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Autore: Manila    18/05/2020    2 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Che dire, Manila è dura a morire, che come rima fa pure schifo.
Pronta ad accogliere frutta, ortaggi marci e parolacce, vi lascio semplicemente alla lettura di questo... questo.
Non so quando tornerò, ma giuro che non ho dimenticato l'affetto e l'educazione trovata qui e, soprattutto per quest'ultima, ve ne sono sinceramente grata.
Vi abbraccio tutti.
Manila.

A Columbrina, se questo capitolo qui è colpa sua.


58. Somebody To Love

 (Reno)

L'ascensore si apre e rigurgita greggi di dipendenti stressati fin dal primo mattino.
Mi stiracchio, esco per ultimo e mi  avvio per raggiungere Rude ed Elena alla machcinetta delle bibite calde.
Mi passo le mano sulla nuca senza trovare il mio affezionato codino.
Poco male, ricresceranno in breve tempo, tuttavia ho preso l'abitudine di portare al polso un elastico.
Svolto a destra e continuo a camminare assonnato.
E' già da qualche settimana che ho ripreso il lavoro dopo la missione che il Presidente in persona mi ha affidato e dopo quella collaterale che ne è derivata, per la gioia di Yuffie Kisaragi e per il rinnovato malumore di Elena.
Spospiro.
La rosa bianca di Wutai...
Il viso vispo della ninja fa capolino nella mia mente e, involontariamente,  un lato della mia bocca guizza verso l'alto.
Chissà che ha raccontato a Valentine per giustificare la nostra assidua "frequentazione"...
Annuisco a me stesso, consapevole che la mia espressione non è solo di scherno, bensì di affettuosa ilarità.
Quando mi avvicino ai miei colleghi, ho ancora stampato in faccia il mio ghigno e probabilmente è più evidente di quanto vorrei, tanto che la bionda alza lo sguado dal suo bicchiere di caffè e solleva un sopracciglio.
- A quanto pare qualcuno è allegro già a quest'ora, non è così senpai? Chissà a cosa o a chi lo dobbiamo...- allude non proprio velatamente, riportando l'attenzione alla sua bevanda.
Non sono ancora le otto del mattino ed Elena ha già lavato la bocca con la soda caustica.
Sbadiglio sonoramente senza usare l'accortezza di coprirmi la bocca con la mano e le lancio uno sguardo di traverso.
- Buongiorno a te, signorina, a cosa dobbiamo questo buonumore? Ti sei alzata dal lato sbagliato del letto di un idiota, oppure il problema è l'idiota e non il lato del letto sbagliato?-
Il viso della ragazza s'incupisce ulteriormente.
- ... in alternativa devo pensare che tu non ti sia svegliata dal lato del letto di nessuno, visto il tasso di acidità che si avverte quando ti si passa accanto?- infierisco, riferendomi al fatto che, nonostante cerchi disperatamente di farsi notare da lui , Tseng continua a non filarsela neanche di striscio.
Ammesso e non concesso che sia davvero il Turk di Wutai ad interessarle, visto quello che ha combinato con la Kisaragi.
Eh no, bella mia, le tue menate puoi raccontarle agli altri ma a me non la dai a bere, perchè è probabile che io abbia capito prima di te ciò che in realtà vuoi...
Le mani della ragazza stringono un po' di più il bicchiere di carta.
- Invece di pensare a me, cosa ci dici del talamo della tua bella pricipessa? Rimasto vuoto? Sei stato buttato fuori dal futon per esclusivo diletto di Valentine, oppure si è accontentata di uno dei pretendenti proposti dal regale padre?- risponde con finto disinteresse.
