Serie TV > The Borgias
Ricorda la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    19/05/2020    3 recensioni
Questa storia nasce da un sogno che ho fatto e sinceramente non avrei mai creduto di tornare a scrivere in questo fandom, eppure... mai dire mai! Questa ff è il sequel della mia storia "Shadows and lights" (ma non è indispensabile averla letta): sono passati più di due anni dalla conquista di Napoli da parte del Re Carlo e dalle atroci esperienze del Principe Alfonso. Nel frattempo il Re è tornato in Francia, lasciando il Generale a guidare il Regno di Napoli in sua vece, ma all'inizio di questa storia il Generale è morto. Il Papa Borgia, allora, non perde l'occasione per ampliare i suoi domini e manda il figlio Juan come "protettore" del Principe Alfonso, perché sia lui a governare Napoli. Il rapporto tra Juan e Alfonso, però, evolverà in maniera inaspettata...
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV The Borgias.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alfonso II di Napoli, Altri, Juan Borgia
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Salvation'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LOYAL, BRAVE AND TRUE

Capitolo primo: Loyal, Brave and True

 

Will I be stronger
Or will I be weak
When you're not with me?

Who am I without my armor?
Standing in my father's shoes
All I know is that it's harder
To be loyal, brave and true.

(“Loyal Brave True”- Christina Aguilera)

 

Juan Borgia era ormai in vista del castello del Re di Napoli e si sentiva molto combattuto.

Una parte di sé era compiaciuta, poiché il padre, invece di rimproverarlo per la condotta sconsiderata che aveva tenuto durante l’assedio di Forlì, gli aveva affidato una missione importante, con grande scorno del fratello Cesare; l’altra parte, però, quella del suo orgoglio ferito, bruciava. Aveva avuto l’impressione che Papa Alessandro lo avesse voluto allontanare da Roma proprio per tenerlo lontano dai guai… e poi, a dirla tutta, si infuriava ancora quando ripensava al modo in cui, più di tre anni prima, il Principe Alfonso e la sua sorellastra Sancha si erano presi gioco di lui. A quel tempo Re Ferrante era ancora vivo, sebbene ormai ridotto a un vegetale, Alfonso di Napoli era sicuro del suo Regno e desideroso di allearsi con i Borgia per rafforzare la sua posizione. Proprio per questo la sorellastra Sancha era stata promessa in sposa al giovanissimo Goffredo e lui, Juan, era andato a Napoli per organizzare il matrimonio, come Gonfaloniere e Capitano Generale della Chiesa. Per tutto il tempo, tuttavia, Juan era stato oltraggiato e deriso dal Principe e dalla sorellastra, che avevano fatto più volte accenno alle origini bastarde di tutti i figli del Papa e lo avevano ridicolizzato, come se la sua parola valesse meno di niente. Sancha, poi, lo aveva continuamente provocato per divertirsi con lui come avrebbe fatto con un qualsiasi garzone…

Sì, l’ego smisurato di Juan era ancora ferito da quel lontano ricordo. E non moriva dalla voglia di rivedere quel ragazzino spocchioso e insolente!

Tuttavia adesso la situazione era rovesciata e sarebbe stato lui a ridicolizzare il Principe Alfonso, che ormai era un regnante solo di nome.

“Juan, è giunta l’ora che tu dimostri di essere un Borgia a tutti gli effetti” aveva detto suo padre, Rodrigo Borgia, il Papa di Roma. “Hai ventitré anni e io non posso continuare a concederti delle occasioni perché tu le distrugga. Ti avevo mandato in Spagna perché ti sposassi e tu invece sei partito con i Conquistadores per le Americhe; ti avevo affidato il comando dell’esercito che assediava la fortezza di Caterina Sforza e tu hai fallito ancora, lasciando a Ludovico il Moro tempo a sufficienza per giungere in soccorso della cugina e sbaragliare le nostre truppe!”

“Sembrate dimenticare, padre, che io stesso sono rimasto ferito in quell’occasione. Sarei potuto morire!” aveva reagito Juan, indignato.

“Difficile, visto che sei scappato dopo che eri stato ferito alla gamba, lasciando l’esercito in balia di Ludovico Sforza…”

“Allora sono un fallito che non merita niente, è questo che volete dire, padre? Vi siete pentito di non aver scelto Cesare per questi incarichi, non è così? Oh, lui sì che sarebbe stato valoroso, vi avrebbe reso fiero… non come me che, a quanto pare, non faccio altro che deludervi!” Juan non sapeva se dovesse sentirsi più offeso o amareggiato per i rimproveri del padre.

