BABY
Capitolo 1
Non
era certo di che cosa fosse successo. Non era nemmeno una villan la ragazzina
che si stava scusando disperatamente con loro.
Continuava
a dire che non l’aveva fatto apposta, che faceva ancora fatica a controllare il
suo quirk, che era così strano. Che le avevano detto
milioni di volte che non poteva utilizzarlo, le era vietato, ma non era certo
facile quando l’attivazione era dettata dai suoi livelli ormonali.
Quelli
mica li poteva controllare.
O
almeno era una cosa simile che aveva detto, gli pareva.
Shinsou
l’ascoltava solo con un orecchio, l’altro era impegnato a capire se sentiva
qualcosa da quel fagotto di abiti. Tipo perché la coda che spuntava da essi
pareva un po’ più piccola di come avrebbe dovuto essere.
Idem
per Todoroki, che era inginocchiato accanto alla zazzera bionda che, incastrata
nella maglia nera troppo larga, stava lottando con uscire all’aria aperta.
Ma
forse era un gatto.
Più
o meno si comportavano così, i gatti.
Doveva
essere un gatto anche quello che si stava facendo strada dalla maglia bianca di
Ojiro.
“Mi
dispiace, mi dispiace tantissimo! Tornerà tutto normale da solo, ma non so bene
dirvi quando! Mi dispiace ancora, chiedo ancora scusa! Addio!”
Shinsou
allungò un braccio verso di lei, ma non riuscì a dire niente.
Non
che ci fosse niente da dire. O chiedere.
Lei
aveva detto tutto e la testolina bionda che era sbucata dai vestiti con l’aiuto
della codina rendeva impossibile confondersi ancora.
O
sperare.
Era
proprio Ojiro.
Un
piccolo, piccolissimo Ojiro.
“Dove
cacchio sono? Tu chi sei, vecchio?”
E
quell’altro era Bakugou. Preciso
spiccicato, magari un pelo meno sboccato solo perché certi termini ancora non
li conosceva. O almeno, se lo augurava.
“Vecchio?”
ripeté perplesso Todoroki, scambiandosi appena un’occhiata con Shinsou che, per
tutta risposta, scrollò le spalle.
“Beh
per lui sei vecchio, suppongo,” sogghignò Shinsou, squadrandolo dalla testa ai
piedi...piedini. Non ci mise molto.
Era
piccolo, magari se erano fortunati non aveva ancora manifestato il quirk e non sarebbero dovuti impazzire per stargli dietro.
Magari.
“E
perché sono senza vestiti? Rispondi, vecchio, o ti faccio saltare in aria!
Posso farlo, cosa credi? Il mio quirk è il più forte
di tutti, diventerò più forte di All Might!”
“Sì,
sì, certo.”
No.
Il quirk ce l’aveva.
Quindi
aveva più di quattro anni. Forse cinque o sei.
Todoroki
lo guardò in cerca d’aiuto, “Cosa faccio?” chiese, indicando Bakugou in
miniatura con il capo.
Shinsou
inarcò un sopracciglio, “Ah, fidanzato tuo, problema tuo. Magari se gli congeli
la bocca sta zitto.”
“Ehm...scusi?”
Oh.
Abbassò
lo sguardo sull’altro bambino, che fino a poco prima era rimasto educatamente
in silenzio. Anche lui era piccolo, dovevano avere la stessa età, d’altronde si
toglievano solo un mese l’un l’altro.
La
coda così tanto più sottile se ne stava poggiata a terra e il piccolo lo
guardava col naso all’insù e gli occhioni neri
lucidi.
Se
Bakugou l’aveva presa con la sua filosofia, Ojiro decisamente sembrava sul
punto di piangere.
“Oh,
no!” sbottò Shinsou, forse un po’ troppo aggressivamente visto il sobbalzo di
Ojiro.
Se
lo era immaginato timido, ma sperava che non fosse uno di quelli che piangeva
per tutto, come Midoriya.