La squadro da capo a piedi, consapevole di dover chiarire al più presto la situazione prima che diventi ancora più insostenibile di quanto lo sia già.
Rude mi guarda da sopra gli occhiali da sole e fa un lieve cenno col capo, come a dirmi di non infierire.
Sei saggio, amico mio, ma non puoi fare il buon padre di famiglia per sempre, è bene che la signorina capisca che non è al centro dell'universo e che, se tutto le gira male, non è di certo colpa mia.
-  Io, almeno, in un futon mi sono infilato, tu non sei riuscita neanche ad avvicinarti alla poltrona del grande capo - le faccio notare.
Al mio chiaro riferimento a Tseng, il viso di Elena si fa cereo, schiaccia il bicchiere nel palmo della mano, poi lo getta con stizza nella pattumiera e si allontana senza neanche salutare.
Incurante del torto fatto alla mia collega, estraggo dalla tasca una monetina, seleziono una bevanda e attendo che la macchinetta eroghi il mio ordine.
Al mio fianco, avverto Rude mugugnare.
-  mbè?- gli chiedo quando, con la coda dell'occhio, lo vedo scuotere lievemente il capo.
- Oggi non sta tanto bene- spiega, rivolgendo lo sguardo verso il corridoio lasciato vuoto dalla bionda.
Mi gratto una tempia.
- Si è presa la bruttite?-
Il mio compare si morde le mascelle,manifestando in modo palese il disappunto per il clima teso che si è venuto a creare tra noi tre già prima della mia assenza.
Tra noi due, tra Elena e Me, appunto mentalmente.
Tra i Turk non dovrebbe svilupparsi una tale tensione, è fondamentale restare lucidi ed avere piena fiducia gli uni degli altri, è questo che non ci ha destinato all'estinzione quando tutto sembrava perduto.
- Vacci piano con Elena, ricorda che è l’unica figura femminile fissa della tua vita, le altre se la sono sempre data a gambe - mi fa notare, finendo di sorbire il suo caffè.
Questa poi! E il bello è che ha anche ragione...
Sorrido e rispondo con un'alzata di spalle
- Compare, sei figo quanto stronzo-  gli faccio l'occhiolino e mi avvio in sala riunioni, il Presidente ci ha convocati per parlarci dell'ennesimo progetto di ripresa.
*** 
Riunione noiosa, giornata noiosa, serata noiosa ad attendermi.
Lo ammetto, da quando non ho la Kisaragi tra le scatole il mio tempo trascorre in modo tranquillo.
Troppo tranquillo.
Rimpiango quasi il casino che abbiamo combinato con relative conseguenze, compresa una crisi politica sfiorata. Non potrò mai dimenticare la faccia dell'Imperatore Godo quando ha visto me e Valentine presentarci di buon mattino a Wutai...  Cid Highwind sta ancora bestemmiando.
Paradossalmente, l'esito di quella disavventura mi ha procurato maggiore fama agli occhi del Presidente, con grande dispiacere di Elena che oggi non ha fatto altro che farmi presente quanto sia scontenta che io sia stato messo al mondo e che nessuno sia ancora riuscito a cancellarmi.
Mi stiracchio mentre le mie riflessioni mi fanno compagnia in ascensore che scende.
Scommetto che Elena potrebbe stilare una lista dei mille modi che ci sono per togliermi di mezzo.
- Vacci piano con Elena, ricorda che è l’unica figura femminile fissa della tua vita, le altre se la sono sempre data a gambe -
Le parole del mio compare mi ritornano alla mente ridondanti e pericolosamente veritiere.
Quanto amo il mio collega?
Elena.

Per poco non mandava tutto a puttane...
Dovrebbe cominciare a chiedersi cosa vuole davvero dalla vita, anche se me ne sono fatto un'idea.
Non qualcosa.
Qualcuno!
Non qualcuno...


Non ci si introduce in una missione come ha fatto lei se non si è mossi da un certo tipo di motivi che, diciamocielo pure, per uno che rischia la vita a giorni alterni portano solo guai.

Perché, per noi, l'amore è un rischio e tu, bella mia, ci sei caduta dentro con tutti e due i piedi, anche se vuoi far intendere altro...

Arrivato al piano terra del palazzo in cui vivo da un paio d'anni, tiro su il cappuccio della felpa e mi appresto a una corsetta serale.
Cuffie nelle orecchie, playlist col Ragazzo di Midgar morto di recente per geostigma tanto caro alla Kisaragi, ciò che resta della mia chioma rossa al vento, adoro la frescura della sera sulle guance e non mi dispiace questo quartiere di Edge che si sta sviluppando con maggiore criterio edilizio rispetto alla vecchia Midgar. E non mi disturbano neanche le goccioline che, di tanto in tanto, picchiettano leggere sulla mia faccia.

Profumo di fiori.

Strano, le aiuole sono ancora degli ingombranti contenitori di fango e calcinacci.
Mi scappa uno sternuto.
Diamine, la faccenda della Kisaragi nelle fogne ha avuto conseguenze maggiori rispetto a quanto ci fossimo aspettati e adesso ci manca solo che diventi allergico al polline di qualche fiorellino che neanche si vede.
Un Turk che soffre di allergie non è un Turk, sarebbe di peso per i componenti della sua squadra anche durante la più semplice delle missioni.
Mi avevano assicurato che gli effetti indesiderati di ciò con cui sono venuto a contatto sarebbero svaniti presto, ma a quanto pare c'è ancora da attendere...
Deciso a cambiare strada, mi avvicino velocemente a un angolo e i miei occhi faticano a credere a ciò che vedono.
Capelli biondi, ancora in divisa, Elena si affaccia alla traversa a destra seminascosta, è talmente concentrata che neanche si accorge di me. Mi affaccio un po' alle sue spalle e resto allibito.
- Lo sai che questo è stalking?- le chiedo, mentre lei sobbalza e mi spinge con forza dietro  schiacciandomi il palmo della mano sulla bocca, quando le due figure che stava spiando si voltano dalla nostra parte.
- Accidenti a te, idiota di un senpai! Adesso ti metti anche a seguirmi?- ringhia, dandomi uno spintone.
Vorrei risponderle a tono, ma un altro sternuto mi piega in due, cosa che ha il potere di zittirla.
- Immagino che questo sia un ricordino della Kisaragi - dice sprezzante.
Maledetto odore di fiori!
Tiro un po' su col naso.
- ... Spero per te che non ti abbia trasmesso anche qualche malattia venerea... -
Giuro, mi lascia sempre di più senza parole e con me ce ne vuole.
- Oppure potrebbe averti reso impotente, chissà -
Alzo un sopracciglio.
- Elena, ti rendi conto che stai parlando della mia intimità con la Kisaragi, mentre spii Tseng?- perchè è lui che sta seguendo con tanto interesse; lui e una donna che lo accompagna.
- Ah, quindi ammetti che esiste un' intimità...- mi mette alle strette.
Le piace il gioco duro.
- Non vedo come la cosa possa interessarti - la punzecchio.
-Infatti non 'interessa!- si sbriga a precisare, ma figuriamoci se me la bevo.
Guardinga, si affaccia nuovamente all'angolo per controllare di non essere stata scoperta e, quando Tseng e la donna che lo accompagna si allontanano ignari di essere pedinati, tira un sospiro di sollievo.
Allora li sta seguendo davvero!
Incrocio le braccia, lasciando cascare un po' la testa sulla spalla destra.
- Sai, Elena, credo che tu debba seriamente capire cosa vuoi, non credo ti faccia bene...-  cerco di indurla a ragionare, ma è già scomparsa.
Mi affaccio sulla strada e vedo che continua nella sua opera.
Che assurdità!
Sbuffo, mio malgrado rinuncio ad ascoltare la musica in cuffia e faccio di corsa il giro del palazzo.
Neanche 500 metri e la ritrovo in un vicolo stretto.
Le metto una mano sulla spalla e lei sussulta nuovamente.
- Ma mi lasci in pace?- ringhia.

Sei davvero così ingenua da credere che non ti abbia visto, Elena? Tseng non è un semplice Turk, è il nostro capo e non si lascia di certo pedinare come un principiante.

Sbatto le palpebre un paio di volte, poi osservo meglio la coppia che passeggia serena. Lui è sempre il solito, con completo scuro e aria composta. Da lontano e di spalle non la vedo molto bene, ma lei sembra una coetanea di Elena, poco più alta, magra, con capelli lunghi, molto mossi, castano chiaro; non mi veraviglierei se, voltandosi, scoprissi che ha anche dei begli occhi verdi.
In fin dei conti anche Tseng  cerca di andare avanti, ma lo fa a modo suo com'è giusto che sia.
E questa stupida che ho di fianco non se ne rende conto!
Quindi Tseng vuole che lo seguiamo...
Sospiro.
Abbasso di nuovo lo sguardo su di lei e la trovo nervosa, delusa, incredula, poco ci manca che pianga.

Eppure avrei detto ti fosse passata, in fin dei conti hai fatto carte false quando hai saputo della Kisaragi...

Lancio un'occhiata alla coppia, mi concentro di nuovo su di lei e decido che, se proprio deve cadere, deve farlo con un suo pari al fianco.
In fin dei conti siamo Turk sempre, non solo in missione.
- Allora, che diavolo vuoi?- 
Che voglio io? Cosa vuoi tu?!
Non cosa.
Qualcuno!
Non qualcuno...


Si mette le mani sui fianchi, spazientita, e sbuffa sonoramente.
- Senti, piuttosto che farmi scoprire per colpa tua e della tua ficcanasaggine, vieni con me e facciamola finita!-
Sbatto le palpebre.
La cosa che mi piace di Elena è che, pur di avere ragione, ti fa credere che una sua idea assurda sia la tua e in questo mi ricorda Yuffie, solo che lei è più acida della principessa.
Ed è anche una cosa che odio. Tanto.
Alzo le spalle, poco male, in fin dei conti non mi aspettavo altro ed è sempre meglio che ricevere una chiamata da Rude in piena notte che mi chiede di telefonarle per consolarla o di andarla a cercare per tutta Edge, perchè la signorina ha ricevuto una cocente, preannunciata, delusione.
Proprio mentre  cerchiamo di dare il meno possibile nell'occhio e seguiamo la coppietta in giro per diversi vicoli, svoltando l'angolo in una zona piena di ristorantini, facciamo un altro inaspettato incontro.
Con un bicchiere di carta tra le mani, i capelli scuri, gli occhi vivaci, Yuffie Kisaragi arresta il suo passo per non sbattermi contro.
Dismesso il completo a suo dire ninja, abbigliata come una qualsiasi ragazza, sotto le luci dei lampioni, è serena e graziosa come la ricordavo. Beh, sicuramente meglio di com'era quando ci siamo lasciati quella volta.
Decisamente più... in salute, ecco.
Esita un attimo e solo noi due sappiamo il perchè.
Reno!- è poi il suo saluto.
Non c'è astio nella sua voce, nulla che faccia pensare neanche lontanamente al rancore.
Solare, pulita,realmente incapace di provare odio, eravamo davvero male assortiti, ma insieme abbiamo spaccato! Vero, Rosa bianca di Wutai?
- Principessa...- rispondo, lasciando intendere più sottintesi di quanti vorrei. Credo che con lei, ormai, sarà sempre così.
E' un attimo, una fastidiosa bolla di sapone che scoppia senza far rumore e  ci ritroviamo nel presente, in mezzo alla strada, con Elena che ci guarda truce e Vincent Valantine, perché c'è anche lui, che non dice una parola, semplicemente si avvicina di più a lei sfiorandola col suo fianco, facendo chiaramente capire quale sia il suo posto.
Se sapesse quello che abbiamo combinato, strozzerebbe lei per prima...
O forse strozzerebbe se stesso per le stronzate che ha fatto.
Gli lancio un'occhiata ilare, e non mi sfugge quella che la mia collega gli rivolge.
Ansiosa? Urgente?
Forse anche loro hanno combinato qualcosa di cui non parlano...
Sorrido tra me e me.
Se davvero volessimo complimentarci con qualcuno per aver messo (o rimesso che dir si voglia) quei due insieme è proprio Elena, ma è una storia troppo lunga per riassumerla in due frasi.
