanto si aspettasse.

Adesso che ci pensava, doveva pure portarsi dietro i vestiti di Bakugou, visto che Todoroki glieli aveva mollati lì.

Accidenti a lui.

“Grazie, signor eroe.”

“Non sono ancora un eroe,” sorrise Shinsou, tenendolo su con un braccio solo. Con l’altro tirò su i vestiti come meglio poteva, ma si rivelò più difficile del previsto e continuava a cadergli tutto quanto.

Ojiro allora si sporse subito, prima che i pantaloni gli cadessero di mano per l’ennesima volta, e afferrò tutto quello che riusciva con le sue piccole manine.

“Ti aiuto!”

Shinsou si sentì letteralmente sciogliere davanti quel faccino adorabile, e avrebbe solo voluto riempirlo di baci.

Ma si contenne.

“Grazie. Dì, ti piacciono gli eroi? Visto che ti sei fidato subito di me.”

“Sì, mi piacciono. A qualcuno non piacciono?”

“Mah. Forse ai Villan, in effetti. E tu? Vuoi fare l’eroe, da grande?”

Il piccolo Ojiro inclinò il capo, “Non lo so. Forse. Non ho deciso. Forse no.”

“Come, no?”

Il bambino alzò le spalle, la coda abbandonata a dondolare verso il basso, “Perché non ho un bel quirk. Forse sarebbe meglio di no. Tu che quirk hai?”

“Nemmeno io ho un bel quirk,” esclamò subito Shinsou. Ora capiva meglio. Quella storia del quirk troppo normale, semplice e inadatto, doveva essere iniziata molto presto per il suo Monkey Boy. “Quando ero piccolo mi dicevano sempre che era meglio se fossi diventato un Villan, più che un Eroe.”

“Perché?”

“Perché ho un quirk ambiguo, strano. Più adatto ad un Villan, forse...”

“Ma non ci sono quirk adatti a fare il villan o l’eroe. Non è il quirk che ti trasforma in un Villan, vero?”

Shinsou sorrise, “Infatti è così,” disse, “Vedi? Ti sei risposto da solo. Devi scegliere tu se vuoi fare l’eroe, non in base al Quirk però. Quello viene poi. Perché se ti impegni puoi arrivare dove vuoi.”

E Ojiro si era sempre impegnato al massimo, per farsi notare anche solo un po’.

Shinsou lo capiva. Lui si era dovuto impegnare oltre i suoi limiti per riuscire a convincerli che poteva, anche se aveva quel potere. Ma per Ojiro era lo stesso. Lui doveva impegnarsi per farsi notare, per far vedere alla gente che c’era anche lui.

E dopotutto era per quello che aveva attirato tanto la sua attenzione, Ojiro. Si era sentito...che poteva comprenderlo. Anche se all’inizio l’aveva odiato.

Ma adesso sapeva che ci aveva visto giusto.

Ed era felice di aver insistito.

Il volto del bambino si illuminò, alle sue parole, “Lo farò!”

“Bravo. E adesso andiamo alla Yuuei.”

“Alla Yuuei? Alla scuola per eroi? Quella dove ha studiato All Might?”

“Proprio quella.”

“Wow!”

 

--

 

Aizawa incrociò le braccia al petto, inarcò le sopracciglia. Fissava Ojiro seduto sul divanetto della sala comune del Dormitorio degli Insegnanti, che sembrava abbastanza intimorito dalla sua presenza.

“Cos’è, uno scherzo?”

“Ecco...” Shinsou si grattò la nuca, decisamente a disagio. Lo sapeva che si sarebbe arrabbiato.

Ma era successo e basta, non era colpa loro.

“Lascia stare. Non sono nemmeno sicuro di volerlo sapere. E’ stato un Villan?”

“No, professore. Un...incidente con una ragazzina delle medie, credo.”

“Delle medie...”

“Sì. Era molto agitata, sembrava spaventata. Volevamo aiutarla ma...non ho ben capito come funziona il suo quirk. Dice che durerà solo qualche giorno.”

“Giorni.”

“Così ha detto. Beh...lui mi sembra tranquillo, per fortuna. E’ Bakugou che sembra un po’ più complicato da gestire.”

“Bakugou?”

“Eh, sì. Sta bene, professore? La vedo un po’ spaesato,” lo prese in giro, aprendosi nel suo solito sogghigno sghembo.

Aizawa lo incenerì immediatamente con lo sguardo, “Taci, Shinsou. Ti conviene. Trovate Bakugou, perché non è qui con lui? Dov’è Todoroki?”

“Lo sta cercando. E’ corso via.”