“Scusi...”
Gli
si inginocchiò subito davanti, quando lo vide chinare il capino
in quel modo, il pugnetto chiuso a stropicciarsi
l’occhio forse per non piangere.
A
Shinsou si strinse lo stomaco, mentre ingoiava il primo istinto di prenderlo in
braccio e non lasciarlo andare più.
Faceva
una tenerezza assurda, non come quell’altro che stava ancora lì ad urlare.
Povero Todoroki.
Meno
male che Ojiro pareva un bambino squisito.
“No,
piccolo, ti chiedo scusa io,” gli disse, pacatamente stavolta, “Non ce l’aveva
proprio con te, prima.”
“Okay.
Posso chiedere una cosa, allora? Anche io vorrei sapere le stesse cose di quel
bambino,” affermò poi, più fermo, indicando Bakugou, “E anche perché fa così.
Fa un po’ paura.”
“Sì,
vero? Fa proprio paura,” rise Shinsou, “Ma io e l’altro ragazzo siamo tuoi
amici, invece.”
“Però
io vorrei tornare dalla mia mamma.”
“Oh...”
okay. Allora avevano meno di sei anni, come aveva pensato.
Perché
Ojiro gli aveva raccontato una volta di aver perso entrambi i genitori in un
incidente quando non ne aveva ancora compiuti neanche sette, e che per questo
viveva con gli zii.
Quindi,
se quel piccino cercava la mamma, quel dramma terribile non era ancora avvenuto.
“Ecco,
sì. A proposito di questo...”
“Bakugou,
aspetta!” sbottò Todoroki, interrompendo qualsiasi meccanismo cerebrale col
quale stava cercando di trovare una scusa plausibile per quel piccolo Ojiro.
Alzò gli occhi per osservare l’altro. “Katsuki, non
puoi andare in giro così! Sei nudo! Shinsou, dammi una mano!”
“Io? Sei tu quello che ha un potere con cui puoi fermarlo.”
“Ma
non posso congelarlo!”
“Peccato.”
“Sei
un maledetto, Shinsou!”
“Eh,
Todoroki, io ti consiglio di correre perché guarda che non lo riprendi più,
sai?”
“Maledizione.”
Shinsou
non riuscì proprio a trattenere le risate, quando lo vide corrergli davvero
dietro. A quel punto era ovvio che si sarebbero rivisti direttamente a scuola.
Probabilmente davanti al professor Aizawa, che li
avrebbe massacrati per quell’ennesimo disastro.
Per
lo meno stavolta non era qualcosa di così tragico.
“Adesso
che quel confusionario se ne è andato,” riprese quindi, guardando Ojiro,
“Io...non ti posso portare dalla tua mamma, non subito. Però ti posso portare
da un eroe che ti porterà da lei,” aggiunse il più in fretta possibile, prima
che potesse mettersi a piangere o simile.
Ma
Ojiro si era solo lasciando andare ad un versetto dispiaciuto, le sopracciglia
arcuate e gli occhioni lucidi. Ma fermi. “Anche tu
sei un eroe?”
“Quasi.”
“Allora
okay,” esclamò Ojiro, alzandosi in piedi. Shinsou gli sistemò subito la maglia
addosso, anche se era troppo larga e gli arrivava ai piedi.
Scalzi.
“Ti
porto io, va bene? Così non ti fai male ai piedi,” fece subito, afferrandolo da
sotto le ascelle e tirandolo su. Era più leggero di quanto si aspettasse.
Adesso
che ci pensava, doveva pure portarsi dietro i vestiti di Bakugou, visto che
Todoroki glieli aveva mollati lì.
Accidenti a lui.
“Grazie,
signor eroe.”
“Non
sono ancora un eroe,” sorrise Shinsou, tenendolo su con un braccio solo. Con
l’altro tirò su i vestiti come meglio poteva, ma si rivelò più difficile del
previsto e continuava a cadergli tutto quanto.
Ojiro
allora si sporse subito, prima che i pantaloni gli cadessero di mano per
l’ennesima volta, e afferrò tutto quello che riusciva con le sue piccole
manine.
“Ti
aiuto!”
Shinsou
si sentì letteralmente sciogliere davanti quel faccino adorabile, e avrebbe
solo voluto riempirlo di baci.
Ma
si contenne.
“Grazie.
Dì, ti piacciono gli eroi? Visto che ti sei fidato subito di me.”
“Sì,
mi piacciono. A qualcuno non piacciono?”
“Mah.
Forse ai Villan, in effetti. E tu? Vuoi fare l’eroe, da grande?”
Il
piccolo Ojiro inclinò il capo, “Non lo so. Forse. Non ho deciso. Forse no.”
“Come,
no?”
Il
bambino alzò le spalle, la coda abbandonata a dondolare verso il basso, “Perché
non ho un bel quirk. Forse sarebbe meglio di no. Tu
che quirk hai?”
“Nemmeno
io ho un bel quirk,” esclamò subito Shinsou. Ora
capiva meglio. Quella storia del quirk troppo
normale, semplice e inadatto, doveva essere iniziata molto presto per il suo Monkey Boy. “Quando ero piccolo mi dicevano sempre che era
meglio se fossi diventato un Villan, più che un Eroe.”
“Perché?”
“Perché
ho un quirk ambiguo, strano. Più adatto ad un Villan,
forse...”
“Ma
non ci sono quirk adatti a fare il villan o l’eroe.
Non è il quirk che ti trasforma in un Villan, vero?”
Shinsou
sorrise, “Infatti è così,” disse, “Vedi? Ti sei risposto da solo. Devi
scegliere tu se vuoi fare l’eroe, non in base al Quirk
però. Quello viene poi. Perché se ti impegni puoi arrivare dove vuoi.”
E
Ojiro si era sempre impegnato al massimo, per farsi notare anche solo un po’.
Shinsou
lo capiva. Lui si era dovuto impegnare oltre i suoi limiti per riuscire a
convincerli che poteva, anche se aveva quel potere. Ma per Ojiro era lo stesso.
Lui doveva impegnarsi per farsi notare, per far vedere alla gente che c’era
anche lui.
E
dopotutto era per quello che aveva attirato tanto la sua attenzione, Ojiro. Si
era sentito...che poteva comprenderlo. Anche se all’inizio l’aveva odiato.
Ma
adesso sapeva che ci aveva visto giusto.
Ed
era felice di aver insistito.
Il
volto del bambino si illuminò, alle sue parole, “Lo farò!”
“Bravo.
E adesso andiamo alla Yuuei.”
“Alla
Yuuei? Alla scuola per eroi? Quella dove ha studiato All Might?”
“Proprio
quella.”
“Wow!”
--
Aizawa incrociò le
braccia al petto, inarcò le sopracciglia. Fissava Ojiro seduto sul divanetto
della sala comune del Dormitorio degli Insegnanti, che sembrava abbastanza
intimorito dalla sua presenza.
“Cos’è,
uno scherzo?”
“Ecco...”
Shinsou si grattò la nuca, decisamente a disagio. Lo sapeva che si sarebbe
arrabbiato.
Ma
era successo e basta, non era colpa loro.
“Lascia
stare. Non sono nemmeno sicuro di volerlo sapere. E’ stato un Villan?”
“No,
professore. Un...incidente con una ragazzina delle medie, credo.”
“Delle
medie...”
“Sì.
Era molto agitata, sembrava spaventata. Volevamo aiutarla ma...non ho ben
capito come funziona il suo quirk. Dice che durerà
solo qualche giorno.”
“Giorni.”
“Così
ha detto. Beh...lui mi sembra tranquillo, per fortuna. E’ Bakugou che sembra un
po’ più complicato da gestire.”
“Bakugou?”
“Eh,
sì. Sta bene, professore? La vedo un po’ spaesato,” lo prese in giro, aprendosi
nel suo solito sogghigno sghembo.
Aizawa lo incenerì
immediatamente con lo sguardo, “Taci, Shinsou. Ti conviene. Trovate Bakugou,
perché non è qui con lui? Dov’è Todoroki?”
“Lo
sta cercando. E’ corso via.”
“Era
arrabbiato,” mormorò Ojiro, “L’altro bambino,” chiarì poi. Non era sicuro di
aver capito tutto il discorso. Forse no.
“Oh,
sì, era molto molto arrabbiato,” sogghignò Shinsou,
“E’ scappato via tutto nudo.”
“E
tu sei tornato qui da solo, giustamente,” sentenziò Aizawa,
ma sembrava più un’accusa.
Shinsou
sbuffò, “Beh, dovevo occuparmi di lui.”
“Certo.
E a proposito di questo, chiama Yaoyorozu, dille di
creargli almeno qualcosa da mettergli, e un pigiama. Stessa cosa per Bakugou
appena torna. Sappiate che appena torneranno normali, metterò in punizione
tutti e quattro.”
“Cosa?
Ma non abbiamo fatto niente!” esclamò Shinsou, “Volevamo solo aiutare!”
“E
guarda che fine avete fatto.”
“Ma...”
“Nessun
ma. Per punizione ti occuperai di lui. Dormirà con te e dì a Todoroki che se
perde di vista Bakugou un’altra volta lo espello.”
“Okay...”
“Ehm...”
abbassarono tutti e due gli occhi su Ojiro all’unisono, fissandolo così
intensamente che il piccolo si sentì subito in tremenda soggezione e, nervoso,
si portò le ginocchia al petto stringendole strettamente a sé, la coda a
circondare le caviglie.
“Cosa
c’è?”
“Ecco,
signor eroe, io...io vorrei tornare dalla mia mamma, veramente.”
Aizawa, per la prima
volta da quando Shinsou gli aveva piazzato il bambino davanti, addolcì lo
sguardo e si inginocchiò davanti a lui. “Hai ragione a voler tornare da lei,”
gli disse, “E tua madre ti starà sicuramente cercando. Ma non l’abbiamo ancora
trovata. Quindi, rimarrai con noi finché non la troveremo, poi ti porteremo
subito da lei.”
“Ma
io so dove abito. Ve lo posso dire.”
“Oh,
ne sono sicuro,” annuì Aizawa, “Ma qui siamo un po’
lontani da casa tua. Probabilmente è per questo che non ti ha ancora trovato,
capisci?”
“E
se vi do il numero di telefono? Lo so a memoria!”
“A
quest’ora è tardi. Dovremmo proprio aspettare domani. Non ti succederà nulla
qui. Stai tranquillo. Se mi lasci il numero, domani chiamerò tua madre e gli
diremo che sei qui. Allora aspetteremo solo che ti venga a prendere. Tu sai
quanto ci vuole da casa tua a qui?”
“No.
So solo che bisogna prendere il treno.”
Aizawa tirò
palesemente un sospiro di sollievo. Almeno così gli avrebbe impedito di dover
cercare una scusa diversa da dirgli ogni giorno. Alla fine rischiavano che si
allarmasse o spaventasse. Invece così andava bene.
“Esatto,”
disse infatti, “E quindi ci vorrà un po’. Uno o due giorni, forse. Il tempo che
arrivi qui.”
“Così
tanto?”
“Sì,
purtroppo.” Si chiese vagamente se anche con Bakugou sarebbe stato così
semplice. Ojiro era intelligente, ma peccava tantissimo di ingenuità e estrema
fiducia nel prossimo, come ogni bambino. Bakugou era tutto un altro paio di
maniche.
Tremava
solo all’idea.
La
voce di Yamada che gli rimbalzava in testa da quando
aveva visto Shinsou entrare con Ojiro in braccio e chiedere di lui era l’unico
motivo per il quale quel disgraziato era ancora vivo e con tutti e quattro gli
arti attaccati al busto.
Non si picchiano gli studenti, Shota. E non puoi nemmeno ucciderli.
“Ma
nel frattempo, qui c’è un’altra bambina più o meno della tua età con cui puoi
giocare. Ma domani. Adesso lei è già a letto.”
Ojiro
annuì, più mogio del previsto. Ma era naturale, temeva. “Va bene,” fece.
“Dovresti
andare a letto anche tu, adesso. Continueremo a parlare domani, okay? Quando
arriverà anche l’altro bambino, Bakugou.”
“Dove
dormo?”
Aizawa indicò Shinsou
col capo, “Con lui. E tu muoviti, e spera che Yaoyorozu
sia ancora sveglia.”
“Sì,
signore. Vado subito.”
“E
fa venire qui Todoroki, domani.”
“Sì,”
bofonchiò di nuovo Shinsou, poi si accovacciò davanti ad Ojiro e gli allungò le
braccia, ma senza fare movimenti bruschi. Tecnicamente non avrebbe dovuto
essere un problema, ma visto come se ne stava rintanato su se stesso, quasi
avesse paura, non voleva spaventarlo maggiormente.
Era
già troppo, tutto quello, per un bambino così piccolo. Almeno credeva.
Ojiro
invece non si fece troppi problemi, dopo il discorso con Aizawa
sembrava essersi calmato parecchio. Gattonò sul divano fino a lui e poi gli mise
le braccine al collo per farsi tirar su più
comodamente.
Shinsou
se lo sistemò ben bene fra le braccia, soffocando la voglia di coccolarlo quando
lui gli poggiò anche il capo sulla spalla. Non era da lui un pensiero simile,
ma non riusciva a contenerlo.
Si
sarebbe sciolto di tenerezza a continuare così.
“Ciao,”
mormorò il bambino, alzando la manina verso Aizawa
che, contro ogni immaginazione, rispose con lo stesso gesto.
Shinsou
rientrò nel Dormitorio della A quasi in punta di piedi.
Erano
le nove e gran parte dei suoi nuovi compagni probabilmente dormivano. Ma
sentiva comunque chiacchiericcio e alcune luci erano accese.
“Dimmi,
Mashi, vuoi un po’ di latte caldo? O tè verde? O
qualsiasi altro tè, penso che Yaomomo saprebbe
consigliarti meglio,” iniziò, guardandosi un po’ intorno.
Mashirao,
comunque, non gli rispose. La coda era abbandonata in tutta la sua lunghezza
verso il basso, il volto girato verso di lui con la bocca socchiusa e la guanciotta spiaccicata contro la sua spalla.
Si
era addormentato.
Shinsou
gli accarezzò la fronte con appena la punta delle dita, passandogli il
polpastrello su un segno rossissimo proprio all’attaccatura dei capelli.
Una
cicatrice fresca fresca.
Non
l’aveva notata nel Mashirao adulto, eppure se era lì i capelli la dovevano
coprire appena. Con gli anni doveva essersi schiarita tanto da non notarsi più.
“Buonanotte,
scricciolo,” soffiò, scoccandogli finalmente un bacio sulla fronte.
Era
già con un piede nell’ascensore, e al diavolo Momo, poteva chiederglielo domani
e farlo dormire con quella maglietta e senza mutande, tanto non era un grosso
problema. A meno che non se la fosse fatta addosso. Ma sperava che a sei anni
Ojiro non fosse quel tipo di bambino.
La
voce di Kaminari lo fece sobbalzare. “Cazzo!”
“Shinsou,
ma dove vai, arrivi e non saluti? Oh, ma com’è che sei solo? E Ojiro? Non eri
uscito con lui? Poi ancora non sono rientrati neanche Todoroki e Bakubro!”
“Ssh!” sbottò in sua direzione, girandosi nel modo meno
brusco possibile, “Tacete, smettetela di urlare!”
“Ma
che...e chi è quello?” chiese subito Kirishima,
affacciandosi oltre la spalla dell’amico, “Dorme?”
“Dorme
e se lo svegliate ve la faccio pagare cara!” ringhiò, “Lo vado a mettere a
letto e poi vi vengo a spiegare. Tacete.”
“Oh,
beh, noi...ma è proprio un bambino?”
“E
che cosa ti pare, Kaminari?” ridacchiò Sero, “Un orsacchiotto?”
Shinsou
li ignorò, lasciandolo ai loro battibecchi, ed entrò nell’ascensore, diretto
verso la sua stanza. Lì lo posò delicatamente sul letto, terrorizzato all’idea
che il cambio di posizione potesse svegliarlo, ma per fortuna non successe.
Ojiro
si limitò a brontolare, mentre si girava dall’altro lato, poi si strinse su se
stesso, con la coda in mezzo alle gambe e la punta fra le manine come se fosse
un cuscino o un peluche da stringere. E pareva davvero in pace coi sensi.
Trattenne
una risatina e lo coprì per bene con lenzuolo.
Aveva
tutta l’intenzione di togliersi di dosso le curiosità degli altri e tornare su
da lui. E guardarlo dormire tutta la notte.
Todoroki
aveva fatto il suo ingresso in dormitorio con uno scalciante Bakugou in braccio
e l’aria di chi era stanco morto.
“Lasciami
andare, vecchiaccio!” stava urlando. Todoroki lo teneva di peso sotto braccio
quasi come se fosse un sacco.
“Ah,
ci sei riuscito a prenderlo!” lo riprese con aria divertita Shinsou, fissando
poi il bambino, “Certo che ne ha di energie. Ojiro dorme già da un pezzo.”
“Beh,
spero che anche lui si addormenti in fretta,” sospirò l’altro. Si era tolto la
camicia blu che teneva sopra la maglia smanicata
bianca e l’aveva messa al piccolo Bakugou, giusto per non farlo stare completamente
nudo. Ma dai piedini probabilmente aveva corso parecchio prima che riuscisse a
fermarlo.
“Col
cavolo che mi addormento! Tu sei un vecchio maniaco, la pagherai cara! Lasciami
andare! All Might verrà a
farti nero, vedrai! Lasciami o ti faccio saltare in aria!”
Todoroki
sospirò di nuovo, “Non voglio farti del male, Katsuki.
Sono tuo amico, credimi. Te l’ho detto, sono il figlio del numero Due.” Che
adesso era il numero uno, ma lui non lo sapeva.
“Bugiardo!
Non ti crederò mai, non sono mica stupido!”
“Non
l’ho mai pensato,” sorrise Todoroki, guardando con immensa gratitudine Kirishima che si avvicinava con la cassetta del pronto
soccorso.
“Questa
mi sa che ci serve. Hey, piccolino, ti va se ci
puliamo ben bene i piedini?”
Bakugou
spostò la sua attenzione su di lui, “Che vuoi anche tu? E che capelli strani
hai?”
Kirishima scoppiò a
ridere, “E’ incredibile quanto non sia cambiato per nulla con gli anni eh?!”
“Vuoi
dire che è spaventoso!” esclamò Kaminari, “Questo c’è
nato, così, ve l’ho sempre detto io!”
“Che
faccio, lo lego?” chiese dopo un po’ Sero, “Midoriya è già andato a letto? Poteva aiutarci.”
Bakugou
drizzò le orecchie, a quelle parole, con un movimento rapidissimo sgattaiolò
dalla presa di Todoroki e saltò subito contro Sero.
“Hai detto Midoriya? Cosa avete fatto a Deku? Quello è un debole quirkless,
siete dei vigliacchi a prendervela con lui!”
Todoroki
e Kirishima sgranarono gli occhi, a quell’attacco,
con Sero che faticava a staccarsi il bambino di
dosso.
Era
preoccupato per Midoriya? Allora quell’odio viscerale
non era innato in lui.
“Vi
faccio esplodere!”
“E
toglietemelo di dosso!”
Todoroki
sospirò per la terza volta in appena dieci minuti. Fortuna che le sue
esplosioni adesso erano piccole, o forse era stanco. Era tarda sera per un
bambino di sei anni, con un po’ di fortuna era sul punto di crollare
definitivamente.
“Buono,
buono!”
“Lo
lego come un tacchino e lo appendo al lampadario!”
“No,
Sero, per carità!”
“Un
po’ se lo meriterebbe...”
Fra
Shinsou che stuzzicava, Sero che stava per perdere la
pazienza e Kirishima e Kaminari
che non riuscivano a calmare né lui né Bakugou, Todoroki si avvicinò e lo prese
di peso per l’ennesima volta, facendo in modo che il bambino lo guardasse
dritto negli occhi spaiati.
“Ascoltami
bene, Katsuki. Smettila di urlare!”
Sorprendentemente,
Bakugou tacque. Chissà che forse non avesse capito che quella volta faceva sul
serio.
“Qui
siamo tutti eroi o aspiranti tali. Questa è la Yuuei,
la scuola dove studiò anche All Might,
credi che accetterebbero dei villan, se fossimo davvero dei barbari come dici
tu?”
Bakugou
mise il broncio, “E come faccio a saperlo? Dov’è Deku?”
“Midoriya sta dormendo, ma sta benissimo. E forse dovresti
anche tu. Sei stanco, vero?”
“No.
Non dormo con gente che non conosco nemmeno!”
“Okay,
allora facciamo così. Adesso ti fai medicare i piedi, poi ti faccio fare un
giro veloce qui intorno, così vedi che siamo davvero alla Yuuei.
Ti farebbe sentire più tranquillo?”
“E
All Might lo posso vedere?”
“All Might non è qui...” mormorò
Todoroki, “Però puoi vedere dei video inediti in cui c’è lui, e che non ha mai
visto nessuno.”
“Neanche
Deku?”
“Neanche
Deku,” sorrise Todoroki. Ecco, adesso si stava
rivelando più facile del previsto. Avrebbe dovuto farlo prima.
Probabilmente
si sarebbe risparmiato un sacco di fatica.
“Va
bene,” acconsentì Katsuki, “Però non dormo comunque
con gente che non conosco...la vecchia si arrabbierebbe e mi annoia sempre un
sacco quando si arrabbia.”
“Ah
giusto. E allora...c’è un altro bambino su di sopra...”
“No!”
“Vuoi
dormire con lui? Ti andrebbe bene?”
Shinsou
gli fece cenno di no con la testa, stavolta senza dirlo a voce, ma Shoto lo ignorò nuovamente. Non aveva altre idee.
“Quello
che piagnucolava prima?”
“Piangeva
perché si era perso, come te.”
“Ma
io non ho pianto!”
“Verissimo.
Ma ognuno reagisce a modo suo. Allora, ti va bene così?”
“E
Deku? Anche lui è un bambino, quindi posso dormire
con lui.”
“Midoriya lo trovi già in stanza,” mentì, “Adesso facciamoci
quel giro, okay? Prima i piedi.”
Bakugou
annuì, e Todoroki tirò un sospiro di sollievo.
Se
era fortunato si sarebbe addormentato strada facendo, lo vedeva abbastanza
sfinito, così non avrebbe dovuto spiegargli il perché dell’assenza di Deku, non fino alla mattina.
Quando
l’avrebbe visto grande.
E
forse avrebbe capito.
Shinsou
gli si avvicinò con fare minaccioso, “Dovevi per forza mettere in mezzo Ojiro?”
“Non
mi è venuto altro per calmarlo. Ha ragione ad aver paura di adulti che non
conosce, no?”
Shinsou
storse la bocca, “D’accordo, dormono tutti e due nella mia stanza, ma non c’è
spazio per tutti e due noi così.”
“Mi
porto il futon dalla mia. Ci stringiamo.”
“Mi
tocca pure dormire con te, Todoroki-kun?”
“Fai
questo sforzo, almeno stanotte. Sono sicuro che vedere Midoriya
domani lo convincerà a stare tranquillo.”
“Me
lo auguro.”
Todoroki
lanciò appena un’occhiata a Bakugou, seduto sul divano, Kirishima
davanti a lui che puliva e disinfettava i piedini e metteva due cerotti su
alcuni graffi.
Bakugou
aveva già gli occhi socchiusi e forse si sarebbe addormentato lì, con la voce
pimpante di Kirishima a cullarlo, senza neanche che
dovesse realmente portarlo a fare un giro. Aveva ragione a dire che era stanco.
Già
l’adulto andava a letto alle otto e mezza, spesso, per quel bambino essere
sveglio alle dieci di sera doveva essere un record.
“Allora,”
gli stava chiedendo Kirishima, “Allora tu e Deku siete amici?”
“Sì,”
ammise Bakugou, probabilmente troppo sfatto per sforzarsi anche di mentire, “Le
nostre mamme sono amiche e giochiamo insieme. Ma lui è quirkless
e adesso mi annoio a giocare con lui. Perché non posso fare niente, sennò gli
faccio male subito.”
“Ma
giochi lo stesso con lui, no?”
“E’
un pappamolle e un piagnone. Ma è Deku, quindi va
bene.”
“E’
un pappamolle, dici?”
“Sì.
Deku vuole sempre aiutare tutti, però poi si fa male.
Perché è debole e non ha un quirk. Ma è okay se non
ce l’ha. Se ce l’avesse sarebbe più forte di me. Allora così lo tengo al suo
posto.”
“Oh,”
mormorò Kirishima, “Capisco.”
“Ma
perché dice che Midoriya è quirkless?”
curiosò Kaminari, lasciandosi cadere di peso accanto
a Todoroki che, per risposta, scrollò le spalle.
Stava
ascoltando anche lui, e non aveva senso.
A
sei anni Midoriya doveva averlo manifestato, il quirk. E visto che era un tipo di forza, Bakugou non poteva
non essersene accorto.
Forse
Midoriya l’aveva sviluppato dopo?
“E’
piccolo e ha sonno, chissà a che sta pensando,” ragionò Shinsou, alzandosi in
piedi.
“Mah,
forse hai ragione.”
“Beh,
io vado. Lascio la porta della stanza aperta, Todoroki, non fare troppo
rumore.”
“Okay.”
Angolino Autrice:
Lo stress lavorativo di questi due mesi mi ha fatto
impazzire.
La quarantena ha fatto male a tanta gente ma lavorare come
pazze vestiti come ghostbusters, o macellai a seconda
dei punti di vista, con la mascherina che ti uccide il naso e le orecchie, beh,
evidentemente ha fatto uscire matta anche me xD
Altrimenti non mi spiego QUESTO COSA. O meglio, la cosa
vive da un po’, ma il fatto che io la stia pubblicando è segno di insania
mentale profonda xD
Adesso le cose si stanno un po’ allentando, per giugno
spero davvero di riuscire a riavere la mia vita e di conseguenza ho anche
voglia di rimettere mano in Smash, per cui aspettate.
Stiamo tornando!
Nel frattempo, vi regalo questo! Una piccola, piccolissima
storia in 6 capitoli che per una volta vive di pucciosità
e tenerezza ma non temete, il mio tocco si sentirà comunque.
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi raccomando!
Un bacione,
Asu