“Non è questo, è soltanto che non so più come fare con te, per farti diventare l’uomo che potresti e dovresti essere” aveva sospirato il Papa che, nonostante tutto, continuava a credere in quel figlio scapestrato e disobbediente. “Per questo ho deciso di affidarti un nuovo incarico molto importante, ma questa è l’ultima volta, ricordalo. Come Gonfaloniere e Capitano Generale della Chiesa, ti recherai a Napoli con un buon numero di truppe dell’esercito papale per offrire la protezione dei Borgia al Principe Alfonso…”

Già, le cose erano davvero cambiate nel regno di Napoli dall’ultima volta in cui ci era stato, pensò Juan sogghignando tra sé. I Francesi, guidati da Re Carlo, avevano tentato di invadere l’Italia e proprio il Papa aveva concesso loro di passare da Roma e di prendersi Napoli, pur di non essere destituito. Re Carlo aveva conquistato la città senza colpo ferire visto che, nel frattempo, Re Ferrante era morto e quel ragazzino viziato e insolente di Alfonso era scappato. Quello che era accaduto, poi, era frutto di voci e supposizioni. Si sapeva che il Re francese era riuscito a catturare Alfonso e a farlo prigioniero e poi, quando gli Stati italiani si erano uniti per cacciarlo dalla penisola, era tornato in Francia portando con sé il prezioso ostaggio. Si diceva che il braccio destro di Re Carlo, un valoroso Generale di mezza età, si fosse preso particolarmente a cuore il destino del Principe. * Due anni prima, nel 1495, il sovrano francese aveva deciso di rimandare Alfonso e il suo Generale a Napoli: il Generale avrebbe tenuto il Regno in rappresentanza del suo Re e Alfonso… beh, Alfonso sarebbe stato semplicemente il Re fantoccio, tanto per non scontentare la Spagna. **

Il problema era sorto perché, sei mesi prima, il Generale si era gravemente ammalato ed era morto poco più di un mese prima. A quel punto, Re Carlo non aveva più un suo uomo di fiducia a guidare il Regno di Napoli e Papa Alessandro temeva che potesse inviare nuovamente un esercito in Italia: si era mosso in anticipo e aveva fatto in modo che fossero i Borgia a offrire la protezione necessaria al giovane Principe.

“Se saprai giocare bene le tue carte e conquistarti la fiducia di quel Principe giovane e inetto, sarai tu a governare il Regno di Napoli, anche se ufficialmente la corona apparterrà ad Alfonso” gli aveva spiegato Rodrigo Borgia. “Nel caso dovessi fallire anche questa volta, allora il tuo compito sarà di uccidere il ragazzo e non credo che la cosa ti creerà problemi, mi sbaglio per caso? A quel punto, in mancanza di altri eredi diretti, saranno Goffredo e sua moglie Sancha a trasferirsi a Napoli e il regno sarà loro. Sancha è comunque una figlia illegittima di Re Ferrante.”

Rodrigo Borgia avrebbe vinto in entrambi i casi, pensò Juan. Il regno sarebbe stato degli Aragonesi agli occhi del mondo, ma dei Borgia nella realtà dei fatti: Alfonso e Sancha erano solo delle pedine in quel gioco…

Ma, questa volta, Juan era ben deciso a non fallire. Non avrebbe dato l’ennesima delusione al padre e a se stesso, sarebbe riuscito a manipolare il Principe Alfonso e avrebbe governato lui il Regno di Napoli. Non poteva farsi passare avanti anche da Goffredo, l’ultimogenito della famiglia!

Nel frattempo, nel suo castello di Napoli, il Principe Alfonso guardava apatico e sconsolato i preparativi per l’arrivo del Gonfaloniere Juan Borgia e delle sue truppe. Sarebbero arrivati nel primo pomeriggio ed era stato organizzato un grande banchetto in loro onore.

Ad Alfonso non importava assolutamente niente. Sapeva benissimo, ormai, che quella che i Borgia chiamavano protezione era solo un altro modo per dire che sarebbero stati loro a governare il Regno di Napoli, così come avevano fatto i Francesi prima di loro. Questa volta non avrebbe nemmeno cercato di ribellarsi, gli era bastato ciò che era accaduto l’unica volta in cui ci aveva provato… se non fosse stato per l’intervento del Generale, lui sarebbe morto tra torture atroci e spaventose che Re Carlo aveva fatto in modo di prolungare per ore e ore.