“Era arrabbiato,” mormorò Ojiro, “L’altro bambino,” chiarì poi. Non era sicuro di aver capito tutto il discorso. Forse no.

“Oh, sì, era molto molto arrabbiato,” sogghignò Shinsou, “E’ scappato via tutto nudo.”

“E tu sei tornato qui da solo, giustamente,” sentenziò Aizawa, ma sembrava più un’accusa.

Shinsou sbuffò, “Beh, dovevo occuparmi di lui.”

“Certo. E a proposito di questo, chiama Yaoyorozu, dille di creargli almeno qualcosa da mettergli, e un pigiama. Stessa cosa per Bakugou appena torna. Sappiate che appena torneranno normali, metterò in punizione tutti e quattro.”

“Cosa? Ma non abbiamo fatto niente!” esclamò Shinsou, “Volevamo solo aiutare!”

“E guarda che fine avete fatto.”

“Ma...”

“Nessun ma. Per punizione ti occuperai di lui. Dormirà con te e dì a Todoroki che se perde di vista Bakugou un’altra volta lo espello.”

“Okay...”

“Ehm...” abbassarono tutti e due gli occhi su Ojiro all’unisono, fissandolo così intensamente che il piccolo si sentì subito in tremenda soggezione e, nervoso, si portò le ginocchia al petto stringendole strettamente a sé, la coda a circondare le caviglie.

“Cosa c’è?”

“Ecco, signor eroe, io...io vorrei tornare dalla mia mamma, veramente.”

Aizawa, per la prima volta da quando Shinsou gli aveva piazzato il bambino davanti, addolcì lo sguardo e si inginocchiò davanti a lui. “Hai ragione a voler tornare da lei,” gli disse, “E tua madre ti starà sicuramente cercando. Ma non l’abbiamo ancora trovata. Quindi, rimarrai con noi finché non la troveremo, poi ti porteremo subito da lei.”

“Ma io so dove abito. Ve lo posso dire.”

“Oh, ne sono sicuro,” annuì Aizawa, “Ma qui siamo un po’ lontani da casa tua. Probabilmente è per questo che non ti ha ancora trovato, capisci?”

“E se vi do il numero di telefono? Lo so a memoria!”

“A quest’ora è tardi. Dovremmo proprio aspettare domani. Non ti succederà nulla qui. Stai tranquillo. Se mi lasci il numero, domani chiamerò tua madre e gli diremo che sei qui. Allora aspetteremo solo che ti venga a prendere. Tu sai quanto ci vuole da casa tua a qui?”

“No. So solo che bisogna prendere il treno.”

Aizawa tirò palesemente un sospiro di sollievo. Almeno così gli avrebbe impedito di dover cercare una scusa diversa da dirgli ogni giorno. Alla fine rischiavano che si allarmasse o spaventasse. Invece così andava bene.

“Esatto,” disse infatti, “E quindi ci vorrà un po’. Uno o due giorni, forse. Il tempo che arrivi qui.”

“Così tanto?”

“Sì, purtroppo.” Si chiese vagamente se anche con Bakugou sarebbe stato così semplice. Ojiro era intelligente, ma peccava tantissimo di ingenuità e estrema fiducia nel prossimo, come ogni bambino. Bakugou era tutto un altro paio di maniche.

Tremava solo all’idea.

La voce di Yamada che gli rimbalzava in testa da quando aveva visto Shinsou entrare con Ojiro in braccio e chiedere di lui era l’unico motivo per il quale quel disgraziato era ancora vivo e con tutti e quattro gli arti attaccati al busto.

Non si picchiano gli studenti, Shota. E non puoi nemmeno ucciderli.

“Ma nel frattempo, qui c’è un’altra bambina più o meno della tua età con cui puoi giocare. Ma domani. Adesso lei è già a letto.”

Ojiro annuì, più mogio del previsto. Ma era naturale, temeva. “Va bene,” fece.

“Dovresti andare a letto anche tu, adesso. Continueremo a parlare domani, okay? Quando arriverà anche l’altro bambino, Bakugou.”

“Dove dormo?”

Aizawa indicò Shinsou col capo, “Con lui. E tu muoviti, e spera che Yaoyorozu sia ancora sveglia.”

“Sì, signore. Vado subito.”

“E fa venire qui Todoroki, domani.”

“Sì,” bofonchiò di nuovo Shinsou, poi si accovacciò davanti ad Ojiro e gli allungò le braccia, ma senza fare movimenti bruschi. Tecnicamente non avrebbe dovuto essere un problema, ma visto come se ne stava rintanato su se stesso, quasi avesse paura, non voleva spaventarlo maggiormente.

Era già troppo, tutto quello, per un bambino così piccolo. Almeno credeva.

Ojiro invece non si fece troppi problemi, dopo il discorso con Aizawa sembrava essersi calmato parecchio. Gattonò sul divano fino a lui e poi gli mise le braccine al collo per farsi tirar su più comodamente.

Shinsou se lo sistemò ben bene fra le braccia, soffocando la voglia di coccolarlo quando lui gli poggiò anche il capo sulla spalla. Non era da lui un pensiero simile, ma non riusciva a contenerlo.

Si sarebbe sciolto di tenerezza a continuare così.

“Ciao,” mormorò il bambino, alzando la manina verso Aizawa che, contro ogni immaginazione, rispose con lo stesso gesto.

 

Shinsou rientrò nel Dormitorio della A quasi in punta di piedi.

Erano le nove e gran parte dei suoi nuovi compagni probabilmente dormivano. Ma sentiva comunque chiacchiericcio e alcune luci erano accese.

“Dimmi, Mashi, vuoi un po’ di latte caldo? O tè verde? O qualsiasi altro tè, penso che Yaomomo saprebbe consigliarti meglio,” iniziò, guardandosi un po’ intorno.

Mashirao, comunque, non gli rispose. La coda era abbandonata in tutta la sua lunghezza verso il basso, il volto girato verso di lui con la bocca socchiusa e la guanciotta spiaccicata contro la sua spalla.

Si era addormentato.

Shinsou gli accarezzò la fronte con appena la punta delle dita, passandogli il polpastrello su un segno rossissimo proprio all’attaccatura dei capelli.

Una cicatrice fresca fresca.

Non l’aveva notata nel Mashirao adulto, eppure se era lì i capelli la dovevano coprire appena. Con gli anni doveva essersi schiarita tanto da non notarsi più.

“Buonanotte, scricciolo,” soffiò, scoccandogli finalmente un bacio sulla fronte.

Era già con un piede nell’ascensore, e al diavolo Momo, poteva chiederglielo domani e farlo dormire con quella maglietta e senza mutande, tanto non era un grosso problema. A meno che non se la fosse fatta addosso. Ma sperava che a sei anni Ojiro non fosse quel tipo di bambino.

La voce di Kaminari lo fece sobbalzare. “Cazzo!”

“Shinsou, ma dove vai, arrivi e non saluti? Oh, ma com’è che sei solo? E Ojiro? Non eri uscito con lui? Poi ancora non sono rientrati neanche Todoroki e Bakubro!”

Ssh!” sbottò in sua direzione, girandosi nel modo meno brusco possibile, “Tacete, smettetela di urlare!”

“Ma che...e chi è quello?” chiese subito Kirishima, affacciandosi oltre la spalla dell’amico, “Dorme?”

“Dorme e se lo svegliate ve la faccio pagare cara!” ringhiò, “Lo vado a mettere a letto e poi vi vengo a spiegare. Tacete.”

“Oh, beh, noi...ma è proprio un bambino?”

“E che cosa ti pare, Kaminari?” ridacchiò Sero, “Un orsacchiotto?”

Shinsou li ignorò, lasciandolo ai loro battibecchi, ed entrò nell’ascensore, diretto verso la sua stanza. Lì lo posò delicatamente sul letto, terrorizzato all’idea che il cambio di posizione potesse svegliarlo, ma per fortuna non successe.

Ojiro si limitò a brontolare, mentre si girava dall’altro lato, poi si strinse su se stesso, con la coda in mezzo alle gambe e la punta fra le manine come se fosse un cuscino o un peluche da stringere. E pareva davvero in pace coi sensi.

Trattenne una risatina e lo coprì per bene con lenzuolo.

Aveva tutta l’intenzione di togliersi di dosso le curiosità degli altri e tornare su da lui. E guardarlo dormire tutta la notte.

 

Todoroki aveva fatto il suo ingresso in dormitorio con uno scalciante Bakugou in braccio e l’aria di chi era stanco morto.

“Lasciami andare, vecchiaccio!” stava urlando. Todoroki lo teneva di peso sotto braccio quasi come se fosse un sacco.

“Ah, ci sei riuscito a prenderlo!” lo riprese con aria divertita Shinsou, fissando poi il bambino, “Certo che ne ha di energie. Ojiro dorme già da un pezzo.”

“Beh, spero che anche lui si addormenti in fretta,” sospirò l’altro. Si era tolto la camicia blu che teneva sopra la maglia smanicata bianca e l’aveva messa al piccolo Bakugou, giusto per non farlo stare completamente nudo. Ma dai piedini probabilmente aveva corso parecchio prima che riuscisse a fermarlo.