Rivolgo la mia attenzione nuovamente alla principessa che mi sorride.
- Lo spettacolo deve continuare...- le rammento.
- Decisamente!- rispode, ricordandosi immediatamente a cosa mi riferisco.
E sono consapevole che le nostre strade s'incroceranno di nuovo più di quanto vorremmo, ma per il momento va bene così.
Li saluto con un cenno del capo e mi allontano con Elena che, d'improssivo, smette di rivolgermi anche quelle poche parole che mi stava sputando dietro prima d'incontrare una fettina di Avalanche.
Benchè prima di mettere piede fuori dalla porta di casa avessi ammesso con me stesso di trovare un po' noiose le mie serate nell'ultimo periodo, confesso che anche la corsetta stava diventando una routine troppo sana per uno come me, quindi il pedinamento poteva essere una buona scusa per rispolverare le basi delle attività di un turk. Il problema è che la bella coppietta Tseng/Sconosciuta, mano nella mano, ha deciso nell'ordine di: fare il giro delle vetrine di tutta la città per cercare non si è capito bene cosa, cenare in un bel ristorantino a lume di candela, di prendere un caffè nella caffetteria di una zona periferica e poi di passare per il Settore 5, scelta alquanto discutibile ma che, a quanto sembra, sulle donne sortisce un certo effetto.
Nel nostro ordine, invece, abbiamo fatto slalom tra pilastri e pali della luce per non farci scoprire, abbiamo mangiato cibo spazzatura mentre aspettavamo fuori dal ristorante, abbiamo preso uno schifo di caffè a un distributore che, probabilmente, era lì diversi millenni prima di Meteor e, infine, ci è toccato avviarci in quello schifo di settore di cui prima.
In tutto ciò, Elena mi ha trascinato con lei senza ritegno, offesa a morte per il mio saluto esclusivo con la Kisaragi, per poi piagnucolare e lamentarsi per tutto il tempo.
E io, cretino, mi sono maledetto per tutto il tempo per essermi fatto coinvolgere in questo affare idiota che neanche due mocciosi si sarebbero abbassati a tanto.
Ora, la Chiesa del settore 5 ha sempre avuto il fascino delle zone mistiche e poco importa se hanno deciso di farne una specie di meta turistica, al momento è un accumulo di polvere e macerie circondate da scheletri di palazzi. Uno schifo, insomma.
Tiro un po' su col naso, mentre lei si lascia cadere su una panchina sgangherata.
Qui l'odore dei fiori è insopportabile e trattengo a stento gli sternuti.
Mentre Elena testa su se stessa la pratica masochista di guardare Tseng che porge dei fiorellini gialli alla sua graziosa accompagnatrice che, abbiamo scoperto, non ha occhi verdi ma castani, io alzo lo sguardo al cielo e tante goccioline cominciano a cadere non troppo fitte.
Perfetto, la doccia post mancata corsetta serale mi ci voleva.
La coppietta, intanto, si allontana lentamente, mentre Elena, per non farci scoprire, si fa strada all'interno della chiesa dal tetto scoperchiato, tanto che neanche qui troviamo ripato.
Il suo respiro trema, è evidentemente nervosa, mentre ripercorre con lo sguardo gli angoli occupati precedentemente da Tseng e compagna.
- Allora, ne hai avuto abbastanza? Possiamo andarcene adesso?-  le chiedo, scocciato.
- Guarda che potevi andartene fin da subito!- ritorce lei, pestando un piede a terra e guardandomi trucemente.
- Seh, come no...- borbotto, ma a quanto sembra in questo momento io sia diventato un buon bersaglio contro cui sfogare la sua frustrazione.
- Cosa vorresti insinuare?-
Mi gratto una tempia, spazientito.
- Tu che ne dici?-
- Sai una cosa, senpai? Tu sei nemico del mio sistema nervoso-  afferma esasperata, portandosi le mani alla testa.
- Piuttosto direi che tu sei nemica di te stessa - le faccio notare, con la conseguenza di innervosirla maggiormente.
Peggio per lei, è giunto il momento che capisca.
- Guardati! Sei ancora in divisa, non sei passata neanche da casa a cambiarti pur di seguirlo, sei bagnata, infreddolita ed è da mesi che giochi a ping pong con i tuoi sentimenti-
- Ti sei bevuto il cervello- cerca di difendersi - Non pretendo che tu capisca, in fin dei conti, oltre alla Kisaragi, chi hai mai avuto tu? Per te non è mai esistito nessun altro che te stesso e tutte quelle che hanno avuto l'occasione di avere a che fare con te sono durate.. quanto... cinque minuti? Alla fine anche la principessa di Wutai ha scelto un altro-
Non sa quello che dice, ma è meglio così.
Più tira in ballo la Kisaragi e più mi dà conferme.
- Io sono qui ad aspettare, mentre lui, l'uomo che amo, sta con un'altra. Sai cosa significa per me? Sai quanto mi fa male?- sbotta non proprio a bassa voce.
Il punto è proprio questo, non sembra per nulla che la faccia soffrire nel modo in cui vuol far credere in primis a se stessa.
L'umidità ci penetra nelle ossa.
-  Ti fa davvero così male? Oppure il problema è che non ti fa male affatto? E' così difficile  per te ammettere che ti è passata, che quel momento della tua vita è finito, che potresti trovare altro se solo rischiassi un po' di più?-
- Che cosa?!- domanda con voce stridula - Per te è inconcepibile pensare che c'è gente che desidera qualcuno da amare e che, magari, per me quel qualcuno sia Tseng?- alza di più la voce.
Qualcuno da amare.
Dura, la ragazza.
- Ma tu non vuoi qualcuno da amare - le faccio presente.
... Tu vuoi me.
Sbuffo.
- Elena, ammettilo, ti fa più male pensare a me con la Kisaragi che a Tseng con un'altra... - le faccio notare - E sei stata così pressante e invadente che per poco anche il Presidente stava per perdere le staffe con te - aggiungo.
In tutta risposta, mi si avvicina e mi da uno spintone.
- Non è affatto vero!-
- Oh, sì che lo è!- la punzecchio.
- Assolutamente no!- insiste, spintonandomi.
Qui, sul bordo del laghetto, con la pioggia che si fa più insistente, litighiamo come due mocciosi.
- Ti rendi conto che ... -
Tu vuoi me!
Non riesco a finire la frase che il rumore dei cardini annuncia la presenza di un visitatore.
Di due visitatori, appunto con la coda dell'occhio.
Succede tutto in un attimo, afferro Elena che intanto è colta alla sprovvista , mi alzo il cappuccio della felpa, faccio in modo di dare le spalle al portone coprendo lei e la sua minuta figura alla vista dei nuovi arrivati, le prendo le spalle e premo le mie labbra contro le sue.
Dapprima stupita, la mia bionda collega non dimostra l'opposizione che mi aspettavo, ma dura davvero molto poco. Mi punta le mani sul petto e mi spinge all'indietro, facendomi quasi finire nel laghetto.
Con gli occhi sgranati, guarda prima me e poi le figure rimaste ferme sulla porta. Le guance le vanno a fuoco e, istintivamente, mi molla un ceffone e mi spinge nel laghetto.
Senza dire una parola, scappa via da un'uscita laterale.
E mi lascia qui, in quest'acqua gelida, sotto la pioggia ormai scrosciante, con la guancia rossa e l'espressione soddisfatta.

Perchè con le parole puoi far credere ciò che vuoi, ma le tue labbra contro le mie hanno detto ben altro.

Adesso non puoi più fingere neanche con te stessa, adesso è chiaro ciò che vuoi e come lo vuoi, devi solo accettarlo.
Adesso so chi vuoi.
La donna dai capelli mossi e gli occhi castani mi guarda stupita, mentre Tseng le mette una mano sulla spalla rivolgendomi uno sguardo indecifrabile.
Era quello che volevi, no, capo? Volevi che si mettesse l'anima in pace?
Eccoti servito.

Un petalo giallo si poggia sul mio naso e starnutisco, scivolando ancora di più nel laghetto.
Scoppio a ridere, forse adesso anch'io so cosa voglio.
  
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