Il Generale, già. L’uomo che gli aveva salvato la vita tre anni prima e che lo aveva preso sotto la sua protezione. L’uomo che, unico tra tutti i Francesi, si era interessato veramente alla sua situazione e che lo aveva aiutato a riprendersi, lo aveva sempre difeso, era stato accanto a lui, lo aveva fatto sentire importante anche quando sapeva bene di non esserlo più. Il Generale era stato sempre gentile, era un uomo valoroso e leale e gli aveva voluto bene. Sì, certo, si era anche preso delle libertà eccessive nei suoi confronti, cose che lui non era sicuro di avere accettato né capito bene fino in fondo… Eppure era stato per tre anni il centro del suo mondo, vicino a lui non aveva più paura e sapeva di poter contare sempre sul suo appoggio e sul suo affetto.

Quando, sei mesi prima, il Generale si era ammalato e il dottore aveva detto che c’erano poche speranze, Alfonso si era sentito gelare il sangue. Non poteva, non poteva lasciarlo solo! Cosa avrebbe fatto senza di lui? No, non lo poteva accettare, non era giusto!

Il Principe aveva trascorso gli ultimi mesi senza praticamente muoversi dalla stanza del Generale, era lui ad occuparsene, a curarlo, a cercare di farlo mangiare… come aveva fatto anche con suo padre, ma con tanta disperazione in più, perché, pur non essendo innamorato di lui, sapeva che il Generale era l’unica persona al mondo alla quale voleva davvero bene. Se all’inizio si era affidato a lui solo per sentirsi al sicuro, più passava il tempo e più sentiva di provare un affetto vero e sincero per quell’uomo. Così, in quegli ultimi mesi, oltre a occuparsi di lui, aveva voluto passare ogni istante in sua compagnia, straziato al pensiero che sarebbero stati gli ultimi giorni, le ultime settimane. Si arrampicava sul letto accanto a lui e gli leggeva dei libri, gli parlava, cercava di mostrarsi forte e sereno per non farlo preoccupare.

Solo quando, alla fine, il Generale era morto, Alfonso si era lasciato andare alla disperazione. Aveva pianto tutte le sue lacrime, si era gettato sul suo corpo ormai privo di vita supplicandolo di non lasciarlo solo, di non abbandonarlo, gridando e singhiozzando come un bambino. Non era stata la reazione più adeguata per un Principe, tanto meno per un giovane di diciotto anni com’era ormai lui, ma il dolore era troppo forte e non gli importava niente di ciò che avrebbero pensato guardie e servitori.

“Mi avevate promesso che sareste stato sempre con me, che mi avreste protetto” aveva gridato tra le lacrime, stringendosi al corpo del Generale e divincolandosi da quelli che volevano portarlo via. “Me l’avevate promesso, dovete tornare da me, non mi potete abbandonare, no, non voglio!”

Durante il funerale, Alfonso era svenuto e il dottore lo aveva trovato in preda a una febbre altissima. Aveva trascorso le due settimane seguenti tra la vita e la morte e tutti avevano iniziato a pensare che il giovane Principe avrebbe ben presto seguito nella tomba il suo protettore… ma non era andata così. A poco a poco Alfonso si era ripreso, la febbre si era abbassata e poi era scomparsa e il suo fisico aveva reagito. Ma la consapevolezza della solitudine aveva steso un’ombra scura sul volto di quel ragazzo un tempo vivace, irriverente e ironico.

Il Principe Alfonso aveva perduto ogni illusione, non credeva più in niente e attendeva soltanto il prossimo invasore, colui che, ancora una volta, lo avrebbe circuito o peggio per portargli via il Regno di Napoli. E adesso stava per arrivare Juan Borgia. Se lo ricordava, lo aveva preso in giro e umiliato senza pietà quando le cose erano ben diverse, quando lui era l’erede di Re Ferrante e Juan Borgia solo il bastardo del Papa.

Adesso si sarebbe voluto vendicare, Alfonso ne era certo, ma non gli importava più di tanto. Si prendesse pure il Regno di Napoli, se lo voleva.