“Col cavolo che mi addormento! Tu sei un vecchio maniaco, la pagherai cara! Lasciami andare! All Might verrà a farti nero, vedrai! Lasciami o ti faccio saltare in aria!”

Todoroki sospirò di nuovo, “Non voglio farti del male, Katsuki. Sono tuo amico, credimi. Te l’ho detto, sono il figlio del numero Due.” Che adesso era il numero uno, ma lui non lo sapeva.

“Bugiardo! Non ti crederò mai, non sono mica stupido!”

“Non l’ho mai pensato,” sorrise Todoroki, guardando con immensa gratitudine Kirishima che si avvicinava con la cassetta del pronto soccorso.

“Questa mi sa che ci serve. Hey, piccolino, ti va se ci puliamo ben bene i piedini?”

Bakugou spostò la sua attenzione su di lui, “Che vuoi anche tu? E che capelli strani hai?”

Kirishima scoppiò a ridere, “E’ incredibile quanto non sia cambiato per nulla con gli anni eh?!”

“Vuoi dire che è spaventoso!” esclamò Kaminari, “Questo c’è nato, così, ve l’ho sempre detto io!”

“Che faccio, lo lego?” chiese dopo un po’ Sero, “Midoriya è già andato a letto? Poteva aiutarci.”

Bakugou drizzò le orecchie, a quelle parole, con un movimento rapidissimo sgattaiolò dalla presa di Todoroki e saltò subito contro Sero. “Hai detto Midoriya? Cosa avete fatto a Deku? Quello è un debole quirkless, siete dei vigliacchi a prendervela con lui!”

Todoroki e Kirishima sgranarono gli occhi, a quell’attacco, con Sero che faticava a staccarsi il bambino di dosso.

Era preoccupato per Midoriya? Allora quell’odio viscerale non era innato in lui.

“Vi faccio esplodere!”

“E toglietemelo di dosso!”

Todoroki sospirò per la terza volta in appena dieci minuti. Fortuna che le sue esplosioni adesso erano piccole, o forse era stanco. Era tarda sera per un bambino di sei anni, con un po’ di fortuna era sul punto di crollare definitivamente.

“Buono, buono!”

“Lo lego come un tacchino e lo appendo al lampadario!”

“No, Sero, per carità!”

“Un po’ se lo meriterebbe...”

Fra Shinsou che stuzzicava, Sero che stava per perdere la pazienza e Kirishima e Kaminari che non riuscivano a calmare né lui né Bakugou, Todoroki si avvicinò e lo prese di peso per l’ennesima volta, facendo in modo che il bambino lo guardasse dritto negli occhi spaiati.

“Ascoltami bene, Katsuki. Smettila di urlare!”

Sorprendentemente, Bakugou tacque. Chissà che forse non avesse capito che quella volta faceva sul serio.

“Qui siamo tutti eroi o aspiranti tali. Questa è la Yuuei, la scuola dove studiò anche All Might, credi che accetterebbero dei villan, se fossimo davvero dei barbari come dici tu?”

Bakugou mise il broncio, “E come faccio a saperlo? Dov’è Deku?”

Midoriya sta dormendo, ma sta benissimo. E forse dovresti anche tu. Sei stanco, vero?”

“No. Non dormo con gente che non conosco nemmeno!”

“Okay, allora facciamo così. Adesso ti fai medicare i piedi, poi ti faccio fare un giro veloce qui intorno, così vedi che siamo davvero alla Yuuei. Ti farebbe sentire più tranquillo?”

“E All Might lo posso vedere?”

All Might non è qui...” mormorò Todoroki, “Però puoi vedere dei video inediti in cui c’è lui, e che non ha mai visto nessuno.”

“Neanche Deku?”

“Neanche Deku,” sorrise Todoroki. Ecco, adesso si stava rivelando più facile del previsto. Avrebbe dovuto farlo prima.

Probabilmente si sarebbe risparmiato un sacco di fatica.

“Va bene,” acconsentì Katsuki, “Però non dormo comunque con gente che non conosco...la vecchia si arrabbierebbe e mi annoia sempre un sacco quando si arrabbia.”

“Ah giusto. E allora...c’è un altro bambino su di sopra...”

“No!”

“Vuoi dormire con lui? Ti andrebbe bene?”

Shinsou gli fece cenno di no con la testa, stavolta senza dirlo a voce, ma Shoto lo ignorò nuovamente. Non aveva altre idee.

“Quello che piagnucolava prima?”

“Piangeva perché si era perso, come te.”

“Ma io non ho pianto!”

“Verissimo. Ma ognuno reagisce a modo suo. Allora, ti va bene così?”

“E Deku? Anche lui è un bambino, quindi posso dormire con lui.”

Midoriya lo trovi già in stanza,” mentì, “Adesso facciamoci quel giro, okay? Prima i piedi.”

Bakugou annuì, e Todoroki tirò un sospiro di sollievo.

Se era fortunato si sarebbe addormentato strada facendo, lo vedeva abbastanza sfinito, così non avrebbe dovuto spiegargli il perché dell’assenza di Deku, non fino alla mattina.

Quando l’avrebbe visto grande.

E forse avrebbe capito.

Shinsou gli si avvicinò con fare minaccioso, “Dovevi per forza mettere in mezzo Ojiro?”

“Non mi è venuto altro per calmarlo. Ha ragione ad aver paura di adulti che non conosce, no?”

Shinsou storse la bocca, “D’accordo, dormono tutti e due nella mia stanza, ma non c’è spazio per tutti e due noi così.”

“Mi porto il futon dalla mia. Ci stringiamo.”

“Mi tocca pure dormire con te, Todoroki-kun?”

“Fai questo sforzo, almeno stanotte. Sono sicuro che vedere Midoriya domani lo convincerà a stare tranquillo.”

“Me lo auguro.”

Todoroki lanciò appena un’occhiata a Bakugou, seduto sul divano, Kirishima davanti a lui che puliva e disinfettava i piedini e metteva due cerotti su alcuni graffi.

Bakugou aveva già gli occhi socchiusi e forse si sarebbe addormentato lì, con la voce pimpante di Kirishima a cullarlo, senza neanche che dovesse realmente portarlo a fare un giro. Aveva ragione a dire che era stanco.

Già l’adulto andava a letto alle otto e mezza, spesso, per quel bambino essere sveglio alle dieci di sera doveva essere un record.

“Allora,” gli stava chiedendo Kirishima, “Allora tu e Deku siete amici?”

“Sì,” ammise Bakugou, probabilmente troppo sfatto per sforzarsi anche di mentire, “Le nostre mamme sono amiche e giochiamo insieme. Ma lui è quirkless e adesso mi annoio a giocare con lui. Perché non posso fare niente, sennò gli faccio male subito.”

“Ma giochi lo stesso con lui, no?”

“E’ un pappamolle e un piagnone. Ma è Deku, quindi va bene.”

“E’ un pappamolle, dici?”

“Sì. Deku vuole sempre aiutare tutti, però poi si fa male. Perché è debole e non ha un quirk. Ma è okay se non ce l’ha. Se ce l’avesse sarebbe più forte di me. Allora così lo tengo al suo posto.”

“Oh,” mormorò Kirishima, “Capisco.”

“Ma perché dice che Midoriya è quirkless?” curiosò Kaminari, lasciandosi cadere di peso accanto a Todoroki che, per risposta, scrollò le spalle.

Stava ascoltando anche lui, e non aveva senso.

A sei anni Midoriya doveva averlo manifestato, il quirk. E visto che era un tipo di forza, Bakugou non poteva non essersene accorto.

Forse Midoriya l’aveva sviluppato dopo?

“E’ piccolo e ha sonno, chissà a che sta pensando,” ragionò Shinsou, alzandosi in piedi.

“Mah, forse hai ragione.”

“Beh, io vado. Lascio la porta della stanza aperta, Todoroki, non fare troppo rumore.”

“Okay.”

 

 

 

Angolino Autrice:

Lo stress lavorativo di questi due mesi mi ha fatto impazzire.

La quarantena ha fatto male a tanta gente ma lavorare come pazze vestiti come ghostbusters, o macellai a seconda dei punti di vista, con la mascherina che ti uccide il naso e le orecchie, beh, evidentemente ha fatto uscire matta anche me xD

Altrimenti non mi spiego QUESTO COSA. O meglio, la cosa vive da un po’, ma il fatto che io la stia pubblicando è segno di insania mentale profonda xD

Adesso le cose si stanno un po’ allentando, per giugno spero davvero di riuscire a riavere la mia vita e di conseguenza ho anche voglia di rimettere mano in Smash, per cui aspettate.

Stiamo tornando!

Nel frattempo, vi regalo questo! Una piccola, piccolissima storia in 6 capitoli che per una volta vive di pucciosità e tenerezza ma non temete, il mio tocco si sentirà comunque.

Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi raccomando!

Un bacione,

Asu

 

 

 

   
 
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