Bastava che non gli facesse del male…

Non aveva paura di morire, non più ora che era rimasto da solo, ma ricordava troppo bene ogni secondo delle orribili torture subite nelle segrete, quando era stato sottoposto alle peggiori sevizie, straziato dai dolori, lacerato anche nelle parti più delicate del suo corpo. No, non avrebbe mai potuto sopportare un’altra volta simili atrocità. Se Juan Borgia era venuto per ucciderlo e prendere il potere che lo avvelenasse, allora. Non erano famosi per avvelenare la gente, i Borgia?

Dunque, nessuno dei due era del suo umore migliore quando, quel pomeriggio, si incontrarono.

Lasciati i cavalli alle cure degli stallieri e i soldati a ristorarsi nei locali destinati alla servitù, Juan Borgia si fece scortare fino alla sala del trono, di cui conservava ricordi piuttosto negativi, al cospetto di Alfonso.

“Il Gonfaloniere e Capitano Generale della Chiesa, il Duca di Gandia Juan Borgia” annunciò il maestro di palazzo all’ingresso del giovane nel salone.

Un nome meno pretenzioso non poteva trovarlo, eh? Sembra che siano entrate almeno tre persone, pensò Alfonso con un’ombra dell’antica ironia pungente, mentre Juan entrava nella sala del trono con passo disinvolto e si inchinava con l’aria di ritenere che, caso mai, sarebbe dovuto essere il contrario. In passato Alfonso non si sarebbe fatto scrupoli a dire ad alta voce quello che aveva pensato, ma non erano più quei tempi.

“Benvenuto, Gonfaloniere” si limitò a mormorare. “Spero che apprezzerete l’ospitalità del mio castello.”

“Lo spero anch’io, visto che sono venuto qui per offrirvi la protezione della mia famiglia, Vostra Maestà” rispose Juan. “Pertanto mi auguro di apprezzare questa ospitalità per un periodo di tempo molto lungo.”

E poi entrambi alzarono lo sguardo e rimasero in silenzio per un lungo istante.

Juan si era aspettato una versione un po’ più adulta del ragazzino egocentrico e impudente che ricordava, ma quel Principe pallido dai grandi occhi neri e tristi pareva l’ombra malinconica di ciò che era stato. E Alfonso restò ancora più sorpreso, perché Juan era cambiato davvero tanto rispetto a tre anni prima: allora sembrava un ragazzo, ma ora era diventato decisamente un uomo, con i capelli castano dorati ormai lunghi fino a sfiorargli le spalle e i baffi e il pizzetto che, assieme allo sguardo penetrante degli occhi castani e al sorrisetto malizioso appena accennato, contribuivano a renderlo decisamente un personaggio da cui guardarsi.

A disagio senza sapere bene perché, Alfonso si alzò dal trono con la vaga idea di accompagnare lui stesso il giovane Borgia nella sala da pranzo dov’era stato allestito il banchetto, senza attendere che lo facessero i servitori. Beh, se era venuto per portargli via il trono, tanto valeva che iniziasse ad abituarsi, no?

“Venite da questa parte, Gonfaloniere, vi prego. Ci sarà un banchetto in vostro onore e… sì, naturalmente anche i vostri capitani potranno partecipare” disse il Principe, consapevole del fatto che si stava comportando da sciocco senza un motivo.

Certo che lo so, il perché, si disse, cercando di spiegare il suo turbamento. Questa è la stessa situazione di tre anni fa, con il re di Francia e, magari, se mi mostro docile e arrendevole, Juan Borgia non mi farà del male come… come avvenne allora. Ora non c’è più nessuno a difendermi!

Ma era davvero questa la ragione del turbamento di Alfonso di Napoli?

Fine capitolo primo

 

 

 

 

 

 

* Tutta questa vicenda è una mia libera interpretazione della storia reale, tratta dalla fiction TV The Borgias. Nella serie, in realtà, il Principe viene fatto torturare a morte da Re Carlo ma io l’ho fatto salvare da questo Generale. La storia è raccontata per intero nella mia long fic Shadows and lights.

** Anche questa parte di storia è una mia invenzione, che però si lega agli eventi della fiction TV The Borgias che, a sua volta, cambia non di poco la storia reale: quindi, in pratica, io faccio la fanfiction di una fanfiction e mi prendo tutte le libertà che voglio! xD In realtà Alfonso di Napoli era un uomo adulto (combatté contro l’esercito di Lorenzo il Magnifico al fianco di Riario…) e fu suo figlio Ferrandino a riconquistare il Regno nel 1495.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Borgias / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras